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Autore: _Frame_    28/01/2012    4 recensioni
Mio padre morì il 28 gennaio 2010. Era un poliziotto. Mia madre il 14 febbraio 2011. Lei era un'ex attrice e modella. Entrambi erano seppelliti nel cimitero a due passi da casa. Questo era tutto ciò che sapevo dei miei genitori all'età di cinque anni. Anzi, questo era tutto quello che volevano farmi sapere.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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BUON 28 GENNAIO A TUTTI  ^^

32. ARMA (RYUZAKI)

 
Nomi.
 
Pagine e pagine infittite da una valanga di nomi.
Sfogliando il quaderno mi accorsi che, però, non era completo.
Le pagine rimaste bianche erano, tutto sommato, molte.
Direi quasi più della metà.
Ma i nomi erano stati scritti in maniera molto ravvicinata tra di loro.
Ad occhio e croce, saranno stati qualche migliaia.
Ma, ce n’erano due, in particolare, che avevano attirato la mia attenzione, e che spiccavano in mezzo a quei fogli quasi completamente neri d’inchiostro.
Erano stati scritti in carattere occidentale, con una calligrafia piuttosto tremolante, e le lettere erano alte un paio di righe.
Non ero ancora pratico, nella lettura di quell’alfabeto, ma riuscii a leggerli solo dopo pochi secondi di riflessione.
“Quillish Wammy”.
“L Lawliet”.
Probabilmente erano inglesi.
Erano stati scritti su una delle prime pagine e solo dopo di quelli si apriva la lunga e fitta lista di identità.
Poi, c’era un’ interruzione improvvisa.
D’un tratto, l’elenco finiva, e dopo di lui, niente.
Leggevo e rileggevo i segni d’inchiostro tra le righe, e notai qualcosa di strano, scorrendoli.
Era come se io li avessi già sentiti, da qualche parte, ma non tutti.
Non riuscivo proprio ad associare quell’elenco a nulla di mia conoscenza, così presi un’identità a caso e la digitai velocemente sul motore di ricerca del computer.
E lo trovai.
Era un criminale, deceduto per arresto cardiaco.
Si… era una vittima di Kira.
Ne provai altri, altri ed altri ancora.
E la cantilena recitata dai titoli delle pagine internet era sempre la stessa.
Ecco, dove li avevo già letti.
Probabilmente, mi erano passati sott’occhio quel giorno i cui feci le mie prime ricerche su Kira.
Mi massaggiai le tempie, cercando di trovare una spiegazione logica a tutto ciò.
Che motivo ci sarebbe stato, di annotare i nomi delle vittime su un quaderno?
Mi morsi la punta del pollice, dondolandomi avanti e indietro sulla poltrona girevole.
Poi mi diedi una sberla sulla fronte.
Ma certo!
Era ovvio!
Sicuramente quelli erano gli appunti usati da L per studiare l’indagine.
Forse era quello il motivo del perché si trovasse sottoterra, sepolto insieme e a lui.
Probabilmente, si era trattato di un gesto affettuoso da parte degli altri poliziotti, in modo che, anche dopo la morte, L avrebbe continuato a vegliare su ciò che aveva messo insieme con tanta fatica…
Deglutii, iniziando a sentirmi decisamente preoccupato per la mia sorte.
…ed ora… io glielo avevo portato via.
Il lavoro di tutta una vita strappatogli dalle viscere della terra da uno stramaledetto ragazzino impertinente e profanatore.
Chiusi il quaderno, deciso a riporlo nella plastica che lo aveva protetto e custodito per anni.
Ma, poi mi fermai.
Un’ultima cosa…
Avrei verificato un’ultima cosa e poi avrei rimesso tutto al suo posto.
“Lo giuro!”
Puntai il mouse e battei velocemente sui tasti in rilievo che riportarono fedelmente la scritta sullo schermo: “Quillish Wammy”.
-Strano…
Non era un criminale.
Anzi… a prima vista, pareva proprio un benefattore.
Trovai diversi articoli che ne annunciavano tristemente la morte, esaltando ed elogiando le sue meritevoli gesta, che facevano di lui uno degli uomini più amati della Gran Bretagna.
“Geniale inventore… ricche donazioni offerte a favore della ricerca e dello sviluppo…orfanotrofi fondati in tutto il mondo…”
Un grand’uomo, per come lo descrivevano i giornali.
Ma, allora, perché il suo nome si trovava insieme a quelli di tutti i peggiori criminali che siano mai apparsi sulla faccia della terra?
-Riproviamo.
“L Lawliet”
Contorsi lo sguardo, stupito per quel che mi comparve davanti.
Nulla.
Vuoto totale.
Secondo il web, questo individuo non esisteva.
Mi abbandonai completamente sullo schienale della poltrona, che si reclinò leggermente all’indietro.
-In fondo… neanche internet è onnipotente…
Chiusi gli occhi, rivolgendoli verso il soffitto, direttamente sulla luce emanata dal lampadario.
Dopo tutto, non era affar mio.
Ora, avrei tentato di riposare qualche minuto, per riprendermi dall’esperienza appena vissuta sulla mia pelle, e poi, come promesso, sarei tornato al cimitero a riseppellire il quaderno e, insieme a lui, tutti i segreti che si portava appresso.
Non aveva senso farsi altre domande, la storia… sarebbe finita lì.
D’un tratto, però, la luce che filtrava, attraverso la sottile pelle delle mie palpebre, scomparve, lasciando spazio ad una totale oscurità.
Subito, il mio volto fu invaso da un’aria umida e rancida, che penetrava nelle narici, fino ad arrivare a soffocarmi, stagnando sulle pareti della gola.
Ancor prima che potessi aprire gli occhi, la stanza fu invasa dalla più acida risata che le mie orecchie avessero avuto modo di udire fino ad allora.
-Ah ah ah! Guarda un po’…
 
