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Autore: LuckyMc    25/01/2012    5 recensioni
Lo sguardo di McCartney non si era posato oltre, era fermo lì, su quel ragazzo dai capelli ricci e l’aria spavalda che su quel palcoscenico improvvisato suonava la sua chitarra rossa e inventava le parole, mischiandole alle poche che sapeva. Per un attimo il tempo si fermò, si fermò lì, davanti le due gemme verde sgranate e lucenti. McCartney, lì, quel giorno, in quel momento, desiderò il biondino più di qualsiasi altra cosa.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:  And then you smiled.
Autore: Mr Moonlight
Rating: Arancione
Avvisi:  Fluff
Genere:Romantico
Avviso: John Lennon non mi appartiene, né Paul McCartney, né tutte le persone citate in questa storia e bla bla bla.
Paring: JohnxPaul
Side paring: //
Riassunto:  Lo sguardo di McCartney non si era posato oltre, era fermo lì, su quel ragazzo dai capelli ricci e l’aria spavalda che su quel palcoscenico improvvisato suonava la sua chitarra rossa e inventava le parole, mischiandole alle poche che sapeva. Per un attimo il tempo si fermò, si fermò lì, davanti le due gemme verde sgranate e lucenti. McCartney, lì, quel giorno, in quel momento, desiderò il biondino più di qualsiasi altra cosa.
Note dell’autrice:
Oh, quanto tempo non postavo. *w* So che è una piccola cagata, ma mi mancava scrivere e quindi bho, è uscita sta schifezza. Bene, leggete e amen.
 


When I saw you I fell in love and you smiled because you knew.
-          William Shakespeare.

*

6 luglio 1957


Lo sguardo di McCartney non si era posato oltre, era fermo lì, su quel ragazzo dai capelli ricci e l’aria spavalda che su quel palcoscenico improvvisato suonava la sua chitarra rossa e inventava le parole, mischiandole alle poche che sapeva. Per un attimo il tempo si fermò, si fermò lì, davanti le due gemme verde sgranate e lucenti. McCartney, lì, quel giorno, in quel momento, desiderò il biondino più di qualsiasi altra cosa.

6 luglio 1958


“Cristo che caldo” esclamò Lennon buttandosi a peso morto sulla poltrona di casa McCartney, guardandosi poi attorno “Apri quelle cazzo di finestre, si muore!” la voce nervosa e scontrosa del giovane John fece scattare Paul sugli attenti che corse verso le finestre e le spalancò, facendo entrare un leggero venticello che gli scompigliò i capelli neri. Si voltò nuovamente e guardò l’addome nudo di Lennon che si era letteralmente semi-sdraiato sulla poltrona, gli si avvicinò con fare timido e si sedette sul bracciolo, allungò una mano e la passò sulla fronte sudata di John, che, aperti gli occhi, li sgranò e gli scostò la mano malamente “Bhe, che fai?” chiese, ancora più nervoso. McCartney sapeva benissimo che non reggeva il caldo, lo rendeva acido e scorbutico “Uhm, no niente” scosse la testa e storse le labbra guardando fuori dalla finestra. Poco dopo sentì il respiro caldo di John colpirgli le orecchie “Un anno fa ti conobbi, ricordi?” sussurrò e le labbra del piccolo McCartney si distesero in un sorriso.

6 luglio 1959


“Uhm, ufp, a-ah McCartney, o-oh” gli ansiti di John riempirono le orecchie di McCartney che sgranò gli occhi “Bhe, che c’è? Che vuoi?” domandò freneticamente e Lennon gli tirò i capelli, facendolo indietreggiare “Cazzo eri con tutto il tuo peso sul mio piede!”. Il minore si portò le mani davanti al viso per coprire il rossore che gli si formò sulle guance, sentì i passi di Lennon più vicino, finché le labbra di quest’ultimo non gli si posarono sulla parte avvampata sorridendo “Sei così caruccio quando arrossisci Luv”. Le guance di McCartney continuarono a tingersi di rosso, finché la risata cristallina di John non riempì la stanza “Poco che non sei cotto di me, eh?” sussurrò con fare malizioso al suo orecchio, poi lasciò la sala, lasciando il piccolo Paul sbigottito.

7 luglio 1959


John sbuffò e guardò l’orologio per l’ennesima volta, se c’era una cosa che odiava erano i ritardatari e McCartney non lo era mai, in anticipo sì ma in ritardo no mai. Prese la propria chitarra e corse a casa McCartney, venne aperto e non salutò nemmeno il giovane Mike, salì e aprì con una botta violenta la camera di Paul, richiudendola con un sonoro rumore. Il minore sgranò gli occhi e sobbalzò, alzando lo sguardo dalla propria chitarra che venne scaraventata dall’altro del letto “Bhe? Sai che sei in ritardo di ben mezz’ora?!” gli urlò contro John, Paul di canto suo si morse il labbro e chinò il viso “Io p-pensavo che…” provò a giustificarsi ma fu interrotto dalla voce brusca e diretta di John “Senti il fatto che a te piace il cazzo ed impazzisci per il mio non ti da il diritto di arrivare in ritardo, chiaro? Che non succeda mai più!” e detto questo lasciò dimora McCartney. Paul rimase con gli occhi fissi nel vuoto, le lacrime iniziarono a rigargli le guance perlacee, lo sguardo vuoto fisso nel nulla, le parole di John gli risuonava nella testa come un martello che batteva su un chiodo. No, John non l’aveva detto davvero, quelle parole, glie l’aveva sputate in faccia senza il minimo rispetto. Scosse la testa e si lasciò andare affianco alla chitarra, piangendo tutte le frustrazioni trattenute in due anni.

8 luglio 1959 00.45


Lennon continuò a rigirarsi nel letto, gli occhi completamente sgranati e gli occhi da cerbiatto di Paul stampati in fronte. Gli aveva sputato in faccia tanto veleno in una frase, aveva visto quei due cristalli verdi annegare nei suoi così scuri e duri. Scosse la testa e indossò la prima cosa che gli capitò a tiro, uscendo di casa. Arrivò sotto la finestra della camera di Paul e si guardò intorno, iniziando a lanciare dei sassi “McCartney! Andiamo svegliati dormiglione”  lanciò altri sassi e poi scosse la testa, prese la scale d’emergenza e iniziò a salirci, bussando con il pugno alla finestra di Paul. Il minore si destò ed aprì appena gli occhi, trascinandosi dietro mezza coperta e aprì la finestra guardando John buttandosi dentro e cadere sul pavimento “Salame! Che ci fai qui? Sai che ore sono?” sussurrò assonnato, passandosi le mani sugli occhi. John sorrise e perse la sua maschera, avvicinandosi al piccolo McCartney e facendolo stendere sul letto, inginocchiandosi davanti al suo viso, facendo scorrere la mano fra i suoi capelli neri, facendolo irrigidire “C-che fai?” chiese ma il dito di John posato sulle sue labbra gli impedì di andare oltre. “Devo parlarti Luv… Anzi no, non mi va di parlare” sussurrò e posò lentamente le proprie labbra su quelle perfette del minore che strabuzzò gli occhi ma si abbandonò poco dopo al bacio, non appena John schiuse le labbra, andando a leccare quelle di Paul. “P-perché?” chiese una volta terminato il bacio e John fece spallucce, infilandosi sotto le coperte e tirandolo sul proprio corpo “Perché mi fai battere il cuore talmente forte da farmi star male”. 
  
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