Ciao
a tutti!
Cari lettori, oggi mi piacerebbe che tra di voi ci fosse qualcuno di coloro che
mi conoscono da tempo immemore, di quelli che anni fa lessero le mie prime fic
su manga.it e le mie discussioni sul forum di quel sito, anche se so che è
improbabile.
Per
loro, memori dei miei numerosi interventi anti-yaoi (ero un tantino
intollerante ai miei inizi di fanficciaro) e del fatto che nelle mie fic sono
stati sempre esclusivamente presenti pairing etero, questa storia che vi
apprestate a leggere ha un che di rivoluzionario.
Per
la prima volta, descriverò anche di coppie shonen ai. Credo si debba
ringraziare appunto Hetalia per questo. Certo, l’etero sarà sempre il mio
genere preferito, ma ora chissà che non possa uscirmene in futuro con una fic
tutta shonen ai…
Detto
quel che volevo dire, buon divertimento! E ricordate che questa è una song-fic:
date un ascolto, mentre leggete, alla canzone da me scelta tramite il link che
inserirò!
Buona lettura!
PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
La vita di una nazione,
grande e potente o piccola e pacifica, non è sempre facile.
Anzi, facile non lo è quasi
mai!
Come ci insegna la storia,
essa è una continua altalena dalle stelle alle stalle e dalle stalle alle
stelle, una lotta per conquistarsi più spazio e fama o semplicemente per tirare
a campare in maniera tranquilla.
Ancora oggi, essere una
nazione significa fare i conti con le solite eterne rivalità, i soliti bisticci
con i vicini e pure con i lontani, i soliti capi cretini con le loro pretese
cretine a cui però bisogna obbedire.
Per non parlare poi dei
meeting internazionali…
È lì, in quelle riunioni in
cui si parla tanto e quasi niente cambia davvero che viene fuori la vitaccia
che sopporta quotidianamente un povero paese…
Quel giorno, per esempio, era
in tabellone il solito, chiassoso, imbarazzante siparietto delle due Coree,
lei, il Nord, e lui, il Sud, che di andare d’accordo, pur essendo praticamente fratelli,
non se ne parlava nemmeno. E purtroppo, anche chi non centrava niente doveva
rimanere lì ad assistere, sbuffando o sospirando a seconda che a prevalere fosse
la noia rabbiosa o la noia triste...
“TU
NON DOVRESTI ESISTERE!” sbraitò Sud con tanto impeto da farsi quasi volar via
gli occhiali!
“TU
NON ESISTI!” urlò Nord, scalpitando e facendo svolazzare intorno il lungo
codino “a palline”!
“NO,
TU NON ESISTI!”
“NO, TU!”
“NO,
TU!”
“NO,
TU!”
“NO,
TU!”
E
intanto, alle spalle dei due contendenti, i loro più accaniti sostenitori, come
fossero dei coach, li incitavano!
Da
un parte, Russia, con il suo pacato sorriso di cui nessuno (giustamente) si
fidava…
“Vai così, Nord! Sottomettilo con le tue urla: sarà più facile farlo diventare
tutt’uno con te dopo!”
Dall’altra, America, che agitava i pugni in aria!
“Così
Sud, così! Dagliele! Dagliele! Dagliele!”
Sulla
sedia vicino quella di Alfred, Canada non era certo contento di tutta quella
violenza.
“A-America, scusa, una volta tanto non potresti pronunciarti in favore di una
risoluzione più diplomatica alle controversie? Il tuo prestigio e la tua
immagine ne gioverebbero, ne sono convinto!”
“Forza Sud, scommetterei su di te anche cento hamburger!”
Canada
ebbe la sua solita reazione di “evanescenza da ignoramento protratto” che lo
rese semi-trasparente: “Sigh! Ma perché continuo a provarci? Sigh!”
Inghilterra,
che quel giorno era il presiedere l’assemblea di turno, provò a calmare gli
animi battendo un po’ il martelletto sul tavolo: “Ordine! Per favore, ordine…”
Una parte di lui si chiese che senso aveva provarci dopo già diverse decine di
martellate a vuoto!
Si
era scelto proprio il giorno più stressante per fare il moderatore!
“Insomma!
Voialtri la volete finire? Non siamo qui a perdere tempo!” –si alzò dal suo
posto Italia, anche se è difficile da credere…- “Noi siamo qui per lavorare,
che diamine!”
Germania,
seduto al posto vicino al suo si coprì tristemente mezza faccia con la mano:
dopotutto la colpa era sua… Come per espiare infatti, quel giorno aveva
Veneziano da un lato e Romano dall’altro!
“Maledetto
crucco! Sei sempre tu! Ogni volta che c’è un problema con mio fratello sei tu
il colpevole! Ti detesto!”
“Non l’ho fatto apposta… Mi sono un tantino arrabbiato e sono stato un po’ più
duro del solito con lui, ma non immaginavo questo…”
“Ehi,
voi due Coree! Mi avete sentito o no? Non costringetemi a venire lì perché lo
faccio, eh?” -incalzò Veneziano, brandendo minaccioso una forchetta- “Basta
cincischiare, le riunioni sono importanti!”
“Grrr!
Da quando gli hai detto che doveva cercare di essere più serio mio fratello ora
mi rompe le scatole anche a casa! Non posso più nemmeno farmi il pisolino
pomeridiano perché dice che devo essere più produttivo! Io! Che dormo solo 12
ore al giorno!”
Germania
annuì, sperando così di toglierselo dalle scatole.
“E lo sai che ora non gioca più nemmeno a calcio perché dice che la nostra
economia va a rotoli e non c’è tempo per rilassarsi? È diventato uno sgobbone
irriconoscibile!”
“Sigh, lo so… Però è vero che la vostra economia va a rotoli…”
Romano arrossì: “S-siamo in nuova gestione, t-tra poco ci riprenderemo,
vedrai!”
