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Autore: Essemcgregor    28/01/2012    4 recensioni
Burt incontra e decide di sposare Carole, una vecchia compagna di liceo reincontrata da poco. Kurt si oppone fortemente al matrimonio, ma qualcosa in lui cambia dopo aver conosciuto il figlio di Carole: Finn.
Una What If Furt, che spero vi piaccia! Ispirato ad un famoso Manga/anime.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Warblers/Usignoli | Coppie: Finn/Kurt, Mercedes/Sam
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Te lo impedirò



- Kurt, io e Carole ci sposiamo…-
Per poco il ragazzo non sputò dalla bocca tutto quello che aveva semi ingerito.
Era ora di cena, e Burt e Kurt erano seduti al piccolo tavolo della cucina mentre degustavano la deliziosa lasagna preparata dal figlio. Nonostante fosse uno dei piatti preferiti da Kurt, dopo quella notizia, divenne quasi impossibile mangiarne un altro boccone.
Suo padre Burt Hummel aveva appena detto che avrebbe sposato una donna, una ex compagna di scuola che aveva incontrato nuovamente alle assemblee insegnanti genitori.
Il ragazzo si maledisse per averlo lasciato andare a quell’assemblea, da anni ormai impediva a suo padre di andarci, trovando scuse su scuse e dicendo ai suoi insegnanti che suo padre lavorava fino a tardi.
Se l’era sempre cavata con un qualche avviso mandato a casa, avviso che finiva dritto nella spazzatura.
Non aveva affatto previsto che quell’anno, mancavano fondi e personale per allestire la solita festa di Natale che davano a scuola ogni anno, un modo per non fare lezione e scambiarsi i regali prima della fine della scuola, insomma una stupida ed insignificante festa.
Non poteva immaginare che sarebbero state mandate lettere a tutte le famiglie degli studenti, chiedendo aiuti e sponsor, se Kurt l’avesse saputo, avrebbe bruciato quella lettera prima che suo padre la potesse vedere.
Invece le cose andarono diversamente, non solo Burt sponsorizzò la festa, ma diede anche una mano con i preparativi, il tutto dopo aver incrociato gli occhi di Carole Hudson, presidentessa di un’associazione di volontariato della zona.
Bastò uno sguardo per far scattare la scintilla.
Carole a quanto pare, conosceva già Burt, erano compagni di liceo ed avevano perso contatti proprio poco dopo il diploma.
Kurt non seppe mai il motivo per cui si erano separati, Burt disse solo che Carole si era trasferita a Londra con il marito e che per anni non seppe più nulla di lei.
Quando si erano ritrovati, parlarono di tutto, di ciò che era successo da quando si erano persi di vista, scoprirono entrambi di essere vedovi e da allora ripresero a vedersi con una certa frequenza.
- Papà ma la conosci da pochissimo! Come puoi sposarla!-
Gli occhi azzurri del giovane incontrarono quelli del padre, Burt fece un piccolo sorriso dirigendosi verso il caminetto dove prese una foto incorniciata. Una delle poche immagini recenti della signora Hummel, prima che morisse.
- Tua madre sarebbe felice se tornassi a vivere la mia vita. E poi io e Carole ci conosciamo da una vita, non è cambiata affatto da quando ci siamo lasciati.-
La madre di Kurt era morta quando lui era molto piccolo, lui non si ricordava molto di lei, ricordava solo qualche ninnananna che lei le cantava quando lui era piccino. I suoi tratti fisici erano sbiaditi nella sua memoria, ciò che invece non svanì dalla sua memoria, era la sua voce. Quella voce da angelo che ogni sera cantava per lui, quella voce che mormorava nel suo orecchio che non l’avrebbe mai lasciato, che sarebbe sempre stata lì per lui.
Kurt non riuscì mai ad avercela con sua madre per essere andata via così presto, non riuscì mai ad odiarla per non aver mantenuto quella promessa, perché tutto sommato lei era lì, nei suoi ricordi, nel suo cuore.
- Ci rinuncio.-
Le mani del ragazzo si strinsero a pugno, dopo aver lanciato un altro sguardo di rimprovero al padre. Si rifugiò nel seminterrato, che lui aveva trasformato nella sua camera da letto, borbottando contro suo padre e contro questa Carole, che tra l’altro non sapeva neanche chi fosse.
