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Autore: TheBlazer    25/01/2012    6 recensioni
La Eggman Royal High School non è una scuola normale: a frequentarla non sono studenti ordinari, ma esper, ragazzi dotati di poteri paranormali, temuti e isolati dal resto della società. Da poco iscritto, Silver s'illude di poter continuare a vivere un'esistenza tranquilla e pacifica, ma non può nemmeno immaginare quanto si stia sbagliando: perché non è tutto oro quel che luccica e, dietro la sua facciata luminosa e perfetta, la Royal cela tenebrosi segreti. E come la mettiamo se l'unico punto fermo di Silver sembra essere una misteriosa ragazza con il temutissimo dono della pirocinesi? (Silvaze in quantità, accenni di Silvamy, Sonamy, Jetave. Indecisa tra Shadouge e Knouge.)
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^^ questa è la prima fiction che scrivo su Sonic, perciò per favore, abbiate un po' di clemenza xD innanzitutto, ci tengo a puntualizzare che non sarà una fiction 'normale': qui i personaggi di Sonic sono gijinka, ossia umanizzati. Non avremo un riccio blu che rotola e rimbalza, ma un ragazzo con i capelli blu e gli occhi verdi in grado di muoversi a velocità ultraterrena. In più ci sarà un bel gap temporale: Blaze e Silver fanno parte del presente, così come Maria Robotnik, e parecchi personaggi riceveranno una, ehm, leggerissima rivisitazione d'età:

Silver: 16 anni 

Blaze: 16 anni 

Amy: 16 anni 

Cream: 16 anni 

Charmy: 16 anni 

Tails: 16 anni 

Sonic: 17 anni 

Knuckles: 17 anni 

Jet: 17 anni

Wave: 17 anni

Maria: 17 anni 

Espio: 17 anni

Rouge: 18 anni 

Shadow: 18 anni 

Storm: 18 anni

Vector: 25 anni 

I cognomi di molti personaggi me li sono inventati, più o meno . Nel caso di Silver, ho scelto 'Venice' perché era il suo nome originale. Ora bando alle ciance, buona lettura ^^ se avete voglia, un commentino è sempre gradito. 

 :: The Power of One ::

. Welcome to the Royal High .

Da che mondo è mondo, il primo giorno di scuola è sempre uno strazio: quell'odioso mostriciattolo metallico noto come sveglia che comincia a strillare all'impazzata, sospiri di rimpianto che vengono soffocati contro il cuscino, gente che si trascina fuori dal letto e arranca verso il bagno con la faccia simile a quella di uno zombie appena disinterrato. Con la malinconia nel cuore e il profumo salmastro del mare ancora nelle narici, gli studenti si preparano svogliatamente a fronteggiare un altro lungo, lunghissimo anno di scuola, pregando in segreto che l'inverno passi in fretta e che l'estate li riaccolga presto nel suo caloroso abbraccio.

Silver Venice non faceva eccezione. Camminava verso la fermata dell'autobus, con lo zaino su una spalla e le cuffie nelle orecchie, ma con la testa era ancora a West Coast, il favoloso resort marino in cui aveva trascorso gli ultimi due mesi. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare là... soprattutto considerando che non solo quello era il suo primo giorno di scuola, ma il primo giorno in una scuola nuova, dove probabilmente tutti conoscevano già tutti. Avrebbe faticato come un matto ad inserirsi, ne era sicuro.

Bisognava però precisare che la Eggman Royal High School non era un istituto qualunque, anzi, era uno dei più bizzarri dell'intera Mobius. A frequentarlo non erano ragazzi normali, ma i cosiddetti esper, ovvero giovani dotati di poteri paranormali. L'obiettivo della Royal era insegnare ai suoi studenti a controllare e a sfruttare al massimo i propri poteri, alternando un continuo esercizio a lunghe lezioni di teoria. Uscirne a testa alta era tutt'altro che facile, anche perché la tua reputazione era un puro lancio di dadi: gli esper più forti erano ammirati e idolatrati, mentre gli esper più scarsi venivano trattati alla stregua di semplice spazzatura. Silver sapeva di essere piuttosto bravo con il proprio potere, ma non poteva fare a meno di chiedersi se lo era a sufficienza, per quel genere di scuola. Sarebbe stato a dir poco imbarazzante essere bollato fin da subito come incapace. 