Germania
guardò l’irriconoscibile Veneziano e si ritrovò a rimpiangere i giorni in cui
lo invitava ai suoi interminabili pranzi che gli sballavano gli orari di lavoro
o quando gli faceva ascoltare le sue nuove canzoni con la chitarra anziché
pensare alle esercitazioni di guerra o a studiare un po’ di economia…
Vide
Veneziano che firmava e guardava carte con aria concentrata: “Lavoro! Lavoro!
Lavoro!”
Ma
di sicuro aveva ben poco chiaro cosa stesse facendo visto che aveva firmato
anche la sua bottiglina d’acqua; l’importante era dimostrarsi cambiato.
“Sigh,
ho creato un mostro…”
C’era
poi chi dei mostri era già prigioniero da un po’…
Finlandia
ovviamente, che un attimo discuteva con Danimarca riguardo le energie pulite,
che a casa di quest’ultimo sembravano funzionare molto bene, e un attimo dopo
vedeva Svezia piazzare prepotentemente la sua sedia tra loro due, come a fare
muro.
Si
era alzato e aveva trascinato il suo posto fin lì solo per quello?
“Ehi,
mica te lo rubo!” si risentì Danimarca.
Finlandia
scosse il capo: “Oh, Svezia, ora non posso più nemmeno parlare con qualcuno che
ti ingelosisci? Accidenti sei… sei… Uff… Lascia stare…
Si
udì un borbottio provenire da Svezia: dal tono poteva darsi volesse esprimere
rammarico per la pessima figura e il broncio che aveva fatto venire alla sua
“mogliettina” Tino, ma difficile a dirlo… Sempre di un borbottio si trattava…
E
a proposito di mostro, dura la vita in
particolare per le nazioni piccoline che purtroppo si ritrovavano a vivere
troppo vicine a nazioni troppo grandi e con qualche risentimento…
“Sigh…
Perché nessuno vuole riconoscermi come stato?” piagnucolò Taiwan, una ragazza
con un vestito rosa di seta e due chignon in testa, vedendo che alla sua lista
solo 24 la consideravano esistere… Gliene mancavano ancora più di un centinaio!
“Fratellone
Cina, almeno tu, ti prego!”
Cina
deglutì: “Scusa, non posso rispondere-aru, ho… Un panda incastrato tra… i miei
ravioli e… Aru!”
Si
alzò di posto e corse a cercarsene un altro meno imbarazzante!
“Uffa!”
“Signor
presidente, propongo si passi al prossimo punto in agenda!” alzò la mano con
vigore Italia, ora che Corea del Sud e Corea del Nord erano tornati a sedersi
per mancanza di fiato, ognuno convinto di aver vinto!
“Va
bene, Italia… Allora… La crisi economica…”
Grecia
si alzò come sentitosi chiamare e cominciò a fissare Germania!
Ludwig
arrossì.
“………”
“E non fare sempre la lumaca! Guarda che ti sbatto fuori!”
“Basta
Italia!” –protestò Inghilterra- “L’unico che può sbattere fuori qualcuno oggi
sono io! Grecia, per favore, dì ciò che hai da dire!”
“SGANCIA
I SOLDI!” disse infine Grecia sbattendo le mani sul tavolo.
Germania
si allentò il colletto della giacca: “Ecco… Non ne ho poi così tanti…”
“BUUUUUUHHH!” fecero in coro diverse altre persone!
“Ehi!
Non sono mica un salvadanaio! Trovateveli da qualche altra parte!”
Svizzera
si sentì pungere: “Tsk! E dove? Dalla Svizzera, vero? Avanti, ditelo! Ditelo
che quando vi servono soldi meno male che c’è quel fesso di Svizzera a cui
potete chiederli! Avanti ditelo che volete i miei soldi!”
“Fratellone, nessuno ha detto nulla del genere.” lo carezzò sul cappellino
bianco la piccola Lily.
In
breve scoppiò nuovamente un chiasso da mal di testa.
“Sigh…”
Francia, seduto di fianco ad Inghilterra, avvolto da luccichini, lo guardò
punzecchiante: “Umpf, mon ami, ti vedo in difficoltà! Non sei proprio tagliato
per fare il presidente, eh?”
“Oh, bloody...” –si contenne- “Ci mancavi solo tu!”
“Ovviamente
potrei mettere tutti a tacere col mio charme innato… Ma non credo lo farò,
preferisco vederti annaspare!”
“Ok, allora passerò al prossimo punto… Francia le prende!”
E
gli mollò in testa un colpo coi fogli d’appunti arrotolati!
“Ahia!
Mostro con le sopracciglia!”
“Insopportabile
damerino!”
“Va
a fare baciamano alla regina, hooligan!”
“Va a fare l’occhiolino al gay pride, mangialumache!”
Ora
che anche il moderatore aveva perso la sua moderazione, la riunione era
divenuta il più totale caos, in cui le urla di Italia affinché ci si mettesse a
lavorare e le minacce di punzecchiare tutti con una forchetta non facevano
altro che perdersi nel casino e contribuire ad esso!
E
allora ecco Nord e Sud che ricominciavano, ecco Cuba che tirava palle di carta
ad America, e Canada tanto ignorato che sperava di riceverne anche lui da
qualcuno (se solo avesse avuto un nemico giurato anche lui…), ecco Taiwan che
pregava Cina di riconoscerla mentre questo fuggiva qui e là e pure sotto il
tavolo circolare, ecco Polonia che prendeva in giro le altre nazioni d’Europa
più in crisi, ecco Ucraina che pregava il fratellone Russia di darle un altro
prestito, ecco Romano che non riusciva ad avvicinarsi a Belgio perché quel
dannato di Olanda lo puntava come un faro, ecco Turchia e Grecia che litigavano
su Cipro un’altra volta, ecco il povero timido Giappone che si rannicchiava
sulla sua sedia, imbarazzato da tutta quella calca in cui un tipo come lui non
riusciva a sopravvivere, ecco Argentina che urlava ad Inghilterra di
restituirgli le Falkland, ed ecco Inghilterra che non poteva sentirlo perché
lui e Francia si stavano mollando pizzichi e tirandosi i vestiti!
