Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: TonyCocchi    28/01/2012    9 recensioni
Le nazioni non hanno vita facile… La loro vita è un continuo riunirsi senza decidere pressoché niente, bisticciare e litigare con le altre, sottostare agli ordini idioti di capi idioti…
Ma quando la politica a fine giornata si mette finalmente da parte, quando i capi vanno a dormire, quando nessun altro vede, e sono libere di essere come sono e fare ciò che realmente vogliono, come diventa il mondo?
(AVVISO: un sacco di pairings!)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Nordici, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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hetalia - wonderful world

Ciao a tutti!
Cari lettori, oggi mi piacerebbe che tra di voi ci fosse qualcuno di coloro che mi conoscono da tempo immemore, di quelli che anni fa lessero le mie prime fic su manga.it e le mie discussioni sul forum di quel sito, anche se so che è improbabile.

Per loro, memori dei miei numerosi interventi anti-yaoi (ero un tantino intollerante ai miei inizi di fanficciaro) e del fatto che nelle mie fic sono stati sempre esclusivamente presenti pairing etero, questa storia che vi apprestate a leggere ha un che di rivoluzionario.

Per la prima volta, descriverò anche di coppie shonen ai. Credo si debba ringraziare appunto Hetalia per questo. Certo, l’etero sarà sempre il mio genere preferito, ma ora chissà che non possa uscirmene in futuro con una fic tutta shonen ai…

Detto quel che volevo dire, buon divertimento! E ricordate che questa è una song-fic: date un ascolto, mentre leggete, alla canzone da me scelta tramite il link che inserirò!
Buona lettura!


PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

La vita di una nazione, grande e potente o piccola e pacifica, non è sempre facile.

Anzi, facile non lo è quasi mai!

Come ci insegna la storia, essa è una continua altalena dalle stelle alle stalle e dalle stalle alle stelle, una lotta per conquistarsi più spazio e fama o semplicemente per tirare a campare in maniera tranquilla.

Ancora oggi, essere una nazione significa fare i conti con le solite eterne rivalità, i soliti bisticci con i vicini e pure con i lontani, i soliti capi cretini con le loro pretese cretine a cui però bisogna obbedire.

Per non parlare poi dei meeting internazionali…

È lì, in quelle riunioni in cui si parla tanto e quasi niente cambia davvero che viene fuori la vitaccia che sopporta quotidianamente un povero paese…

 

Quel giorno, per esempio, era in tabellone il solito, chiassoso, imbarazzante siparietto delle due Coree, lei, il Nord, e lui, il Sud, che di andare d’accordo, pur essendo praticamente fratelli, non se ne parlava nemmeno. E purtroppo, anche chi non centrava niente doveva rimanere lì ad assistere, sbuffando o sospirando a seconda che a prevalere fosse la noia rabbiosa o la noia triste...

 

“TU NON DOVRESTI ESISTERE!” sbraitò Sud con tanto impeto da farsi quasi volar via gli occhiali!

“TU NON ESISTI!” urlò Nord, scalpitando e facendo svolazzare intorno il lungo codino “a palline”!

“NO, TU NON ESISTI!”
“NO, TU!”

“NO, TU!”

“NO, TU!”

“NO, TU!”

E intanto, alle spalle dei due contendenti, i loro più accaniti sostenitori, come fossero dei coach, li incitavano!

Da un parte, Russia, con il suo pacato sorriso di cui nessuno (giustamente) si fidava…
“Vai così, Nord! Sottomettilo con le tue urla: sarà più facile farlo diventare tutt’uno con te dopo!”
Dall’altra, America, che agitava i pugni in aria!

“Così Sud, così! Dagliele! Dagliele! Dagliele!”

Sulla sedia vicino quella di Alfred, Canada non era certo contento di tutta quella violenza.
“A-America, scusa, una volta tanto non potresti pronunciarti in favore di una risoluzione più diplomatica alle controversie? Il tuo prestigio e la tua immagine ne gioverebbero, ne sono convinto!”
“Forza Sud, scommetterei su di te anche cento hamburger!”

Canada ebbe la sua solita reazione di “evanescenza da ignoramento protratto” che lo rese semi-trasparente: “Sigh! Ma perché continuo a provarci? Sigh!”

Inghilterra, che quel giorno era il presiedere l’assemblea di turno, provò a calmare gli animi battendo un po’ il martelletto sul tavolo: “Ordine! Per favore, ordine…”
Una parte di lui si chiese che senso aveva provarci dopo già diverse decine di martellate a vuoto!

Si era scelto proprio il giorno più stressante per fare il moderatore!

“Insomma! Voialtri la volete finire? Non siamo qui a perdere tempo!” –si alzò dal suo posto Italia, anche se è difficile da credere…- “Noi siamo qui per lavorare, che diamine!”

Germania, seduto al posto vicino al suo si coprì tristemente mezza faccia con la mano: dopotutto la colpa era sua… Come per espiare infatti, quel giorno aveva Veneziano da un lato e Romano dall’altro!

“Maledetto crucco! Sei sempre tu! Ogni volta che c’è un problema con mio fratello sei tu il colpevole! Ti detesto!”
“Non l’ho fatto apposta… Mi sono un tantino arrabbiato e sono stato un po’ più duro del solito con lui, ma non immaginavo questo…”

“Ehi, voi due Coree! Mi avete sentito o no? Non costringetemi a venire lì perché lo faccio, eh?” -incalzò Veneziano, brandendo minaccioso una forchetta- “Basta cincischiare, le riunioni sono importanti!”

“Grrr! Da quando gli hai detto che doveva cercare di essere più serio mio fratello ora mi rompe le scatole anche a casa! Non posso più nemmeno farmi il pisolino pomeridiano perché dice che devo essere più produttivo! Io! Che dormo solo 12 ore al giorno!”

