La storia partecipa al contest: “Mirai stories” di Filira, Lady Nazzumi e Nede.
Autore:
Yori
Titolo
della storia: Exit light
Macchina
utilizzata: Macchina nera
Rating:
arancione
Avvertimenti:
One-shot, Missing Moment
Note:
one shot di 1307 parole, la storia ambientata nel futuro di Trunks,
momento in cui Gohan muore in una città distrutta.
Exit light
Nell'oscurità, nel
buio di quell'attimo, aveva visto una luce lontana.
Si era avvicinato ad
essa, l'aveva toccata, finché il rosso vivido di una città in
fiamme non aveva riscaldato il suo corpo. Aveva alzato gli occhi al
cielo leggendo in quell'azzurro terso il colore della loro pace, ma
anche la loro unica speranza. Sapeva quello che doveva fare, sapeva
che era il suo momento e ora sapeva anche di aver fatto la cosa
giusta...
Il sole stava calando, il
cielo si era tinto di splendidi colori, sfumature indimenticabili che
disegnavano su di esso strane forme astratte. Il giovane Trunks
sorrideva contento dei suoi primi allenamenti. Era un guerriero,
proprio come suo padre. Non aveva avuto un padre, non l'aveva mai
conosciuto né incontrato, nessuno gli aveva parlato di lui, eppure
pensava che suo padre, dopotutto, non poteva esser poi così male.
Aveva chiesto a Gohan, aveva chiesto a sua madre, poi aveva smesso;
sembrava che nessuno volesse rispondergli. L'aveva capito,
probabilmente non sarebbe mai stato un buon padre per lui, però,
dopotutto, era suo padre. Trunks era sicuro avrebbe
imparato ad esserlo, lui ci contava, ci credeva, anche se non
l'avrebbe mai conosciuto. Gohan al suo fianco guardava la città
lontana, aveva lo sguardo cupo, le sopracciglia perennemente
incurvate erano inarcate più del solito, segnato indelebilmente da
quel futuro tremendo che era toccato loro. Orfani entrambi di padre,
rimasti soli con due splendide madri, erano rimasti gli unici
guerrieri a combattere in quel mondo dismesso e tetro. Ancora
qualcosa di buono c'era su quel pianeta e loro volevano cercare di
difendere quel paradiso, o meglio quello che era rimasto di
quell'eden stupendo.
Gohan gli aveva insegnato
molto, da sempre si era dimostrato un amico fidato, generoso ed
impavido: era, a detta di tutti, il degno figlio di Goku. Sebbene non
l'avesse mai conosciuto, credeva nelle parole degli altri, poiché
gli bastava guardare Gohan e capire che altri non poteva essere che
un buono, impavido e splendido eroe. Un forte boato ruppe la
pace di quel momento, segno nefasto di un imminente attacco dei
Cyborg e una nube scura si sollevò lontana.
“Maledizione.”
Poco gli era rimasto
da fare, se non proteggere quel ragazzo che avrebbe salvato lui
stesso la Terra. Ne era certo. Era il figlio di un amore miracoloso
ed improbabile. Doveva esser per forza lui la speranza di quel mondo.
L'unica cosa che gli era rimasta da fare era dargli la forza per
superare il limite...
Gohan aveva assottigliato
ancora di più gli occhi. Ben sapeva chi c'era dietro quella coltre
oscura che si stava alzando sopra la città, altrettanto sapeva che
Trunks avrebbe voluto andar con lui. Non poteva certo farlo, non era
ancora forte abbastanza, così come anche lui. Dunque l'avrebbe
fermato. Il giovane mezzo saiyan era già pronto per la partenza
quando con un colpo ben assestato, Gohan l'aveva fatto cadere a
terra. Non poteva permettere che la Terra perdesse anche l'ultima sua
speranza. Così si era lanciato solo, contro i due terribili Cyborg.
Sperava di farcela, ma
dentro di lui sapeva non ci sarebbe mai riuscito: il suo cuore e il
suo animo erano colmi di rabbia, ricchi di un dolore che aveva
deviato il suo cuore e non l'aveva reso abbastanza puro. Trunks aveva
la forza per farlo. Sorrise … Sapeva l'avrebbe fatto.
