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Autore: Pwhore    28/01/2012    2 recensioni
Siamo in un'Huntington Beach di tanti anni fa, e Matt e gli altri organizzano un falò sulla spiaggia. Durante la giornata, Brian apre improvvisamente gli occhi sulla sua vita e sul ragazzo che lo sostiene sempre, e decide di cambiare qualcosa d'importante. -E' meno pallosa di quanto sembri e.e-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornammo da Matt che erano ormai le sette e mezza suonate. Il padrone del negozio aveva aspettato che ci fossimo asciugati per bene prima di farci entrare, per non rischiare di rovinare i videogiochi con l'acqua. Zacky l'aveva rassicurato più volte dicendogli che non ci sarebbero stati problemi e che non avremmo toccato niente, ma quello niente, non voleva proprio farci entrare. Non che lo biasimassi, comunque, non tutti avrebbero lasciato accedere al proprio negozio due sedicenni fradici fino al midollo con delle facce ben poco raccomandabili. Beh, per la cosa delle facce mi riferisco più alla mia, visto che quella di Vee è incredibilmente dolce, ma avete capito. Il tipo ci aveva fatto entrare decisamente tardi, quindi ce n'eravamo andati intorno alle sei e venti e non eravamo potuti rientrar prima. Semplice. Non che gli altri avessero sentito troppo la nostra mancanza, comunque. Quando tornammo li trovammo a casa di Matt a giocare alla Playstation - tranne il moro, che sfogliava un vecchio fumetto con aria interessata. Zacky scivolò accanto a Johnny con un rumoroso ‘ciao’, ma quello lo ignorò, continuando a fissare lo schermo. Stava sfidando Matt a uno sparatutto e aveva bisogno della massima concentrazione, così Vee decise di lasciarlo in pace e si spaparanzò sul pezzo di divano che gli era stato concesso. Mi avvicinai a Jimmy e gli picchiettai sulla spalla con un dito finché lui non si girò.
-Uh?- mormorò. -Quando siete tornati?- domandò, sporgendosi per vedere anche Zacky.
-Ora- sorrisi. -Andando al negozio di videogiochi abbiamo deciso di farci un bagno nella fontana, quindi ci abbiamo messo un po' di più- spiegai, ridendo tra me e me. Jimmy mi guardò un attimo con aria persa, poi mi mise una mano sulla spalla e mi guardò negli occhi, serio.
-Voi state male- commentò, scuotendo la testa e lasciandosi scappare un sorriso divertito.
-Già, ce lo dici spesso- gli feci notare, strizzandogli l'occhio. -Ah, già, sei poi riuscito a mettere a posto quell'attrezzo?- gli domandai, riferendomi alla cassa.
-Certo!- esclamò prontamente il moro con gli occhi che brillavano. -È stato facile!- aggiunse poi, fiero di se. ‘Già,’ sorrisi, ‘dimenticavo che lui è James Aggiustatutto Sullivan e che può sistemarti qualsiasi cosa nel giro di tre minuti’.
-La porti giù, stasera?- domandai. Lui annuì, convinto.
-La faccio portare a Matt, per me è troppo pesante- chiarì. -Comunque ho raccattato in giro dei cuscini e dei sacchi a pelo, così stiamo più comodi quando dormiamo- aggiunse, accennando alla pila di roba con il capo.
-Dovreste cominciare a portare qualcosa- commentò il moro, a volume abbastanza alto perché i ragazzi lo sentissero. Matt mollò il joystick sul tavolo accanto a se e si avvicinò a noi, sbadigliando.
-Che devo fare?- domandò.
-Devi portare l'amplificatore- disse Jimmy, indicandoglielo e facendogli un sorriso d'incoraggiamento. Matt impallidì un secondo, poi andò avanti e prese l'oggetto sulle spalle, avviandosi verso la porta.
-Qualcuno mi apra- biascicò, affannato.
-Arrivo subito!- esclamai, raccattando la borsa del cibo e precedendo il ragazzo. Aprii la porta e aspettai che uscisse, quindi salutai velocemente gli altri e me ne andai con lui.
