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Autore: Artemis00    07/09/2006    7 recensioni
Ecco come andarono le cose fra Vegeta e Bulma, a mio parere. Questa è più corta delle altre, spero vi piaccia. La dedico a Emily FF e a tutte le persone che commentano le mie opere. Grazie!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate alla Capsule Corporation passavano monotone

Le giornate alla Capsule Corporation passavano monotone.

E se c’era una cosa che Bulma Briefs non sopportava, era la prevedibilità. Cosa vi aspettavate da una ragazza che a 16 anni è voluta andare in giro per il mondo a cercare le sfere del Drago? Magari il fatto di volere un fidanzato era una scusa bella e buona. La sua vita da adolescente… dozzinale le andava stretta.

Le ragazzine della sua età mormoravano: “ma guarda questa! È carina, intelligente, straricca, i ragazzi sono tutti per lei, e non fa che lamentarsi!”

Come succede in casi come questi, le cose bisogna conoscerle prima di darne per scontato i vantaggi.

Ma come spiegare il magone che stringeva la gola di Bulma ogni volta che si alzava dal letto, si truccava al meglio, si vestiva con gusto; pensando che solo perché tutti la sapevano così, sarebbe quasi voluta uscire in camicia da notte? Voi la conoscete come ragazza grintosa, con un bel caratterino, però, udite udite, anche lei avrebbe voluto evadere dalla sua gabbia dalle sbarre d’oro. Preziosa, ma pur sempre gabbia.

Ora non aveva più 16 anni. Ne aveva quasi 30, era una donna. Ma ancora non si era adeguata ad una vita normale.

E l’avere Vegeta che girava per casa non l’aiutava certo. Pensava spesso a lui, alla sua vita, paragonandola alla propria.

Lui, crudele, selvaggio, distruttore di pianeti, solo ma libero.

Lei, ricca, un genio, una casa, tanti amici ma vincolata.

Nessuno si aspettava nulla da lui. Nessuno avrebbe osato. Lui faceva quello che voleva, se ne fregava anche della gratitudine, della buona educazione. Irritante. Sembra un paradosso, ma avrebbe voluto essere come lui. Dopotutto, anche lei spesso era antipatica. Cosa cambiava?

Ma cosa avrebbe potuto fare? Pettinarsi i capelli all’insù, andare in palestra, attaccasi una coda finta e urlare “DONNA!” alla madre? Prendere una navicella? Sfidare Goku?

Era impossibile. Aveva tentato di prendere il cipiglio arrogante del Principe dei Saiya-jin, ma appena il padre la vide con le braccia conserte e lo sguardo arcigno le portò subito una camomilla. E le dette un po’ di soldi. Ecco cosa odiava. Odiava il fatto che tutti pensassero che bastava un pugno di banconote per vederla felice. Un vestito nuovo. Un rossetto. Materialista! Ecco come la pensavano! Superficiale! Frivola! Poteva pensarci prima, invece di portarsi dietro la maschera. Ma questo prima risaliva a quando era piccolissima, e per contentarla le regalavano bambole costose e pupazzi di seta e velluto.

Insomma, era senza via d’uscita.

Ed eccola lì, nella sua cameretta enorme e luminosa, nel suo letto dalle lenzuola rosse e morbide. Il suo computer. Il suo armadio fornito all’ultima moda. I suoi gioielli. I suoi stramaledetti soldi. Tutto le sembrava così estraneo che avrebbe preferito una caverna nel bel mezzo del nulla.

Ma non era possibile.

E, come ogni giorno, andò in bagno, si fece la doccia, si truccò aggiungendo una maschera ulteriore alla sua persona, si spazzolò i capelli ora di nuovo lisci, si annaffiò col suo profumo migliore, indossò i vestiti scelti con cura intonati al fard e scese a fare colazione.

 

  
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