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Autore: _Nica89_    26/01/2012    1 recensioni
Fanfiction già pubblicata sul forum "Elisa di Rivombrosa" sotto il titolo di "Voglia di sognare, la mia Elisa di Rivombrosa", riveduta e corretta. Ambientata sei anni dopo il "famoso" giorno di Natale e l'agguato al conte Ristori. Elisa non è mai partita per Napoli, e la tenuta è ancora gravata dai debiti. Riuscirà a salvare la sua casa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Emilia si era alzata di buon mattino, decisa a parlare con sua madre. Le parole della sera prima di Martino le avevano dato fiducia, e ora quello che prima era un semplice desiderio si era trasformato in necessità. Una volta pronta la ragazza si mise alla finestra, cercando di regolare i battiti del suo cuore impazzito. Eppure cosa aveva da perdere? Sua madre aveva già acconsentito al suo matrimonio, e forse prima o poi avrebbe potuto gioire di quel piccolo in arrivo, bisognava solo ringraziarla prima di annunciare a tutti le sue nozze con Martino.

“Come mai già sveglia?” domandò la voce del cugino alle sue spalle. Emilia sussultò.
“Non mi ero accorta che ti fossi alzato, credevo tu stessi ancora dormendo” si giustificò la ragazza. Il giovane sorrise.
“Infatti, ma mi sono accorto che la mia fidanzata non era più al mio fianco e così mi sono alzato. – sorrise il giovane, notando poi il perfetto abbigliamento della cugina- Sei già pronta per il tuo appuntamento mattutino? Guarda che potrei diventare geloso, se solo non sapessi chi ti aspetta”. Emilia arrossì.
“Ho paura, Martino” ammise, finalmente anche a se stessa.
“Di cosa?” domandò il giovane, cingendole le spalle con un braccio.
“Di rovinare tutto. Di trovarmi davanti a lei, e non sapere più cosa dover dire, o come comportarmi …” Martino la interruppe:
“Parli di questo incontro come un dovere.” iniziò serio.
“Non è forse giusto che io mi chiarisca con mia madre, prima di sposarmi?” domandò la ragazza, sentendosi fraintesa dal cugino.
“Non intendevo questo, solo che forse poche parole sincere, magari anche se poco curate, hanno un valore diverso di un perfetto discorso studiato in ogni suo passo. Emilia è tua madre, sono sicuro che capirà”.
“Sei cosciente che l’ultima volta che hai detto così è stato prima di annunciare a mia madre l’arrivo di nostro figlio?” domandò tra l’ironico e il disperato la ragazza.
“Sono sicuro che accadrà diversamente” insistette il ragazzo. Emilia prese un bel respiro e si diresse verso la porta.
“Aspetta, ti accompagno”. Si offrì Martino, affrettandosi a indossare gli abiti della sera precedente e a rendersi presentabile.
Emilia si fermò davanti alla camera della madre, cercando il coraggio per entrare; al suo fianco Martino cercava di convincerla ad accompagnarla, ma la ragazza era irremovibile:
“Mi dispiace Martino, ma questa è una cosa che devo affrontare da sola.”
“Stiamo parlando del nostro matrimonio” osservò il ragazzo, sentendosi escluso.
“Lo so, ma ho bisogno di chiarire con mia madre” spiegò Emilia, accarezzando il volto del cugino. Martino prese la mano della fidanzata e la portò alle labbra, posandovi un dolce bacio.
“Vorrà dire che ti aspetterò qui” si arrese.
“Grazie” bisbigliò la ragazza. Dei passi per il corridoio obbligarono i due giovani a rimandare le loro dimostrazioni di affetto. Giannina fece capolino subito dopo, portando l’abito della contessa Ceppi.
“Giannina, mia madre è già sveglia?” domandò la ragazza.
“Sì marchesina Emilia, volete che vi annunci?” rispose la cameriera.
“Grazie Giannina”.  La donna entrò nella camera della contessa.
“Il vostro abito, signora. Perdonate, ma vostra figlia vorrebbe vedervi” iniziò la cameriera, porgendo alla donna l’abito che teneva tra le braccia.
“Va bene Giannina, cortesemente aiutatemi a indossarlo, non posso certo riceverla in abiti da camera”. La cameriera si affrettò a eseguire gli ordini, rispondendo alle domande che la nobildonna le poneva:
“Sì signora, vostro nipote è fuori dalla vostra porta, insieme alla marchesina vostra figlia. Devo far entrare anche lui?”.
“Solo se lo richiede” diede istruzioni la donna. La cameriera annuì e lasciò entrare la marchesina.
“Buon giorno, madre” salutò la ragazza. Anna non rispose, limitandosi a osservare la figlia, in piedi davanti a lei.
“Sei mattiniera, Emilia”
“Io volevo ringraziarvi, madre” iniziò la ragazza.
“Per aver acconsentito alle tue nozze con Martino?” domandò la donna, addolcendo il tono della voce.
“Sì, per me era importante avere la vostra benedizione, so di avervi delusa, ma non avrei mai potuto sposarmi senza di voi”. Anna accarezzò il volto della figlia.
“Sono lieta di sentirtelo dire. Spero che lui possa renderti felice”
“Lo farà”. Rispose Emilia, senza indugio, prima di essere stretta dalle braccia della madre. Quando le due si sciolsero la contessa suggerì alla ragazza di non far attendere oltre il cugino, e di scendere tutti a far colazione.
Raccolti attorno al grande tavolo, il resto della famiglia attendeva l’arrivo degli ultimi componenti.
“Come mai Anna non è ancora arrivata?” domandò Fabrizio, sorseggiando la sua tazza di tè.
