To make you feel my love
“Maledetta
sveglia”.
Fu questo il
primo pensiero di Blaine quella mattina.
La
fastidiosa voce femminile della sveglia sul comodino annunciava che erano le
otto in punto, che il tempo sarebbe stato bello per l’intera giornata
nonostante la stagione invernale e la temperatura rigida cui si era ormai
abituato e…
Blaine si alzò di
scatto per controllare meglio l’ora: erano davvero le otto e lui in quel
momento doveva essere seduto sulla sua comoda poltrona al trentesimo piano di
un grattacielo che si trovava dall’altra parte della città.
Mise da
parte le coperte che lo avevano tenuto al caldo per tutta la notte e si vestì
immediatamente prendendo le prime cose che gli capitarono sotto mano.
Mentre
annodava i lacci delle scarpe pensò che la sera precedente aveva programmato la
sveglia per le 6.30, come ogni giorno, perché impiegava molto tempo per
arrivare in ufficio e lui era sempre puntuale, cercando di fare una buona
impressione con il suo terribile capo ed ottenere così una promozione. Era
sicuro di averlo fatto, anche se poi i ricordi erano confusi per colpa del suo
fidanzato che lo aveva convinto a mollare tutto e concentrarsi unicamente su di
lui e sulle sue morbide labbra.
A proposito… dove era andato a finire Kurt?
Ma certo… di sicuro era già andato all’università con Rachel,
erano le otto passate e quella mattina aveva un’importante presentazione alla
quale lavorava da più di una settimana. Questo gli ricordò che era in enorme
ritardo e, pensando al capo furioso che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco,
si fiondò in cucina per cercare qualcosa di commestibile da portare con sé
nella sua corsa contro il tempo e fu invaso da un profumino invitante. Proprio
mentre stava per aprire il frigorifero notò che nel calendario appeso sullo
sportello la data di quel giorno, il 29 gennaio, era cerchiata in rosso.
All’inizio non ci fece quasi caso, poi afferrò la busta del latte per versarlo
in un bicchiere e vide un bigliettino posato sopra al tavolo della cucina. Con
estrema curiosità si avvicinò al tavolo e lesse il biglietto che mostrava un
messaggio scritto con una calligrafia curata a lui familiare.
“Buongiorno
dormiglione!
In forno ci
sono i muffin con le gocce di cioccolato che ho preparato con le mie mani solo
per te!
Quando
leggerai questo messaggio sarà ormai troppo tardi per andare a lavoro, quindi
prenditi il giorno libero senza problemi, ho già parlato con il tuo capo!
Ah, dimenticavo…
Buon
compleanno amore mio!
Kurt”
Nella fretta
di prepararsi si era completamente dimenticato che quel giorno era il suo
compleanno.
Ripose il
biglietto sul tavolo e aprì il forno dove trovò i muffin che Kurt gli preparava
sempre per le occasioni speciali come quelle, i suoi preferiti: erano ripieni
di pezzetti di cioccolato al latte e ricoperti di una strana glassa di cui non
conosceva gli ingredienti in quanto Kurt, come tutti i migliori cuochi, non gli
aveva rivelato la sua ricetta segreta.
Prese il
vassoio e, mentre stava per scegliere quale muffin addentare per primo, vide un
altro bigliettino ripiegato in quattro parti spuntare da dietro un dolcetto:
afferrò anche quello e ne lesse il contenuto:
“Volevo
ricordarti di non fare indigestione di muffin perché poi tocca a me prepararti
tutti quei rimedi speciali per il mal di stomaco!
Poi, dopo
aver fatto colazione, ti conviene fare un salto a questo indirizzo: loro
sapranno cosa fare!
Ci rivediamo
a casa per pranzo!”
Blaine osservò
l’indirizzo annotato in fondo ma non gli risultò familiare e, tra l’altro, era
anche leggermente fuori città. Cosa aveva in mente quel pazzo del suo
fidanzato?