Germania annuì, sperando così di toglierselo dalle scatole.
“E lo sai che ora non gioca più nemmeno a calcio perché dice che la nostra economia va a rotoli e non c’è tempo per rilassarsi? È diventato uno sgobbone irriconoscibile!”
“Sigh, lo so… Però è vero che la vostra economia va a rotoli…”
Romano arrossì: “S-siamo in nuova gestione, t-tra poco ci riprenderemo, vedrai!”

Germania guardò l’irriconoscibile Veneziano e si ritrovò a rimpiangere i giorni in cui lo invitava ai suoi interminabili pranzi che gli sballavano gli orari di lavoro o quando gli faceva ascoltare le sue nuove canzoni con la chitarra anziché pensare alle esercitazioni di guerra o a studiare un po’ di economia…

Vide Veneziano che firmava e guardava carte con aria concentrata: “Lavoro! Lavoro! Lavoro!”

Ma di sicuro aveva ben poco chiaro cosa stesse facendo visto che aveva firmato anche la sua bottiglina d’acqua; l’importante era dimostrarsi cambiato.

“Sigh, ho creato un mostro…”

C’era poi chi dei mostri era già prigioniero da un po’…

Finlandia ovviamente, che un attimo discuteva con Danimarca riguardo le energie pulite, che a casa di quest’ultimo sembravano funzionare molto bene, e un attimo dopo vedeva Svezia piazzare prepotentemente la sua sedia tra loro due, come a fare muro.

Si era alzato e aveva trascinato il suo posto fin lì solo per quello?

“Ehi, mica te lo rubo!” si risentì Danimarca.

Finlandia scosse il capo: “Oh, Svezia, ora non posso più nemmeno parlare con qualcuno che ti ingelosisci? Accidenti sei… sei… Uff… Lascia stare…

Si udì un borbottio provenire da Svezia: dal tono poteva darsi volesse esprimere rammarico per la pessima figura e il broncio che aveva fatto venire alla sua “mogliettina” Tino, ma difficile a dirlo… Sempre di un borbottio si trattava…

E a proposito di mostro,  dura la vita in particolare per le nazioni piccoline che purtroppo si ritrovavano a vivere troppo vicine a nazioni troppo grandi e con qualche risentimento…

“Sigh… Perché nessuno vuole riconoscermi come stato?” piagnucolò Taiwan, una ragazza con un vestito rosa di seta e due chignon in testa, vedendo che alla sua lista solo 24 la consideravano esistere… Gliene mancavano ancora più di un centinaio!

“Fratellone Cina, almeno tu, ti prego!”

Cina deglutì: “Scusa, non posso rispondere-aru, ho… Un panda incastrato tra… i miei ravioli e… Aru!”

Si alzò di posto e corse a cercarsene un altro meno imbarazzante!

“Uffa!”

“Signor presidente, propongo si passi al prossimo punto in agenda!” alzò la mano con vigore Italia, ora che Corea del Sud e Corea del Nord erano tornati a sedersi per mancanza di fiato, ognuno convinto di aver vinto!

“Va bene, Italia… Allora… La crisi economica…”

Grecia si alzò come sentitosi chiamare e cominciò a fissare Germania!

Ludwig arrossì.
“………”
“E non fare sempre la lumaca! Guarda che ti sbatto fuori!”

“Basta Italia!” –protestò Inghilterra- “L’unico che può sbattere fuori qualcuno oggi sono io! Grecia, per favore, dì ciò che hai da dire!”

“SGANCIA I SOLDI!” disse infine Grecia sbattendo le mani sul tavolo.

Germania si allentò il colletto della giacca: “Ecco… Non ne ho poi così tanti…”
“BUUUUUUHHH!” fecero in coro diverse altre persone!

“Ehi! Non sono mica un salvadanaio! Trovateveli da qualche altra parte!”

Svizzera si sentì pungere: “Tsk! E dove? Dalla Svizzera, vero? Avanti, ditelo! Ditelo che quando vi servono soldi meno male che c’è quel fesso di Svizzera a cui potete chiederli! Avanti ditelo che volete i miei soldi!”
“Fratellone, nessuno ha detto nulla del genere.” lo carezzò sul cappellino bianco la piccola Lily.

In breve scoppiò nuovamente un chiasso da mal di testa.

“Sigh…”
Francia, seduto di fianco ad Inghilterra, avvolto da luccichini, lo guardò punzecchiante: “Umpf, mon ami, ti vedo in difficoltà! Non sei proprio tagliato per fare il presidente, eh?”
“Oh, bloody...” –si contenne- “Ci mancavi solo tu!”

“Ovviamente potrei mettere tutti a tacere col mio charme innato… Ma non credo lo farò, preferisco vederti annaspare!”
“Ok, allora passerò al prossimo punto… Francia le prende!”

E gli mollò in testa un colpo coi fogli d’appunti arrotolati!

“Ahia! Mostro con le sopracciglia!”

“Insopportabile damerino!”

“Va a fare baciamano alla regina, hooligan!”
“Va a fare l’occhiolino al gay pride, mangialumache!”

Ora che anche il moderatore aveva perso la sua moderazione, la riunione era divenuta il più totale caos, in cui le urla di Italia affinché ci si mettesse a lavorare e le minacce di punzecchiare tutti con una forchetta non facevano altro che perdersi nel casino e contribuire ad esso!

E allora ecco Nord e Sud che ricominciavano, ecco Cuba che tirava palle di carta ad America, e Canada tanto ignorato che sperava di riceverne anche lui da qualcuno (se solo avesse avuto un nemico giurato anche lui…), ecco Taiwan che pregava Cina di riconoscerla mentre questo fuggiva qui e là e pure sotto il tavolo circolare, ecco Polonia che prendeva in giro le altre nazioni d’Europa più in crisi, ecco Ucraina che pregava il fratellone Russia di darle un altro prestito, ecco Romano che non riusciva ad avvicinarsi a Belgio perché quel dannato di Olanda lo puntava come un faro, ecco Turchia e Grecia che litigavano su Cipro un’altra volta, ecco il povero timido Giappone che si rannicchiava sulla sua sedia, imbarazzato da tutta quella calca in cui un tipo come lui non riusciva a sopravvivere, ecco Argentina che urlava ad Inghilterra di restituirgli le Falkland, ed ecco Inghilterra che non poteva sentirlo perché lui e Francia si stavano mollando pizzichi e tirandosi i vestiti!