Dopo
avergli strappato qualche pelo dalla barbetta e avergli mollato un pugno sulla
testa, Arthur riuscì a tornare in possesso del proprio martellino e si alzò in
piedi.
“Ehm,
ragazzi, visto che oggi proprio non si riesce a venirne a capo, dichiaro chiusa
la seduta!”
“Ah
ah, succede solo quando sei tu a fare il presidente!”
“Non ti sopporto, Francia!”
Batté
il martello (sulla testa di Francis…) e tutti furono contentissimi di alzarsi…
Quel
giorno i sospiri di spossatezza e abbattimento furono più numerosi e lunghi del
solito… Pure la loro uscita dalla sala dovette essere accompagnata dalle due
Coree che bisticciavano!
“Sei
un porco capitalista!” accusò Nord.
“Piagnona!
Piagnona! Ti muore il capo e piangi come una femminuccia!” la sberleffò Sud!
“Sniff…
N-non è vero! Grrr! Un giorno sarai tutt’uno con me!”
“No, tu sarai tutt’uno con me!”
“No, tu!”
“No,
tu!”
“NO,
TU!”
“NO, TU!”
“Mhmmmmm…”
–sorrise sognante Russia- “Far diventare qualcuno tutt’uno con te…” e prese a
sbavare, quasi come fosse quel tipo giallo in quel cartone animato che guardava
sempre Alfred…
Lettonia, terrorizzato, si nascose dietro Estonia, cedendo il passo alle altre
nazioni per evitare di passargli troppo vicino in quel momento!
“Forza
Romano, adesso andiamo a casa e ci studiamo 1000 pagine di marketing! Così ci
rilanceremo!”
“Sigh! Ma perché? Lascia che ci pensi il nuovo capo!”
“Non fare lo sfaticato, fratellone! Lavoro! Lavoro! Lavoro!”
“Grrr! Ti ammazzo, brutto crucco!”
“Sigh…
Ora è talmente sgobbone che non sorride più…” era una cosa brutta da notare
quando, come Ludwig, si è abituati ad avere Veneziano, il vero Veneziano,
spesso tra i piedi… Se solo non fosse stato così arrabbiato quella volta,
quando gliene aveva dette quattro sulla sua incapacità…
Inghilterra
aspettò sulla porta che uscissero tutti gli altri prima di chiudere.
“Avanti,
Grecia, che siamo tutti stanchi su!”
“Mhm…” annuì lui raccogliendo il gatto che aveva nascosto sotto il tavolo e
uscendo a passo di lumaca!
“Sigh!
Ehi, Francia, puoi tenere un attimo la porta?”
“Si, che devi fare?”
“Andarmene,
ciao ciao!”
“EHI!”
Francia
osservò Grecia, praticamente un film al rallentatore…
“Parbleu!
Maledetto Inghilterra!”
Arthur
uscì dal Palazzo di Vetro e…
<<
KA-BOOOM! >>
Un
tuono! E poi la pioggia subito dopo…
“……
Che giornataccia…”
Quale giornata, per una
nazione, non rischia di diventare una giornataccia, in un mondo incasinato come
il nostro?
Sospirò,
tirò fuori il Times dalla borsa e se lo mise in testa per correre alla
macchina.
La politica è una brutta
bestia, incoraggia, illude, inganna, aizza, unisce, separa, e dirige la vita
delle povere nazioni.
Da secoli ormai vanno avanti
in un carosello di vittorie, sconfitte, lotte per prevalere o anche solo per
sopravvivere, alleati da non scomodare, rivali contro cui non perdere…
La loro esistenza è un
continuo riunirsi senza decidere pressoché niente, bisticciare e litigare con
le altre, sottostare agli ordini idioti di capi idioti…
Alcune di loro pagano ancora
oggi di errori vecchi di decenni o pure più…
“Adesso
vado da Sud e gliene dico quattro!”
Non è per niente una vita
facile.
“Come
vorrei che Nord fosse qui: la strozzerei!”
Ma quando scende la sera…
“SUD!
ESCI FUORI SEI HAI CORAGGIO!”
Di
sicuro si era precipitata da lui a quell’ora per fargli ancora più dispetto.
Lui però fu ben contento di rimandare il sonno per un po’!
Si
affacciò alla finestra: “Eccome se ne ho il coraggio! Aspettami che arrivo!”
Quando la politica a fine
giornata si mette finalmente da parte…
Sud
aprì la porta e vide Nord in fondo al vialetto di casa sua: “Grrr!”
“Umpf!”
Quando i capi vanno a dormire…
“Ora
siamo soli io e te! Preparati che te la faccio pagare per oggi!” avanzò
sbattendo i piedi Nord, mentre Sud la attendeva a petto provocantemente aperto!
“Beh,
che aspetti allora? Sei solo chiacchiere!”
“Porco capitalista!”
“Nanetta comunista!”
Quando nessun altro vede…
Si
fissarono truci, sfidandosi l’un l’altro a fare la prima mossa…
Si
fissarono anche troppo vista l’apparente impazienza…
E sono libere di essere come
sono e fare ciò che realmente vogliono…
Sud
e Nord si guardarono intorno, facendo molto attenzione che nel buio oltre le
lanterne non ci fosse nessun altro nei paraggi.
Come diventa il mondo?
“SUD!”
“NORD!”
Le
si lanciò tra le braccia e la strinse a sé. Il cappello con la stella rossa le
era caduto lì a terra sul selciato.
“Sigh!
Mi dispiace! Io non volevo dire tutte quelle brutte cose!” –giurò lei, sparendo
col viso nel suo petto- “La colpa è tutta dei miei capi che vogliono che ti
odi! Non li sopporto! Li detesto! Li…”
“Ehi, ehi, calmati! Lo so che non è vero… Anch’io sono costretto alla tua
stessa recita…” unendo parole gentili e carezze, la sentì calmarsi e rilassare
la presa intorno la sua vita.