“Non saprei, eppure quando sono uscito era già sveglia” ammise il dottor Ceppi, prima che Anna facesse il suo ingresso nella sala.
“Buon giorno a tutti” salutò, senza mascherare troppo il suo buon umore. I due uomini si alzarono in piedi, e Antonio si premurò di accompagnarla al suo posto, non prima di averle baciato la fronte, ben conscio di quanto la donna non apprezzasse effusioni troppo espansive in pubblico. Poco dopo fecero il loro ingresso anche i due cugini, stretti l’uno all’altra. Subito gli sguardi dei presenti si posarono prima sui volti sorridenti dei due ragazzi, poi su Anna, che però non sembrò dare segni d’insofferenza. La colazione si svolse tranquillamente, quando Elisa fece per alzarsi, Emilia la trattenne:
“Per favore, Elisa, aspetta – iniziò timidamente la ragazza, scambiandosi uno sguardo col cugino, prima di continuare - noi avremmo una notizia da annunciarvi …” la contessa si rimise a sedere, aspettando la confessione dei giovani.
“Io ed Emilia ci sposiamo, la zia ha acconsentito”spiegò felice Martino, stringendo tra le sue, la mano di un’emozionata Emilia. I due giovani vennero sommersi da congratulazioni e domande, e tutti nella stanza si prodigarono in auguri e felicitazioni.
“Avete già deciso una data?” domandò Fabrizio.
“Tra tre settimane, quattro al massimo. Andrò a parlare oggi stesso con frate Quirino, abbiamo deciso di sposarci alla pieve di Rivombrosa” spiegò il ragazzo.
“Bisognerà avvisare subito il miglior sarto di Torino, per il tuo abito. Potresti iniziare a vedere i campioni delle stoffe che avevano portato per il mio, dovrei averle conservate” iniziò Anna.
“Certo, certo, e non dimentichiamoci gli invitati, i fiori, la musica, il banchetto nuziale …” iniziò a elencare Fabrizio, ridendo.
“Emilia, temo ti sia messa in un incredibile pasticcio, non avrai più un minuto da passare con tuo cugino, ora che Anna si è messa in testa di iniziare con i preparativi” scherzò Antonio, strappando una risata ai presenti, subendo però gli scherzosi rimbrotti della moglie.
“Padre, mi accompagnereste al borgo? - domandò il giovane conte – Vorrei che mi faceste da testimone” spiegò, lasciando stupito l’uomo.
“Ne sarei felice”.
“Antonio, tu vorresti invece testimoniare per me?” domandò timidamente Emilia.
“Ma certo, piccola” rispose il medico, appoggiando una mano sulla spalla della ragazza, che lo abbracciò di slancio.
“Ora conviene che io vada, altrimenti frate Quirino sarà troppo impegnato per ricevermi” iniziò Martino, ma non sembrava veramente intenzionato ad allontanarsi dalla fidanzata.
“Vieni Emilia – la esortò la zia, vedendo che i due giovani non si decidevano a dividersi – dobbiamo iniziare coi preparativi, soprattutto se volete sposarvi a breve”.
Emilia era segregata in biblioteca con la madre e la zia, sommersa da diverse stoffe candide, una più preziosa dell’altra.
“Madre, non riesco proprio a decidermi, sono tutte meravigliose” ammise la ragazza, stringendo tra le mani una seta impreziosita con fili d’argento, per poi posarla accanto a sé, prendendo uno scampolo avorio damascato.
“Io invece penso che tu abbia già scelto” le suggerì la zia.
“In effetti non è la prima volta che ti soffermi su quella stoffa” le fece eco Anna.
“Coraggio Emilia, riordiniamo tutti questi campioni prima che Martino torni alla tenuta, sono passate quasi due ore da quando è uscito con Fabrizio. Cosa ne dici di iniziare a stendere una lista degli invitati?” cercò di rassicurarla Elisa. Emilia annuì, lasciando che la zia le togliesse dalle mani il tessuto; nel frattempo Anna si era procurata carta e calamaio e iniziò a elencare una serie di famiglie nobili che intendeva invitare.
“La pieve non è molto grande, spero che gli ospiti non lo considerino una mancanza di riguardo”.
“Madre, non arrabbiatevi, ma io e Martino avevamo pensato ad una cerimonia semplice, senza troppi invitati” iniziò la ragazza.
“Certo tesoro – iniziò la contessa, senza ascoltare le parole della figlia – ma bisogna fare attenzione a non creare malumori in chi non è stato invitato. Sei una Ristori, che tu lo voglia o meno, il tuo matrimonio sarà argomento di discussione in qualche salotto”. Il monologo di Anna venne interrotto dall’ingresso di Fabrizio e Martino.
“Martino, finalmente sei arrivato a salvarmi! - esclamò la ragazza, correndogli incontro – è due ore che quelle due donne mi tengono chiusa qui dentro” si giustificò, indicando le due contesse, che ridevano di quella scenetta.
“Non temere Emilia, il prossimo passo sarà scrivere gli inviti” la prese in giro Elisa. Fabrizio tentò di nascondere una risata, dietro un colpo di tosse.
“Piuttosto Martino, hai parlato con Frate Quirino? Cosa ti ha detto?” Domandò Anna.
“Ha accettato di sposarci tra tre settimane, l’ultima Domenica di Settembre” spiegò il ragazzo.
“Così presto? Vuol dire che dobbiamo assolutamente iniziare stasera con gli inviti. Coraggio Martino, chi hai intenzione di invitare?” iniziò la contessa Ceppi, facendo morire il sorriso sulle labbra del ragazzo.
  
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