Alla fermata dell'autobus c'era già una ragazza piccola e mingherlina, all'incirca della sua stessa età. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, di una sgargiante tonalità rosa confetto, e occhi di un bel verde luminoso, il colore delle foglie di quercia sotto i raggi del sole. Non appena vide Silver, la ragazza gli regalò un gran sorriso, che lui si sentì automaticamente ricambiare. 

- Ciao - lo salutò la rosa in tono cordiale. - Anche tu alla Royal? -

- Già - disse Silver, un po' impacciato. Ora che la guardava meglio, era davvero carina. Riarrotolò le cuffie e se le infilò casualmente in tasca. - Ehm... è così tosta come dicono? -

- Non saprei, è il primo giorno anche per me - rise lei. - Mi hanno raccontato che è un po' come una giungla, una continua lotta per la sopravvivenza... ma scommetto che è mille volte più interessante di qualunque altra scuola di Mobius. Oh, a proposito, io sono Amy, Amy Rose. -

- Silver Venice - si presentò lui, stringendo timidamente la mano che lei gli aveva porto. 

- Non sei qui da molto, vero? Non ti ho mai visto in giro. -

- Mi sono trasferito a Megapolis cinque giorni fa. - Silver si strinse nelle spalle. - Prima abitavo più a ovest, a Soleanna. -

- Soleanna! - esclamò Amy, ammirata. - Ci sono stata, sai? E' una delle città più belle del pianeta! Cavolo, che invidia, dev'essere fantastico viverci. Mi hanno detto che... -

Ma Silver non seppe mai cosa le avevano detto, perché proprio in quel momento un ronzante autobus giallo si fermò davanti a loro. Come la maggioranza dei veicoli di Mobius, non aveva ruote: galleggiava a una ventina di centimetri dal suolo, sostenuto da una doppia banda di propulsori inferiori. Quando la portiera scivolò di lato, Silver vide che alla guida dell'autobus c'era un ragazzo alto, sui venticinque anni. Sotto la divisa gialla a strisce nere s'intravedevano spalle larghe e muscoli guizzanti. Da sotto il cappello d'ordinanza sbucava un'aggressiva cresta di ciocche color verde acido.  

- Ciao, Vector! - sorrise Amy, salendo a bordo. 

- Ehi, Amy - disse lui di rimando, prima di raddrizzarsi il cappello e adocchiare Silver. - E questo chi è, un nuovo arrivato? - 

- E' Silver, la prossima vittima sacrificale del Royal - replicò lei, prima di fare l'occhiolino al suo nuovo amico. - E Silver, questo è Vector, il nostro autista. Mi raccomando, allaccia bene la cintura, non si può mai stare sicuri quando Vec s'attacca al volante! -

- Spiritosa - sbuffò Vector. 

L'autobus era già quasi al completo. Amy prese posto accanto a una ragazza dai codini biondi e dagli occhi nocciola (una tale Cream, come la salutò allegramente la rosa), mentre Silver si sedette accanto a un ragazzo dai lunghi capelli rossi e l'aria decisa. Come Silver scoprì ben presto, il rossino si chiamava Knuckles e frequentava il secondo anno alla Royal. Il suo dono era una forza micidiale, che gli aveva permesso di conquistare facilmente un posto nella top ten degli esper più temuti dell'istituto.

