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Autore: Panda_chan    29/01/2012    3 recensioni
"-ght-kun? Tutto a posto, tesoro?"
La voce di Misa, come sempre squillante all'inverosimile, riportò Light alla realtà.
La sua ragazza lo stava fissando preoccupata, con gli occhi sgranati e le sopracciglia sollevate, interrogativa.
Come sempre il giovane non tardò a recuperare il controllo di sé, ricomponendo sul proprio viso la consueta espressione educatamente distaccata, e riportando lo sguardo sulla ragazza.
"Tutto a posto, Misa, grazie."
Contrariamente a quanto appena detto, però, realizzò all'istante che no, non era tutto a posto.
L'aria del locale improvvisamente gli pareva satura, inquinata, irrespirabile.
Dolce. Stucchevole. Intollerabile.

[Terza classificata allo "Smells contest, odori da raccontare" di Starhunter]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Ryuuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sugar, coffee and cinnamon

 

“Light-kuuuuuun!”
Light Yagami trattenne un moto d’insofferenza, nell’udire la voce alta e stridula di Misa Amane, la sua fidanzata.
“Dimmi, Misa.” le rispose, con un tono contenuto ma stanco.
“Stai sempre rinchiuso qui dentro, Light-kun” continuò lei entrando nella stanza e mettendo su un broncio da manuale. “Siamo fidanzati, eppure non mi porti mai da qualche parte.”
“Misa, io sono il nuovo Elle adesso. Devo occuparmi delle indagini… Devo trovare Kira.” le rispose, guardandosi le spalle con aria circospetta nel caso qualcuno del Quartier Generale fosse in ascolto.
Ryuk ridacchiò udibilmente dell'abilità di Light nel mascherare la propria natura, meritandosi un’occhiataccia in tralice da parte di lui, ma Misa non si avvide né dell’una né dell’altra cosa, e continuò a saltellare per la stanza sorridendo all’indirizzo di Light e cercando di convincerlo.
“Su, solo un giretto veloce veloce! Ti prometto che poi ti lascerò in pace. Avanti, Light-kun, ti prego!” continuò, trapanando un orecchio al ragazzo, chino sul computer.
Light sospirò, lievemente frustrato.
Ripensò con stizza al momento in cui lei si era palesata al mondo, attraverso i suoi video maldestri, e concluse che se si fosse mantenuta nell’ombra ad usare il suo potere non l’avrebbe costretto ad approcciarsi a lei, e i suoi ultimi mesi sarebbero stati cosparsi di molto meno grattacapi.
Tuttavia, da persona fondamentalmente obiettiva quale era – seppure, forse, appena troppo ligia alle proprie idee – si disse subito che lei si era rivelata uno strumento estremamente prezioso per i suoi propositi.
Forse, dopotutto, avrebbe potuto accontentarla, anche solo per una volta; inoltre, rifletté mente lei continuava a sproloquiare, incurante che lui la stesse ascoltando o meno, anche i suoi timpani ne avrebbero giovato, e lui avrebbe potuto poi concentrarsi in pace sui suoi affari.
“Va b­-va bene, Misa, andiamo.” intervenne Light, quasi alzando la voce per farsi ascoltare da lei, totalmente presa dai propri discorsi.
Davvero?! Ma è fantastico, corro a cambiarmi allora!” gli rispose mandandogli un bacio con la mano ed eclissandosi in camera.
“Cosa non si fa per un po’ di quiete, vero Light?”
“Chiudi il becco, Ryuk.”

 

Lo Square, ovvero il locale in cui Misa voleva trascinarlo, era nel centro di Tokyo ed era ovviamente uno dei più esclusivi.
Vi servivano ogni genere di bevanda, fredda e calda, alcolica e non, ed era fornitissimo di ogni tipo di rinfresco, dolce o salato.
Tutto ciò che si consumava era cucinato all’interno del locale stesso: affinché non ci fossero dubbi in merito, tutti i piani di preparazione erano a vista, così si poteva osservare il pasticcere sfornare ogni genere di dolce, il cuoco preparare le monoporzioni di sushi, il barista shakerare i vari drink e così via.
Naturalmente il solo accomodarsi su di una sedia costava una fortuna, ma quando mai Misa aveva fatto attenzione a particolari simili?
Per di più, essendo una celebre modella e attrice, ci era andata spesso, infatti appena entrarono salutò la proprietaria con un gesto alquanto confidenziale.
“Dove vuoi sederti, Misa?” irruppe Light, ansioso di ordinare più in fretta possibile e tornarsene al Quartier Generale – nonché di liberarsi della fastidiosa risatina beffarda che Ryuk, invisibile a chiunque a parte loro due, continuava a sparargli nell’orecchio.
“Oh, il mio posto preferito è quello!” trillò lei in risposta, indicando un tavolino nell’angolo opposto del locale, vicino al piano cottura riservato al pasticcere.
L’ambiente era perfettamente climatizzato, quindi la vicinanza con il forno per le torte non era un problema, così si accomodò sulla sedia imbottita di chintz di fronte a quella su cui si era appena seduta la sua fidanzata, intenta a rimirare una vetrina stipata di ciambelline glassate, pasticcini di ogni tipo, quattro o cinque tipi diversi di torta, cookies, creme, budini e davvero, ogni genere di dolce disponibile.
A dire il vero Light aveva sempre preferito i cibi salati, ma i dolciumi non lo avevano mai disturbato.
Fino a quel momento.
Fino a quando, cioè, mentre attendeva che Misa consultasse il listino e osservasse la vetrina, il pasticcere non aprì il forno, rivelando una meravigliosa torta farcita che vi cuoceva all’interno.
Non appena lo sportello del forno si schiuse ne scivolò fuori una fragranza avvolgente, appena appena stucchevole, una sorta di misto tra zucchero, caffè e cannella.
Sembrava nulla più che un profumo innocente che anzi deliziò Misa, a giudicare dalla sua espressione, ma Light ebbe la netta sensazione che qualcosa di tremendamente fisico fosse penetrato nelle sue narici prendendole a pugni, inondando la sua testa e la sua mente di quell’odore intollerabile.
Inammissibile.

