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Autore: Hella    09/04/2004    3 recensioni
I pensieri di Vegeta, e l'incentivo che gli ha fatto lanciare quell'ultimo famoso colpo a Cell che ha permesso a Gohan di vincere. Corto, ma dolce.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non invano

Tradotto da Erika per EFP

Vegeta osservò quegli sciocchi terrestri volare dietro Piccolo, disprezzandoli per il loro inutile sforzo. Come se avessero potuto cambiare qualcosa! Smidollati. Cell stava per vincere, e non c’era dannatamente niente che potessero fare per fermarlo. Tutte le loro speranze erano riposte in Gohan, e lui aveva vacillato.

 

Accidenti a te Kakaroth, pensò selvaggiamente Vegeta. Sei solo riuscito a portare via quel mostro con il teletrasporto, e a quale scopo in fondo? Solo per spingerlo a raggiungere una forza maggiore! Solo per…

Per uccidere suo figlio…

 

Vegeta chiuse gli occhi per un momento. Trunks… suo figlio. Morto. Non c’era stato niente che avesse potuto fare in questa battaglia, aveva già dato tutto se stesso. E tutto se stesso non era abbastanza. Come fosse una sorpresa, pensò amaramente. Non era stato abbastanza fino al giorno in cui aveva combattuto e perso contro un certo guerriero di terza classe e suo figlio.

 

Osservò mentre la battaglia infuriava. Cell stava facilmente respingendo gli attacchi di Gohan, al punto che sembrava quasi inghiottirlo. Piccolo, Yamcha, Tien e persino Crilin avevano circondato il mostro mantenendo le loro aure concentrate su di lui, cercando di allontanare la sua attenzione da Gohan almeno in parte. Gli occhi di Vegeta si spalancarono con stupore.

“Potrebbe… davvero funzionare?” mormorò solo a se stesso. Iettatore. Aveva a mala pena fatto in tempo a considerare quel pensiero che erano stati spinti via, gettati nella polvere come burattini senza fili, buttati a casaccio in un mucchio disordinato. Le sue spalle si abbassarono all’improvviso nel momento in cui Cell gridò la sua vittoria, respingendo ancora una volta l’attacco di Gohan, mentre il ragazzo lottava per resistere. Qualcosa dentro di lui si mosse. Che cosa stava facendo lì in piedi? Gohan aveva dato tutto ciò che aveva da dare ed era sfinito, così come lo erano quegli sciocchi lacchè di Kakaroth, dopo aver fatto quell’estremamente piccolo che potessero fare. Perché lui si stava limitando ad osservare tutto questo?

Stanchezza?

Dolore?

Paura?

“No… non è la paura che mi trattiene,” pensò. Era un saiyan! Non temeva la battaglia, anzi… la desiderava! Allora perché stava soltanto osservando, invece di fare qualcosa, qualsiasi cosa per sconfiggere quel mostro? Perché?

Bulma.

L’immagine di lei scintillò nei suoi occhi, e per un momento la sua aura si incendiò. Mostrarsi significava solo una cosa: morire. E lui non voleva morire. Non voleva lasciarla. Un tempo sarebbe stata solo paura della morte, ma ora non era più solo quello. Non voleva tornare a quel vuoto e atroce orrore, al terrore e all’odio che appartengono ad un dannato. Perché questa volta non sarebbe più tornato indietro. Ritornò per un attimo con il pensiero a ciò che la donna gli aveva detto una volta…

“Tu puoi cambiare le cose. Non devi più uccidere la gente, potresti invece aiutarla. Sei il secondo guerriero più forte in tutto l’universo, invece di distruggere, aiuta a proteggere.”

Proteggere? Non era Kakaroth, era suo nemico giurato! Non era come quegli sciocchi la fuori che si sarebbero fatti uccidere da niente. Cell era semplicemente troppo forte. Sarebbe stato tutto invano…

Davvero? Davvero sarebbe stato tutto invano? Una voce risuonò all’improvviso nella sua mente. Non è invano se così salvi lei. Non è invano se così vendichi tuo figlio. Non è invano se così salvi la tua anima.

NON E’ AFFATTO INVANO.

Alzò di scatto la testa. Un indescrivibile bagliore si impadronì dei suoi occhi, quando liberò la sua aura. La sua gola si gonfiò, lasciando spazio ad un ruggito che trovava la sua strada dal profondo della sua anima. Si rese conto che stava accadendo qualcosa dentro di se. I suoi occhi brillarono di una luce sconosciuta, i suoi capelli si ricoprirono d’oro.