Dopo avergli strappato qualche pelo dalla barbetta e avergli mollato un pugno sulla testa, Arthur riuscì a tornare in possesso del proprio martellino e si alzò in piedi.

“Ehm, ragazzi, visto che oggi proprio non si riesce a venirne a capo, dichiaro chiusa la seduta!”

“Ah ah, succede solo quando sei tu a fare il presidente!”
“Non ti sopporto, Francia!”

Batté il martello (sulla testa di Francis…) e tutti furono contentissimi di alzarsi…

Quel giorno i sospiri di spossatezza e abbattimento furono più numerosi e lunghi del solito… Pure la loro uscita dalla sala dovette essere accompagnata dalle due Coree che bisticciavano!

“Sei un porco capitalista!” accusò Nord.

“Piagnona! Piagnona! Ti muore il capo e piangi come una femminuccia!” la sberleffò Sud!

“Sniff… N-non è vero! Grrr! Un giorno sarai tutt’uno con me!”
“No, tu sarai tutt’uno con me!”
“No, tu!”

“No, tu!”

“NO, TU!”
“NO, TU!”

“Mhmmmmm…” –sorrise sognante Russia- “Far diventare qualcuno tutt’uno con te…” e prese a sbavare, quasi come fosse quel tipo giallo in quel cartone animato che guardava sempre Alfred…
Lettonia, terrorizzato, si nascose dietro Estonia, cedendo il passo alle altre nazioni per evitare di passargli troppo vicino in quel momento!

“Forza Romano, adesso andiamo a casa e ci studiamo 1000 pagine di marketing! Così ci rilanceremo!”
“Sigh! Ma perché? Lascia che ci pensi il nuovo capo!”
“Non fare lo sfaticato, fratellone! Lavoro! Lavoro! Lavoro!”
“Grrr! Ti ammazzo, brutto crucco!”

“Sigh… Ora è talmente sgobbone che non sorride più…” era una cosa brutta da notare quando, come Ludwig, si è abituati ad avere Veneziano, il vero Veneziano, spesso tra i piedi… Se solo non fosse stato così arrabbiato quella volta, quando gliene aveva dette quattro sulla sua incapacità…

Inghilterra aspettò sulla porta che uscissero tutti gli altri prima di chiudere.

“Avanti, Grecia, che siamo tutti stanchi su!”
“Mhm…” annuì lui raccogliendo il gatto che aveva nascosto sotto il tavolo e uscendo a passo di lumaca!

“Sigh! Ehi, Francia, puoi tenere un attimo la porta?”
“Si, che devi fare?”

“Andarmene, ciao ciao!”
“EHI!”

Francia osservò Grecia, praticamente un film al rallentatore…

“Parbleu! Maledetto Inghilterra!”

 

Arthur uscì dal Palazzo di Vetro e…

<< KA-BOOOM! >>

Un tuono! E poi la pioggia subito dopo…

“…… Che giornataccia…”

 

Quale giornata, per una nazione, non rischia di diventare una giornataccia, in un mondo incasinato come il nostro?

 

Sospirò, tirò fuori il Times dalla borsa e se lo mise in testa per correre alla macchina.

 

La politica è una brutta bestia, incoraggia, illude, inganna, aizza, unisce, separa, e dirige la vita delle povere nazioni.

Da secoli ormai vanno avanti in un carosello di vittorie, sconfitte, lotte per prevalere o anche solo per sopravvivere, alleati da non scomodare, rivali contro cui non perdere…

La loro esistenza è un continuo riunirsi senza decidere pressoché niente, bisticciare e litigare con le altre, sottostare agli ordini idioti di capi idioti…

Alcune di loro pagano ancora oggi di errori vecchi di decenni o pure più…

 

“Adesso vado da Sud e gliene dico quattro!”

 

Non è per niente una vita facile.

 

“Come vorrei che Nord fosse qui: la strozzerei!”

 

Ma quando scende la sera…

 

“SUD! ESCI FUORI SEI HAI CORAGGIO!”

Di sicuro si era precipitata da lui a quell’ora per fargli ancora più dispetto. Lui però fu ben contento di rimandare il sonno per un po’!

Si affacciò alla finestra: “Eccome se ne ho il coraggio! Aspettami che arrivo!”

 

Quando la politica a fine giornata si mette finalmente da parte…

 

Sud aprì la porta e vide Nord in fondo al vialetto di casa sua: “Grrr!”
“Umpf!”

 

Quando i capi vanno a dormire…

 

“Ora siamo soli io e te! Preparati che te la faccio pagare per oggi!” avanzò sbattendo i piedi Nord, mentre Sud la attendeva a petto provocantemente aperto!

“Beh, che aspetti allora? Sei solo chiacchiere!”
“Porco capitalista!”
“Nanetta comunista!”

 

Quando nessun altro vede…

 

Si fissarono truci, sfidandosi l’un l’altro a fare la prima mossa…

Si fissarono anche troppo vista l’apparente impazienza…

 

E sono libere di essere come sono e fare ciò che realmente vogliono…

 

Sud e Nord si guardarono intorno, facendo molto attenzione che nel buio oltre le lanterne non ci fosse nessun altro nei paraggi.

 

Come diventa il mondo?

 

“SUD!”
“NORD!”

Le si lanciò tra le braccia e la strinse a sé. Il cappello con la stella rossa le era caduto lì a terra sul selciato.