Suo padre doveva essere fuori di testa se pensava che lui avrebbe accettato una cosa del genere, non aveva la minima intenzione di permettergli di far entrare un’altra donna nella loro vita.
Kurt si buttò sul letto abbracciando il cuscino, ignorò i morsi della fame che pareva fossero tornati, soffocandoli con un grugnito di rabbia.
Ciò che più lo faceva arrabbiare, era che aveva deciso il tutto senza neanche consultarlo, senza parlargli. A malapena sapeva che aveva conosciuto questa Carole, era forse a malapena un mese che si vedevano, ed ora già pensava di sposarla. No, non poteva accettarlo.
 

 
 
Quella mattina Kurt avrebbe fatto di tutto tranne che andare a scuola, non aveva dormito quasi per niente quella notte, anzi per dirla tutta, erano diverse notti che non dormiva.
Scese dalla sua macchina, un enorme Suv nero, assicurandosi che non ci fossero giocatori di football ed inforcò i suoi occhiali da sole.
Le notti insonni, avevano provocato la comparsa delle famigerate occhiaie, sue acerrime nemiche insieme a qualunque macchia/difetto della pelle.
Nonostante i trattamenti mattutini e serali, non era riuscito a farle scomparire, neanche le maschere di bellezza che usava di solito, erano servite a qualcosa. Pigiò un tasto sulle chiavi che aveva in mano e la macchina rispose con un piccolo pigolio. 
Incontrò con Mercedes, la sua migliore amica, al parcheggio della scuola, dopo un saluto fiacco si avviò con lei all’ingresso di scuola.
Entrambi sfoggiavano la loro divisa da Cheerios, da poco erano entrati nella squadra delle cheerleader e da poco erano balzati in vetta alla classifica tra i ragazzi più popolari della scuola. Per quel motivo le vistose occhiaie sul viso di Kurt, potevano diventare un grosso problema. Come ragazzo popolare, doveva comparire perfetto ogni giorno.
Mercedes guardò l’amico in viso, era pallido più del solito, talmente pallido che temeva potesse diventare trasparente.
- Quasi quasi ti presto un po’ del mio colorito.-
Mercedes sperava di strappargli almeno una risata. Di rado era così musone, di solito era un ragazzo allegro dalla battuta pronta, vederlo così abbattuto era piuttosto strano. Era pure svanita la sua aria sicura di sé, lasciando posto ad un’espressione pensierosa e distratta
Kurt aveva confidato tutto alla sua amica, anche se lei non pareva appoggiarlo come lui avrebbe voluto, anzi, trovava il tutto molto romantico.
- Che ne puoi sapere, va a finire che la trovi una donna simpatica amante della moda, come te.-
Kurt adorava Mercedes, aveva sempre il sorriso sul volto, era ottimista e sapeva sempre come tirarlo su di morale. Tranne in quel momento.
- Merc non hai capito? Glielo impedirò! Noi stiamo bene così. Non abbiamo bisogno di una donna nella nostra vita.-
La ragazza di colore fece una piccola risata, entrarono a scuola facendosi largo tra la calca di studenti all’ingresso, salutarono rapidamente il gruppo di cheerleader appostato vicino le scale e si diressero velocemente agli armadietti.
Per tutto il tragitto continuarono a parlare del matrimonio, Mercedes cercava di convincerlo che tutto sommato, non era un dramma, mentre Kurt snocciolava idee su idee per sabotarlo in modo rapido e indolore. Il cheerio si appoggiò drammaticamente contro il suo armadietto, mentre Mercedes apriva il suo velocemente, prendendo alcuni libri per le lezioni che avrebbero avuto quella mattina.
- Non ti ho detto tutto. Stasera ho una cena con mio padre, Carole e suo figlio! Ti rendi conto pure lei ha un figlio! Spero soltanto che non appoggi questa follia.-
Mercedes sospirò, prese sotto braccio il suo amico e lo trascinò dentro l’aula in cui avrebbero avuto lezione. Occuparono i soliti posti in fondo e attenti non a farsi scoprire, continuarono la loro chiacchierata.
- Secondo me sono coraggiosi, cioè alla loro età sposarsi di nuovo…-
Kurt appoggiò la testa contro il banco, come poteva definire “coraggioso” un gesto che per lui era solo pura follia?