La prima cosa che vidi di lui, furono i suoi occhi.
Gialli, come se stessero marcendo, con l’iride tinta di un profondo rosso sangue.
Davanti a me, galleggiava una figura dall’aspetto vagamente umanoide, dai lineamenti grotteschi, avvolti da brandelli di stracci che, suppongo, avrebbero dovuto fungere da vestiti.
Sembrava come se una delle tante creature dell’oscurità create dagli adulti per ricattare gli ingenui animi dei bambini, si fosse materializzata davanti a me.
Eppure… nel suo tono di voce… non riuscii a rintracciare la consueta malvagità che avrebbe dovuto possedere, per un perfetto abbinamento con la sua figura.
-… sei cresciuto!
Urlai.
Un singolo, forte e secco urlo che echeggiò tra le quattro mura della camera.
La sedia si ribaltò all’indietro e io mi ritrovai subito con il sedere per terra e la nuca dolorante per aver sbattuto contro il pavimento.
Ero ancora intento a massaggiarmi il capo, quando la creatura sbuffò divertita.
-Va sempre a finire così… forse dovrei inscenare delle entrate un po’ meno improvvise.
 Lo osservavo dal basso verso l’alto, nella sua imponente statura, che avrà sicuramente superato i due metri di altezza.
Il corpo era scheletrico, e mi fu difficile credere che ci fosse della carne intorno alle sue ossa.
Lo sguardo mi cadde nuovamente sul quaderno, ancora aperto sulla scrivania.
Era venuto per quello, ne ero sicuro.
Ed ora, avrebbe trascinato la mia anima all’inferno.
Puntai l’indice tremolante verso la superficie del tavolo.
-S… sei… sei venuto…p…per quello?
Si girò e lanciò un’occhiata distratta sulle pagine aperte.
Sospirò, quasi sconsolato.
-Suppongo… che dovremo rincominciare tutto da capo.
Rimasi a bocca aperta.
Letteralmente.
-N…non…vuoi la mia anima?
Si grattò la testa.
Il suo atteggiamento mi appariva decisamente troppo tranquillo.
Tuttavia, non riuscivo a mostrarmi più rilassato, davanti al suo insolito comportamento.
-Ma, allora siete proprio fissati, voi umani. Comunque…
Mi tese la mano scheletrica, dalle cui dita fuoriuscivano lunghi ed affilati artigli.
-…ciao. Io sono Ryuk. Suppongo che tu abbia parecchie cose da chiedermi.
 Mi rialzai, ma senza il suo aiuto.
Tentai di guardarlo negli occhi, non mi ero ancora completamente abituato alla sua impressionante immagine.
-Che cosa sei, tu? Uno spirito?
-Bhè…qualcosa di simile. Hai mai sentito parlare degli shinigami?
Shinigami?
Gli dei della morte?
-Vagamente. Ma scommetto che la tua presenza qui ha a che fare con quel quaderno.
-Proprio così. Ma tu avrai già compreso da solo, la sua utilità.
Lo guardai con aria interrogativa.
Ma lui si rese conto della mia esitazione solo qualche istante dopo.
-Ah, già…dimenticavo. Quel quaderno non ha le regole scritte sulla prima pagina.
 Regole?
Utilità?
“Ma che diavolo sta succedendo?”
-Tanto per curiosità, dov’è che l’hai trovato?
Ma come?
Il quaderno era suo, e non sapeva nemmeno dove si fosse trovato fino a poco tempo prima?
-Era sepolto. Nella tomba di una persona. Una tomba senza nome. Pensavo che tu… ne fossi già a conoscenza.
 Il suo sguardo si illuminò.
Per quanto potesse risultare luminoso.
-Allora è lì che l’ha nascosto, eh? Ah, ah!
Si portò la punta dell’indice sulle labbra.
-Immagino, che l’abbia sostituito il giorno del loro ultimo incontro. Certo che, però, nasconderglielo lì… è davvero diabolico da parte sua.
 Mi sentivo quasi ignorato.
I suoi farfugliamenti senza senso stavano iniziando ad innervosirmi.
-Ma, insomma! Che cosa vuoi da me?!?
Afferrò il quaderno ed osservò l’ultima facciata.
-Mmm…vedo che non hai scritto ancora niente.
-Che… che cosa avrei dovuto scriverci?
Lo chiuse, e me lo consegnò tra le mani.
-Ryuzaki, tu lo sai a che cosa serve, questo quaderno?
Com’è che sapeva il mio nome?
-Ho immaginato… che si trattassero di semplici appunti, presi dal detective che è sepolto nella tomba dove l’ho trovato. I nomi scritti lì sopra, sono tutti risalenti alle vittime di un certo serial killer che tutti chiamano Kira.
 Lo shinigami esplose in un’agghiacciante risata isterica.
Metteva i brividi.
-Ah ah ah! Molto divertente! A parte gli scherzi, questo è un Death Note e, come dice la parola stessa…
 Mi si avvicinò, standomi con il viso ad un centimetro di distanza dal mio.
Potevo vedere la mia immagine nitidamente riflessa nelle sue pupille.
-… con questo quaderno, ci si ammazza la gente.
 
