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Autore: Ai_Sellie    29/01/2012    4 recensioni
Da quando quell’assurda guerra è finita, ha scoperto che a Berk le notti sono gelide e particolarmente buie, e che i puntini luminosi che prima riusciva a scorgere nel cielo solo di rado, quando era bambino, sono molto più numerosi di quanto avesse mai potuto immaginare.
L’oscurità che cala sul villaggio come una pesante coperta appena il sole scompare oltre le montagne è densa e silenziosa, ma ad Hiccup non dispiace.
Era talmente abituato ad essere svegliato quasi tutte le notti dal sibilo dei getti di fuoco che i draghi sputavano contro le loro case e l’odore acre del fumo che gli riempiva i polmoni, che non credeva possibile potesse regnare tanta pace, durante le ore notturne. Ma, soprattutto, non pensava potesse piacergli tanto.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la prima settimana del COW-T indetto da maridichallenge e per il prompt numero 38 (prequel/sequel) della mia tabellina della Maritombola indetta sempre da maridichallenge. 。◕3◕。
Il titolo è un verso tratto da "Sparks fly" di Taylor Swift.
E' ambientata subito dopo la fine del film. 。◕v◕。

Non betata, per il momento.



Le stelle sembrano brillare più del solito, quella notte, ed Hiccup piega maggiormente la testa all’indietro per vederle meglio, incantato.
Da quando quell’assurda guerra è finita, ha scoperto che a Berk le notti sono gelide e particolarmente buie, e che i puntini luminosi che prima riusciva a scorgere nel cielo solo di rado, quando era bambino, sono molto più numerosi di quanto avesse mai potuto immaginare.
L’oscurità che cala sul villaggio come una pesante coperta appena il sole scompare oltre le montagne è densa e silenziosa, ma ad Hiccup non dispiace.
Era talmente abituato ad essere svegliato quasi tutte le notti dal sibilo dei getti di fuoco che i draghi sputavano contro le loro case e l’odore acre del fumo che gli riempiva i polmoni, che non credeva possibile potesse regnare tanta pace, durante le ore notturne. Ma, soprattutto, non pensava potesse piacergli tanto.
Si massaggia le braccia per contrastare il freddo che comincia ad intorpidirgli i muscoli e inclina leggermente la testa di lato, per guardare le stelle da una diversa angolazione.
L’oscurità è talmente fitta che riesce a scorgere il profilo delle pareti rocciose che delineano quella piccola radura protetta solo perché un’enorme luna piena brilla sopra la sua testa, ma anche se fa un po’ paura, sta bene.
C’è silenzio e questo gli piace, perché significa che la guerra è finita.
E poi ha ormai la guardia del corpo personale, non c’è sul serio più niente di cui avere paura.
Come se avesse percepito i suoi pensieri, Sdentato si agita appena, sistemandosi meglio attorno al corpo del ragazzo, ed Hiccup sorride.
Il drago gli sfiora il gomito con la punta della coda ed Hic stacca finalmente lo sguardo dalla volta celeste per cercare il muso dell’animale.
« Hai freddo? » sussurra, accarezzandogli l’attaccatura delle orecchie.
Sdentato si limita ad emettere un mezzo sbuffo, inclinando il capo verso la sua mano.
Nonostante le sue numerose ricerche, Hiccup non è riuscito ancora a comprendere quanto – e soprattutto se – i draghi percepiscano il caldo e il freddo, quindi non ha davvero la più pallida idea se, al momento, l’amico stia bene oppure no. Ha, però, notato che, a parte rarissime eccezioni, Sdentato non si alza mai prima che lo faccia lui, e dato che Hiccup comincia seriamente a non sentirsi più le dita dei piedi decide che, forse, è arrivata l’ora di rientrare.
Sorride e gli batte gentilmente la mano sul muso un paio di volte.
« Torniamo al villaggio, mh? Comincio a sentirmi un po’ congelato » sbuffa, sorridendo.
« Chissà che ore sono ».
Come ogni notte, probabilmente suo padre non si è nemmeno accorto della sua assenza, ma anche se oramai sembra essersi convinto che suo figlio sa badare a se stesso, Hiccup preferisce sempre farsi trovare nel letto, al mattino; più per una questione legata al non volergli spiegare perché ama tanto stare seduto in mezzo al niente durante le ore notturne, che per altro.