“Noi…
saremo sempre una cosa sola, vero?” chiese guardandolo con gli occhi umidi.
“Sempre
una cosa sola.”
“Eh
eh!”
Nord
si alzò in punta di piedi e lo baciò.
Se le nazioni fossero libere
di fare come gli pare, la storia non sarebbe un lungo film di guerra.
Lo
baciò ancora. E ancora. E ancora, ancora, ancora, andando ben oltre le labbra!
“N-Nord,
non sarebbe meglio entrare prima in casa?” chiese Sud dopo essersi ripreso
indietro la lingua!
“Ops! Eh eh eh,
vero…”
I
due controllarono ancora, ciascuno in una direzione…
Piuttosto un film a luci
rosse, non credete?
Poi
Sud si caricò tra le braccia Nord, le restituì la lingua mentre lei gli dava la
sua, e rientrò in casa chiudendo la porta col piede!
http://www.youtube.com/watch?v=ykudX33gjiw&NR=1&feature=endscreen
(Sam Cooke – “What
a wonderful world this would be”)
Don't know much about history
Don't know much biology
“Grazie
per avermi riaccompagnata a casa, fratellone.”
“Beh,
ecco… Non potevo lasciarti a piedi-aru…”
I
due normalmente facevano la stessa strada per tornare a casa dalle riunioni, ma
quel giorno lei aveva mancato per un soffio il traghetto, e Cina,
inaspettatamente si era offerto di portarla lei con la sua giunca; non solo,
visto l’orario, l’aveva anche scortata fino all’uscio di casa. Taiwan l’aveva
ricompensato sorridendogli tutto il tempo!
Quando
Taiwan aprì la porta, Cina sembrò tornare a respirare dopo un sacco di tempo,
come per qualche motivo non vedesse l’ora di lasciarsi alle spalle
quell’insolito atto di gentilezza: “Ehm, allora direi che io…”
“Cina…”
“Ehm,
si?”
“Non è che vorresti… entrare da me… per un tè?”
Cina,
che era ben più anziano di lei, sapeva benissimo che non era esattamente l’ora
adatta ad un tè, e che a volte, quando una ragazza ti invita ad entrare da lei,
di sera, con quell’espressione, può significare una certa cosetta…
“Ehm…
Va bene-aru…”
“Eh eh, prego…”
Bastava
accettare per scoprirlo, no?
Don't know much about a science book
Don't know much about the French I took
Canada
stava coccolando un po’ il proprio orso, scoraggiato come sempre dalla magra,
per non dire inesistente figura fatta al meeting di quel giorno.
Perché
continuare a provare quando era chiaro che a nessuno fregava della sua
esistenza? Se non altro aveva ancora un bel camino acceso, un divano per
sedercisi davanti e un orsetto morbido per alleviare il proprio sconforto: fin
quando non sarebbero venuti a prendergli la casa credendola abbandonata poteva
ancora dirsi fortunato…
“Sigh…”
<<
Toc! Toc! >>
“La
mia immaginazione…”
<<
Toc! Toc! Toc! >>
Qualcuno
stava bussando?! Assurdo, ma in senso positivo! Tirò l’orso in malo modo (che a
momenti rischiò di finire nel camino!), si riaggiustò il maglione di lana e
corse alla porta.
“Ciao, Canada! Si può?” esordì il raggiante America, entrando senza nemmeno
aspettare la sua risposta.
“Prego…”
fece lui imbambolato ancora sull’uscio.
Tornò
in salotto e vide che si era spaparanzato sul divano, con una bottiglia in
mano: da dove l’aveva presa? In realtà l’aveva portata lui, ma sulla porta non
ci aveva fatto caso.
“America…
che ci fai qui?”
“Francia
tempo fa mi ha regalato una bottiglia di champagne e mi andava di berla con
qualcuno.”
“……… Mi stai prendendo in giro. Sono su una candid camera, giusto?”
“Siediti!”
rise per tutta risposta America, facendo “pat pat” sul divano.
Canada
gli si sedette accanto e America gli riempì un calice (quello si, fregato da
casa sua). America lo bevve in un lampo e iniziò subito a manifestare il
proprio gradimento con vivaci discorsi; Canada, ancora scombussolato, restava
silenzioso a guardare le bollicine salire.
Avvicinò
il bicchiere alla bocca…
“Ci
tenevo a farti sapere che per me esisti.”
Canada
inghiottì lo champagne in un solo sorso. Si girò verso America che gli si
avvicinò.
“Non è vero che sei invisibile a tutti. Mi conosci, non faccio caso a
moltissime cose, ma… io so che sei un grande, Canada, e mi piace averti come
vicino.”
Canada
serrò le labbra. America si aspettava di vederlo piagnucolare, tutto commosso,
invece lo sorprese, stendendosi sul divano e poggiando la testa bionda sulle
sue gambe.
Alfred
rise e lo carezzò tra i capelli.
Com’era
bello essere lui l’”orsetto” da coccolare una volta tanto. Alfred bevve un
altro sorso e tornò a carezzare quei capelli chiari e quel visino tutto
contento e caldo, per il caminetto, e per qualcos’altro…
But I do know that I love you
And I know that if you love me too
Francia
era già a letto, disteso sul fianco, appoggiato a un gomito, con una rosa in
bocca e il lenzuolo molto in basso, a coprire solo il necessario… Sembrava un
modello in attesa dell’artista!
Arthur
non aveva la minima intenzione di ritrarlo, anzi, mentre finiva di svestirsi,
lo fissava come l’ultimo degli “asshole”, per dirla alla maniera di casa sua.
Si
infilò sotto il lenzuolo e subito Francia si tirò su e prese a guardarlo dall’alto
in maniera seducente.
Inghilterra
gli strappò la rosa di bocca e la tirò via. Francis si scusò con una risata,
poi avvicinò il viso al suo.
“Dillo…”
“……”
“Lo sai cosa voglio sentirti dire, mon amour…”
Inghilterra
arrossì e si girò: “Non è… Non è vero che non ti sopporto, Francia.”