 

La stanza è silenziosa, nessuno fiata, nessuno muove nemmeno un foglio; d’altronde, il silenzio di piombo sembrerebbe terribilmente oltraggiato dal solo stormire delle ali tenere di una falena.
Sono tutti seduti presso un tavolo: Light Yagami, Ryuzaki – o Elle che dir si voglia –, Soichiro Yagami, Mogi, Matsuda, Aizawa.
Tutti osservano un enorme maxischermo su cui sono proiettate le immagini inviate da una serie di telecamere installate nel grande palazzo, sede principale di un’industria affermata.
Un tavolo ottagonale domina la stanza e riempie quasi tutta la schermata; sette dei suoi otto lati sono occupati da altrettanti uomini – uno invece è vuoto, e il suo occupante non è più in questo mondo.
“Allora, oggi chi uccidiamo?”
La concentrazione palpabile della stanza, interamente imperniata sulla fondamentale frase pronunciata da uno dei sette uomini, viene rotta dall’inconfondibile rumore della porta che si apre, in fondo alla stanza.
Tutti tranne Elle si voltano per un attimo a controllare chi entra, ma è solo Watari, che avanza con il suo incrollabile aplomb inglese e spinge un carrellino davanti a sé.
Arriva fino a tavolo, e posa davanti al ragazzo dai capelli neri una tazza di caffè fumante, un piccola  zuccheriera d’argento colma di zollette e un elegante piattino di ceramica bianca, su cui è appoggiato un dolcetto, simile ad un muffin.
“Il suo caffè  e il suo dolce. Oggi è alla cannella, signore.”
Ryuzaki non risponde al fido maggiordomo, limitandosi ad un cenno del capo, e dopo qualche secondo abbassa gli occhi e osserva la sua ricarica personale.
Accanto a lui, obbligato alla vicinanza dalla fastidiosa costrizione delle manette che congiungono i loro polsi, Light annusa, e sente i profumi spandersi nell’aria.
Quello caramellato dello zucchero, quello deciso del caffè, quello inebriante della cannella.
Zucchero. Caffè. Cannella.
Elle afferra con estrema lentezza la punta della pinzetta per le zollette e subito dopo la prima zolletta piomba con un rumore acquoso – plotch! –  nel caffè scuro, seguita da molte altre che addirittura formano, dopo qualche minuto, una piccola piramide che emerge dal bordo della tazza di ceramica.
Il ragazzo dai capelli scuri smette per un attimo di osservare lo schermo con aria vagamente ossessiva, e pare concentrarsi sul suo spuntino, assaporando i profumi dolciastri che impregnano l’aria.

 