“Sigh! Mi dispiace! Io non volevo dire tutte quelle brutte cose!” –giurò lei, sparendo col viso nel suo petto- “La colpa è tutta dei miei capi che vogliono che ti odi! Non li sopporto! Li detesto! Li…”
“Ehi, ehi, calmati! Lo so che non è vero… Anch’io sono costretto alla tua stessa recita…” unendo parole gentili e carezze, la sentì calmarsi e rilassare la presa intorno la sua vita.

“Noi… saremo sempre una cosa sola, vero?” chiese guardandolo con gli occhi umidi.

“Sempre una cosa sola.”

“Eh eh!”

Nord si alzò in punta di piedi e lo baciò.

 

Se le nazioni fossero libere di fare come gli pare, la storia non sarebbe un lungo film di guerra.

 

Lo baciò ancora. E ancora. E ancora, ancora, ancora, andando ben oltre le labbra!

“N-Nord, non sarebbe meglio entrare prima in casa?” chiese Sud dopo essersi ripreso indietro la lingua!

“Ops! Eh eh eh, vero…”

I due controllarono ancora, ciascuno in una direzione…

 

Piuttosto un film a luci rosse, non credete?

 

Poi Sud si caricò tra le braccia Nord, le restituì la lingua mentre lei gli dava la sua, e rientrò in casa chiudendo la porta col piede!

 

http://www.youtube.com/watch?v=ykudX33gjiw&NR=1&feature=endscreen

(Sam Cooke – “What a wonderful world this would be”)

 

Don't know much about history

Don't know much biology

 

“Grazie per avermi riaccompagnata a casa, fratellone.”

“Beh, ecco… Non potevo lasciarti a piedi-aru…”

I due normalmente facevano la stessa strada per tornare a casa dalle riunioni, ma quel giorno lei aveva mancato per un soffio il traghetto, e Cina, inaspettatamente si era offerto di portarla lei con la sua giunca; non solo, visto l’orario, l’aveva anche scortata fino all’uscio di casa. Taiwan l’aveva ricompensato sorridendogli tutto il tempo!

Quando Taiwan aprì la porta, Cina sembrò tornare a respirare dopo un sacco di tempo, come per qualche motivo non vedesse l’ora di lasciarsi alle spalle quell’insolito atto di gentilezza: “Ehm, allora direi che io…”
“Cina…”

“Ehm, si?”
“Non è che vorresti… entrare da me… per un tè?”

Cina, che era ben più anziano di lei, sapeva benissimo che non era esattamente l’ora adatta ad un tè, e che a volte, quando una ragazza ti invita ad entrare da lei, di sera, con quell’espressione, può significare una certa cosetta…

“Ehm… Va bene-aru…”
“Eh eh, prego…”

Bastava accettare per scoprirlo, no?

 

Don't know much about a science book

Don't know much about the French I took

 

Canada stava coccolando un po’ il proprio orso, scoraggiato come sempre dalla magra, per non dire inesistente figura fatta al meeting di quel giorno.

Perché continuare a provare quando era chiaro che a nessuno fregava della sua esistenza? Se non altro aveva ancora un bel camino acceso, un divano per sedercisi davanti e un orsetto morbido per alleviare il proprio sconforto: fin quando non sarebbero venuti a prendergli la casa credendola abbandonata poteva ancora dirsi fortunato…

“Sigh…”

<< Toc! Toc! >>

“La mia immaginazione…”

<< Toc! Toc! Toc! >>

Qualcuno stava bussando?! Assurdo, ma in senso positivo! Tirò l’orso in malo modo (che a momenti rischiò di finire nel camino!), si riaggiustò il maglione di lana e corse alla porta.
“Ciao, Canada! Si può?” esordì il raggiante America, entrando senza nemmeno aspettare la sua risposta.

“Prego…” fece lui imbambolato ancora sull’uscio.

Tornò in salotto e vide che si era spaparanzato sul divano, con una bottiglia in mano: da dove l’aveva presa? In realtà l’aveva portata lui, ma sulla porta non ci aveva fatto caso.

“America… che ci fai qui?”

“Francia tempo fa mi ha regalato una bottiglia di champagne e mi andava di berla con qualcuno.”
“……… Mi stai prendendo in giro. Sono su una candid camera, giusto?”

“Siediti!” rise per tutta risposta America, facendo “pat pat” sul divano.

Canada gli si sedette accanto e America gli riempì un calice (quello si, fregato da casa sua). America lo bevve in un lampo e iniziò subito a manifestare il proprio gradimento con vivaci discorsi; Canada, ancora scombussolato, restava silenzioso a guardare le bollicine salire.

Avvicinò il bicchiere alla bocca…

“Ci tenevo a farti sapere che per me esisti.”

Canada inghiottì lo champagne in un solo sorso. Si girò verso America che gli si avvicinò.
“Non è vero che sei invisibile a tutti. Mi conosci, non faccio caso a moltissime cose, ma… io so che sei un grande, Canada, e mi piace averti come vicino.”

Canada serrò le labbra. America si aspettava di vederlo piagnucolare, tutto commosso, invece lo sorprese, stendendosi sul divano e poggiando la testa bionda sulle sue gambe.

Alfred rise e lo carezzò tra i capelli.

Com’era bello essere lui l’”orsetto” da coccolare una volta tanto. Alfred bevve un altro sorso e tornò a carezzare quei capelli chiari e quel visino tutto contento e caldo, per il caminetto, e per qualcos’altro…

 

But I do know that I love you

And I know that if you love me too

 

Francia era già a letto, disteso sul fianco, appoggiato a un gomito, con una rosa in bocca e il lenzuolo molto in basso, a coprire solo il necessario… Sembrava un modello in attesa dell’artista!

Arthur non aveva la minima intenzione di ritrarlo, anzi, mentre finiva di svestirsi, lo fissava come l’ultimo degli “asshole”, per dirla alla maniera di casa sua.

Si infilò sotto il lenzuolo e subito Francia si tirò su e prese a guardarlo dall’alto in maniera seducente.