Decise di
non farsi troppe domande e mangiò due muffin, solo due perché si era sentito in
colpa solamente a leggere l’avvertimento di Kurt, mise il biglietto al sicuro
nella tasca dei pantaloni, prese il cappotto e si avviò verso l’uscita.
Una volta
raggiunto il marciapiede sotto casa si ritrovò ad osservare il solito traffico
mattutino di New York e realizzò di non avere la minima idea di come
raggiungere la sua meta.
Così fermò
un taxi che passava proprio in quel momento rischiando anche di essere preso
sotto ed entrò indicando al conducente l’indirizzo verso cui era diretto
beccandosi un’occhiata incuriosita.
Lungo il
tragitto Blaine ebbe modo di pensare che un altro
anno era passato, ed era volato: ormai si era abituato alla sua nuova vita a
New York tra lavoro, uscite con gli amici, musical a Broadway e cene a lume di
candela con Kurt. Non poteva chiedere di meglio perché possedeva tutto ciò che
aveva sempre desiderato sin da quando aveva conosciuto Kurt e aveva deciso che
senza ombra di dubbio avrebbe trascorso il resto della propria vita con lui, a
New York o dall’altra parte del mondo, non era importante.
Era maturato
dagli anni del liceo ed aveva imparato ad apprezzare le piccole cose come il
tuffo al cuore che provava ogni volta che al suo risveglio ritrovava Kurt al
suo fianco che dormiva tranquillo o la felicità nel vedere spuntare un sorriso
pieno di gioia sulla bocca del suo ragazzo.
Quelle
piccole cose, in realtà, stavano rendendo la sua vita più preziosa ed era tutto
ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
Perso nei
suoi pensieri non si rese conto che il taxi si era fermato e il conducente
stava aspettando pazientemente che lui pagasse e scendesse: solo dopo un sonoro
colpo di tosse torno alla realtà, estrasse distrattamente i soldi dal
portafoglio e li porse al tassista che ringraziò, evidentemente seccato dalla
lentezza di quel cliente.
Blaine scese dal
taxi e si fermò per un istante di fronte ad un edificio che aveva tutta l’aria
di essere una Spa, a giudicare dal cartello esposto nella porta principale. Blaine ricontrollò meglio l’indirizzo riportato sul
biglietto per verificare di non aver sbagliato posto e si decise ad entrare.
Raggiunse il
primo salone che incontrò e si rese conto di non sapere in che modo
giustificare la sua presenza.
Si avvicinò
lentamente al bancone dove una bellissima ragazza bionda stava parlando con una
cliente di un nuovo trattamento che il centro benessere offriva e si guardò
intorno mentre attendeva il proprio turno.
Le pareti
erano in vetro trasparente il che rendeva il tutto più affascinante e qua e là
erano disposti dei divanetti con le solite riviste di gossip che si trovano dal
parrucchiere o dal dentista.
Quando la
signora davanti a lui si allontanò dal bancone Blaine
fece un incerto passo in avanti e la signorina gli rivolse un enorme sorriso.
“Ehm, sono Blaine Anderson e…”
“Benvenuto!
La stavamo aspettando! Venga pure con me!” lo interruppe la biondina
invitandolo a seguirla verso una porta che si trovava dall’altra parte della
stanza.
Blaine non se lo
fece ripetere due volte e la seguì, pensando a cosa mai avesse in mente Kurt.
Oltrepassarono
la porta e la stanza successiva era inondata da un piacevole calore che bastò a
far aumentare il suo buon umore. La signorina aprì uno degli armadietti e prese
una sacca per poi consegnarla a Blaine.
“Vada pure a
cambiarsi. Qui troverà tutto ciò di cui ha bisogno. Gli spogliatoi sono sulla
destra. Poi dovrà soltanto accedere alla porta sulla sinistra e la mia collega
le dirà cosa fare. Buona permanenza!”.