Uccidere.
La persona che aveva scritto quei nomi era un…assassino?
Ma, allora non poteva essere appartenuto ad L.
Un’arma del genere sembrava decisamente più propria di…
-Sarebbe stato molto più comodo farti avere le regole anche a te messe per iscritto.
 Anche a me?
-…ma te le riassumo. Se tu scrivi il nome di una persona di cui conosci il volto su queste pagine, quella, dopo quaranta secondi, morirà per arresto cardiaco. Ci sei, fino a qui?
 Annuii.
Anche se mi rifiutavo di credere ad una cosa tanto assurda.
-Poi, ci sono anche un sacco di altre clausole. Ma, di queste, avremo modo di parlare in un altro momento, quando se ne presenterà l’occasione.
 Fissai un’altra volta il Death Note.
Se le cose stavano così… allora molte cose a me incomprensibili, sarebbero state possibili.  
Se quel quaderno possedeva il potere micidiale di cui mi aveva appena parlato Ryuk, allora il caso Kira assumeva un senso più compiuto.
Il puzzle si stava riempiendo.
-Dimmi una cosa, Ryuk.
Si allontanò dalla mia faccia.
Finalmente.
-Questo quaderno…è appartenuto a Kira, vero?
Lo shinigami mi sorrise.
-Esatto. Ma quello è solo uno dei quaderni che sono passati nelle mani di Kira. È cominciato tutto quando io decisi di lasciar cadere un Death Note, per vedere cosa sarebbe successo se fosse finito nelle mani di un essere umano. Poi, sono accaduti una serie di avvenimenti che hanno complicato la faccenda, ma è così, che ha avuto inizio quella che voi chiamate “Era di Kira”.
 Allora, Kira aveva sepolto il quaderno prima di morire, con la speranza che qualcuno lo ritrovasse.
Ma…che cosa si aspettava?
Che qualcuno avrebbe ripreso e portato a compimento la sua opera?
-Ryuk, devo dedurre dal tuo atteggiamento, che non rivuoi indietro questo quaderno.
 Scosse la testa.
-No, veramente anche quella è una regola. Ormai, il Death Note è tuo. Ma, se vuoi, puoi sempre restituirmelo di tua spontanea volontà. Ma sappi, che dovrò cancellarti la memoria.
 Cancellarmela?
Meno male, che glielo chiesi.
Perché avevo paura di quello strumento di morte, e la conservazione di quella preziosa informazione sul caso Kira fu, in quel momento, l’unico motivo che mi spinse a non rinunciare alla proprietà.
Un momento… lo shinigami affermava di aver lasciato il quaderno nelle mani di Kira stesso, questo voleva dire che…
-Ryuk, tu sei in grado di…rivelarmi l’identità di Kira?
Piegò la testa di lato, incredulo.
-Ma, come? Non te l’hanno detto?
Rimasi immobile, pietrificato.
Avevo persino iniziato a sudare.
Ryuk si fece d’un tratto stranamente serio.
Ma, ormai, avevo più paura di quel che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca, che della sua presenza vera e propria.
-Kira è…
 