Faceva molto caldo, a dir la verità, ma Matt non si lamentò neanche una volta. Stette zitto per tutto il tempo, tranne in qualche rara occasione in cui imprecò contro il sole che gli brillava negli occhi. Per sua fortuna la strada che portava alla spiaggia era leggermente in discesa e non faceva curve, così riuscì a rimanere sui bordi senza problemi. Non che passasse qualcuno a quell'ora, ma vabbè. Avevamo percorso ormai 800 metri, quando il ragazzo alzò lo sguardo e mi chiese quanto mancasse.
-All'incirca quattrocento metri- constatai. -Fai molta fatica?-.
-Beh, nsomma, 'sto coso non è mica un fuscello- sbuffò lui, -ma potrebbe andarmi peggio-. Questa era una delle cose migliori di Matt: non si lamentava mai. Era un ottimista convinto e sapeva usare benissimo il cervello, quindi non alzava quasi mai le mani per primo. Inoltre aveva una voce bellissima, nasale e profonda, che mi colpiva ogni volta e che ogni giorno mi faceva pensare a come sarebbe stata in una band. Voglio dire, se mai ne avremmo fatta una, Matt e Zacky sarebbero stati quelli fighi mentre io, Johnny e Jimmy quelli normali. Ci avevo pensato spesso a 'sta cosa della band, a dire il vero, ma mi sembrava di non essere abbastanza bravo per propormi come chitarrista e quindi tacevo, per paura che a loro l'idea piacesse e che potessero sostituirmi con qualcun altro. So che non l'avrebbero mai fatto, però il dubbio rimaneva e non volevo assolutamente pensarci, quindi rinchiudevo quel timore in un angolo della mente e mi concentravo su qualcos'altro. Non che funzionasse sempre, certo, ma era sempre meglio di stare lì a rodersi lo stomaco. Comunque, fatto sta che non avevo mai chiesto ai ragazzi di fondare una band e probabilmente non l'avrei mai fatto, però era una cosa che ti veniva subito in mente sentendo la voce soffice di Sanders. Chissà se lo pensava anche lui. Voglio dire, quando una persona si sente parlare tutti i santi giorni a un certo punto impara ad apprezzare la sua voce, no? E se non ad apprezzarla, a conoscerla, ma vabbè, ste cose sono solo il mio punto di vista, quindi non dovete essere d'accordo. Ad ogni modo, come stavo dicendo prima di divagare completamente, eravamo già praticamente arrivati. Percorremmo le ultime centinaia di metri con calma e facemmo una breve pausa, visto il notevole fiatone di Matt. Volevo propormi per portare la cassa ma sapevamo entrambi che non ce l'avrei mai fatta, quindi tacqui e fissai il cielo. Cinque minuti dopo eravamo in spiaggia. Matt lasciò cadere l'amplificatore vicino alla parete rocciosa, in modo da proteggerla dal vento, e si stiracchiò. Fece scrocchiare le ossa della schiena e fece qualche esercizio per scacciare il dolore e far rilassare i muscoli, poi respirò a fondo e si sedette sul muretto accanto alla strada. Nascosi il cibo sopra la cassa, fuori dalla portata di quell'idrovora di Johnny, e mi avvicinai all'oceano. Socchiusi gli occhi e sentii l'odore della salsedine penetrarmi dentro la pelle, fin dentro le ossa, e sospirai, felice. Il mare mi ha sempre fatto stare meglio, è come un calmante per me. Grazie al cielo vivo vicino all'acqua, sennò chissà che farei.
-Quando arrivano gli altri?- la domanda di Matt ruppe il silenzio che aleggiava nell'aria. Mi voltai e scrollai le spalle, storcendo la bocca.
-Boh, non mi hanno detto un cazzo. Credo presto, comunque. Bisogna sistemare la roba prima che sia troppo buio per vederci, quindi arriveranno a momenti- buttai lì. L'altro annuì poco convinto e si levò le scarpe, andando poi a rinfrescarsi i piedi in acqua. C'era una bella temperatura, molto fresca per essere giugno, ma si stava bene ugualmente. Comunque decisi di non bagnarmi e di sedermi sul muretto ad aspettare i ragazzi, in caso fossero carichi di roba e avessero bisogno di aiuto. Dopo un quarto d'ora scorsi Johnny, che arrivava tenendo i sacchi a pelo tra le braccia. Dietro a quella pila colorata sembrava ancora più basso, ma non glielo feci notare.