Poi sparì
dietro la porta da cui erano venuti lasciando una scia di uno strano profumo ai
frutti esotici.
Blaine fece ciò
che gli era stato detto ed uscì dallo spogliatoio con l’accappatoio e le
infradito ai piedi, leggermente spaventato ma soprattutto incuriosito da cosa
sarebbe accaduto di lì a poco.
Nell’altra
stanza lo accolse una ragazza mora con gli occhi azzurri e, anche lei, un
sorriso esagerato.
“Buongiorno,
Blaine! Entri pure, prego!”.
Blaine avanzò
lentamente in quella stanza dall’aspetto surreale: al centro c’era un lettino e
tutt’intorno c’erano piante e fiori di ogni genere e provenienza. In sottofondo
poteva sentire una melodia rilassante che lo fece subito sembrare più leggero:
all’improvviso tutti i problemi, le difficoltà e gli impegni sembravano essere
stati chiusi fuori da quella porta. La ragazza che lo aveva invitato a farsi
avanti lo stava aspettando al centro della stanza, così decise di avanzare più
in fretta e raggiungerla.
“Si tolga
l’accappatoio e si distenda”.
Blaine le gettò
uno sguardo interrogativo per poi fare come gli aveva detto: appoggiò
l’accappatoio su una sedia, rimase solo con l’asciugamano e si stese a pancia
in sotto sul morbido lettino.
Sentiva
degli strani rumori provenire alle sue spalle ma pensò che fosse la ragazza che
stava preparando l’occorrente per il massaggio.
Kurt aveva
avuto proprio una bella idea e di sicuro lo avrebbe ringraziato quanto prima
come solo lui sapeva fare.
Fu nell’esatto
momento in cui questo pensiero attraversò la sua mente che la signorina gli
disse:”Il suo fidanzato ha detto che lei è piuttosto stressato in questo ultimo
periodo. Penso che questo sia il regalo più bello che potesse farle”.
Blaine si lasciò
sfuggire un sorriso di approvazione e sentì delle mani delicate cominciare a
massaggiargli dolcemente la schiena, per poi salire al collo e scendere fino
alle gambe e ai polpacci.
Era la
sensazione più piacevole che avesse mai provato: la musica soft e l’odore di
tutti gli oli profumati che la ragazza gli stava spargendo lungo il corpo lo
trasportarono in un’altra dimensione.
Infatti non
si rese nemmeno conto che le mani che lo stavano massaggiando non appartenevano
più a quella ragazza ma erano decisamente più familiari e dal tocco
inconfondibile.
Gli ci volle
qualche minuto per realizzare che erano le mani di…
“Come ti
senti?” gli sussurrò all’orecchio la voce più melodiosa che avesse mai
ascoltato e che poteva essere di una sola persona al mondo.
All’inizio
gli sembrò di essere finito in un sogno, forse per l’effetto di quel mix di
profumi, poi capì che era tutto vero e che il suo fidanzato era davvero lì e
gli stava facendo un massaggio.
Tentò di posizionarsi
a pancia in su per guardarlo negli occhi ma fu subito ostacolato dalle braccia
di Kurt che lo costrinsero a rimanere in quella posizione.
“Ora pensa
solo a rilassarti e fai come se io non ci fossi. Ho una sorpresa per dopo”.
“Non è
semplice fare finta di niente quando il tuo splendido ragazzo ti sta facendo
uno dei massaggi più rilassanti di sempre” mugugnò Blaine,
rimanendo con gli occhi chiusi e pensando che, sì, Kurt aveva davvero delle
idee geniali e lui non si sarebbe più dovuto stupire.
Dopo un’ora
di completo relax in cui nessuno dei due aggiunse una parola Kurt condusse Blaine in un’altra stanza: questa volta c’era un’enorme
vasca dorata circondata da candele colorate che rendevano l’atmosfera piuttosto
intima, con accanto un tavolino con diverse cose da mangiare.