“Tres
bien! E non è vero che non ti sopporto, Inghilterra!” gli sussurrò dolcemente
in un orecchio.
Quanto
lo odiava quando voleva fare il seducente. L’unico metodo per tappargli la
bocca era dare il via alle danze, si disse.
Si
sollevò e si avventò sulle sue labbra. Sorpreso giusto il primo attimo, Francis
iniziò subito a rispondere ai suoi baci e a carezzargli la schiena.
“Magnifique…”
“Yeah…”
What a wonderful world this would be!
Finlandia
vide la figura imponente di Svezia muoversi nel buio della stanza (a luce
accesa erano entrambi troppo imbarazzati…), e lentamente infilarsi sotto il
lenzuolo dove già si trovava lui, ad attenderlo, steso sulla schiena.
Svezia
si mise a quattro zampe su di lui, tolse gli occhiali e prese a fissarlo con
quella sua solita espressione marmorea, imperscrutabile. Ma il suo viso era
così acceso dall’emozione del momento che sembrava splendere al buio!
“Mhmm…”
mugugnò, scostando lo sguardo, come imbarazzato.
Tino,
arrivato ormai a comprendere abbastanza bene il suo strano “linguaggio”, capì
che stava cercando di dire qualcosa di difficile, doppiamente difficile per uno
che già di suo parla così poco.
Ma
sapeva che valeva la pena di aspettare…
“Ti…
Ti amo…” gli disse, girandosi subito dopo! Com’era buffo!
Sapeva
che valeva la pena di aspettare perché, ogni volta che erano a letto, quel poco
che diceva Svezia bastava a riempirgli il cuore.
Tino
ridacchiò e prese il suo viso tra le mani: “Anche tua moglie ti ama…”
Svezia
deglutì e si abbassò su di lui.
“Ti
amo… Ti amo…” ripeté ancora, baciandolo vicino l’orecchio. Da quel momento
tornò silenzioso.
L’importante
per Tino però era la qualità, non la quantità!
Don't know much about geography
Don't know much trigonometry
Lituania
aveva ancora i pantaloni indosso ed aspettava Polonia semidisteso sul letto di
lui, guardandosi le punte dei piedi.
Poi
la porta della stanza si aprì, e Polonia, coi capelli aggiustati da due
fiocchi, uno bianco e uno rosso, entrò sfoggiando qualche tocco di trucco sulle
guance e un lungo vestito da donna che lasciava le spalle e la parte alta del
petto allo scoperto.
Si
sedette vicino a lui, in modo altrettanto femminile.
“Ti…
ti piaccio?”
Lituania
si inumidì le labbra per ritrovare la parola: “Sei… Sei bellissimo… Cioè,
bellissima, ehm…”
Polonia rise e lo trasse d’impiccio con una spintarella. Costrettolo a stare
disteso, strisciò su di lui, sciolse il fiocco rosso che aveva nei capelli e
cominciò a usarlo per solleticare sensualmente il collo del paese baltico.
“Grazie…
Anche tu non sei male, sai?”
Lituania
restò fermo a lasciarsi sbaciucchiare sul collo, finché Polonia non rialzò la
testa come indispettita: “Ehi, non è l’uomo che conduce di solito? Vuoi far
fare tutto a me?”
“Eh
eh, se la metti così…”
Invertirono
le posizioni e Lituania contrattaccò su tre fronti, sciogliendogli
(sciogliendole?) il secondo fiocco coi denti, carezzandole una spalla con una
mano e con l’altra scendendo… sotto la gonna…
“E
bravo il nostro ometto…” balbettò Polonia godendosi un piacevole brivido lungo
il corpo, primo di una lunga, bellissima serie.
Don't know much
about algebra
Don't know what a slide rule is for
Un po’ più ad est, in un’altra camera da letto, Russia era invece
tutto solo e già nel mondo dei sogni. Riguardo il primo punto però, Ivan aveva
fatto male i calcoli, non contemplando una certa insistente sorella…
Non appena riaprì gli occhi pesti, anche mezzo-frastornato dal
sonno, riuscì a intuire subito la natura di quella gobba sotto il piumone che
si muoveva verso di lui.
“Bielorussia…”
La testolina della ragazza, e poi i suoi begli occhi blu, uscirono
fuori dalla coperta: gli aveva strisciato addosso fino ad avere le mani
appoggiate al suo petto e la faccia a un palmo dalla sua!
Russia restò fermo, come davanti a una tigre famelica che l’aveva
scelto come preda e aspettasse solo il momento adatto per attaccare. La
tigrotta, poté notare, era venuta ad attaccarlo in intimo nero di pizzo…
Bielorussia strizzò gli occhi contro di lui e poi si girò,
mettendo il broncio.
“Uh?” fece Ivan.
“Vuoi chiedermi di andare via come al solito, vero?”
“……”
Prese il suo volto con una mano e la costrinse a girarsi per farle
vedere un sorriso diverso dal suo solito (e non solo per gli occhi pesti
anziché sbarrati e spiritati!)…
“No… Stavolta non credo…”
Bielorussia restò paralizzata dall’incredulità per un po’. Poi
baciò velocemente sulle labbra il “fratellone” e scivolò giù, sparendo di nuovo
sotto le coltri, per andarlo a baciare… un po’ più in basso…
“Mhmmm… Daaaa…” mormorò Russia rilassando la testa sul cuscino!
But I do know that
one and one is two
And if this one could be with you
What a wonderful world this would be
Anche
Estonia in quel momento si svegliò sentendo di non essere solo nel letto…
Spaventato, accese di fretta l’abat-jour e si ritrovò di fronte…
“AAAAAHHH!”
Lettonia… Una volta vistolo meglio lo spaventò passò subito.
Estonia
si batté una mano in faccia: “Hai di nuovo sognato Russia che ti fa diventare
tutt’uno con lui, vero?”
Lettonia
fece di si con la testa.
“Sigh…
E va bene, puoi restare…”
Lettonia
lo ringraziò, ed Estonia, sbuffando spense l’abat-jour.