- Sei al primo anno, vero? - Knuckles lo squadrò dalla testa ai piedi. - Non hai l'aria di un esper di livello avanzato. Be', stammi bene a sentire: il primo giorno, ai primini viene sempre chiesto di dare sfoggio dei propri poteri. Non preoccuparti, non è nulla di che... dovrai semplicemente far vedere cosa sei capace di fare. Però fossi in te giocherei tutte le mie carte: se gli darai subito una buona impressione, parecchi dei ragazzi ti lasceranno in pace. Alla Royal gli smidollati non sono benaccetti. -

- Lo terrò a mente. - 

Pochi minuti dopo, l'autobus rallentò dolcemente fino a fermarsi del tutto, e le porte scorrevoli si aprirono. Non appena pose piede a terra, Silver si bloccò, a bocca aperta. Chissà perché, s'era aspettato che la Royal fosse un blocco informe di vecchi mattoni, ma quella che si profilava davanti a lui era una torre altissima, composta da almeno una sessantina di piani. Sembrava fatta interamente di vetro e acciaio e brillava vivacemente sotto i raggi del sole. La cosa più sorprendente era che, a circa tre quarti della sua altezza, la torre si scindeva: la parte superiore fluttuava a mezz'aria, sospesa nel vuoto, come una gigantesca corona sorretta da mani invisibili. La 'corona' in questione sembrava roteare lentamente su se stessa. Al vertice della parte inferiore scintillava un ologramma, grande abbastanza da essere perfettamente visibile persino da terra: rappresentava un'aquila rossa dalle ali spalancate, stagliata contro un gran giglio dorato; tra i suoi artigli ricurvi lampeggiava la sigla E.R.H.S.

- Wow - mormorò Silver tra sé, impressionato. 

Attorno a lui, era tutto un vociare di ragazzi che correvano da una parte e dall'altra, scambiandosi saluti e pacche sulle spalle. Lui aveva perso di vista sia Knuckles che Amy, perciò dopo un'ultima occhiata allo stemma si decise a entrare. L'atrio della Royal era ampio e spazioso, lucido come uno specchio e con il pavimento di un bianco immacolato. Da un lato, c'era un bancone metallico, lievemente incurvato, che quasi spariva sotto quella che sembrava una dozzina buona di computer e pile su pile di fogli e documenti. Dietro il bancone c'era una segretaria occhialuta e sorridente, sulla quarantina, i cui perfetti riccioli rossi parevano freschi di parrucchiere. Silver fece per avvicinarsi. 

- I ragazzi del primo anno di là, prego - disse lei con voce squillante, prima ancora che il ragazzo aprisse bocca. - Più tardi, quando ripasserai, ti consegnerò la tessera magnetica e i depliant, ma prima devi sostenere il test di valenza. -

- Ma come fa? - sussurrò incredulo un biondino alle spalle di Silver. - A ricordarsi chi è del primo anno e chi no, voglio dire. Alla Royal ci sono centinaia, se non migliaia di studenti! -

- E' il potere di Debra - rispose una ragazza bruna in tono tranquillo. - Sai com'è, super memoria. Probabilmente si ricorda i nomi, le facce, gli indirizzi e i numeri di telefono di ogni singolo studente della Royal. Se non sa chi sei, è solo perché non ti ha mai visto. -

- Comodo, come potere! -

Silver seguì la direzione indicata da Debra e si ritrovò davanti a una grande porta metallica, su cui era scritto Ponte 0.1. Davanti alla porta erano in coda almeno trenta ragazzi, fra cui Amy e Cream. 

- Oh, eccoti! - Amy gli elargì l'ennesimo sorriso. - A quanto pare, prima di smistarci nelle varie classi vogliono sottoporci a una specie di test. -

- Per mettere alla prova i nostri poteri - disse Silver con una smorfia, ricordando quanto gli aveva detto Knuckles sull'autobus. - Be', spero solo che sia una cosa veloce e indolore. -

- Secondo voi cosa dovremo fare? - chiese Cream, intimidita. 