“Sei pronto
per un bagno al latte con aperitivo incluso? Spero tu non abbia mangiato troppo
a colazione!” gli disse Kurt, allacciando le braccia al suo bacino e
appoggiando il mento sulla sua spalla.
Blaine gli rivolse
un sorriso complice e gli disse: “Kurt Elizabeth Hummel,
non finirai mai di stupirmi!”.
Dopodiché
entrambi si tolsero l’accappatoio per immergersi in quella vasca piena di
latte: era una sensazione stranissima ma, allo stesso tempo, gradevole.
Poi
cominciarono a mangiare e chiacchierare di come la presentazione di Kurt sul
musical “Wicked”
avesse riscosso un grande successo in aula.
“Dovevi
vedere le facce sconvolte dei miei compagni e del professore quando io e Rachel
abbiamo cantato ‘For Good’!”
esclamò con entusiasmo, soddisfatto, addentando una pizzetta dall’aspetto
invitante. “Abbiamo dato il meglio di noi stessi!”.
Blaine lo osservò
sorridendo perché adorava vederlo così allegro e non poteva fare a meno di
essere orgoglioso di lui.
Dopo aver
provato anche la sauna e il bagno turco i due ragazzi lasciarono la Spa per
tornare a casa fin troppo rilassati e sazi. Una volta entrati nel loro
appartamento Blaine si diresse verso la camera da
letto, così Kurt ne approfittò per aprire un cassetto della cucina ed estrarne
un pacchetto regalo che aveva riposto lì la mattina stessa, certo che Blaine non l’avrebbe mai scoperto, e lo appoggiò
velocemente sul tavolo.
Quando Blaine andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua
trovò un pacchetto rosso incartato con cura e Kurt seduto sulla sedia che
attendeva il suo arrivo.
Blaine rimase un
attimo accanto alla porta, senza muoversi.
“Quello di
stamattina non era sufficiente come regalo?”.
“In realtà
questa è un’idea che avevo in mente da un po’ di tempo ed ho approfittato del
tuo compleanno per mostrartela visto che sono riuscito a finirlo in tempo!”
disse Kurt, che arrossì leggermente mentre Blaine
scartava il suo regalo e si ritrovò tra le mani quello che aveva l’aria di
essere un album di foto: era sicuramente fatto a mano e rilegato da una parte
con un nastro rosso.
Blaine lo aprì e
si ritrovò a contemplare la prima foto che avevano scattato non appena si erano
fidanzati: erano entrambi sorridenti e stavano per salire sul palco delle Regionali,
del tutto ignari della loro imminente sconfitta. La foto era un po’ sfocata e Blaine si ricordò subito di essersi raccomandato con Nick
di fare di tutto per scattare una foto decente perché voleva immortalare quel
momento di spensierata felicità in cui non erano preoccupati del loro futuro ma
soltanto di vivere intensamente più esperienze possibili, sempre insieme. E
così era stato. Continuando a sfogliare, quelle foto gli fecero ripercorrere
tutti i momenti più belli che avevano vissuto insieme e più uniti che mai. Kurt
aveva raccolto tutte le immagini più significative e le aveva incollate una ad
una accompagnate da una didascalia che riportava date e luoghi. Blaine fu colpito da quel gesto e dalla cura con cui Kurt
aveva progettato quel bellissimo regalo: d’ora in avanti, ogni volta che avesse
avuto voglia di rivedere come tutto era nato e si era evoluto tra di loro non
avrebbe dovuto far altro che aprire quell’album.
Inconsapevolmente
lasciò che una lacrima di gioia rigasse il suo volto e alzò lo sguardo per
incontrare quello di Kurt.
“Amore, è il
pensiero più bello che io abbia mai ricevuto, dico sul serio!”.
