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Autore: _Miss_    26/01/2012    4 recensioni
Giorni, ore, minuti e persino i secondi contava Diana.
Era incinta e tra meno di due settimane avrebbe dato alla luce un bel maschietto che sarebbe stata la sua gioia più grande, assieme a quella di suo marito.
Già, suo marito che era in Iraq da ben sei mesi.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hope
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Giorni, ore, minuti e persino i secondi contava Diana.
Era incinta e tra meno di due settimane avrebbe dato alla luce un bel maschietto che sarebbe stata la sua gioia più grande, assieme a quella di suo marito.
Già, suo marito che era in Iraq da ben sei mesi.
Era riuscito a chiedere un permesso, così le aveva detto qualche giorno prima. Ma aveva paura, adesso, mentre ascoltava la televisione locale che parlava di alcuni problemi nel distretto di cui faceva parte anche Nick.
Nick che non era raggiungibile al telefono e da nessun’altra parte.
Era sola, Diana, in quella piccola comunità a pochi km da Washington. Era sola e voleva soltanto essere stretta da suo marito.
E si sa, la paura ti rende ciechi, ti mostra gli scenari più raccapriccianti e continuava a singhiozzare appena, stretta nel maglione di suo marito su quel divano troppo grande e troppo freddo da diversi mesi.
Lo sapeva, Diana, che con suo marito non sarebbe mai stata tranquilla ma quel telegiornale le aveva messo addosso un’angoscia assurda. E, soprattutto, sperava fosse del tutto inutile. 


I giorni passavano e Nick la chiamava ogni due o tre giorni, rassicurandola sulla sua salute e restando vago circa il suo ritorno e sui problemi che stava affrontando lì, in quel paese fatto di sabbia, di sangue e di violenza.
In quei pochi minuti voleva sapere di lei, come stava e come se la passava lì; le suggerì di andare a casa dei suoi genitori ma lei negò fermamente, dicendo che il piccolo avrebbe aspettato il suo papà per venire al mondo.
Eppure – in cuor suo – Diana lo sapeva che non sarebbe tornato. Ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce: faceva paura.
E poi, si sa, le illusioni, i sogni e le speranze non svaniscono mai, neanche a trent’anni e con un figlio in arrivo. 


Martin Anthony Gilles era venuto al mondo con undici giorni di ritardo.
Tra le lacrime di gioia e di tristezza di sua madre.
Tra il cuore in gola di papà Nick che dalla cornetta di un telefono satellitare sentiva sua moglie urlare e non poteva fare niente, non poteva fare altro che piangere e sentirsi in colpa.
Martin era venuto al mondo con un vagito che aveva fatto scoppiare a piangere la sua mamma che sentiva tanto freddo, su quel lettino e senza la presenza confortante di suo marito.
Martin era venuto al mondo con il destino già segnato: sarebbe dovuto essere l’ancora di salvezza per Diana che aveva la consapevolezza di essere sola.
Diana strinse al suo petto quel bambino dai piccoli pugni chiusi – esattamente come gli occhi – e che portava con se quel profumo che sembrava ricordarle quello di suo marito.
Nick che aveva sussurrato un “ti amo” alla sua Diana ma che, persa ad osservare il suo bambino, non aveva sentito fino in fondo. E poi, a dire la verità, quel telefono rendeva la voce di Nick fredda e metallica, quasi come se quelle fossero soltanto parole di rito e non sentite realmente. 


Quando Nick tornò a casa, a tre mesi dalla nascita di Martin, mai si sarebbe aspettato un simile distacco da parte di sua moglie.
Non pensava ci sarebbe rimasto male per i pianti del suo ometto – come soleva definirlo al telefono, quando riusciva a chiamare a casa – ogniqualvolta provasse a prenderlo tra le braccia.
Era triste, Diana. E lo era anche Nick.
Ma nessuno dei due chiedeva scusa all’altro.
Ma Martin, forse, avrebbe spazzato via tutti i problemi.
Martin sarebbe stata l’ancora di salvezza del militare e di quel matrimonio giovane e di quei due genitori che si amavano ancora ma che avevano dimenticato come fare ad essere felici.
Diana si sentiva tradita da lui.
Nick si sentiva colpevole per non esserci stato.


A quattro anni Martin adorava il suo papà, adora il pallone da calcio ma soltanto per buttarlo nel cesto della spazzatura; Nick era convinto che sarebbe cresciuto a suon di basket e altezza, fino a diventare un campione.
Era pur sempre il suo ometto e Martin non avrebbe fallito, non avrebbe fatto come lui che aveva dovuto ritirarsi dal servizio militare perché – secondo gli psicologi della marina militare – non era più in grado di tornare in Iraq o andare da qualsiasi altra parte.
E Diana aveva stretto i denti, decisa più che mai a crescere il suo Martin e a curare l’uomo che continuava ad amare.
Perché, forse, era quello il loro destino: una vita semplice, senza guerre di mezzo perché quelle ci pensava a farle il loro Martin dentro e fuori casa con la sua vivacità.
Dentro i loro cuori con un sorriso e con quegli occhi ridenti che avevano insegnato a Diana e Nick cos’era l’amore vero. 


 

Salve a chi mi conosce a chi no! :) Sono _Miss_ e questa è una shot nata per puro caso, ieri pomeriggio e mi è entrata dentro davvero.
Ero incerta sul postarla o meno ma avevo bisogno di farlo, sono molto triste e demoralizzata in questo momento e niente, dai xD
Grazie a chi è arrivato fin qui! :)

   
 
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