- E poi smettila di fare l’antipatico, tuo padre ha diritto di risposarsi. Quando è morta tua madre? Quando avevi 7 anni giusto?-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
- Sei, per la precisione.-
Mercedes annuì.
- Tuo padre è stato single per tanto tempo, si è preso cura di te, ti ha cresciuto e devo dire che ha fatto un ottimo lavoro.-
L’amico sbuffò.
- Crescendo un figlio gay. Non tutti direbbero che abbia fatto un buon lavoro.-
La moretta sbuffò.
- Quante volte ti ho detto che sei perfetto così come sei? Non importa che sei gay. Sei perfetto, oltre che essere capriccioso e petulante. Tornando al discorso di prima, è giunto, per tuo padre, il momento di pensare a se stesso. Quando tu andrai via di casa per vivere a tua vita, lui rimarrà da solo, avrà dunque diritto di risposarsi no?-
Il discorso di Mercedes non faceva una piega. Sì suo padre aveva diritto di risposarsi, ma perché la sola idea lo faceva tremare di rabbia?
Mercedes voltò lo sguardo verso il professore e Kurt non azzardò a riprendere l’argomento. Forse la sua amica aveva ragione, era stato da solo per davvero tanto tempo, aveva cresciuto un figlio senza l’aiuto di nessuno. Aveva sempre detto a tutti che suo padre per lui era una sorta di super eroe, l’uomo che ammirava di più al mondo.
Quando aveva fatto coming out, non aveva fatto una piega, l’aveva abbracciato sussurrandogli che non importava, che lui lo amava per quello che era.
Quello era suo padre, l’uomo che lo amava incondizionatamente. Provò uno strano morso dalle parti dello stomaco, suo padre per lui aveva fatto davvero tanto, forse era giunto il momento per Kurt di ricambiare il suo favore: e quale modo migliore di ricambiarlo, impedendogli di commettere un grosso errore?
Un piccolo sorriso comparve sul suo volto, alla cena di quella sera, avrebbe mostrato ad entrambi i motivi per i quali non dovevano sposarsi.
Il resto della giornata la passò studiando alla perfezione cosa dire, aveva fatto un elenco di pro e di contro, ovviamente i contro superavano di gran lunga i pro, concludendo con un brevissimo messaggio di addio. Perché quella sarebbe stata la conclusione della serata, qualche lacrima da parte di entrambi, ed un addio strappalacrime.
Almeno così credeva.
- Sei pronto Kurt?-
Non solo non riusciva a ripassare a mente il discorso che aveva stilato durante le lezioni, ma con suo padre che lo chiamava ogni cinque minuti, non riusciva neanche a vestirsi.
- Papà mi vuoi dare del tempo? Ho passato tutto il pomeriggio ad aiutarti a scegliere il vestito, ad abbigliarti e renderti carino, ti dispiace se penso un attimo a me adesso?-
Silenzio. Kurt sorrise soddisfatto e tornò con lo sguardo al suo discorso, mentre sistemava meglio il colletto della sua camicia.
Era giunto alla parte degli addii, stava ancora decidendo che tono usare, per dare più enfasi a quell’ultima frase, quando sentii la porta aprirsi di scatto.
Kurt cacciò un urletto e si affrettò a far sparire i fogli, che invece che finire nel cestino della spazzatura, si sparpagliarono sul pavimento. Burt entrò in camera, agitato, piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte, i suoi occhi chiari si spostarono dal figlio ai fogli di carta a terra.
- Scusami Kurt se vuoi li raccolgo io.-
Il ragazzo fermò il padre posando una mano sul petto. Non doveva assolutamente leggere il contenuto di quei fogli.
- Fermati ci penso io, tu sei già sudato, non vorrai arrivare all’appuntamento completamente zuppo, vero?-
Burt annuì guardandolo, indossava un paio di pantaloni neri ed una giacca blu scuro con sotto una camicia bianca, con i primi bottini del colletto, aperti. Sistemò meglio il nodo alla cravatta e sorrise soddisfatto.
Kurt osservò il suo operato, non era certo il massimo, aveva cercato di vestirlo elegante ma non troppo, con gli abiti nell’armadio di Burt era quasi impossibile fare qualcosa di semidecente.
Il maglione blu con lo scollo a V, cadeva alla perfezione e nascondeva piuttosto bene la sua pancetta, anche i pantaloni neri facevano il loro effetto. Sistemò meglio la camicia celeste sotto la maglia, sbottonando il primo bottone.