Kurt gli si
avvicinò dicendo:”Speravo che l’avresti apprezzato”.
Blaine appoggiò
l’album sulla sedia e si concentrò sul collo del suo ragazzo, mentre lo
conduceva sul divano.
Si
sdraiarono l’uno accanto all’altro e, nel frattempo, le loro labbra
continuarono a cercarsi e desiderarsi intensamente.
Tra un bacio
e un altro Blaine sussurrò all’orecchio di
Kurt:”Possiamo trascorrere il resto dei nostri giorni così? Vorrei poter avere
il mio giorno libero per sempre”.
Kurt gli
rispose stringendolo ancora più forte a sé e riprendendo a baciarlo con più
passione.
Quel
pomeriggio fecero l’amore e solo due ore dopo Kurt si accorse che il tempo era
volato e che era arrivato il momento di uscire. Così si lanciò sotto la doccia
e, mentre Blaine canticchiava allegramente sotto il
getto d’acqua calda, Kurt si rivestì e fece un veloce giro di telefonate per controllare
che il suo piano procedesse senza problemi.
Alle sei
erano entrambi pronti per uscire: Kurt aveva detto a Blaine
che lo avrebbe portato a cena fuori e lui aveva indossato i suoi pantaloni
preferiti, quelli che gli aveva regalato Kurt l’anno precedente.
Presero di
nuovo il taxi e, durante il viaggio, Kurt appariva leggermente agitato e Blaine non ne comprese il motivo, così gli afferrò la mano
e non la lasciò finché non arrivarono di fronte al suo ristorante italiano
preferito.
Blaine scivolò
fuori dal taxi e mostrò uno dei suoi sorrisi più sinceri ed esagerati: spesso
Kurt pensava che una delle ragioni per cui era follemente innamorato di lui era
la sua spontaneità e il suo entusiasmo che erano ben evidenti in situazioni
come quella.
“Entriamo?
Ho una fame!”. Prese Kurt per il braccio e aprì la porta d’ingresso,
ricordandosi che l’ultima volta che avevano mangiato quel giorno era stata al
centro benessere e quindi era ora di recuperare le calorie perse, specialmente
dopo il pomeriggio intenso che avevano trascorso.
Blaine non notò il
cartello all’entrata con scritto “Chiuso” né il fatto che il locale fosse
deserto, a parte il proprietario e qualche cameriere che sistemava i tavoli.
“Buonasera!
Il vostro tavolo è pronto, potete accomodarvi nella sala al piano di sotto”.
Detto ciò il proprietario si scambiò un’occhiata complice con Kurt, che fu così
subito rassicurato, e li accompagnò alle scale: ormai erano di casa,
conoscevano quel ristorante e tutti coloro che ci lavoravano, erano clienti
abituali.
Scendendo le
scale Blaine si ricordò che quello era il giorno di
chiusura e lo fece presente a Kurt che non riuscì nemmeno a rispondere perché
la stanza che avevano raggiunto fu invasa da grida e auguri di tutte le vecchie
“Nuove Direzioni” al completo.
L’enorme
sala era piena di tavoli colmi delle specialità della casa, in fondo era
posizionato il solito palco che veniva utilizzato nelle serate dedicate alla
musica e al karaoke, e il tutto era decorato per una vera e propria festa di
compleanno. Kurt tirò un sospiro di sollievo vedendo che quasi tutti i loro
compagni erano riusciti a partecipare nonostante i vari impegni quotidiani e la
distanza.