Inghilterra gli strappò la rosa di bocca e la tirò via. Francis si scusò con una risata, poi avvicinò il viso al suo.

“Dillo…”
“……”
“Lo sai cosa voglio sentirti dire, mon amour…”

Inghilterra arrossì e si girò: “Non è… Non è vero che non ti sopporto, Francia.”

“Tres bien! E non è vero che non ti sopporto, Inghilterra!” gli sussurrò dolcemente in un orecchio.

Quanto lo odiava quando voleva fare il seducente. L’unico metodo per tappargli la bocca era dare il via alle danze, si disse.

Si sollevò e si avventò sulle sue labbra. Sorpreso giusto il primo attimo, Francis iniziò subito a rispondere ai suoi baci e a carezzargli la schiena.

“Magnifique…”

“Yeah…”


What a wonderful world this would be!

 

Finlandia vide la figura imponente di Svezia muoversi nel buio della stanza (a luce accesa erano entrambi troppo imbarazzati…), e lentamente infilarsi sotto il lenzuolo dove già si trovava lui, ad attenderlo, steso sulla schiena.

Svezia si mise a quattro zampe su di lui, tolse gli occhiali e prese a fissarlo con quella sua solita espressione marmorea, imperscrutabile. Ma il suo viso era così acceso dall’emozione del momento che sembrava splendere al buio!

“Mhmm…” mugugnò, scostando lo sguardo, come imbarazzato.

Tino, arrivato ormai a comprendere abbastanza bene il suo strano “linguaggio”, capì che stava cercando di dire qualcosa di difficile, doppiamente difficile per uno che già di suo parla così poco.

Ma sapeva che valeva la pena di aspettare…

“Ti… Ti amo…” gli disse, girandosi subito dopo! Com’era buffo!

Sapeva che valeva la pena di aspettare perché, ogni volta che erano a letto, quel poco che diceva Svezia bastava a riempirgli il cuore.

Tino ridacchiò e prese il suo viso tra le mani: “Anche tua moglie ti ama…”

Svezia deglutì e si abbassò su di lui.

“Ti amo… Ti amo…” ripeté ancora, baciandolo vicino l’orecchio. Da quel momento tornò silenzioso.

L’importante per Tino però era la qualità, non la quantità!

 

Don't know much about geography
Don't know much trigonometry

 

Lituania aveva ancora i pantaloni indosso ed aspettava Polonia semidisteso sul letto di lui, guardandosi le punte dei piedi.

Poi la porta della stanza si aprì, e Polonia, coi capelli aggiustati da due fiocchi, uno bianco e uno rosso, entrò sfoggiando qualche tocco di trucco sulle guance e un lungo vestito da donna che lasciava le spalle e la parte alta del petto allo scoperto.

Si sedette vicino a lui, in modo altrettanto femminile.

“Ti… ti piaccio?”

Lituania si inumidì le labbra per ritrovare la parola: “Sei… Sei bellissimo… Cioè, bellissima, ehm…”
Polonia rise e lo trasse d’impiccio con una spintarella. Costrettolo a stare disteso, strisciò su di lui, sciolse il fiocco rosso che aveva nei capelli e cominciò a usarlo per solleticare sensualmente il collo del paese baltico.

“Grazie… Anche tu non sei male, sai?”

Lituania restò fermo a lasciarsi sbaciucchiare sul collo, finché Polonia non rialzò la testa come indispettita: “Ehi, non è l’uomo che conduce di solito? Vuoi far fare tutto a me?”

“Eh eh, se la metti così…”

Invertirono le posizioni e Lituania contrattaccò su tre fronti, sciogliendogli (sciogliendole?) il secondo fiocco coi denti, carezzandole una spalla con una mano e con l’altra scendendo… sotto la gonna…

“E bravo il nostro ometto…” balbettò Polonia godendosi un piacevole brivido lungo il corpo, primo di una lunga, bellissima serie.


Don't know much about algebra
Don't know what a slide rule is for

 

Un po’ più ad est, in un’altra camera da letto, Russia era invece tutto solo e già nel mondo dei sogni. Riguardo il primo punto però, Ivan aveva fatto male i calcoli, non contemplando una certa insistente sorella…

Non appena riaprì gli occhi pesti, anche mezzo-frastornato dal sonno, riuscì a intuire subito la natura di quella gobba sotto il piumone che si muoveva verso di lui.

“Bielorussia…”

La testolina della ragazza, e poi i suoi begli occhi blu, uscirono fuori dalla coperta: gli aveva strisciato addosso fino ad avere le mani appoggiate al suo petto e la faccia a un palmo dalla sua!

Russia restò fermo, come davanti a una tigre famelica che l’aveva scelto come preda e aspettasse solo il momento adatto per attaccare. La tigrotta, poté notare, era venuta ad attaccarlo in intimo nero di pizzo…

Bielorussia strizzò gli occhi contro di lui e poi si girò, mettendo il broncio.
“Uh?” fece Ivan.

“Vuoi chiedermi di andare via come al solito, vero?”

“……”

Prese il suo volto con una mano e la costrinse a girarsi per farle vedere un sorriso diverso dal suo solito (e non solo per gli occhi pesti anziché sbarrati e spiritati!)…

“No… Stavolta non credo…”

Bielorussia restò paralizzata dall’incredulità per un po’. Poi baciò velocemente sulle labbra il “fratellone” e scivolò giù, sparendo di nuovo sotto le coltri, per andarlo a baciare… un po’ più in basso…

“Mhmmm… Daaaa…” mormorò Russia rilassando la testa sul cuscino!


But I do know that one and one is two
And if this one could be with you
What a wonderful world this would be

Anche Estonia in quel momento si svegliò sentendo di non essere solo nel letto… Spaventato, accese di fretta l’abat-jour e si ritrovò di fronte…

“AAAAAHHH!”
Lettonia… Una volta vistolo meglio lo spaventò passò subito.