Asciugò la fronte di suo padre sospirando, non l’aveva mai visto così agitato.
- Sei pronto? Siamo in ritardo.-
L’orologio della camera di Kurt non segnava le sette e mezza. Il ragazzo sbuffò sistemando meglio il gilet nero sulla sua camicia, prese poi la sua sciarpa grigia di Armani e la avvolse, morbida, intorno al collo.
Burt batteva il piede a terra, l’appuntamento era per le otto e non voleva fare assolutamente tardi, Kurt invece se la stava prendendo con molta calma, lanciando ogni tanto occhiate all’orologio.
Contava di arrivare, elegantemente in ritardo, cosa che ovviamente non fu possibile fare, perché suo padre lo sollevò di peso e lo portò in macchina.
A nulla servirono le sue proteste, soprattutto riguardo i suoi capelli che aveva fatto fatica ad acconciare in quel modo, una semplice ma elaborata pettinatura con la riga ad un lato.
Sbuffò quando si ritrovò sul sedile anteriore della macchina, accanto al guidatore, mentre sistemava nuovamente i suoi capelli che non avevano fatto una piega.
- Sono nervoso Kurt, spero che questa cena vada bene. È davvero importante.-


 
Il Breadstix era uno dei locali più in voga di Lima, famoso per i suoi grissini che tutti dicevano fossero buonissimi. Un cameriere li accolse all’ingresso con due menù in mano, quando Burt disse il nome della prenotazione, fece loro strada verso il tavolo a quanto pare già occupato da una persona.
Carole era arrivata in anticipo e quando Burt la vide, lanciò un’occhiata di rimprovero al figlio, come ad incolparlo del loro ritardo.
Kurt fece finta di niente osservando con interesse gli avventori del locale, lanciò una rapida occhiata alla donna seduta al tavolo che, vedendoli, si alzò in piedi.
Quando furono abbastanza vicini, poté solo dire che era una donna discreta, non proprio una bellezza, con un orrendo gusto nel vestire. Dove aveva preso quella camicia?
I capelli castani incorniciavano il suo viso, mettendo in risalto i suoi occhi castano chiaro, screziati di verde. I tratti del viso erano gentili, ed il suo sorriso sprizzava felicità e dolcezza.
Burt la raggiunse dandole un piccolo bacio sulla guancia, Kurt invece, fece un piccolo sorriso forzato, irrigidendosi quando la donna lo abbracciò.
- Kurt sono così felice di conoscerti! Tuo padre non fa altro che parlare di te.-
Il ragazzo fece uno dei suoi sorrisi adorabili guardando suo padre.
- Oh, non creda alla maggior parte delle cose che dice.-
Quando la donna si voltò, Kurt fece una piccola smorfia, Burt prese posto al suo fianco invitando poi il figlio a sedersi di fronte.
Accanto a lui c’era un posto vuoto, se non sbagliava, suo padre aveva detto che Carole aveva un figlio. Forse lui si era ribellato a quella follia e aveva deciso all’ultimo minuto, di non unirsi alla cena.
- Finn farà un po’ tardi, è rimasto bloccato agli allenamenti di football fino a tardi. Si scusa tantissimo.-
Kurt fece un piccolo sorriso di circostanza, suo padre invece declinò le scuse dicendo che non aveva importanza e che potevano benissimo aspettare. Cercò lo sguardo di Kurt per avere conferma di ciò che aveva detto.
- Veramente ho un po’ fame…-
Bastò un’occhiata omicida di Burt della serie: “Scordati gli stivali di Marc Jacobs”, per fargli cambiare idea.
- Ma … pensavo di mangiucchiare questi deliziosi grissini per tamponare la fame. Non si preoccupi signora Hudson davvero…-
Altro sorriso adorabile.
Dopo qualche minuto si estraniò dal mondo giocherellando con il suo cellulare, mandando messaggi a Mercedes di nascosto e lanciando occhiate annoiate a suo padre e Carole che parevano immersi in una conversazione molto coinvolgente a giudicare dalle loro risate.
La sua attenzione fu attirata poi da un giovane appena entrato nel ristorante: alto, capelli castani piuttosto corti e occhi color nocciola, gli stessi occhi della donna di fronte a lui. Portava in spalla un borsone nero, fece un piccolo sorriso dopo che il cameriere aveva indicato lui il tavolo dove erano seduti, camminando lentamente verso di loro.
