Stanca di parlare di te
ne scrivo ancora con poca coerenza.
Stanca di pensarti
di rimpiangerti
di guardare la luce
di una stella morta.
Stanca di nodi in gola,
di occhi umidi,
di sorrisi di consolazione.
Stanca di tutto questo – davvero stanca –
e folgorata dall’epifania
della sua ripetitività.
Lontano
tu sei
la nuvola che cancella l’arcobaleno
e la voce adulta che dice “Babbo Natale non esiste”
e il battito di mani dimenticato che uccide l’ultima fata.
Non tornano
le cose passate
allibite dalla banalità di questa fine
come ruggine che ha consumato il ferro.
Ma rivoglio la magia
la rivoglio indietro.