Si alza in piedi un po’ più lentamente rispetto al normale. I muscoli intorpiditi delle gambe gli fanno quasi male, quando li muove, ed è costretto a massaggiarsi il collo e le spalle con forza per riattivare la circolazione.
Poi si batte le mani sui pantaloni e china la testa, sorridendo all’amico.
« Andiamo? »
Sdentato lo fissa per qualche secondo, senza dare segni di volersi spostare o averlo capito, ma quando Hiccup è ormai in procinto di chinarsi nuovamente su di lui, per accarezzargli il muso e ripetere la domanda, il drago si solleva di scatto sulle zampe.
Il ragazzo indietreggia d’istinto, più sorpreso che spaventato, e inciampa nella coda dell’animale, finendo con il rovinare nel piccolo lago poco distante.
L’acqua è talmente ghiacciata che gli mozza il respiro e lo stordisce per una manciata d’istanti, prima che Hiccup si renda effettivamente conto di esserci caduto dentro.
Sdentato, che aveva già immerso le zampe anteriore nel lago fino a metà, pronto a gettarsi del tutto per andare a recuperarlo, afferra con la bocca un braccio dell’amico appena questi riemerge in superficie, premurandosi di non estrarre i denti per non fargli male, e lo trascina all’asciutto. Poi china il muso con fare colpevole.
Hic è ancora così tramortito dall’incidente che impiega qualche secondo ad interpretare il suo comportamento.
« V-Va tutto b-bene, Sdentato » cerca di rassicurarlo, sorridendo, mentre batte i denti per il freddo. « Non è successo niente. N-Non sono arrabbiato ».
La furia buia emette uno sbuffo ed Hiccup gli gratta il collo con una mano tremante.
« S-Sto bene. Ho solo bisogno… di qualcosa di caldo ».
Sdentato lo fissa per una manciata di secondi, poi con un colpo di coda alle caviglie lo fa nuovamente cadere a terra. Hic sibila di dolore quando il suo fondoschiena già dolorante per altri motivi si schianta con poca grazia contro il terreno, mentre il drago torna ad accucciarsi al suo fianco, premurandosi di circondarlo il più possibile con il proprio corpo.
Per scaldarlo, arguisce Hiccup dopo un primo momento di confusione.
Sbuffa e si accoccola meglio contro l’amico, lasciandosi in un certo senso abbracciare.
Con una mano continua ad accarezzargli la testa ed ha già un grazie sincero sulla punta della lingua quando un rombo in lontananza lo fa sobbalzare.
Spaventato, rivolge d’istinto lo sguardo al cielo, aspettandosi di vederlo a breve illuminarsi a giorno sotto gli attacchi dei draghi, e cerca di alzarsi, ma il corpo bollente dell’animale stretto attorno al suo lo trattiene.
Con il cuore in gola e la paura a martellargli i timpani aspetta, ma non accade niente.
È solo dopo un ulteriore minuto di buio e silenzio che Hiccup si ricorda che la guerra è finita e lui non dovrà più preoccuparsi di allenarsi per sentirsi all’altezza delle aspettative di suo padre perché non ce n’è più motivo.
Nessun drago attaccherà più il loro villaggio, rischiando di ucciderli tutti; nessun vichingo darà più loro la caccia per difendere le scorte di cibo.
La guerra è finita, finalmente, e lui se ne rende conto davvero solo adesso.
Respira forte, gli occhi sgranati fissi sullo specchio d’acqua scura a pochi passi da lui.
Sente il battito irregolare del cuore rimbombargli nelle orecchie, lo sguardo di Sdentato bruciargli la pelle come se potesse leggergli dentro e la punta della sua coda sfiorargli con gentilezza un gomito, quasi avesse percepito la sua paura e volesse tranquillizzarlo.
« La guerra è finita » ansima.
Volta la testa e quando incontra gli occhi grandi dell’amico, luminosi nonostante l’oscurità che li avvolge, non riesce a trattenersi dal sorridergli come un’ebete, felice e sollevato.
Sente le lacrime pungergli gli occhi ma fa finta di niente.
« La guerra è finita » ripete.
Sdentato si limita a fissarlo ad una distanza dal suo viso davvero troppo ridotta – ed inconcepibile fino a pochi mesi prima, per due come loro – ed Hiccup, per un istante, ha addirittura l’impressione che l’amico abbia annuito, come avesse voluto a sua volta sottolineare la sua affermazione. Poi il drago sbatte le palpebre e gli posa il muso in grembo.
« La guerra è finita » sussurra.
Si sistema meglio contro il corpo caldo dell’animale e, sorridendo, torna a guardare le stelle, accarezzandogli intanto la testa.
  
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