“-ght-kun? Tutto a posto, tesoro?”
La voce di Misa, come sempre squillante all’inverosimile, riportò Light alla realtà.
La sua ragazza lo stava fissando preoccupata, con gli occhi sgranati e le sopracciglia sollevate, interrogativa.
Come sempre il giovane non tardò a recuperare il controllo di sé, ricomponendo sul proprio viso la consueta espressione educatamente distaccata, e riportando lo sguardo sulla ragazza.
“Tutto a posto, Misa, grazie.”
Contrariamente a quanto appena detto, però, realizzò all’istante che no, non era tutto a posto.
L’aria del locale improvvisamente gli pareva satura, inquinata, irrespirabile.
Dolce. Stucchevole. Intollerabile.
Gli dava il voltastomaco, e quel sentore di zucchero, caffè e cannella erano davvero troppo… Troppo.
“Scusa, in verità ho un tremendo mal di testa. Faccio due passi, ci vediamo più tardi al Quartier Generale.”
Senza dare il tempo a Misa di replicare alcunché si alzò dal tavolo e scansando la ressa guadagnò l’uscita.
Appena fu fuori, si riempì i polmoni dell’aria del centro di Tokyo, assaporando i retrogusti di fumo, smog e profumi maschili e femminili come fossero un toccasana.
In effetti la sensazione di fastidiosa oppressione provata all’interno dello Square si allentò un poco, così Light decise di proseguire la passeggiata verso la periferia.
Per tornare, considerò, avrebbe sempre potuto chiamare un taxi.
Seguito dalla presenza costante di Ryuk, che sembrava aver compreso che non era il momento adatto per fare commenti o iniziare una conversazione, si diresse verso l’area più marginale del centro, per poi uscirne definitivamente e attraversare uno dei tanti quartieri circostanti.
Completamente immerso nei suoi pensieri, perse totalmente la cognizione del tempo e continuò a camminare, proseguendo spedito ad ampie falcate.
Si fermò solo quando arrivò ad un’area periferica della città, giungendo sopra una collina non particolarmente alta ma sufficientemente rialzata da consentire una visione d’insieme di parte del panorama di Tokyo – era talmente estesa la città che abbracciarla tutta con un solo sguardo pareva impossibile.
Light si arrestò una volta arrivato sulla cima smussata della collina, e rimase ancora un po’ in silenzio, fino a quando almeno Ryuk non si decise a parlare, tanto per alleggerire un po’ l’atmosfera.
“Era un degno avversario, eh, Light?”
Il ragazzo parve lievemente sobbalzare al suono improvviso della voce del dio della morte, ma non mostrò sorpresa né fastidio; si limitò ad annuire con un cenno contenuto del capo, mormorando sommessamente “Già.”
Il dio ridacchiò di rimando, con la sua solita nota derisoria di fondo.
“Sembra quasi che ti manchi.”
La risata di Light fu più decisa, e non aveva, al contrario, nulla di derisorio; in effetti, Ryuk pensò che fosse vuota, priva di vita, come un suono registrato. Qualcosa di sovrumano, o di inumano, dipendeva dai punti di vista.
“Mancarmi? La sua presenza era stimolante, questo sì. Non è nemmeno più divertente senza di lui, cosa vuoi che ci voglia a mettere nel sacco quei quattro idioti. Come raccontare a un bambino la favoletta di Babbo Natale, anzi, quelli credono addirittura più facilmente a qualunque balla io propini loro.
È solo questione di tempo prima che io riesca ad avere ragione anche di quel marmocchio di Near, o Enne, come vuole farsi chiamare. Ryuk, io ho il controllo assoluto. Con la morte di Elle, io ho già vinto la mia guerra e sono stato legittimato come Dio.”
Ryuk non rispose, limitandosi ad un neutro silenzio assenso.
D’altronde, Light non pareva aver bisogno di una risposta, come non pareva aver bisogno di niente altro.
Bastava a se stesso, tutto lì.
Rimasero un po’ di tempo a rimirare le luci del vicino centro città, così vive, così luminosamente danzanti davanti ai loro occhi che, al confronto, non erano che spente capocchie di spillo.
“Andiamo” sussurrò improvvisamente Light, incamminandosi per riprendere la strada per cui erano arrivati.
Era quasi mezzanotte quando tornarono al Quartier Generale, e non appena varcarono la soglia Misa si gettò addosso a Light, con un gemito di teatrale sollievo.
“Ti ho cercato dappertutto! Ti avrò chiamato cento volte al cellulare, perché non hai risposto? Mi hai fatto preoccupare!”
“Avevo bisogno di farmi passare in pace qual mal di testa, quindi ho disattivato la suoneria. Invece, non avresti dovuto aspettarmi alzata.”
“Non è nulla, tesoro. Piuttosto, ho preparato del caffè e fatto arrivare dei dolcetti mentre aspettavo tue notizie, ne vuo-”
“No.” La interruppe immediatamente Light. Poi, ripensandoci, aggiunse “Mi infastidisce l’odore di dolci e di caffé.” concluse in tono definitivo, svuotando il contenuto della moka nel lavello e gettandola poi direttamente nella spazzatura.
“Sono solo profumi, dopotutto” proruppe Ryuk appena si richiusero nello studio, dopo che Misa si fu coricata. “Non lo faranno rialzare dalla bara.”
“Lo fanno rivivere nella mia testa.”
Light sospirò, poi parve darsi un tono e riaccese il computer, accingendosi a concentrarsi nuovamente sulle informazioni del documento che aveva aperto, e cercando di ignorare il fastidioso sentore di zucchero, caffè e cannella che pareva voler persistere danzando nelle sue narici.

 

**********

 

Giudizio:

 

Attinenza e uso del prompt: 9/10 
Grammatica e lessico: 14.7/15 (Grammatica 9.7/10, lessico 5/5) 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 
Originalità: 4.8/5 
Giudizio personale: 5/5 

Punteggio totale: 43.5/45

 

Che dire?
Dato che è solo la seconda fanfiction che scrivo per il fandom di Death Note non posso che essere soddisfatta del risultato.
Ringrazio la giudice per il giudizio, a mio parere equo, e anche gli altri partecipanti. Complimenti a tutti! ^^
Grazie infine a chi leggerà e soprattutto a chi vorrà lasciarmi un parere. :D
Alla prossima!
Panda

 

  
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