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Autore: Wrskfml    26/01/2012    2 recensioni
Yamamoto ghignò: non contò fino a dieci, questa volta, ma diede libero sfogo ai suoi strambi desideri.
Terza classificata al "Contest Yaoi a Riproduzione Casuale" di VioletBow.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gokudera si avvicinò piano a Yamamoto.
Era una bella e ventosa giornata, per cui i capelli danzavano ribelli sul suo viso, nascondendo i suoi occhi gelidi.
"Ehi, idiota."
Yamamoto rispose con un mugugno, sovrappensiero.
"Ripetimi di nuovo perché siamo nel negozio di tuo padre."
Il tono di Gokudera era freddo e distaccato, apparentemente, ma la vena d'irritazione che faceva capolino rendeva quella semplice richiesta oltremodo detestabile.
"Mio padre non c'è e ho bisogno d'aiuto. Tu eri l'unico senza impegni, a parte Bianchi..."
Sospirò.
Yamamoto si comportava con indifferenza nei confronti del ragazzo, senza motivo.
Gokudera era stanco, stanco davvero del comportamento del moro.
Dopo i continui punzecchiamenti, dopo le domande, dopo tutti i tentativi che aveva fatto per richiamare la sua attenzione... non aveva ancora motivato il suo silenzio.
Poggiò la makiyakinabe con violenza sul piano di cottura, e si voltò verso colui che tormentava i suoi pensieri.
"Si può sapere cos'hai, idiota?"
Anche Yamamoto, seccato, interruppe ciò che stava facendo, spostando il riso a cui stava lavorando.
Per un momento, gli balenò la folle idea di rivelare ciò che davvero gli passava per la testa, poi, scuotendo il capo in un gesto liberatorio, rispose deciso.
"Non ho niente."
Riprese a lavorare il riso, finché Gokudera non glielo tolse di mano.
"Rispondimi, o smetterò d'aiutarti!"
Irritato da quel gesto, Yamamoto riprese la ciotola di riso dalle mani dell'amico e gliela rovesciò in testa.
"Va bene come risposta?"
"I-idiota! Cos'hai fatto? S-sono pieno di riso!"

Yamamoto ghignò: non contò fino a dieci, questa volta, ma diede libero sfogo ai suoi strambi desideri.
"A questo si può rimediare." disse, la voce arrochita. 
Sì avvicinò lentamente al volto di Gokudera, godendosi la reazione più che sconvolta di quest'ultimo.
"I-idiota, cos'hai intenzione di fare?"
Il ragazzo si avvicinò alle guance sempre più colorite dell'amico, la sua attenzione era stata catturata da un chicco di riso che si trovava proprio sotto quelle iridi verdi e gelide che tanto amava guardare da lontano.
Catturò il piccolo chicco con le sue labbra morbide e piene, facendo ben attenzione a sfiorare la guancia del ragazzo.
Sentì Gokudera tremare al suo flebile tocco.
Un altro chicco aveva stavolta attirato lo sguardo eccitato del moro: poggiava sul labbro inferiore dell'amico.
Schioccò le labbra come per prepararsi, poi si avvicinò alla bocca sottile e rosea del ragazzo, che si schiuse in un leggero sospiro di attesa.
Yamamoto sorrise a quel suono tanto flebile quanto udibile, mentre avvicinava la sua lingua al chicco di riso.
Assaggiò il sapore che il compagno aveva ancora sulle labbra.
"Sai... di Shochu..." sussurrò Yamamoto, colpito.
"Ti piace lo Shochu?" chiese Gokudera, reprimendo a fatica un gemito.
L'altro aveva già forzato l'accesso alla sua bocca.
Era una danza infernale, dove cercavano di pestarsi i piedi a vicenda.
Il giapponese esplorava il palato dell'italiano, e il sapore dello Shochu sconquassava tutti i suoi sensi.
Continuò ripulendo il collo dal riso, strappandogli dei mormorii inconsulti e prendendoli come versi d'apprezzamento.
Gokudera, ormai spalle al muro, era in conflitto con se stesso... una parte di lui, quella più remota, forse, avrebbe voluto cacciare via in malo modo l'amico dal suo collo; l'altra parte di lui, quella meno razionale, stava spingendo Yamamoto a proseguire.
Quest'ultimo voleva di più, chiedeva di più, avrebbe preteso e preso di più.
Piano, sbottonò la camicia bianca che Gokudera aveva indosso, facendo passare ogni piccolo bottoncino nell'asola con una lentezza esasperante.
Quando finalmente lo liberò dell'indumento si focalizzò immediatamente sui bottoncini di carne già turgidi che erano i suoi capezzoli, suggendoli e succhiandoli avidamente.
“I-idiota… aaah…”
Ormai Gokudera non riusciva più a reprimere quei suoni che trapelavano quasi contro la sua volontà.
Mentre lentamente lo portava verso la follia baciandogli il pomo d’Adamo, Yamamoto afferrò con la mano sinistra la bottiglia di Shochu che si trovava sul bancone e, dopo aver privato il bianco corpo del ragazzo anche dei pantaloni, ne versò il contenuto sul petto glabro e dai muscoli solo accennati.
Si avvicinò lentamente a quel corpo che bramava da tempo, e prima che le sue labbra si avvicinassero per terminare il lavoro appena iniziato, Gokudera, in un tremito, supplicò il moro, avendo ormai abbandonato ogni difesa.
“Idiota… ti prego…”
Ma a Yamamoto non si sentiva ancora appagato: avrebbe dovuto sopportare ancora un po’, prima di soddisfarlo ci avrebbe voluto giocare.
Cominciò a leccare lo Shochu, nei punti dove l’aveva versato: sulla spalla, sui capezzoli ora anche più duri dell’amico, nelle vicinanze dell’ombelico…
Quando il giapponese si avvicinò a quest’ultimo punto, Gokudera spinse istintivamente il bacino verso di lui, reazione incontrollata che diede da pensare al primo.
La sfacciataggine era un lato che non avrebbe mai creduto di poter ammirare in Gokudera.
Gli sfilò i boxer, non volendo prolungare ulteriormente l’attesa dell’italiano.
Ora poteva ammirarlo in tutta la sua nudità, e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse perfetto.
Un’idea folle gli illuminò mente.
Prese nuovamente lo Shochu, che aveva poggiato a terra, e versò l’intero contenuto della bottiglia sul bassoventre di quel ragazzo che non era poi così bello, ma che per lui era davvero incredibile.
Yamamoto si abbassò dalla posizione leggermente abbassata che aveva assunto, trovandosi in ginocchio.
Le sue labbra piene, ormai infuocate e desiderose della bevanda, lambirono con attenzione il punto più sensibile di Gokudera, che inarcò la schiena, spingendo quello che era oggetto delle attenzioni di Yamamoto ancora più tra le sue labbra.
“D-deve piacerti da-davvero tanto, l-lo Shochu…” sussurrò con difficoltà il ragazzo, le labbra tremanti per l'imminente orgasmo.
  
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