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Autore: Pipa_bella    08/09/2006    1 recensioni
Breve, brevissima one-shot. Mi è piaciuto molto scriverla, spero che a voi piaccia altrettanto leggerla. Comunque, io ne sono orgogliosa. Betta è una ragazza, quando incontra l'uomo che le cambierà la vita... Per saperne di più leggete (e commentate,è la mia prima one-shot)!!!!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brevissima one-shot. La dedico alla mia zietta, a cui voglio tantissimo bene. Vedrai che prima o poi la fortuna girerà! ^^ E Silvia, cara mia… chissà, magari un giorno troveremo anche noi L’Uomo!

Moro, alto, muscoloso e con gli occhi verdi! Allora facciamo così: questa ff la dedico anche a te. Te vojo ben stea!

 

                                                  L’AMORE HA I SUOI LIMITI

 

A ripensarci capisco che l’amore ha i suoi limiti.

Ero una ragazzina, allora. Avevo vent’anni, ed ero bella. Una bellezza speciale, la mia, che mi avrebbe portato lontano. Se solo avessi lasciato che tutto seguisse il suo corso.

Non posso dire di non avere rimpianti, certo. Le altre ragazze andavano a ballare, con i loro fidanzati. Io no, io rimanevo in casa, con lui che mi picchiava, con lui che mi faceva soffrire, con lui che amavo così tanto.

A ripensarci mi chiedo perché.

Nessuno sapeva di noi. Avrei voluto poterlo dire a tutti, ma lui non voleva. Mi guardava, quando mi lamentavo. Era il periodo felice, quello in cui ancora mi rispettava, quello in cui giurava di amarmi.

“Non uscire”, diceva. Diceva “Ti amo troppo, Betta”. Diceva “Sono geloso, amore.”

E io lo amavo, e non uscivo, e restavo con lui, la sera. Perché lui era geloso.
Perché anche lui mi amava.

Quante serate abbiamo passato così, io e lui. A casa sua, una casa che puzzava di fritto, i muri scrostati, i pavimenti rotti.

Io stesa sul divano, a sognare, perché avevo vent’anni, e ancora una vita davanti.

Lui si metteva seduto, lo ricordo come se fosse ieri, a gambe incrociate sul pavimento.

Generalmente mi fissava. Generalmente beveva.

La prima volta che mi picchiò è incisa a caldo  nella mia memoria.

Era un po’ che le cose non andavano, a dire il vero. Avrei dovuto accorgermene. Tutto quello che lui diceva e faceva portava in quella direzione.

Lo capivo anch’io, che qualcosa era cambiato.

Mi aveva impedito di andare alle lezioni all’università, di vedere le mie amiche.

Diceva di essere geloso, ma ormai era ovvio, lui non  mi amava più. I miei genitori mi guardavano, preoccupati. Non sapevano, eppure intuivano. Più cercavano di dirmi che stavo sbagliando, più mi allontanavo da loro.

Con il senno di poi capisco di aver fatto molti sbagli, primo tra tutti il voler essere indipendente. Immagino di aver pensato che ce l’avrei fatta da sola. Immagino di aver pensato di poter cambiare le cose.

Comperai un appartamento a Frascati e mi trasferii lì.

Quando lo seppe diede di matto. Pensavo sarebbe stato felice, avrebbe potuto venire a vivere da me, avremmo potuto essere una coppia normale.

Invece mi insultò. Mi picchiò, anche. Ricordo i lividi che mi coprivano i fianchi e le braccia. Ricordo le infinite scuse, le infinite giustificazioni.

Quante volte sono caduta dalle scale, quante volte ho sbattuto contro quella mensola in salotto.

Troppe.

Tanto che finalmente capii cosa dovevo fare.

Non fu una cosa facile, ma  ero stanca. Ero stanca dei lividi, ero stanca di tutte le menzogne.

Lo lasciai.

L’amore ha i suoi limiti.

Conobbi Andrew. Era di sei anni più grande di me. Dolce, maturo.

Non avevo mai sperato di conoscere un uomo così.

Tutto quello che avevo avuto fino ad allora era dolore e pianto, ma ora ero in paradiso, e lui era con me.

Lo amo come allora, forse anche di più.

Ma qualcosa mi è rimasto dentro. Non quello che avevo passato, quanto piuttosto quello che avevo perso. La dolcezza delle prime volte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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