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Autore: Abacaxi    30/01/2012    1 recensioni
«La pelle candida e i suoi occhi azzurri come il cielo sereno, questo mi ricordo di lui, quella lingua strana parlata veloce con un suo collega che mi aveva fatto chiedere più e più volte da dove veniva e quale era la sua storia.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pelle candida e i suoi occhi azzurri come il cielo sereno, questo mi ricordo di lui, quella lingua strana parlata veloce con un suo collega
che mi aveva fatto chiedere più e più volte da dove veniva e quale era la sua storia.
La prima volta che mi aveva rivolto la parola era una mattina calda e soleggiata, le sue labbra avevano pronunciato un semplice “Hi” e poi si erano increspate
in un sorriso ampio che lasciava intravedere i denti bianchi come la neve e perfetti.
In risposta a quel saluto, che per me era stato incantevole, avevo abbozzato un timido e impacciato sorriso, le mie gote erano diventate di un rosso purpureo
sottolineando come non fossi abituata a certe attenzioni. Avevo risposto a mia volta un “Hi” sussurrato e mi ero allontanata emozionata e felice.
La sera, colma di desiderio di rivederlo lo avevo cercato con gli occhi, attenta a non dare nell’occhio. La delusione mi aveva colta subito dopo la constatazione che lui non c’era.
Avevo mangiucchiato qualcosa ed ero tornata in camera sperando segretamente di rivederlo la mattina seguente.
Il ristorante del villaggio era come sempre pieno di gente intenta a fare colazione, sbirciavo tra la folla di gente in coda per prendere una crepe se l’oggetto del mio desiderio si trovasse lì.
Con disappunto realizzai che non c’era nuovamente , per affogare il dispiacere mi concessi una crepe e mi misi silenziosamente in coda. Quando il mio turno si stava avvicinando notai che
il cuoco addetto a quelle delizie aveva qualcosa di familiare. Aveva il viso basso ed era intento a girare la pastella ma quando alzò gli occhi il mio cuore prese a battere velocemente come
per avvisarmi che avevo visto male, lui c’era e solo un divisorio di plastica si separava.
Nuovamente il suo saluto mi lasciò pietrificata, rossa e impacciata e nuovamente mi allontanai con un sorriso sulle labbra e il cuore leggero.
Avevo trascorso tutta la giornata in spiaggia pensando a ciò che era successo e interrogandomi sul perché tra tutte le belle ragazze del villaggio lui parlava solo a me.
La sera era arrivata lentamente e speravo di trovarlo lì, sarebbe stata l’ultima occasione di vederlo poiché la notte avrei lasciato il villaggio. Per mia immensa fortuna era lì con il cappello da
cuoco calato sulla testa che lasciava intravedere i capelli biondi e lisci.
Inutile dire che per prima cosa mi avvicinai a lui, fingendo interesse per il pesce che stava mettendo nei piatti della gente davanti a me.
Quando arrivò il mio turno, il suo sorriso si aprì nuovamente e di nuovo io fui invasa da quella sensazione di calore e leggerezza. Quella sera aveva avuto luogo la nostra prima vera conversazione,
la prima e l’ultima.
“Ciao mi chiamo Elias e sono russo, e tu?” queste semplici parole pronunciate in un inglese perfetto e con voce sicura e suadente avevano chiarito ogni mio dubbio riguardo la nazionalità del mio
cuoco preferito e avevano regalato al mio cuore un ritmo frenetico. Il mio primo pensiero dopo aver sentito ciò che aveva detto andò al destino, che ringraziai infinitamente per quell’incontro, si perché
solo il destino poteva avermi fatto incontrare quell’uomo che mi aveva ammaliato.
In un inglese scadente, con voce tremante risposi un timido “Ciao mi chiamo Elisa e sono italiana”. Il suo viso si era nuovamente illuminato in un sorriso sincero e divertito, forse anche lui aveva colto la
somiglianza dei nostri nomi. Successivamente aveva aggiunto qualcosa sul freddo e la neve che non mancava mai a casa sua e ci eravamo congedati definitivamente.
Uscendo dal ristorante avevo continuato a fissare la sua figura indaffarata sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei rivisto. Mentre i miei occhi si concentravano su di lui e la mia mente
cercava di memorizzare ogni suo singolo dettaglio, il giovane cuoco alzò la testa e guardando nella mia direzione mi dedicò un ultimo, dolce, ampio sorriso
.

 

 

Eccoci alla fine, spero abbiate gradito il racconto di un piccolo colpo di fulmine che, ammetto, non è del tutto inventato. Grazie ai lettori e grazie anche per le eventuali recensioni.
Abacaxi
   
 
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