Dai, Cristo Santo!
Dillo!
Tira fuori l’assassino di mio padre!
 
Il mio respiro si fermò.
Riuscivo a percepire ogni singolo passaggio del sangue attraverso le vene del mio collo.
 
Dimmelo!
Dimmelo, ti prego!
 
Il tempo si era fermato.
Il resto del mondo era diventato di pietra.
 
Dillo…
 
-…Light Yagami.
 
 
No.
 
Bugiardo.
 
Non è vero.
 
Non può essere vero.
 
Arretrai, ritrovandomi con le spalle al muro.
Mi presi la testa tra le mani.
 
È un incubo.
 
Solo uno schifoso ed ingiusto incubo.
 
-Non è stato il solo ad usare il quaderno, nel corso degli anni. Ma è lui la mente organizzatrice di tutto. Si può dire che io sia stato il suo, ehm…compagno di giochi?
 Se non altro, la mia ipotesi di un unico pianificatore dei fatti si era rivelata esatta.
Tuttavia…facevo ancora fatica ad accettare la realtà.
-Non raccontarmi balle! È impossibile, mio padre era un poliziotto! Ha dato la caccia a Kira per tutta la sua vita. È stato persino ucciso da Kira stesso!
-No, Ryuzaki.
Mi aprì davanti agli occhi un altro Death Note, che teneva legato al suo fianco.
Quando lessi il contenuto delle sue pagine, mi sentii mancare.
Percepii il pavimento cedere sotto il mio peso.
Il mio passato, così ben costruito ed abilmente recitato da tutti quelli che mi circondavano, si sciolse come cera calda, alla vista di quelle parole.
 
“Light Yagami”.
 
-Ho ucciso io tuo padre. Era arrivato al capolinea. E, inoltre, questo fa sempre parte delle regole del gioco.
 Caddi in ginocchio, con lo sguardo spento e perso nel vuoto.
Era lì.
Il carnefice di mio padre era lì, davanti a me.
Ed io, non potevo fargli niente.
Non provai odio, per quello shinigami.
Giuro.
Perché la mia mente stava affrontando un’altra cruda realtà.
Mio padre… era Kira.
Ma, così…tutto tornava.
Ecco, perché Near e lo zio mi stavano col fiato sul collo.
Volevano vedere quanto io avessi ereditato dalla sua mente malata.
 