Kurt sentì il suo cuore perdere un battito, pur non volendolo ammettere quel ragazzo era davvero carino.
Distolse lo sguardo da lui incrociando le braccia al petto, doveva concentrarsi sul suo piano e non rimanere incantato dal figlio di Carole. Vide la donna alzarsi e baciare il figlio sulla guancia.
- Finn tesoro, pensavano non saresti venuto più.-
Il ragazzo sorrise amabilmente stringendo poi la mano di Burt.
- Non potevo mancare a questa cena importante.-
Posò il borsone a terra spostando poi lo sguardo su Kurt, inclinando la testa di lato.
- Oh, caro. Lui è Kurt il figlio di Burt, se non sbaglio ha la tua stessa età.-
Lo sguardo di Kurt si alzò riluttante verso il ragazzo, vide la sua mano tesa verso di lui e la strinse, evitando con gran cura di incrociare il suo sguardo. Mormorò un “piacere di conoscerti” sciogliendo quasi subito la stretta di mano, guardando poi verso suo padre.
Burt invitò Finn a sedersi, prese poi in mano il menù discutendo con Carole su cosa prendere. Finn fece lo stesso, porgendo poi un menù a Kurt che insisteva nel tenere il suo sguardo fisso sul piatto.
- Tieni.-
Una parola, una semplice parola che fece alzare lui lo sguardo istintivamente. Fu in quel momento che Kurt incontrò i suoi occhi, rimase imbambolato a fissarlo per alcuni secondi, quegli occhi nocciola erano come calamite, sembrava quasi sorridessero. Quelle labbra rosee poi, il suo sorriso sorriso, quel sorriso. Disarmante, dolce, travolgente.
Non si sarebbe stupito se si fosse spaventato del modo in cui lo stava guardando. Scosse la testa con forza cercando di tornare in se stesso.
- Non ne ho bisogno grazie.-
La sua risposta fu secca, poteva benissimo indisporre il ragazzo al suo fianco, ma non fu così. Finn gli rivolse lo stesso sorriso fattogli in precedenza come se la sua risposta non fosse stata affatto scortese. Kurt azzardò a guardarlo un’ultima volta, decise poi di ascoltare suo padre e Carole mentre parlavano di qualcosa che ovviamente a lui non interessava minimamente.
Si concentrò poi sul suo discorso, aveva deciso che era meglio farlo il prima possibile.
Aspettò che il cameriere prendesse le ordinazioni e quando le bibite furono arrivate, azzardò a parlare, si schiarì la voce e tutti e tre si voltarono verso di lui. Kurt incrociò di nuovo lo sguardo di Finn, deglutì e puntò il suo sguardo sul padre.
- Volevo solo dirvi… che io sono contrario a questo matrimonio.-
Silenzio tombale. Burt aprì la bocca incredulo, Carole rischiò di sputare nel bicchiere, l’acqua che stava bevendo, Finn invece non disse nulla, aveva lo sguardo basso e continuava a sgranocchiare i suoi grissini.
- Kurt, ma cosa stai dicendo?-
Il tono di suo padre non era dei migliori, cominciò a sudare freddo mentre lanciava occhiate nervose a Carole. Kurt dimenticò dove si trovava, dimenticò la sua lista, voleva solo esprimere la sua indignazione, la sua contrarietà.
Lanciò uno sguardo al ragazzo al suo fianco, non aveva neanche alzato lo sguardo anzi, pareva non gli importasse.
- Papà non pensi a me? E a Finn? Non avete per nulla tenuto conto dei nostri sentimenti!-
Si voltò verso il ragazzo che non aveva neanche dato segno di aver ascoltato ciò che stava dicendo.
- A me sta bene.-
Kurt strinse i pugni, com’era possibile che a lui stesse bene? Come poteva rimanere così indifferente alla questione? Era solo una follia, un capriccio di suo padre, un capriccio di due adulti che di punto in bianco avevano deciso pestare i piedi a terra come i bambini, fino ad ottenere ciò che volevano . Era ingiusto. Vero?
Le parole di Mercedes si affacciarono prepotentemente nella sua testa.
“È giunto, per tuo padre, il momento di pensare a se stesso”
Messa in quel modo, il bambino sembrava essere lui. Scacciò quel pensiero tornando a guardare suo padre e Carole.