“……”
Sperando
stesse già dormendo, il padrone di casa si avvicinò all’intruso e lo strinse a
sé, come fosse un bambolotto da difendere. Lettonia invece era ancora sveglio; senza
più tremare, si rannicchiò tra le sua braccia, contento e protetto.
Now I don't claim
to be an "A" student
But I'm trying to be
So maybe by being an "A" student baby
I can win your love for me
Belgio
invece era ancora sveglia, sveglia e sola. Domandandosi se lui sarebbe mai
venuto a restituirle un po’ di gioia in quella giornata così dura e uggiosa.
Sentì
il campanello suonare e si precipitò alla porta, senza nemmeno pensare di
riaggiustarsi un pochino. Sperando soltanto fosse davvero lui.
“Ciao.”
disse Romano.
Come
adorava il suono di quella parola italiana con la “C” quando la diceva lui!
“WHOA!”
Lo
afferrò per la cravatta e lo tirò dentro! Romano ebbe appena il tempo di
portarsi dietro il pomello per chiudere la porta che Belgio lo stava già
baciando con dirompente passione, “mediterranea” avrebbe osato dire. L’italiano
cominciò ad imitarla, baciando, carezzando, palpando, e camminando e roteando
inconsapevolmente verso la camera da letto…
“Belgio,
è sicuro che tuo fratello non…”
“Eh
eh, rilassati!” –fece lei attorcigliandosi una ciocca dei suoi capelli scuri
introno un dito- “Anche lui aveva qualcuno da andare a trovare stasera…”
“Grande!”
Rassicurato,
Romano afferrò Belgio, la sollevò con le braccia sotto il suo sedere e senza
più scollarsi dalla sua bocca imboccò di gran carriera la strada che già conosceva…
Don't know much about history
Don't know much biology
Don't know much about a science book
Don't know much about the french I took
La ragazza dalla pelle
ambrata e dal lungo abito di seta bianco e arancione spazzava il pavimento
immersa nei rilassanti rumori della sera che provenivano dalle finestre tutte
spalancate per far prendere alla casa un po’ d’aria. Stanca, si passò una mano
sulla fronte, concedendosi un attimo per guardare le lucciole del giardino, le
risaie a gradoni in lontananza, e le selvagge jungle dietro di loro.
Il
cuore le saltò in gola quando sentì la chiave girare nella serratura. A parte
lei, c’era un’unica persona che aveva le chiavi di casa sua!
“Anf…
Anf… Indonesia…”
“Padrone
Olanda!”
Posò
la scopa e corse preoccupata verso l’uomo, tutto trafelato, come fosse arrivato
di corsa fin lì dall’Europa!
“Padrone
Olanda, che cosa…”
“No!”
Le
afferrò una mano e la fissò nei suoi occhi scuri: “Niente “padrone” stavolta…”
Indonesia
era molto più bassa di lui, ma il suo capo non era mai stato così incollato a
lei che si sentì ancora più piccina del solito.
“Ma… Cosa…”
“Io…”
–riprese ancora un po’ di fiato- “Avrei dovuto dirtelo prima. Ti amo!”
“!!!”
“Scusami
se ho fatto tardi.” La pregò prendendole il viso tra le mani.
“Pa-padrone…”
“Alt!”
“…
Olanda!” si corresse.
Non
sapeva se fosse un sogno o meno, ma meglio viverlo prima che sparisse.
Saltò
per cingergli le braccia intorno il collo: il muscoloso europeo la sostenne
come fosse una piuma, e lei restò coi piedi sospesi per aria!
“Olanda!”
ripetè lei piangendo.
“Ti
amo!” ripetè lui abbracciandola più forte.
But I do know that I love you
Passando
nuovamente dai salotti alle camere da letto, in un’altra, con tende bianche
svolazzanti intorno un finestrone affacciato su un bellissimo mare rilucente di
luna e stelle, troviamo il lentissimo Grecia e l’impacciatissimo Giappone
finalmente faccia a faccia e senza vestiti!
Giappone
ansimava, mentre Herakles si allontanava dai suoi capezzoli, con cui aveva
giocato con la lingua fino a un secondo prima. Kiku lo osservò togliersi gli
slip e poi tornare sopra di lui.
Grecia
gli scompigliò amorevolmente la frangia.
Giappone
si irrigidì: “Grecia… è la prima volta per me… Potresti…”
Lo
stoppò: “Tranquillo: vorrà dire che farò… piano…”
“……”
“……”
“… Umpf!”
“Eh eh eh!”
“Ah ah ah!”
E
come altro poteva mai fare lui?
Risero
insieme, e Giappone non era più il ciocco di legno che era stato fino a quel
momento. Addirittura, rincuorato da quel momento tanto sciocco, prese lui
un’iniziativa, incrociando le mani dietro il collo di Grecia e spingendo giù,
verso di sé.
Con
la paura sparita del tutto, Kiku gli disse con un bacio che potevano
continuare!
And I know that if you love me too
What a wonderful world this would be!
Ma
la serata è troppo perfetta; non può mica andare bene proprio a tutti. C’è
anche chi non è né in un soggiorno né in una camera da letto, ma per strada, su
una panchina a guardare il vuoto tutto solo.
“Sigh…
Romano…”
L’aveva
visto correre in direzione della casa di Belgio e tanto era bastato perché il
buonumore di Spagna sparisse per non tornare più. Ora era felice con lei, e lui
lì, con un pugno di mosche… E lui che ancora si illudeva; che stupido Antonio,
si diceva, che stupido!
“Sigh…
Grecia…”
Non gli andava giù di dover essere geloso, ma da quando Grecia aveva rifiutato
il suo invito per un kebab perché doveva già “vedersi con Giappone”, non aveva
fatto altro che vagabondare per di lì con l’umore nero come la pece… Del resto,
come poteva sperare lo preferisse a quell’occhi a mandorla dopo tutti i loro
screzi passati e presenti? Che stupido!