Blaine, commosso e
desideroso di riabbracciare tutti i suoi vecchi amici, si lanciò tra di loro
per salutarli e ringraziarli: alcuni di loro non li vedeva da anni altri, come Finn e Mercedes li incontrava ogni tanto perché venivano a
trovarli. Si stupì di come alcuni di loro fossero cambiati completamente: Quinn
era di nuovo incinta e al suo fianco c’era Puck che
la abbracciava, ormai sembrava essere diventato un uomo maturo; Santana e Brittany si tenevano per mano sorridenti; Sam e Mercedes
ormai facevano coppia fissa da quando lei si era convinta a lasciare Shane,
dopo numerose e lunghe chiacchierate al telefono con Kurt e Rachel; Mike e Tina
si erano sposati il mese precedente e sembravano più felici che mai; Artie lo salutò con un gesto della mano, affiancato da Sugar… doveva essersi perso qualcosa.
“Rory non è potuto venire, è tornato in Irlanda dalla sua
famiglia, aveva un impegno importante” affermò Rachel con dispiacere, dopo che Blaine domandò che fine avesse fatto, visto che non lo
aveva più sentito da quando avevano finito il liceo, ed erano passati più di
tre anni.
“Direi che
possiamo dare inizio alla festa! Amico, a te il primo drink della serata!”
gridò Puck, avvicinandosi al tavolo delle bibite e
consegnando al festeggiato un bicchiere di qualcosa che era sicuramente
alcolico.
Blaine lanciò uno
sguardo al suo fidanzato, ricordando cosa era successo l’ultima volta che si
era ubriacato.
“Bevo solo
un bicchiere, tanto poi non dobbiamo neanche guidare” disse con tono indeciso.
“Puoi fare
quello che vuoi basta che a fine serata non ti ritrovo a risucchiare la faccia
di Rachel o a cantare un duetto romantico con lei” gli disse Kurt, fingendosi
offeso per quella vicenda. Blaine gli lasciò un bacio
sulla guancia e si unì ai suoi amici che si erano lanciati in una coreografia
improvvisata sulle note del nuovo singolo di Katy
Perry. Le cose non erano poi tanto cambiate.
Qualche ora
più tardi Blaine aveva mantenuto la sua promessa e
sembrava piuttosto sobrio, così Kurt decise che era arrivato il momento per
l’ennesima sorpresa di quella giornata che lo rendeva particolarmente nervoso:
quello sarebbe stato un momento importante e voleva soltanto renderlo
indimenticabile.
Così si
lanciò sul palco e tolse il microfono dalle mani di Rachel, che aveva trascorso
l’ultima ora a deliziare i presenti con tutti gli assolo che aveva ottenuto ai
tempi del Glee Club.
Cercò con lo
sguardo Finn, che capì il suo intento e andò ad
abbassare le luci per rendere l’atmosfera più intima, lasciando solamente un
fascio di luce che illuminava il centro del palco.
Kurt prese
lo sgabello appoggiato da un lato, lo posizionò al centro, si sedette e prese
la parola, mentre Blaine stava rinunciando ad
eseguire un passo di danza troppo difficile per lui che Brittany
stava tentando di insegnargli per rivolgere la sua attenzione al suo ragazzo.
“Non so
davvero da dove cominciare e non voglio dilungarmi con le solite parole che si
sprecano in queste occasioni” disse Kurt, agitando la mano con cui non teneva
il microfono. “Vorrei solo farti i migliori auguri per il tuo compleanno, Blaine, e dimostrarti quanto tu sia stato fondamentale per
me in tutti questi anni che abbiamo passato insieme”. Fece una piccola pausa
per poi riprendere il discorso.
“Vorrei solo
che tu ascoltassi con attenzione le parole di questa canzone perché
rappresentano tutto ciò che io provo per te” concluse, con un nodo alla gola e
la voce rotta per l’emozione: aveva cantato più volte, e da solo, al Glee Club ma quella volta era diverso, voleva dare un senso
a quelle parole che sarebbero uscite dalla sua bocca.
A quel punto
Sam inserì il cd con la base nello stereo e Kurt cominciò a cantare.
When the rain is
blowing in your face,
and the whole world is on your case,
I could offer you a warm embrace
to make you feel my love.
When the evening shadows and the stars appear,
and there is no one there to dry your tears,
I could hold you for a million years
to make you feel my love.
