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Autore: _Billieve Yourself_    26/01/2012    2 recensioni
E' una piccola one-shot, scritta in mezz'ora.
C'è Adie, a casa. Ma non c'è Billie. A volte, anche alle coppie più forti capita di rompersi...
Ovviamente, non auguro nemmeno nei miei incubi peggiori a loro due di separarsi, per carità. Billie e Adie sono una cosa sola, si si :3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Angolino dell'autrice* Dunque, voglio subito mettere le cose in chiaro: NON SONO DEPRESSA. E' meglio precisare, dato che probabilmente questa storia fa sembrare che lo sia.
L'ispirazione mi è venuta mentre stavo ascoltando "When You're Gone" di Avril Lavigne, come si può notare dal titolo. Perciò, per chi conosce la canzone e il testo, non penso sarà complicato trovare punti "in comune", nella storia.
Infine, voglio nuovamente precisate che sono una fan di Billie Joe e Adrienne e non ho il MINIMO desiderio che quei due si separino. Anche perchè ciò significherebbe che la fine del mondo è vicina, e io sono troppo giovane per morire. ù_ù

Ehm... Ok. Vi lascio alla one-shot. Buona lettura! :D






 

-Adrienne, smettila di piangere.-
Mi giro di scatto, sentendo la sua voce. Ma no, è solo la mia immaginazione, come sempre. Le lacrime riprendono a scendere, mischiandosi al mascara, nero come il mio umore.E’ strano, io non sono mai stata quel tipo di persona che amava la compagnia, ho sempre avuto bisogno di passare del tempo da sola con me stessa, con i miei pensieri.  E mai e poi mai avrei pensato di avere bisogno di Lui accanto, mentre piangevo. Non ho mai voluto che mi vedesse piangere, mai. Eppure… Lui è l’unica persona di cui ho bisogno.
Dio, quanto lo vorrei qui.
Ma non posso. Non posso ed è tutta colpa mia.
E’ colpa della mia fottuta gelosia, che, invece di legarlo di più a me, lo ha allontanato.
 

“-Dove sei stato?-
Silenzio. Sguardo stranito e innocente di Billie Joe.
-Billie Joe. Dove cazzo sei stato?-
-Adrienne… Dove vuoi che sia stato? Abbiamo finito il concerto tre quarti d’ora fa, ho dovuto anche sistemare gli strumenti, che cazzo c’è di male?-
Ha ragione, Adrienne. Calmati.
-Certo. E’ risaputo che i vostri concerti finiscono alle due e mezza di notte, vero?-
-Adie, te l’ho detto per telefono, ci hanno fatto fare almeno un’ora di bis!-
-Certamente.-
Il suo sguardo cambia. Da perplesso diventa arrabbiato. Il verde dei suoi occhi si incupisce, così come la sua espressione. Te ne ricordi troppo tardi che non ha mai sopportato il  fatto che tu avessi poca fiducia in lui, in tuo marito, colui che in anni e anni di matrimonio non ti ha mai fatto un torto.
E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
-Sai che ti dico, Adrienne? Non ti fidi? BENE. Io ho chiuso.-
Prima che tu possa anche solo provare a fermarlo, riapre la porta dalla quale era appena entrato ed esce, allontanandosi nella notte a grandi passi, con le mani in tasca e lo sguardo basso.”
 

I singhiozzi mi scuotono, violenti, al ricordare quella sera.
E’ passata solo una settimana, ma a me sembra un’eternità.
Ogni giorno pare un anno, senza di lui.
Ricordo di aver contato i passi che mano a mano ci separavano, mentre lui si allontanava da casa, da me, quella notte. Ne ho contati almeno cinquanta, prima che il buio lo inghiottisse. E io, mentre lui percorreva quei cinquanta fottutissimi passi, stavo ferma, immobile sulla porta, incapace di muovermi, di corrergli dietro, di gridargli “Scusa, perdonami, ho sbagliato.”
 

Entro nella nostra camera e guardo il letto che fino ad una settimana fa è stato testimone silenzioso del nostro amore. Il lato destro, quello dove dormiva lui, è a posto, senza una piega. Il mio, invece, è completamente sfatto, con il Suo cuscino bagnato dalle mie lacrime. Si, dormo con il suo cuscino, adesso. Mi illudo di sentire il suo profumo e la sua voce calda che mi sussurra “Ti amo.”
Inciampo in qualcosa. Abbasso lo sguardo e vedo la sua maglietta dei Clash stropicciata per terra. Sorrido, tristemente. Era la maglietta che indossava quando abbiamo fatto l’amore, la sera del concerto, prima che lui uscisse per andare ad esibirsi. “Chissà come ci è finita lì”, mi chiedo.
La prendo in mano, portandomela al viso. Il suo profumo, un misto di sigarette, birra e colonia, mi colpisce le narici, facendo scendere altre lacrime.
E’ tutto esattamente come una settimana fa, nulla è cambiato, tranne la sua assenza.
 
Vado in cucina, ho sete. Mentre passo davanti al frigorifero, il mio sguardo cade sulla foto attaccata ad esso con una calamita.
Il mio cuore sussulta di nuovo e dalle mie labbra sfugge un singhiozzo.
Un Billie Joe biondo e sorridente mi restituisce lo sguardo, mentre mi abbraccia con tenerezza, seduto sull’erba del nostro giardino.
Alzo una mano per togliere quella foto da lì, ma mi fermo all’ultimo. Sarebbe come cercare di eliminarlo e il solo pensiero mi impedisce di respirare.
 
Guardo fuori. E’ buio, è tardi e io sono stanca. Mi trascino fino al letto, dove mi sdraio, affondando il viso nel cuscino.
Alzo lo sguardo e rimango a fissare la sveglia e i secondi che scorrono, lenti.
Sono le 23:57.
Continuo a guardare l’ora, imperterrita.
Le 23:58.
Ci siamo quasi…
Le 23:59.
Il battito del mio cuore inizia ad accellerare, gli occhi a pizzicare.
Mezzanotte.
Guardo la data. 2 Luglio.
Mi giro dall’altra parte, singhiozzando.
L’unica cosa che sento sono le mie parole sussurrate tra le lacrime.
 

Buon anniversario, Billie. Mi manchi.




 

 
  
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