Spagna
e Turchia si resero conto l’uno dell’altro: casualmente, si erano seduti su due
panchine vicine, illuminate dallo stesso palo della luce.
“……”
“Ehm…”
–abbozzò Turchia- “Se non hai niente da fare non è che… mi faresti compagnia
per un kebab?”
“Ecco…
In effetti… Non ho niente da fare… e nessuno da vedere, quindi…”
“Nemmeno
io… Bene, ehm…”
Turchia
si alzò, aspettò che Spagna lo raggiungesse e fece strada.
A
volte può anche essere bello avere qualcuno in grado di capirti con cui
chiacchierare.
But I do know that I love you
Ucraina,
che non aveva voglia di passare la serata tutta sola a casa dopo il rifiuto di
Bielorussia di farle un po’ di compagnia, si era fermata lungo la via in un pub
del nord Europa. Non conosceva nessuno, ma almeno c’era un po’ di gente
intorno…
Russia
le aveva concesso un altro prestito, ma non poteva certo scialare coi soldi
altrui, quindi si era ordinata solo un panino e un po’ d’acqua.
Alzò
la mano per chiedere il conto quando due boccali di birra si poggiarono sul suo
tavolo.
“Non
si dovrebbe cenare da soli.” -disse Danimarca con un sorriso incoraggiante-
“Permette?”
“P-prego…”
Il
nordico si sedette e alzò il bicchiere. Ucraina sorrise e brindò.
A
volte può anche essere bello avere una compagnia inaspettata, anche un semplice
conoscente.
And I know that if you love me too
Austria
era stanco, ma non sarebbe andato a letto se prima non avesse finito quella
composizione. Batté alcune note sui tasti del suo pianoforte e annotò sullo
spartito.
Quando
l’ispirazione chiamava, non riusciva mai a resisterle; e poi lui era uno che i
lavori li portava sempre a termine.
Si
tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi.
“Signor
Austria…”
Inforcò
gli occhiali e si girò…
Sull’uscio
della porta dello studio, appoggiata con una mano in modo molto sexy, era
apparsa Ungheria…
Ungheria
in negligé! La biancheria verde scuro era in bella mostra, così come tutte le
sue deliziose curvettine.
“Signor
Austria, non è che la nuova sinfonia può aspettare… diciamo fino a… domattina?”
domandò Elizaveta poggiandosi l’indice sulle labbra e facendogli degli occhioni
dolci che gli mandarono in frantumi gli occhiali!
“Allora…
Signor Austria?”
“……”
Austria
posò la penna, si alzò di botto, la baciò, la sollevò e la portò in camera sua!
Roderich,
lasciandosi dietro una scia di cuoricini, richiuse la porta dietro di sé e…
“CHE
CI FA QUI PRUSSIA?!?!?”
“CHE
CI FA QUI AUSTRIA?!?!?”
“Mai
sentito parlare di “menage a trois”? Ih ih ih!”
“Ma…”
Si
udì il fievole suono del negligé e dell’intimo di Elizaveta che cadevano per
terra…
“……
Beh, se a te va bene…”
“……
Beh, se va bene a lui…”
“Ih ih ih!”
What a wonderful world this would be!
Germania,
quando riceveva una missione da compiere, la portava a termine a costo di
trascurare tutto il resto; e in quel momento non c’era missione più urgente che
far tornare Italia com’era prima! Così, quella sera era andato a casa sua,
trovandolo dove mai un tempo poteva neanche lontanamente sperare di trovarlo…
Dietro
la scrivania!
Procedeva a ritmo forsennato, lasciando uscire un “Ve!” ad ogni firma o timbro
che metteva, passando subito al prossimo fascicolo o documento!
“Ehm,
Italia, non ti sembra di esagerare?”
“L’efficienza non è mai abbastanza! Ve!”
Germania si strinse nelle spalle, provando a pensare: “Si, beh… Oh, guarda, non
è ora di cena?”
Veneziano
si fermò col timbro a mezz’aria… Ma poi lo batté!
“Ve!
Non si cena finché non si finisce! Prima il dovere e poi il piacere!”
Cielo,
rabbrividì Germania, stava peggiorando sempre di più!
Piano
B!
“Italia,
ho comprato dei cannoli alla tua pasticceria preferita, ma non so se ce la
faccio a mangiarli tutti da solo…”
Poté
sentire lo stomaco del giovane brontolare festoso! Purtroppo il suo padrone,
ancora una volta, si contenne!
“No!
Io ora sono diverso, sono una nuova Italia: sono responsabile e lavoro sodo!
Ve!”
Si
alzò per riporre alcuni fogli su uno scaffale (perdendone alcuni lungo la via),
così Ludwig si avvicinò a controllare il suo operato.
“Italia?”
“Si?”
“Hai
firmato anche i tuoi fumetti…”
Veneziano
arrossì e gli caddero di mano altri fogli che cercò di bloccare a mezz’aria:
“N-non hai del lavoro da sbrigare anche tu? Io tantissimo, quindi perché non ci
sentiamo domani?”
Germania
decise di adottare allora la linea dura: “Finiscila Italia! Lo so che fai tutto
questo solo per impressionarmi!”
“Non so di che parli!” fece lui schivo, iniziando a timbrare la parete!
“Io
penso che tu abbia lavorato abbastanza per oggi…”
“Indietro!” –fece lui vedendolo avvicinarsi- “Non sono più un codardo inutile!”
Germania
si morse un labbro: uno dei modi in cui l’aveva chiamato e che avevano
provocato quella spropositata e terribile reazione.
“Non
mi interessa se sei così grosso e biondo! Fatti sotto!”
Germania,
col cuore stretto dal senso di colpa, non ci vide più: “ITALIA!”
“VEEEE! SCUSAMI! SCUSAMI! SCUSAMI!”
Germania
cercò di fermargli le braccia che aveva iniziato a dimenare confusamente per lo
spavento; nella piccola colluttazione che seguì, inciampò e cadde insieme ad
Italia sul divano, finendo sopra di lui!