- Lo scopriremo presto - tagliò corto Amy, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia. 

Poco dopo, la porta metallica scivolò di lato e si fece avanti una donna. Alta ed elegante, aveva i capelli neri e lisci come la seta, che ondeggiavano morbidamente a ogni passo. Indossava quello che pareva un incrocio tra un abito a gonna e una divisa militare, rosso fiamma, con l'emblema dell'aquila appuntato all'altezza del cuore. Quando sollevò il viso, due severi occhi grigi s'appuntarono sulla folla di ragazzi in attesa.

- Benvenuti, aspiranti esper. Io sono la professoressa Thunders, insegnante di analisi e tecnologia - disse in tono distaccato. - E' con sommo piacere che vi accolgo nella Eggman Royal High School, fiore all'occhiello di Megapolis. Il compito mio, nonché di tutti gli altri insegnanti, sarà guidarvi verso la scoperta e il totale controllo dei vostri poteri. Imprimetevi bene in testa che è il cervello a comandare il potere, non viceversa: non bisogna mai abusare della propria forza, perché si corre il rischio di non riuscire a dominarla. - Si guardò brevemente intorno, e la sua voce si colorò di una nota più aspra: - Certo, aspettatevi di essere spesso bersagliati da critiche e da giudizi. E' nel corso della natura che gli esterni, privi come sono dei nostri doni, ci guardino con invidia e sospetto. Ma non serve a nulla negare una verità già scritta: noi esper apparteniamo a una razza superiore, prescelta dagli dèi e destinata a governare il mondo. -

Al suo solenne discorso fece eco un tiepido applauso, ma Silver non batté le mani: da quella donna spirava un'aura strana, inquietante, e il suo gelido sguardo da serpente lo metteva a disagio. Su un punto però lei aveva senz'altro ragione: gli esper si sarebbero sempre sentiti sotto mira. Se si spargeva la voce che eri un esper, agli occhi della gente normale diventavi poco meno che un mostro: i più saggi si limitavano a scansarti, o a far finta che non esistessi, ma non mancavano gli attaccabrighe pronti a menare le mani. Ad aspettarti nei vicoli, magari, per poi aggredirti in branco.

- Ehi, guardate chi c'è... Bianchino! -

Silver strinse le palpebre, scacciando quella voce maligna e derisoria. Che i brutti ricordi se ne stessero dov'erano, relegati nell'angolo più lontano della sua mente. Non ascoltò le ultime parole della Thunders, ma vide gli altri ragazzi cominciare lentamente a camminare, dirigendosi verso la porta da cui la professoressa era comparsa.

- Dove stiamo andando? - chiese ad Amy in un sussurro.

- Non hai sentito, Silver? All'Arena Grande... qualunque genere di posto sia. -

I vari piani della Royal non erano collegati da scale, bensì da un complesso sistema di teletrasporto. Il corridoio imboccato conduceva ad una sala molto spaziosa, con i muri completamente invasi da quelli che lì per lì Silver scambiò per ascensori, di vetro e metallo come tutto il resto. Solo che, naturalmente, erano tutto fuorché ascensori: non appena qualcuno ci saliva e li attivava, la persona in questione si smaterializzava e spariva nel nulla. 

- Entrate nei teletrasporti, tutti quanti - ordinò la Thunders. - E premete il pulsante numero 13. -

Silver entrò in una di quelle insolite cabine trasparenti insieme ad Amy, a Cream e a un ragazzo biondo dai gentili occhi azzurri. Se si fossero stretti, forse ci sarebbe stato spazio anche per una quinta persona, ma non era necessario: tutti gli altri studenti erano già saliti sui teletrasporti. Sulla parete traslucida c'era una pulsantiera in rilievo, i cui numeri andavano da 0 a 71. Silver premette il bottone che indicava il 13.