Blaine osservò Kurt da lontano e non poté fare
a meno di notare il trasporto con cui stava cantando: era evidente quanto
credesse ad ogni singola parola. Lo poteva vedere dall’intenzione che
traspariva attraverso il tono sicuro della sua voce e dalla dolcezza con cui
stava dando importanza ad ogni verso. In più, dai suoi occhi lucidi poteva
percepire la vera emozione, sia per quello che stava cantando ma anche per la
canzone in sé perché Kurt quando si esibiva viveva
la musica che entrava a far parte di lui per poi mostrare agli altri la sua
parte più bella.
I know you haven't made your mind up yet,
but I would never do you wrong.
I've known it from the moment that we met,
no doubt in my mind where you belong.
I'd go hungry; I'd go black and blue,
I'd go crawling down the avenue.
No, there's nothing that I wouldn't do
to make you feel my love.
Tutti osservavano l’esibizione in silenzio e con le lacrime agli occhi
mentre Blaine si avvicinava al palco sorridente, non
avendo la forza di fare uscire nemmeno una lacrima. Era felice. Kurt gli stava
dedicando la più bella dichiarazione d’amore che si potesse fare e lui non
poteva piangere, anzi, il suo cuore batteva fortissimo e non voleva far altro
che abbracciarlo stretto stretto. Arrivò sotto al
palco, certo che Kurt non potesse vederlo per le luci puntate contro, e osservò
ogni minimo dettaglio: il modo in cui agitava la mano per poi passarla sui
capelli lucenti o come chiudeva gli occhi e una piccola lacrima spuntava sul
suo viso e scorreva fino al mento.
Amava tutto di lui.
The storms are raging on the rolling sea
and on the highway of regret.
Though winds of change are throwing wild and
free,
you ain't seen nothing
like me yet.
I could make you happy, make your dreams come
true.
Nothing that I wouldn't do.
Go to the ends of the Earth for you,
to make you feel my love.
A fine
esibizione ci fu un silenzio che durò qualche istante per poi essere interrotto
dal fragoroso applauso dei presenti che cominciarono a fare apprezzamenti e a
notare quanto la voce di Kurt fosse migliorata dai tempi del liceo.
Blaine raggiunse
il centro del palco dove Kurt stava per alzarsi dallo sgabello: si avvicinò a
lui, gli prese le mani nelle sue e lo guardò dritto negli occhi senza alcun
timore.
“Beh, non
penso ci sia molto da aggiungere. Hai detto tutto tu” gli disse per poi
avvicinare le sue labbra al suo orecchio e sussurrargli:”Sappi che io condivido
ogni singola parola e farei di tutto per renderti felice”.
La festa si
avviava verso il termine e nessuno aveva più il coraggio di esibirsi dopo la
performance toccante di Kurt: così gli invitati cominciarono a salutare e a
tornare a casa e rimasero solo Kurt e Blaine con Finn che stava cercando di convincere Rachel ad andare a
dormire, visto che il giorno dopo gli aspettava il viaggio di ritorno a Lima.
Kurt e Blaine ringraziarono il proprietario e si avviarono verso
casa con il solito taxi dove Blaine incontrò di nuovo
il tassista che lo aveva accompagnato quella mattina che gli rivolse l’ennesimo
sguardo confuso.
A casa Blaine stava per tuffarsi sul letto ancora con i vestiti
addosso per la stanchezza di quella lunga ed intensa giornata, quando vide un
altro pacchetto che Kurt aveva messo lì prima di uscire.
“Non mi hai
viziato abbastanza oggi? Poi, ormai è passata la mezzanotte, non è più il mio
compleanno!”.
“Mi sento
piuttosto generoso! Dovresti approfittare del mio momentaneo altruismo invece
di lamentarti!”.