“TORNA
AD ESSERE COME SEI!” gli urlò!
Italia
guardò immobile Ludwig ansante sopra di lui; la paura aveva ora lasciato il
posto alla sorpresa.
“Ma…
Ma tu avevi detto…”
“Lascia perdere quello che ho detto! Tu… Tu mi piaci! Mi piaci un sacco, ma
così come sei!”
“……”
“Ecco… l’ho detto…”
–ansimò tra un respiro e l’altro- “Sei un tipo
in gamba
Italia, anche coi mucchi di difetti che ti ritrovi! Anzi…
Io… Io adoro anche i
tuoi difetti, dal primo all’ultimo! Li adoro!”
“Anche
quando ti salto addosso quando scambio i tuoni per i colpi di cannone?”
“Si! Anche quello! Tutti… Io…”
Non
si aspettava la conversazione prendesse una simile piega, né di arrivare ad
usare certi toni, ma visto che ormai era arrossito, e che doveva rimediare al
suo sbaglio, sarebbe andato fino in fondo!
“Io
adoro come sei fatto Italia… E ringrazio il cielo ogni giorno che tu non sei
uguale a me ma sei… te…”
E
il ragazzotto svampito che aveva cercato di diventare come voleva lui fu
felicissimo di poter tornare ad esserlo davvero.
Col
suo sguardo trasognato, e il suo sorriso innocente.
“Germania…”
Ludwig
sospirò: “Bentornato Italia!”
Feliciano
allora fece passare le braccia intorno al suo collo e lo trascinò giù,
alzandosi nello stesso tempo, togliendo il fiato al biondo per lo sgomento; la
distanza tra loro due era pochissima anche per un paese estroverso e “carnale”
come era lui!
“I-Italia…”
Lo
vide protendere le labbra, e dovette fare un bel respiro per lasciarsi andare a
sua volta, finalmente!
“Anche
tu mi piaci un sacco Germania, anche se hai un sacco di difetti anche tu!” rise
Feliciano al termine del bacio.
“Chi
non ne ha?”
“Allora…
che ne dici se andiamo a letto?”
“Ah
ah! Si, è stata una dura giornata e ora che la febbre da lavoro ti è passata
possiamo finalmente andare a riposarci.”
“Ehm, no, io intendevo… Andare a letto… senza dormire!”
“…………………”
Ludwig
prese letteralmente fuoco!
“Eh
eh, allora?” chiese solare Italia, mentre l’altro non era ancora tornato lì
sulla terra.
“Ehm…
Beh…” –si girò, improvvisamente incapace di sostenere i suoi occhietti
pucciosi- “Si potrebbe... anche fare…”
“Veeee!”
Germania
si alzò in piedi e Italia gli saltò in braccio!
Ludwig
aprì la porta della stanza con un calcetto, tirò Veneziano sul letto e vi salì,
con un po’ di circospezione.
Feliciano
gli scompigliò per gioco i capelli facendogli comparire una frangia disordinata
sul davanti! Ludwig allora sorrise indispettito e per vendicarsi iniziò a
sbottonargli la camicia e a baciarlo lungo il collo.
“Veeee…” si rilassò Italia continuando a scompigliargli i capelli!
“Umpf!”
What a wonderful world this would be!
Che mondo magnifico sarebbe!
Ma prima o poi il sole
sorgerà; e inevitabilmente, il teatrino della politica rialzerà il suo sipario,
pronto a proporre al pubblico la stessa ripetitiva e manesca storia, che le
nazioni saranno costrette a correre a recitare.
Ludwig
si svegliò e si ricordò subito di essersi addormentato a casa di Italia. Lo
cercò accanto a sé, con un braccio e poi con gli occhi, ma non lo trovò.
Si
rimise seduto, ed ecco la porta aprirsi!
“Caffè
italiano per colazione!”
“Oh,
grazie Italia…” ringraziò con la voce roca da primo mattino.
Veneziano
entrò portando su un vassoio una moka, due tazzine e un barattolo di zucchero.
Indossava solo una camicia bianca e i boxer.
“Noi
italiani lo facciamo bene il caffè, prova!”
“Umpf, voi italiani fate bene qualunque cosa!”
“Veee,
dai non esagerare…” si schernì subito porgendogli la tazzina.
Bevve:
molto forte e molto buono!
Veneziano
si infilò sotto il lenzuolo e si sedette a bere la sua tazzina accanto a lui.
“Che
ore sono?”
Veneziano deglutì: “Ehm… Non ti arrabbiare Germania, ma temo faremo tardi al
meeting di oggi…”
“Mhmm…”
Germania
prese a fissare di sbieco Veneziano che come al solito si intimorì.
“Veee?”
Se solo le nazioni fossero in
grado di fare quello che realmente vogliono…
“Sai
una cosa Italia? Oggi non ho voglia di fare le corse, né di andare al meeting!”
fece lui, stendendosi di nuovo sul letto.
“Veee! Nemmeno io!”
Veneziano
si accoccolò vicino a lui e poggiò la testolina sul suo comodissimo petto.
Germania
sbuffò una risata e iniziò a guardare il soffitto, libero da qualunque pensiero
brutto o stressante, carezzando distrattamente la testolina di Italia.
“Veeeee!” mugolò lui, come un gatto che fa le fusa!
What a wonderful world this would be!
Scusate la
lunghezza, cari lettori ^__^
Spero ce l’abbiate fatta ad
arrivare fin qui dopo questa lunga e dolcissima carrellata. Questa è di sicuro
la fic con più pairing che abbia mai scritto (15!), alcuni canon e altri crack,
alcuni etero ed altri omosessuali, e tutte le scene mi sono piaciute
tantissimo, non saprei dire la mia preferita!
Se voi invece ne avete gradita
una in particolare, fatemelo sapere con un bel commento!
Spero l’abbiate letta
ascoltando anche la canzone, e che il messaggio della storia vi abbia lasciato
un segno! ^__^
Alla prossima!
PS: GERMANIA X ITALIA ORA E
SEMPRE!