Era tutto così buio. Mi trovavo per strada, immersa nei miei pensieri, senza sapere che qualcosa, quella notte, sarebbe successa.

All'improvviso, un'ondata di gelo invase il mio corpo. Mi voltai e vidi un'ombra, proprio di fronte a me. Aveva un coltello nella mano destra. Sapevo che era un cacciatore. Si sentiva dal suo odore. Aveva i vestiti che facevano puzza di sigaro. Lo vidi che sputava per terra, tanto per avere un aria da duro. Era un pover'uomo non sapeva con chi avesse a che fare. Era stato pagato per la 'distruzione'. Era lì immobile, che aspettava solo una mia mossa. 

Si avventò su di me con un grido di guerra, pronto al peggio. Corsi verso di lui con una velocità che non avevo mai raggiunto prima, decisa di volerlo fare appezzi. La mia sete di sangue era inarrestabile, volevo il SUO sangue. Mi accorsi di una ferita che aveva su un collo. Non era una ferita. Erano due buchi. 'Era come me' pensai subito. Non potevo uccidere uno della mia stessa specie. Noi siamo unici. Ma allora perché lui voleva uccidere me? Mi prese il polso, mi accorsi della sua presa così forte. Non riuscì a liberarmi. Cercai di allentare la presa, ma un rumore simile ad un 'crack', mi fece sussultare. Mi aveva fratturato un braccio. Subito un dolore fortissimo mi percosse tutto il corpo, e un urlo uscì dalla mia bocca con un misto di dolore e rabbia. Volevo vendetta. Presi il coltellino che aveva nella sua giacca e glielo conficcai nel petto. Non sentì più il suo battito del cuore. Era fatta. Ero piena di un senso di colpa che aveva colpito il mio stomaco. Quel silenzio era talmente fastidioso, che quasi amavo il rumore dei tacchi sulla strada umida. Stava iniziando a piovere, dovevo tornare a 'casa'.