- Il punto non è questo, non riusciremo mai ad essere veramente una famiglia, voi vi conoscete da poco, come potete essere sicuri di essere fatti l’uno per l’altra? Che cosa succede se dopo qualche mese o magari un anno, decidete di lasciarvi?-
A quel punto fu Carole a prendere parola, mentre Burt al suo fianco andava in escandescenze.
- Kurt capisco il tuo problema. Amo tuo padre e voglio sposarlo. Tutto qui. Non importa se non mi considererai mai un membro della tua famiglia, lo accetterò.-
Ecco ora sì che si sentiva uno stronzo. Tornò a sedersi imbronciato, suo padre si aprì un altro bottone della camicia cercando in tutti i modi di cambiare discorso.
- E sia… sposatevi.-
Non seppe dove trovò il coraggio di dire quelle parole, ma lo sguardo deluso di suo padre e lo sguardo ferito di Carole, lo avevano fatto sentire il peggiore degli stronzi. Forse Mercedes aveva ragione, era ora che suo padre pensasse alla sua vita.
Appoggiò di nuovo la schiena contro lo schienale, mentre Carole e Burt brindavano con i loro bicchieri pieni di acqua.
“Ho dato loro la mia benedizione. –K”
Il messaggio di risposta non tardò a venire.
“Hai fatto la cosa più giusta. -M”
 

 
La data del matrimonio era stata fissata, ma non era l’unico avvenimento importante. Suo padre aveva deciso di cambiare casa e comprarne una più grande per poter ospitare anche Carole e Finn. Nella casa dove vivevano in quel momento, c’erano solo la camera di Burt e il seminterrato adattato a camera da letto da Kurt stesso e non era il caso, secondo Burt, di lasciare che Finn e Kurt dividessero la stanza.
Non sopportava l’idea di lasciare casa sua, non avevano cambiato casa neanche dopo la morte di sua madre, non avrebbe mai pensato che sarebbe giunto quel momento.
Accettando il matrimonio, aveva dovuto incassare anche quel colpo, ma ciò che lo consolava era lui: Finn.
Non riusciva a toglierselo dalla testa, era bastato solo uno sguardo per fargli andare il cuore a mille, e dopo quella sera, si ritrovò sempre più spesso a pensare a lui.
Era irritante, non sapeva nulla di lui, ma immaginava che fosse gay e super popolare tra le ragazze, probabilmente era anche fidanzato.
Dal giorno della cena non lo vide più, Carole disse che frequentava una scuola fuori Lima e doveva alzarsi la mattina presto per andare a lezione, la sera tornava distrutto a causa degli allentamenti di football e si chiudeva in camera per studiare.
Il tempo pareva correre, la data del matrimonio si stava avvicinando e Kurt, in un moto di gentilezza ( voleva semplicemente evitare che Carole indossasse un abito orrendo e che suo padre facesse qualche idiozia durante la cerimonia ), si offrì di fare da Wedding Planner.
Quando comunicò la sua scelta a Mercedes, la ragazza lo abbracciò, felice come non mai.
- Sei un ragazzo d’oro Kurt! Immagino tuo padre e Carole come sono felici!-
Kurt aprì il suo armadietto, posò dei libri al suo interno e sorrise alla sua amica.
- Papà tanto. Carole, un po’ meno per via della dieta che le ho imposto, o non entrerà nell’abito da sposa.-
Mercedes ridacchiò, dopo tutto era il solito Kurt, ma era felice di sapere che non fosse più contrario al matrimonio di suo padre, o almeno così sembrava.
Alcuni giocatori di football passarono davanti i due ragazzi, uno di loro si fermò proprio vicino a loro, congedò il resto del gruppo e si avvicinò lentamente a Kurt e Mercedes.
La ragazza diede una gomitata all’amico che riemerse velocemente dall’armadietto.
- Ah Karofsky… dimmi.-
Il ragazzone puntò i suoi occhi verdi verso di lui, si guardò intorno imbarazzato schiarendosi la voce allo stesso tempo.
- Hai da fare dopo gli allenamenti delle Cheerleader?-
Mercedes trovò una scusa per allontanarsi, salutò entrambi i ragazzi ed andò via. Kurt chiuse il suo armadietto sorridendo, issò la borsa sulla spalla e prese a camminare lungo il corridoio per raggiungere l’aula dove avrebbe avuto lezione.