-Vuoi una mano?- domandai. Johnny scosse la testa, tranquillo.
-Nah, non ti preoccupare. Piuttosto, aiuta Jimmy con la legna, o stasera ce lo sogniamo il falò- sorrise. Mi ficcai le mani in tasca e risalii verso casa Sullivan, incrociando il moro a metà strada.
-Ehy, dove la trovo la legna?- chiesi, fermandolo.
-In giardino. C'è una catasta di rametti vicino al portone, porta un po' di quelli- ordinò.
-Va bene- mormorai, riprendendo a camminare. Arrivai su in dieci minuti, raccattai più legna possibile e tornai alla spiaggia quasi correndo, per timore che Johnny potesse mangiarsi tutto quanto. Esagero, ovviamente, però quel nanetto mangiava davvero un sacco. Comunque, appena giunsi in spiaggia potei constatare che andava tutto bene. Matt e Jimmy avevano preparato la base del falò e mancavano solo i miei rami, e Zacky e Johnny stavano giocando a carte su una roccia. Mio malgrado tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai ai due inginocchiati, posandogli la legna accanto.
-Tutto okay?- domandai. Matt annuì.
-Lo accendiamo appena fa buio- m'informò, guardando Jimmy per ricevere una conferma.
-Dovrebbe rimanere acceso per un paio d'ore, se tutto va bene- aggiunse il moro. -Di sicuro brucerà per almeno tre ore- concluse, voltandosi a guardarmi con un sorriso.
-Avete preparato i letti?-
Scossi la testa.
-Non c'abbiamo neanche pensato- ammisi. -Lo faccio subito però- dissi, alzandomi in piedi e tirando giù i sacchi a pelo dalla cassa. Li sistemai lontano dal fuoco, su un praticello sotto la parete rocciosa, non troppo distanti dalla strada.
-I cuscini li metto dopo- annunciai, tornando dai ragazzi. -Piuttosto, quando si mangia?-
Matt indicò le provviste con il capo. -Quando ti pare, non abbiamo orari- disse, scrollando le spalle. Annuii e andai a prendermi un sacchetto di patatine dalla busta, dirigendomi poi verso Zacky e Johnny.
-Chi vince?- domandai, dando uno sguardo alle carte.
-Seward- commentò Vee storcendo la bocca. -Sto stronzo ha avuto una mano da paura- esclamò. Johnny rise e mi fregò una patatina.
-Che ci vuoi fare, quando uno è bello come me si becca tutte le carte migliori- si pavoneggiò. Zacky scosse la testa, divertito, e buttò una carta per terra. Continuarono a giocare sotto il mio sguardo attento per circa cinque minuti, poi decisero di smettere.
-Si sta facendo buio- osservò il più basso.
-Già, fra poco si festeggia- esclamò contento Baker, avvicinandosi alla cassa e passandoci delicatamente una mano sopra. -Questa bellezza funziona anche senza prolunghe- c'informò. -Meglio di così!-
-Vacci piano, Vee, voglio che arrivi tutta intera a stanotte- gridò Jimmy da lontano, guardandoci con la coda dell'occhio.
-Sta tranquillo, Sullivan, non la sfioro neanche- ribatté l'altro, togliendo la mano. -Hai visto la birra, per caso?- chiese poi. Jimmy annuì, indicando la cima della cassa con la testa. Zacky esclamò un grazie e tirò giù un pacco da 6, dando una lattina a me e Johnny.
-Forza, che stasera non ho alcuna intenzione di essere sobrio- rise, tracannando tutta la lattina in un colpo solo. Feci lo stesso e la stessa cosa valse per Seward, così tirammo giù un paio di pacchi e ci sedemmo in riva al mare. La serata cominciava bene.

   
 
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