Mio padre era un assassino.
 
-Che intendi fare?
Alzai lo sguardo verso Ryuk, che aveva preso a volteggiare per aria.
-Mi sembri un po’ sconvolto…
E ci credo.
Ma come ragionava, questo qui?
Però, forse avrei potuto ricevere più informazioni su mio padre da quel dio della morte che da qualunque altra persona.
Dovevo calmarmi, e riprendere il controllo.
Era la mia occasione d’oro.
In fondo, non era quello che avevo sempre desiderato?
Per quanto fosse difficile da accettare, quella era la verità che avevo braccato durante tutto il corso della mia esistenza.
E avrei dovuto farmela piacere.
-Ryuk, com’era… mio padre?
Lo shinigami sghignazzò.
-Eh eh. È un’impresa ardua, descriverlo così su due piedi. Ma, in poche parole, lo giudicherei… uno spasso.
 Certo che, questo individuo, aveva uno stano modo di vedere le cose.
-Tu cosa sai, di lui?
-Non molto. Solo che ha lavorato al caso Kira fino alla sua morte. E che ha anche preso il posto di L, per un certo periodo.
-E…di Kira?
Sospirai.
-Ognuno ha un’opinione diversa sul suo conto. C’è chi lo giudica un serial killer psicopatico, chi invece lo vede come il Dio che ha mosso la sua volontà per aiutare il mondo ad uscire dalle tenebre. Ma io, ora, non so più in cosa credere.
 Ripresi a sfogliare le pagine del quaderno.
Non doveva essere stato facile, farsi carico di tutte quelle morti.
Mio padre doveva avere una mente d’acciaio, per non essersi fatto sopraffare dalla pazzia.
Era lui, il primo a mettersi in rischio, e lo aveva fatto solo per il bene delle persone.
Che le sue intenzioni…fossero state davvero così pure e genuine?
Mi ricadde lo sguardo sui nomi scritti all’inizio.
In particolare, sul secondo.
“Perché, allora, c’era chi gli dava la caccia?”
Non era forse quest’ultimo, il malvagio, in questa situazione?
Se Kira… se papà aveva riportato uno spiraglio di luce in questo mondo marcio, allora perché opporsi a lui?
“L Lawliet”.
Ormai, non avevo più dubbi.
Quello…era il nome di L.
Mio padre, era riuscito a sconfiggere il più grande detective del mondo.
Colui che si spacciava per la vera giustizia.
-Ryuk…
Il dio della morte rimise i piedi per terra.
-…usciamo un attimo. C’è una cosa che devo fare.
Afferrai la maniglia della porta, ma mi bloccai.
Se mia nonna, o qualcun altro l’avesse visto…non volevo nemmeno pensarci.
Lui intuì la mia preoccupazione.
Si vedeva, che c’era già passato davanti a problemi del genere.
-Tranquillo. Solo chi ha toccato il quaderno è in grado di vedermi.
Gli sorrisi.
Per la prima volta.
Anche se, c’era qualcosa di diverso nel mio sguardo.
Lo percepivo a pelle.
Infilai il quaderno nuovamente sotto la maglia e mi avviai verso l’uscita, con Ryuk che mi seguiva, fluttuante dietro alle mie spalle.
Sospirai.
Avrei dovuto farci l’abitudine.
 