Teletrasportarsi fu una sensazione strana... come se il suo corpo fosse stato infilato in un cannone e sparato nel cielo a tutta velocità. Ma quando tornò in sé, Silver si ritrovò nell'esatta posizione in cui era quando aveva premuto il pulsante, con tanto di mano ancora sollevata.

- Che figata! - commentò il biondo al suo fianco, affascinato. - Un trasferimento di materia totale! Le nostre composizioni strutturali sono state sciolte e ricostruite nel giro di mezzo secondo, e senza che noi avvertissimo nulla! -

- Sul 'nulla' avrei qualcosa da ridire - obiettò Cream, con voce un po' nauseata. - Per quello che mi riguarda, spero di doverlo fare il meno possibile! -

- Temo che ci toccherà almeno tre o quattro volte al giorno - disse Silver.

Ora si trovavano in un'altra sala, identica a quella che avevano appena lasciato. La Thunders aspettò che tutti gli studenti si fossero trasferiti, dopodiché li guidò in una nuova stanza. I ragazzi sbucarono in mezzo agli spalti di quello che sembrava in tutto e per tutto un enorme stadio: di forma ovale, occupava quasi del tutto l'ambiente e vantava almeno una dozzina di gradinate per il pubblico. Al centro, però, non c'era un campo da calcio o da basket, né da qualunque sport che Silver conoscesse: c'erano due grossi anelli, ciascuno disposto a una delle estremità, ma il ragazzo non capiva che scopo avessero. 

- Questo è il campo di boardball - disse la Thunders, annoiata. - Sciaguratamente uno degli sport più popolari, tra gli esper... Oh be', non perdiamo tempo con queste sciocchezze. Oggi useremo il campo per un motivo diverso. - Tirò fuori un telecomando da una tasca della divisa. Subito dal soffitto discese una grossa superficie metallica, una piattaforma quadrata larga una ventina di metri. La piattaforma s'abbassò fino a galleggiare al ciglio dello stadio. - Adesso vi chiamerò per nome, uno alla volta. Voi salirete quassù ed esibirete il vostro potere, qualunque esso sia. - Estrasse un datapad. - Molto bene, cominciamo... Airbun, Leaf! -

Un ragazzo moro e dinoccolato salì sulla piattaforma, le mani infilate nelle tasche dei jeans.

- Idrocinesi - disse, laconico. - So manipolare l'acqua. -

- Anche crearla? - chiese la Thunders. Al diniego del ragazzo, la donna fece uno svolazzo con la mano, e una tinozza piena d'acqua fino all'orlo si materializzò accanto a lui. Un mormorio perplesso si levò dagli studenti e anche Leaf strabuzzò gli occhi, stupito.

E' il suo potere, comprese Silver, fissando la Thunders a bocca aperta. Sa far comparire le cose...?

- Sistemati la mascella, amico - scherzò il ragazzo biondo che era venuto con lui nel teletrasporto. - Non credo che sappia far apparire dal nulla quello che vuole, sarebbe pazzesco. E' più probabile che la tinozza fosse già pronta, da qualche parte nella scuola, e che lei l'abbia semplicemente evocata con la forza del pensiero. Un po' come il teletrasporto. -

Leaf Airbun, comunque, se la cavò piuttosto bene. Ripresosi dal piccolo shock, si concentrò e sollevò l'acqua dalla tinozza senza muovere neppure un muscolo: nel giro di pochi istanti, una striscia d'acqua solida s'intrecciò e annodò con grazia sopra le teste dei ragazzi, tutti col naso per aria. La striscia d'acqua esplose poi in un rovescio di pioggia, che si riunì di nuovo in un'unica massa prima di tornare docilmente nella tinozza. Gli studenti applaudirono, e Leaf scese dalla piattaforma con un sorriso gongolante.

- Il prossimo - disse la Thunders, ma solo dopo aver annuito con approvazione e digitato qualcosa sul suo datapad. - Anderson, Richard. -

  
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