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Autore: JeffMG    25/01/2012    1 recensioni
Beveva come se quello fosse stato il nettare della vita, senza riuscire a fermarsi.
Sotto gli urli della vampira che sembrava invecchiare, lui continuava a cibarsi; il liquido denso scivolava per la gola per poi finirgli nello stomaco, e bruciargli come l’assenzio.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori pioveva. Aveva sempre odiato la pioggia, eppure, nonostante questo, se ne sentiva attratto,
come se in un canto mistico, tutta quell’acqua lo attirasse a se. 
S’incamminò verso la finestra, levando dal dito indice  un anello che lo legava ad un circolo di dannati. 
Londra era ancora affascinante e piena di sorprese.
Fu in una notte d’estate, tra l’afa nell’aria e le urla di giovani donne rincorse da villani, che Francis conobbe la morte.
Una donna si era avvinata, facendolo arretrare in un vicolo buio, pretendendo una cosa a sua detta: vitale. 
Nell’eco di parole che sembravano appartenere ad una lingua straniera, venne spinto contro il muro e vide il bagliore di due canini affilati, affondargli nel collo.
Mille leggende erano circolate su quelle creature della notte, così tante da far credere che fossero false,
frutto della mente di un pazzo; ma lui stava vivendo quelle leggende.
I libri scritti al riguardo sembravano sotterrarlo e quella creatura era uscita da loro, gli prosciugava il sangue,sino a fargli sfiorare la morte; come vittima di un salasso sentiva la vita scivolargli via.
Non poteva chiedere aiuto, lontano da sguardi che avrebbero potuto salvarlo, risparmiarlo da secoli di sofferenza ed una cella nelle tenebre.
Non ricordava com’era arrivato nel vicolo o quale fosse il suo nome, persino la sensibilità del corpo l’aveva abbandonato.

Dopo cinque secoli dalla trasformazione, il ricordo più vivo della sua nuova vita da immortale, era quello di decine di volti pallidi, che con occhi neri come la pece, lo fissavano attendendo il suo risveglio.
Si toccavano i canini con la punta della lingua, simulando sorrisi.
Alla loro vista in lui non nacque terrore, ma pace, come quando si ritorna a casa dopo troppo tempo.
Sotto i palmi sentiva la freddezza del raso ed un odore di fiori freschi, che associava alla morte.  
Un uomo dai capelli neri, che sembrava non aver mai visto la luce del sole, gli allungò la mano.

“Benvenuto, mio caro. Ti abbiamo scelto solo per noi, come compagno di morte”
“Io non sono morto”  Recuperò dalla sua umanità, una risata, 
che gli fece mordere le labbra, da canini cresciuti troppo in fretta.
Sentì il sapore ferreo del sangue sulla lingua, quello che una volta lo disgustava, ora gli procurava una sete atroce.
Una donna dal volto familiare, avanzò verso lui, con movimenti veloci come quelli di un’ombra.  

“Solo colei che ti ha generato è capace di terminare la trasformazione” disse il vampiro.  
Il polso della straniera gli venne porto, come in un piatto d’argento e lui accettò quell’invito che sembrava dettato a voce “Bevi”.

 
Affondò i canini nella carne e ne succhiò il sangue, prima amaro e poi dolce. 
Beveva come se quello fosse stato il nettare della vita, senza riuscire a fermarsi. 
Sotto gli urli della vampira che sembrava invecchiare, lui continuava a cibarsi; il liquido denso scivolava per la gola per poi finirgli nello stomaco, e bruciargli come l’assenzio.
Più beveva e più una forza disumana cresceva in lui.
Avrebbe potuto uccidere, sterminare un interno villaggio ed essere ancora assetato e furioso come un animale.
Tre vampiri riuscirono a staccarlo, consumando le forze che avevano tenuto in serbo per la caccia notturna.
Francis aveva il mento sporco da rivoli di sangue, con occhi dannati implorava i suoi simili di dissetarlo.

“La fame dei nuovi arrivati è sempre un pericolo. Dovrai avere una solida disciplina, o ci ucciderai tutti” così disse il vampiro dai capelli scuri, sorseggiando del sangue da un bicchiere di cristallo.
Francis si affacciò alla finestra, cercando il mondo con i suoi nuovi occhi da immortale. 
La Londra che conosceva un tempo era cessata di esistere.
Sotto il suo sguardo attento, si muoveva una processione di cappelli a cilindro e donne di strada.
Per lui non erano più umani per i quali provare compassione, avevano solamente l’odore forte del sangue attaccato addosso ed è quello che voleva più di ogni altra cosa.
In quell’epoca lontana divenne un immortale, non fu sua la scelta ma egli avrebbe accettato volentieri, per un mondo dettato da istinti, acceso dalla sete di vita. 
Con gli stessi occhi guardava una Londra nuova; le luci dei lampioni si riflettevano sui s.pietrini, e il campanile rintoccò le sette di sera. Il sole era tramontato e la caccia all’umano era stata aperta, ma Francis non avrebbe partecipato in quella notte di sangue.
  
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