Nel cimitero si era alzato il vento.
Era buffo, notare come il clima in quel luogo fosse sempre leggermente peggiore, rispetto a quello che si vive in città.
-Che ci facciamo qui?
Mi ritrovai per la seconda volta in una giornata davanti alla tomba di L.
Ma ora, iniziavo a guardarla con occhi totalmente differenti.
Colui che giaceva sotto quel mucchio di terra non era la giustizia.
Era solo un perdente, che aveva sfidato Kira solo per il suo personale orgoglio e divertimento.
Mio padre era la giustizia.
Estrassi il quaderno, aprendolo sulla pagina su cui era inciso il suo nome a caratteri cubitali.
Lo voltai, esibendo il suo contenuto alla croce di pietra che si ergeva dinnanzi a me.  
-Hai visto?
Mi inginocchiai, sempre con il Death Note aperto in direzione del sepolcro, ed avvicinai la bocca al terriccio.
-Ha vinto lui.
Ma, anche se le cose stavano così, continuavo a sentirmi impotente.
Avevo il possesso del quaderno della morte.
Ma ero in balia dell’indecisione.
Che cosa avrei dovuto fare, adesso?
Lasciare le cose come stavano?
Oppure, riprendere io a giustiziare i criminali?
Ma ero davvero in grado… di uccidere delle persone?
Anche se era per una buona causa, io rimanevo pur sempre un ragazzino di tredici anni.
Feci per rialzarmi, ma, nel sollevarmi, dal fondo del quaderno cadde qualcosa.
Mi chinai per esaminare l’oggetto in questione.
Una lettera.
Com’è che non me n’ero accorto prima?
-Una lettera?
-Si…a quanto pare. Ma…
La voltai.
Sul retro c’era una scritta.
-…qui c’è il mio nome.
Non ci pensai due volte.
Scartai la busta su cui era inchiostrata la scritta “Ryuzaki” ed estrassi il foglio, che conteneva le ultime parole di mio padre.
Ed erano rivolte a me.
Sentii sul collo l’alito di Ryuk.
-Che c’è scritto?
 
Quelle non erano le parole di un assassino.
 
Quelle non erano le parole di un pazzo psicopatico che aveva trascinato il mondo nell’oblio.
 
Quelle…erano semplicemente…le parole di un padre.
 

“Ryuzaki,
se stai leggendo questa lettera, allora questo vuol dire che io mi
trovo già all’altro mondo. Probabilmente avrai già scoperto
l’identità di ciò che stringi tra le mani, anzi, forse Ryuk ora è già lì
con te. Come avrai sicuramente capito, io sono Kira. E questo
quaderno era la mia arma di giustizia. Ti sarai accorto, negli anni
che hai già vissuto sulla Terra, che, quello dove ti trovi, è un
mondo marcio, popolato dalla corruzione, dalla criminalità e,
soprattutto, da gente malvagia. Io ho provato a cambiarlo,
questo mondo, Ryuzaki. Tutto ciò che volevo, era un luogo di
luce, popolato solo da persone per bene e di buon cuore.
Tuttavia, c’è ancora chi non la pensa così. E queste persone
devono essere fermate, Ryuzaki. Sono loro, le persone malvagie.
Si personificano nella giustizia, cercando di ostacolare chi pensa
solo al bene del mondo. Suppongo, che tu sappia già, a chi
appartiene la tomba dove ho nascosto il quaderno. Non devi
fidarti delle persone come lui. La loro mentalità è sbagliata, ma
io ti offro l’opportunità di aprire gli occhi sulla realtà di questo
mondo corrotto e di provare a cambiarlo, dopo di me. Non
posso sapere se tua madre sia ancora viva ma, conoscendola,
è molto più probabile che si sia tolta la vita per seguirmi, anche
se questo significava lasciarti da solo. Anche lei, mi è stata
affianco nel corso della venuta del mio regno. Era in possesso di
un quaderno, proprio come me, e si è presentata all’umanità
come secondo Kira. Ma, anche se tutt’oggi fosse viva, non
sarebbe in grado di continuare la mia opera. Puoi farlo solo tu,
Ryuzaki. Ma non sentirti obbligato. Questa è un’enorme
responsabilità che io, in qualità di padre, ti sto affidando. Sta
solo a te, decidere se riportare il mondo verso una nuova
speranza. Se accetterai, sono sicuro che Ryuk ti spiegherà ogni
cosa. Quel quaderno, che tieni tra le mani, ti apre le porte verso
un mondo di luce. Sappi, però, che la polizia è a conoscenza
della sua esistenza. Dovrai muoverti ancora più cautamente di
me. Se risulterà necessario, non esitare ad uccidere anche chi ti
sembra amico, perché ricordati, Ryuzaki, che chi si ribella a Kira,
è nemico dell’umanità. Comunque, secondo i miei calcoli, ora
nessuno di quelli che sono venuti a contatto con il quaderno,
dovrebbero più essere in grado di vedere Ryuk. Ora, non posso
fare altro che augurarti buona fortuna. Spetta a te, decidere
cosa farne del Death Note. Il destino del mondo è letteralmente
nelle tue mani. Ma sappi che io ti sono vicino, Ryuzaki.”
 
