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Autore: Dark Alice    28/01/2012    0 recensioni
Fuoco. Un incendio era intorno a me, stava bruciando tutto, il mio letto, la scrivania, senza che io potessi far niente. Urlai a squarciagola ma mi sembrò che nessuno potesse sentirmi...
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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There is a Fire inside of this Heart


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Fuoco. Un incendio era intorno a me, stava bruciando tutto, il mio letto, la scrivania, senza che io potessi far niente. Urlai a squarciagola ma mi sembrò che nessuno potesse sentirmi.


 

Mi svegliai urlando, in preda al panico più totale.
Ci misi un pò a capire che era solo un sogno, un terribile incubo dal quale mi ero finalmente svegliata, sentendomi completamente spaesata.
Accesi la lampada e guardai sul cellulare l'orario. 05:00 del mattino. Tanto valeva alzarsi. Mi infilai sotto la doccia calda, chiedendomi se avrei dimenticato presto la sensazione che provai in quel sogno. Sapevo che non sarebbe stato facile, e immaginai la faccia di... Jack, il ragazzo di cui ero tanto innamorata, il ragazzo che aveva tradito i miei sentimenti, prendendosi gioco di me. Avevo quasi dimenticato di averlo lasciato, mi sembrava così natuale pensare a lui.                
Uscii dalla doccia pensando a cosa avrei potuto mettere in un orribile giornata piovosa come quella che mi si stava presentando. Non sono mai stata una ragazza a cui importa vestirsi elegante, sopratutto per andare a scuola. Infilai di fretta un paio di pantaloni neri e una maglia viola, il mio solito cappotto lungo e i guanti coordinati. Presi l'ombrello e mi diressi in fretta e furia alla porta di casa, dove vidi un biglietto appeso: "Mary ti ho lasciato la merenda sul tavolo, buona scuola.  Mamma."  "Come se a diciassette anni non sapessi farmi la merenda da sola!"  pensai, alzando gli occhi al cielo.  Il gelo del mattino mi accolse appena misi il piede fuori di casa, rendendo questa giornata ancora più emozionante.                                                                                      
Mi diressi lentamente verso la fermata del pullman, accendendo il mio mp3. Hurricane. Partì proprio quella canzone, e improvvisamente mi ricordai della sera precedente, del mio litigio con Jack, delle sue inutili spiegazioni, e della mia sberla sul suo viso. Ricacciai indietro le lacrime, dicendo a me stessa di non piangere più, che non ne valeva la pena. Salii sul pullman e mi misi a sedere sul primo posto libero, evitando volutamente di guardare i passeggeri. Guardai fuori dal finestrino, pregando di non vedere mai più Jack per il resto della mia vita.                                                                                                        Trenta, erano questi i minuti che passavo ogni mattina e pomeriggio su quel maledetto pullman, perchè nel mio piccolo e squallido paese le scuole superiori non esistevano, e i pochi a cui rimaneva la voglia di studiare doveva lottare per farlo.                                         Aprii il mio stupido libro di letteratura, perchè alla prima ora quella stupida della mia insegnante aveva deciso che avremmo fatto una stupida verifica, e non potevo permettermi di prendere un brutto voto. Ero troppo impegnata a maledire la mia povera insegnante per rendermi conto che qualcuno mi stesse chiamando, quando uno stupido ragazzo dietro di me decise di lanciarmi addosso una pallina di carta. Mi girai di scatto, pronta a fulminare con gli occhi il simpatico idiota, quando mi resi conto di chi fosse, e mi crollò il mondo addosso.                                                                    

"Che diavolo vuoi ancora?!"  urlai con tutto il fiato che avevo in gola.      La cosa che mi ferì maggiormente fu che non mi rispose, si limitò a ridere coi propri amici.





 

  
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