Estonia si batté una mano in faccia: “Hai di nuovo sognato Russia che ti fa diventare tutt’uno con lui, vero?”

Lettonia fece di si con la testa.

“Sigh… E va bene, puoi restare…”

Lettonia lo ringraziò, ed Estonia, sbuffando spense l’abat-jour.

“……”

Sperando stesse già dormendo, il padrone di casa si avvicinò all’intruso e lo strinse a sé, come fosse un bambolotto da difendere. Lettonia invece era ancora sveglio; senza più tremare, si rannicchiò tra le sua braccia, contento e protetto.


Now I don't claim to be an "A" student
But I'm trying to be
So maybe by being an "A" student baby
I can win your love for me

Belgio invece era ancora sveglia, sveglia e sola. Domandandosi se lui sarebbe mai venuto a restituirle un po’ di gioia in quella giornata così dura e uggiosa.

Sentì il campanello suonare e si precipitò alla porta, senza nemmeno pensare di riaggiustarsi un pochino. Sperando soltanto fosse davvero lui.

“Ciao.” disse Romano.

Come adorava il suono di quella parola italiana con la “C” quando la diceva lui!

“WHOA!”

Lo afferrò per la cravatta e lo tirò dentro! Romano ebbe appena il tempo di portarsi dietro il pomello per chiudere la porta che Belgio lo stava già baciando con dirompente passione, “mediterranea” avrebbe osato dire. L’italiano cominciò ad imitarla, baciando, carezzando, palpando, e camminando e roteando inconsapevolmente verso la camera da letto…

“Belgio, è sicuro che tuo fratello non…”

“Eh eh, rilassati!” –fece lei attorcigliandosi una ciocca dei suoi capelli scuri introno un dito- “Anche lui aveva qualcuno da andare a trovare stasera…”
“Grande!”

Rassicurato, Romano afferrò Belgio, la sollevò con le braccia sotto il suo sedere e senza più scollarsi dalla sua bocca imboccò di gran carriera la strada che già conosceva…


Don't know much about history
Don't know much biology
Don't know much about a science book
Don't know much about the french I took


La ragazza dalla pelle ambrata e dal lungo abito di seta bianco e arancione spazzava il pavimento immersa nei rilassanti rumori della sera che provenivano dalle finestre tutte spalancate per far prendere alla casa un po’ d’aria. Stanca, si passò una mano sulla fronte, concedendosi un attimo per guardare le lucciole del giardino, le risaie a gradoni in lontananza, e le selvagge jungle dietro di loro.

Il cuore le saltò in gola quando sentì la chiave girare nella serratura. A parte lei, c’era un’unica persona che aveva le chiavi di casa sua!

“Anf… Anf… Indonesia…”

“Padrone Olanda!”

Posò la scopa e corse preoccupata verso l’uomo, tutto trafelato, come fosse arrivato di corsa fin lì dall’Europa!

“Padrone Olanda, che cosa…”

“No!”

Le afferrò una mano e la fissò nei suoi occhi scuri: “Niente “padrone” stavolta…”

Indonesia era molto più bassa di lui, ma il suo capo non era mai stato così incollato a lei che si sentì ancora più piccina del solito.
“Ma… Cosa…”

“Io…” –riprese ancora un po’ di fiato- “Avrei dovuto dirtelo prima. Ti amo!”
“!!!”

“Scusami se ho fatto tardi.” La pregò prendendole il viso tra le mani.

“Pa-padrone…”
“Alt!”

“… Olanda!” si corresse.

Non sapeva se fosse un sogno o meno, ma meglio viverlo prima che sparisse.

Saltò per cingergli le braccia intorno il collo: il muscoloso europeo la sostenne come fosse una piuma, e lei restò coi piedi sospesi per aria!

“Olanda!” ripetè lei piangendo.

“Ti amo!” ripetè lui abbracciandola più forte.


But I do know that I love you

 

Passando nuovamente dai salotti alle camere da letto, in un’altra, con tende bianche svolazzanti intorno un finestrone affacciato su un bellissimo mare rilucente di luna e stelle, troviamo il lentissimo Grecia e l’impacciatissimo Giappone finalmente faccia a faccia e senza vestiti!

Giappone ansimava, mentre Herakles si allontanava dai suoi capezzoli, con cui aveva giocato con la lingua fino a un secondo prima. Kiku lo osservò togliersi gli slip e poi tornare sopra di lui.

Grecia gli scompigliò amorevolmente la frangia.

Giappone si irrigidì: “Grecia… è la prima volta per me… Potresti…”

Lo stoppò: “Tranquillo: vorrà dire che farò… piano…”

“……”

“……”

“… Umpf!”
“Eh eh eh!”
“Ah ah ah!”

E come altro poteva mai fare lui?

Risero insieme, e Giappone non era più il ciocco di legno che era stato fino a quel momento. Addirittura, rincuorato da quel momento tanto sciocco, prese lui un’iniziativa, incrociando le mani dietro il collo di Grecia e spingendo giù, verso di sé.

Con la paura sparita del tutto, Kiku gli disse con un bacio che potevano continuare!


And I know that if you love me too
What a wonderful world this would be!

 

Ma la serata è troppo perfetta; non può mica andare bene proprio a tutti. C’è anche chi non è né in un soggiorno né in una camera da letto, ma per strada, su una panchina a guardare il vuoto tutto solo.

“Sigh… Romano…”

L’aveva visto correre in direzione della casa di Belgio e tanto era bastato perché il buonumore di Spagna sparisse per non tornare più. Ora era felice con lei, e lui lì, con un pugno di mosche… E lui che ancora si illudeva; che stupido Antonio, si diceva, che stupido!

“Sigh… Grecia…”
Non gli andava giù di dover essere geloso, ma da quando Grecia aveva rifiutato il suo invito per un kebab perché doveva già “vedersi con Giappone”, non aveva fatto altro che vagabondare per di lì con l’umore nero come la pece… Del resto, come poteva sperare lo preferisse a quell’occhi a mandorla dopo tutti i loro screzi passati e presenti? Che stupido!