 
Ripiegai accuratamente il foglio.
Il mio viso era coperto dai capelli che, ogni tanto, venivano mossi leggermente dal vento.
Inspirai… ed espirai.
-E va bene.
Ryuk mi guardò, con espressione interrogativa.
-Va bene, papà.
Alzai lo sguardo verso il cielo.
-Costruirò io il tuo mondo. Sarò io il nuovo Kira. Sarò io, a personificare la giustizia. Sarò io, a portare le luce in queste tenebre.
 
Ero rinato.
Ryuzaki Yagami era  morto.
Adesso io…ero solo…Kira.
Un ghigno si fece spazio sul mio volto.
-Ma, per far questo, dovremo prima sbarazzarci dei parassiti che intralciano la mia strada.
 Mi voltai di scatto verso Ryuk, guardandolo dritto negli occhi.
Adesso non ne avevo più paura.
-Ryuk, hai detto che si possono fare diverse cose, con questo quaderno, giusto?
-Certamente. La morte può essere manipolata, entro certi limiti.
Mi fermai a riflettere.
-Per prima cosa dovrò uccidere Near e i suoi subordinati. E, ovviamente, anche i membri della polizia giapponese che hanno preso parte alle indagini.
 Lo shinigami rimase scosso, da quella dichiarazione, e mi squadrò con aria incredula.
-I membri della polizia giapponese? Ma…non sono le presone che ti hanno cresciuto?
-Dimentichi cosa c’è in ballo, Ryuk? È vero, non posso dimenticarmi l’affetto dei miei zii, ma loro sono nel male, e il male deve essere spazzato via. Non sarebbe giusto fare delle eccezioni, solo perché hanno dei contatti intimi con me. Mi capisci?
 Una risata fu la sua risposta.
-Poi, dovrò pensare anche a come farmi rivelare il nome di Near e dei suoi sottoposti. Per i volti non c’è problema. Near l’ho visto in faccia, e gli altri potrò vederli di sicuro grazie agli archivi dell’FBI. Non sarà difficile intrufolarcisi. Ma, non posso essere completamente sicuro che i nomi a loro associati, siano veri.
 Mi massaggiai le palpebre.
“Pensa, pensa. Deve esserci un modo.”
-Ryuk, tu…non puoi rivelarmeli, i loro nomi, vero?
Scosse la testa.
-No, mi dispiace. È contro le regole.
-Come pensavo.
Però, Ryuk non doveva essere stato il solo ad averli visti in faccia.
Di sicuro, anche gli zii avevano visto i loro volti e, chissà… magari avevano anche avuto occasione di prender visione delle loro identità. In tal caso, sarebbe bastato manipolare ad arte uno di loro, per entrare in possesso di queste informazioni.
-Ci sono.
-Eh? Hai già trovato una soluzione?
Girai i tacchi e mi misi in marcia, verso l’uscita del cimitero.
-Avrai l’onore di assistere a qualcosa di dimensioni epiche, mio caro Ryuk.
 Lo shinigami alzò gli occhi al cielo.
-Mi sa di qualcosa di già sentito. Comunque… potrebbe rivelarsi ancor più divertente. A proposito, Ryuzaki, tornando verso casa, possiamo fermarci a comprare delle mele? Tuo padre me le procurava sempre…
 Sorrisi, da dietro i capelli che mi nascondevano il viso.
-Ma certo, Ryuk.
-Evviva!
Ma proprio un individuo del genere, avrei dovuto sorbirmi per tutta la vita?
Bah…comunque, se era resistito mio padre, in sua compagnia, io ce l’avrei fatta di sicuro. 

   
 
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