- Non saprei, penso che tornerò a casa per finire di preparare le ultime cose per il matrimonio di mio padre.-
Il Titan annuì, mise le mani in tasca camminando al suo fianco.
- Bè è tanto che non usciamo con gli altri, anche con Mercedes. Shane ultimamente sta diventando una grossa seccatura. Chiede sempre di lei.-
Shane il ragazzo mastodontico di Mercedes, era un giocatore di football e come da tradizione, scelse Mercedes come sua ragazza. Il motivo? Era di colore come lui, era bella ed era una cheerleader. Kurt aveva sempre disprezzato il loro rapporto, pensava sempre che Shane usasse Mercedes per acquistare più popolarità e non perché l’amasse davvero.
- Non saprei, senti ti faccio sapere ok?-
Karofsky annuì, non voleva però congedarsi ancora da Kurt.
- E… auguri allora, immagino che sarai felice di questo matrimonio.-
Il ragazzo alzò i suoi occhi azzurri sul Titan, sospirando. Non aveva parlato a nessuno oltre a Mercedes, del matrimonio. In effetti non riusciva ad immaginare come lui fosse venuto a saperlo.
Aveva deciso di smetterla di pensare negativamente, se suo padre era felice, lo era anche lui. Doveva però ammettere che la maggior parte del suo sentimento negativo era scomparso, al sol pensiero di poter rivedere Finn.
Si batté una mano sulla testa, possibile che anche in quel momento arrivasse a pensare a lui?
- Kurt sai dov’è la segreteria?-
Karofsky alzò lo sguardo verso il ragazzo che era appena comparso al loro fianco, fece una piccola smorfia e salutò velocemente Kurt, che nel frattempo, aveva deciso di nascondere il suo rossore dovuto al pensiero di Finn, ficcando la testa nella borsa a tracolla.
- Sì, sì, più avanti a destra.-
Si rese conto solo un secondo dopo che la voce che gli aveva fatto la domanda, era sconosciuta e che mai nessuno in genere, a parte i suoi amici, gli rivolgeva la parola. Cacciò la testa dalla borsa per lanciare un’occhiata al suo interlocutore, non si aspettava di certo di vedere Finn, l’aria disorientata e quel sorriso disarmante sul suo volto, un sorriso rivolto solo ed esclusivamente a lui.
Il suo cuore diede un balzo, avrebbe voluto chiedergli cosa facesse nella sua scuola, ma la domanda morì tra le sue labbra mentre Finn lo afferrò per un braccio, trascinandolo lungo il corridoio.
- Dai andiamo insieme, così è sicuro che non mi perdo con te che mi fai da guida.-
Kurt non riuscì né a divincolarsi, né a dirgli che non poteva fargli da guida a scuola perché aveva gli allentamenti con la Sylvester e se arrivava tardi, dava di matto.
- Perché indossi una divisa da Cheerleader?-
Il ragazzo sbuffò.
- Secondo te?  Io SONO un Cheerleader.-
Finn lo guardò sorridendo, Kurt poteva giurare che stesse trattenendo una risata. Sentì la rabbia salirgli in corpo, come si permetteva di ridere? E soprattutto come si permetteva di acchiapparlo in quel modo trascinandolo in giro? Quello poteva benissimo essere un sequestro di persona in piena regola.
Lanciò uno sguardo all’orologio, era tardissimo, la coach lo avrebbe punito sicuramente. Condusse Finn in segreteria, deciso a mollarlo proprio davanti la porta.
- Grazie.-
Uno sguardo ed un altro sorriso. Finn entrò poi nella stanza chiudendosi alle spalle la porta in vetro, lasciando Kurt immobile in mezzo al corridoio.
In quel momento il cheerio maledì il suo cuore che non smetteva di battere, maledì Finn e la sua disinvoltura, maledì anche quel sorriso che non voleva saperne di andare via.
 





Tipo che è da tempo che avevo in mente di scrivere questa Furt? XD
Bene sappiate che il destino di questa FF dipende solo da voi lettori. 
Non so se valga la pena continuarla perciò... aspetterò di sapere cosa ne pensate :) 

La dedico al mio Blaine al mio Kurt e ad Ari che adora la Furt! 

Se non fosse per voi non sarei qui a scrivere.

S.
   
 
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