Spagna e Turchia si resero conto l’uno dell’altro: casualmente, si erano seduti su due panchine vicine, illuminate dallo stesso palo della luce.

“……”

“Ehm…” –abbozzò Turchia- “Se non hai niente da fare non è che… mi faresti compagnia per un kebab?”

“Ecco… In effetti… Non ho niente da fare… e nessuno da vedere, quindi…”

“Nemmeno io… Bene, ehm…”

Turchia si alzò, aspettò che Spagna lo raggiungesse e fece strada.

A volte può anche essere bello avere qualcuno in grado di capirti con cui chiacchierare.


But I do know that I love you

 

Ucraina, che non aveva voglia di passare la serata tutta sola a casa dopo il rifiuto di Bielorussia di farle un po’ di compagnia, si era fermata lungo la via in un pub del nord Europa. Non conosceva nessuno, ma almeno c’era un po’ di gente intorno…

Russia le aveva concesso un altro prestito, ma non poteva certo scialare coi soldi altrui, quindi si era ordinata solo un panino e un po’ d’acqua.

Alzò la mano per chiedere il conto quando due boccali di birra si poggiarono sul suo tavolo.

“Non si dovrebbe cenare da soli.” -disse Danimarca con un sorriso incoraggiante- “Permette?”
“P-prego…”

Il nordico si sedette e alzò il bicchiere. Ucraina sorrise e brindò.

A volte può anche essere bello avere una compagnia inaspettata, anche un semplice conoscente.


And I know that if you love me too

 

Austria era stanco, ma non sarebbe andato a letto se prima non avesse finito quella composizione. Batté alcune note sui tasti del suo pianoforte e annotò sullo spartito.

Quando l’ispirazione chiamava, non riusciva mai a resisterle; e poi lui era uno che i lavori li portava sempre a termine.

Si tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi.

“Signor Austria…”

Inforcò gli occhiali e si girò…

Sull’uscio della porta dello studio, appoggiata con una mano in modo molto sexy, era apparsa Ungheria…

Ungheria in negligé! La biancheria verde scuro era in bella mostra, così come tutte le sue deliziose curvettine.

“Signor Austria, non è che la nuova sinfonia può aspettare… diciamo fino a… domattina?” domandò Elizaveta poggiandosi l’indice sulle labbra e facendogli degli occhioni dolci che gli mandarono in frantumi gli occhiali!

“Allora… Signor Austria?”

“……”

Austria posò la penna, si alzò di botto, la baciò, la sollevò e la portò in camera sua!

 

Roderich, lasciandosi dietro una scia di cuoricini, richiuse la porta dietro di sé e…

“CHE CI FA QUI PRUSSIA?!?!?”

“CHE CI FA QUI AUSTRIA?!?!?”

“Mai sentito parlare di “menage a trois”? Ih ih ih!”

“Ma…”

Si udì il fievole suono del negligé e dell’intimo di Elizaveta che cadevano per terra…

“…… Beh, se a te va bene…”

“…… Beh, se va bene a lui…”
“Ih ih ih!”


What a wonderful world this would be!

 

Germania, quando riceveva una missione da compiere, la portava a termine a costo di trascurare tutto il resto; e in quel momento non c’era missione più urgente che far tornare Italia com’era prima! Così, quella sera era andato a casa sua, trovandolo dove mai un tempo poteva neanche lontanamente sperare di trovarlo…

Dietro la scrivania!
Procedeva a ritmo forsennato, lasciando uscire un “Ve!” ad ogni firma o timbro che metteva, passando subito al prossimo fascicolo o documento!

“Ehm, Italia, non ti sembra di esagerare?”
“L’efficienza non è mai abbastanza! Ve!”
Germania si strinse nelle spalle, provando a pensare: “Si, beh… Oh, guarda, non è ora di cena?”

Veneziano si fermò col timbro a mezz’aria… Ma poi lo batté!

“Ve! Non si cena finché non si finisce! Prima il dovere e poi il piacere!”

Cielo, rabbrividì Germania, stava peggiorando sempre di più!

Piano B!

“Italia, ho comprato dei cannoli alla tua pasticceria preferita, ma non so se ce la faccio a mangiarli tutti da solo…”

Poté sentire lo stomaco del giovane brontolare festoso! Purtroppo il suo padrone, ancora una volta, si contenne!

“No! Io ora sono diverso, sono una nuova Italia: sono responsabile e lavoro sodo! Ve!”

Si alzò per riporre alcuni fogli su uno scaffale (perdendone alcuni lungo la via), così Ludwig si avvicinò a controllare il suo operato.

“Italia?”
“Si?”

“Hai firmato anche i tuoi fumetti…”

Veneziano arrossì e gli caddero di mano altri fogli che cercò di bloccare a mezz’aria: “N-non hai del lavoro da sbrigare anche tu? Io tantissimo, quindi perché non ci sentiamo domani?”

Germania decise di adottare allora la linea dura: “Finiscila Italia! Lo so che fai tutto questo solo per impressionarmi!”
“Non so di che parli!” fece lui schivo, iniziando a timbrare la parete!

“Io penso che tu abbia lavorato abbastanza per oggi…”
“Indietro!” –fece lui vedendolo avvicinarsi- “Non sono più un codardo inutile!”

Germania si morse un labbro: uno dei modi in cui l’aveva chiamato e che avevano provocato quella spropositata e terribile reazione.

“Non mi interessa se sei così grosso e biondo! Fatti sotto!”

Germania, col cuore stretto dal senso di colpa, non ci vide più: “ITALIA!”
“VEEEE! SCUSAMI! SCUSAMI! SCUSAMI!”

Germania cercò di fermargli le braccia che aveva iniziato a dimenare confusamente per lo spavento; nella piccola colluttazione che seguì, inciampò e cadde insieme ad Italia sul divano, finendo sopra di lui!