No, non sarebbe stato invano.

“Cell…” aveva sibilato.

 

Posò lo sguardo nel punto in cui giaceva suo figlio, freddo e senza vita sulla fredda pietra. La forza che si era creata in lui smise di scorrere; i morti non sanguinano. Quanto era stato sciocco ad ignorarlo come aveva fatto, a non capire cosa Trunks significasse per lui fino a quando non se n’era andato per sempre. Cell sarebbe stato punito per questo. Ci aveva provato una volta ed era stato sbattuto a terra con violenza, ma questa volta avrebbe fatto vedere a quell’insetto cosa significasse il vero orrore della vendetta di un saiyan.

 

La minima distrazione, era tutto ciò di cui Gohan aveva bisogno. La più piccola differenza, e la situazione si sarebbe rovesciata. Avrebbe fatto più di una piccola differenza.

“D’accordo donna, hai vinto,” aveva borbottato. “E se questo mi ucciderà, sta sicura che non ti darò pace.”

 

Decise di andarsene. Sorvolò cautamente i solchi delle due gigantesche kamehameha che erano state lanciate. Gohan era così incredibilmente forte, pulsava di forza, e Vegeta se n’era accorto,. Il ragazzo aveva raggiunto un livello di forza che andava al di sopra delle sue capacità, ma la cosa in realtà non lo infastidiva. Se era sopravvissuto per quel motivo, avrebbe lottato per raggiungerlo, e dannazione ci sarebbe riuscito.

 

Aveva guardato gli altri, sfiniti, sparpagliati dietro Cell, ma vivi almeno. Fece un leggero sorrisetto compiaciuto, i terrestri erano davvero pieni di sorprese. E adesso sarebbe stato lui a sorprendere Cell.

Raccolse tutte le energie di cui era ancora in possesso il suo devastato corpo, preparò un attacco con il quale sperava di distrarre il bastardo che aveva ucciso suo figlio e minacciato quelle poche cose in tutto l’universo che realmente gli importavano. Non glielo avrebbe permesso. Sperava solo che quello che aveva dato fosse abbastanza. Tese ogni muscolo del suo corpo e creò una sfera dall’energia che lo circondava. Gohan stava ancora combattendo contro Cell, e quel mostro stava addirittura ridendo, come se per lui questo non fosse altro che un gioco.

“Razza di idiota, non ti rendi conto che ti trovi di fronte alla macchina perfetta?” aveva gridato sotto Vegeta. I suoi occhi si restrinsero con odio e rabbia. Oh no che non lo sei, aveva pensato con collera selvaggia. La macchina perfetta sarebbe stata abbastanza scaltra per vedere arrivare questo suo attacco…

Con un ruggito, lasciò che la sua ultima riserva di energia andasse a colpire Cell, giurando a se stesso che ce l’avrebbe fatta. Era tutto ciò che potesse fare. La forza del colpo lo spinse indietro di qualche passo quando colpì il demone proprio in mezzo alla schiena. Con sua immensa e trionfante soddisfazione, Cell aveva guardato in su shockato, ma consapevole su chi fosse stato a colpirlo.

“Vegeta!” aveva gridato. Gohan ruggì, scatenando il suo potere in una gigantesca onda. Cell gridò forte la sua costernazione, ma era troppo tardi. Era stato sconfitto. Gohan guardò in avanti risolutamente, assumendo la posizione di suo padre tipica di eroe della terra con quei pochi sicuri passi. Dopo un’esplosione e alcuni secondi terribilmente lunghi, Cell scomparve dalla faccia della terra, e questa volta non sarebbe più tornato. Era tutto finito. Ce l’avevano fatta.

Il principe guardò il figlio di Kakaroth cadere a terra sfinito, ansimando per tutta la fatica che quell’ultimo colpo gli era costata. Una forza come quella era innegabilmente superiore alla sua, ma l’avrebbe raggiunta prima o poi.

 

Kakaroth era morto, ma lui aveva ancora un traguardo da raggiungere. Ed era vivo proprio per raggiungerlo. Il suo sforzo era stato meritevole, e aveva vendicato la morte del figlio come aveva voluto. No, non era stato invano. Sarebbe vissuto per ritornare da Bulma, e avrebbe cresciuto suo figlio come non aveva potuto fare nell’altra epoca.

Se aveva cambiato o meno la sua strada restava ancora da vedere. Sapeva una cosa sola: che era soddisfatto di aver rappresentato la differenza, e che era dannatamente contento di essere vivo.

  
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