Blaine afferrò il
pacchetto senza sapere cosa aspettarsi e i suoi occhi si spalancarono per lo
stupore: non poteva essere vero, Kurt non poteva essersi ricordato che quel
mese sarebbe uscita la nuova versione del suo videogioco preferito. Strinse in
un abbraccio il suo tesoro e guardò con gli occhi dolci il suo fidanzato.
“Amore, ti
andrebbe di fare una partita a Tekken prima di andare
a dormire? Solo una!”.
“Stai
approfittando del mio slancio di bontà? Poi, non eri stanco morto?”.
“Ti prego!”
lo supplicò Blaine con uno sguardo molto simile a
quello del gatto con gli stivali quando voleva ottenere qualcosa ad ogni costo.
“E va bene”
si arrese Kurt, con un sospiro. “ Ma solo una partita!”.
Blaine scattò in
piedi e corse in cucina a prendere un pacchetto di patatine e le solite
schifezze che mangiava durante le sue sacre partite a Tekken,
che poteva fare solo quando Finn era da loro per
qualche giorno, non avendo altri amici disposti a giocare a quello che
considerava il miglior videogioco mai esistito.
Kurt si
trascinò verso la cucina piuttosto svogliato: non comprendeva cosa ci fosse di
così emozionante nel tentare di distruggere i propri avversari premendo dei
pulsanti. Doveva ammettere che si era fatto del male da solo comprando quel
regalo. Ma non appena raggiunse l’altra stanza e vide il suo ragazzo già pronto
di fronte al televisore, con due lattine di Diet Coke
in mano e un sorriso smagliante tutti i suoi pensieri di un attimo prima
scomparirono per lasciare spazio ad un’improvvisa voglia di far fuori il
maggior numero di avversari possibile. Blaine aveva
lo straordinario potere di rendere interessanti persino le cose che lui
riteneva più insignificanti e noiose.
Dopo una
partita ce ne fu un’altra e poi un’altra ancora e Kurt era più concentrato che
mai e aveva ormai imparato anche le mosse più difficili, mentre con una mano
afferrava caramelle che contenevano un’enorme quantità di zuccheri.
“Sai qual è, tra tutti, il regalo più bello
quest’anno?” disse Blaine, non prestando più
attenzione al gioco.
“Quale?”
chiese Kurt, senza staccare gli occhi dal televisore.
“Il fatto
che tu, e sottolineo tu, stia qui con
me a mangiare cibi calorici e giocare con i videogiochi. Non potevo chiedere di
più” gli disse, fissandolo e mostrando un sorriso pieno d’affetto.
Kurt gli
sorrise di rimando e lo abbracciò forte, per poi tornare a dedicarsi alla sua
lotta.
“Non
penserai mica che mi sia fatto intenerire dalle tue parole?” e continuò a
sferrare pugni a destra e a sinistra, mentre Blaine
lo osservava e pensava che non c’era niente di più vero di ciò che aveva
affermato un istante prima.
Note
dell’autore
Ho pensato
di scrivere questa one-shot per augurare buon
compleanno ad una persona che ho conosciuto qui su Efp,
la bravissima Medea00. A causa della distanza questo è il meglio che potessi
fare, consideralo come il mio regalo per te! =)
Oltre alla
motivazione che ho appena dato avevo bisogno di scrivere qualsiasi cosa fosse Klaine: mi rendo conto che non è niente di nuovo ed è
abbastanza sdolcinata e surreale come one-shot ma
penso che ogni tanto immaginare una situazione del genere non faccia male.
Una
precisazione: non so quale sia il giorno in cui Blaine
compie gli anni,non figura da nessuna parte, quindi ho messo la data di nascita
di Medea!
Per chi
fosse interessato: la canzone che Kurt canta a Blaine
è di Adele, “Make you feel my love”, uno dei più
bei brani che io abbia mai ascoltato e interpretato da una delle voce che amo
di più.
Alla prossima,
Ilaryf90