Il buio riempiva lo
spazio circostante e nel vuoto assoluto vedeva solo le sue mani e il
suo corpo. Era svenuto e vedeva se stesso, senza capire il perché
era a terra, ma sapeva ugualmente che doveva alzarsi, doveva
combattere. Non era un vigliacco lui, non poteva rimanere in
disparte. Voleva dimostrare di essere il degno figlio di quel padre
che non aveva mai conosciuto, e che allo stesso tempo era stato un
gran guerriero. Sentiva ormai l'odore di bruciato della città
lontana che, a poco a poco, veniva distrutta. Le urla della gente, il
rombo delle auto che fuggivano lontano. Qualcuno ancora tentava di
salvarsi anche se ormai era arrivata la loro fine. Ed infine anche
lui si svegliò …
Trunks si alzò di colpo
sconvolto. Come poteva Gohan averlo lasciato lì? Come poteva non
aver capito quanto contasse per lui battersi per la Terra? Si
massaggiò la testa, ancora stordito. Poi si librò in volo. Non
sentiva l'aura di Gohan. Più veloce del vento cercò di
raggiungere le case distrutte e la gente che fuggiva pregando per la
salvezza. Gli si stingeva il cuore nel vederli così, nel guardare i
loro occhi terrorizzati, i loro volti smunti e contriti in smorfie di
sofferenza. Di quei tempi anche il cibo scarseggiava, pochi erano
quelli che riuscivano ad avere una vita dignitosa, con quei pochi
comfort che in precedenza avevano avuto la possibilità di avere
tutti. Lui come al solito era più fortunato e la città dell'Ovest
era stata, forse, una delle meno colpite. Aiutò una signora a
rialzarsi, era inciampata su di un tronco ed era caduta a terra. Un
forte boato si senti poco vicino: qualcosa era esploso.
“Signora tutto bene!?”
Chiese il ragazzo
preoccupato. La donna lo ringraziò annuendo.
“Se ne sono andati …
Non si preoccupi sono andati via.”
La donna cominciò a
pianger disperata, aveva perso tutto durante l'attacco precedente e
questa volta aveva perso persino la sua casa. Un cane a lato della
strada le venne incontro per consolarla ed ella lo abbracciò. Era
strano come gli animali capissero più di tutti il dolore. Trunks lo
sapeva bene, li amava tanto, anche perché con sua madre non avrebbe
certo potuto fare altrimenti. La scienziata adorava accogliere in
casa ogni genere di randagio e sapeva quanto essi riuscissero a darle
serenità e quel pizzico di affetto che Bulma desiderava. Sorrise
alla donna.
“Si prenda cura di
lui.”
E lei annuì carezzando
il cane e ringraziando il giovane ragazzo che l'aveva soccorsa.
Altro il dolore che
spettava a Trunks in quel momento, altro l'orrore che avrebbe visto
con i suoi occhi. Nella sua vita aveva perso molto, aveva visto molte
città bruciare, ma non aveva mai incontrato la morte, ne aveva solo
sentito parlare, l'aveva vista sugli occhi di sua madre segnata dal
dolore di molte perdite, l'aveva vista nella cicatrice che Gohan
aveva sul volto; e ora che percorreva in volo quella strada che
portava nel punto in cui si era consumata la battaglia, ne sentiva
forte l'odore, ne avvertiva la sensazione di oblio e perdita e poi …
Poi lo vide e per lui era stato nuovamente il buio. Il corpo di Gohan
riverso in una pozza di sangue, gli occhi spenti, il respiro assente.
L'aveva chiamato più volte, l'aveva strattonato per farlo rinvenire,
anche se … Ben sapeva ci fosse ben poco da fare. Non sentiva la sua
aura, non sentiva il calore sul suo corpo. Una rabbia immensa si
impossessò di lui. Non potevano averglielo strappato così, non ora
che cominciava a capire, non ora che lo vedeva come un vero fratello
maggiore. Era troppo tardi, Trunks era arrivato tardi e non c'era più
nulla da fare per Gohan. Era morto in quella città distrutta, solo
come aveva voluto. Le lacrime erano scese copiose dai suoi occhi.
Sapeva che Gohan l'aveva fatto di proposito, sapeva che l'aveva
atterrato per proteggerlo. Si sentiva un debole ed un vigliacco.
Gohan sapeva che se avesse combattuto Trunks sarebbe morto anche lui.
Gli aveva salvato la vita a costo della sua. Gohan era un vero
eroe, Gohan si che avrebbe potuto salvare la Terra. Nell'oscurità di
quell'attimo di dolore sentì una forte fitta al cuore e una forza
immensa avvolse il suo corpo da capo a piedi.
Una cometa illuminò quel
luogo di morte e fu luce tutto intorno.
Ce l'aveva fatta! D'oro
s'erano tinti i suoi capelli, di verde i suoi occhi, di rabbia e
dolore il suo cuore.
Ce l'aveva fatta, si era trasformato … Sì
ma a quale prezzo?