“TORNA AD ESSERE COME SEI!” gli urlò!

Italia guardò immobile Ludwig ansante sopra di lui; la paura aveva ora lasciato il posto alla sorpresa.

“Ma… Ma tu avevi detto…”
“Lascia perdere quello che ho detto! Tu… Tu mi piaci! Mi piaci un sacco, ma così come sei!”

“……”
“Ecco… l’ho detto…” –ansimò tra un respiro e l’altro- “Sei un tipo in gamba Italia, anche coi mucchi di difetti che ti ritrovi! Anzi… Io… Io adoro anche i tuoi difetti, dal primo all’ultimo! Li adoro!”

“Anche quando ti salto addosso quando scambio i tuoni per i colpi di cannone?”
“Si! Anche quello! Tutti… Io…”

Non si aspettava la conversazione prendesse una simile piega, né di arrivare ad usare certi toni, ma visto che ormai era arrossito, e che doveva rimediare al suo sbaglio, sarebbe andato fino in fondo!

“Io adoro come sei fatto Italia… E ringrazio il cielo ogni giorno che tu non sei uguale a me ma sei… te…”

E il ragazzotto svampito che aveva cercato di diventare come voleva lui fu felicissimo di poter tornare ad esserlo davvero.

Col suo sguardo trasognato, e il suo sorriso innocente.

“Germania…”

Ludwig sospirò: “Bentornato Italia!”

Feliciano allora fece passare le braccia intorno al suo collo e lo trascinò giù, alzandosi nello stesso tempo, togliendo il fiato al biondo per lo sgomento; la distanza tra loro due era pochissima anche per un paese estroverso e “carnale” come era lui!

“I-Italia…”

Lo vide protendere le labbra, e dovette fare un bel respiro per lasciarsi andare a sua volta, finalmente!

“Anche tu mi piaci un sacco Germania, anche se hai un sacco di difetti anche tu!” rise Feliciano al termine del bacio.

“Chi non ne ha?”

“Allora… che ne dici se andiamo a letto?”

“Ah ah! Si, è stata una dura giornata e ora che la febbre da lavoro ti è passata possiamo finalmente andare a riposarci.”
“Ehm, no, io intendevo… Andare a letto… senza dormire!”

“…………………”

Ludwig prese letteralmente fuoco!

“Eh eh, allora?” chiese solare Italia, mentre l’altro non era ancora tornato lì sulla terra.

“Ehm… Beh…” –si girò, improvvisamente incapace di sostenere i suoi occhietti pucciosi- “Si potrebbe... anche fare…”

“Veeee!”

Germania si alzò in piedi e Italia gli saltò in braccio!

Ludwig aprì la porta della stanza con un calcetto, tirò Veneziano sul letto e vi salì, con un po’ di circospezione.

Feliciano gli scompigliò per gioco i capelli facendogli comparire una frangia disordinata sul davanti! Ludwig allora sorrise indispettito e per vendicarsi iniziò a sbottonargli la camicia e a baciarlo lungo il collo.
“Veeee…” si rilassò Italia continuando a scompigliargli i capelli!

“Umpf!”

 

What a wonderful world this would be!

 

Che mondo magnifico sarebbe!

 

Ma prima o poi il sole sorgerà; e inevitabilmente, il teatrino della politica rialzerà il suo sipario, pronto a proporre al pubblico la stessa ripetitiva e manesca storia, che le nazioni saranno costrette a correre a recitare.

 

Ludwig si svegliò e si ricordò subito di essersi addormentato a casa di Italia. Lo cercò accanto a sé, con un braccio e poi con gli occhi, ma non lo trovò.

Si rimise seduto, ed ecco la porta aprirsi!

“Caffè italiano per colazione!”

“Oh, grazie Italia…” ringraziò con la voce roca da primo mattino.

Veneziano entrò portando su un vassoio una moka, due tazzine e un barattolo di zucchero. Indossava solo una camicia bianca e i boxer.

“Noi italiani lo facciamo bene il caffè, prova!”
“Umpf, voi italiani fate bene qualunque cosa!”

“Veee, dai non esagerare…” si schernì subito porgendogli la tazzina.

Bevve: molto forte e molto buono!

Veneziano si infilò sotto il lenzuolo e si sedette a bere la sua tazzina accanto a lui.

“Che ore sono?”
Veneziano deglutì: “Ehm… Non ti arrabbiare Germania, ma temo faremo tardi al meeting di oggi…”

“Mhmm…”

Germania prese a fissare di sbieco Veneziano che come al solito si intimorì.

“Veee?”

 

Se solo le nazioni fossero in grado di fare quello che realmente vogliono…

 

“Sai una cosa Italia? Oggi non ho voglia di fare le corse, né di andare al meeting!” fece lui, stendendosi di nuovo sul letto.
“Veee! Nemmeno io!”

Veneziano si accoccolò vicino a lui e poggiò la testolina sul suo comodissimo petto.

Germania sbuffò una risata e iniziò a guardare il soffitto, libero da qualunque pensiero brutto o stressante, carezzando distrattamente la testolina di Italia.
“Veeeee!” mugolò lui, come un gatto che fa le fusa!

 

What a wonderful world this would be!

 

 


Scusate la lunghezza, cari lettori ^__^

Spero ce l’abbiate fatta ad arrivare fin qui dopo questa lunga e dolcissima carrellata. Questa è di sicuro la fic con più pairing che abbia mai scritto (15!), alcuni canon e altri crack, alcuni etero ed altri omosessuali, e tutte le scene mi sono piaciute tantissimo, non saprei dire la mia preferita!

Se voi invece ne avete gradita una in particolare, fatemelo sapere con un bel commento!

Spero l’abbiate letta ascoltando anche la canzone, e che il messaggio della storia vi abbia lasciato un segno! ^__^

Alla prossima!

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

  
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