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Autore: Henya    30/01/2012    3 recensioni
"Avevo dimenticato per tre mesi quell’auto, quelle odiose facce, tutto quello che mi avevano fatto passare. Vederli arrivare ogni mattina su quell’auto insieme, mano nella mano!
“Si può sapere che hai?”
Non si è ancora accorta di nulla…
“Ma non hai visto chi c’è?” le dico.
Si gira e anche lei abbassa gli occhi.
“Non potevano mica mancare, lo sai”.
E' l'inizio di un nuovo anno, l'ultimo per la precisione, ed insieme alla sua migliore amica Hilary si preparano ad affrontarlo. Ma questo non sarà come gli altri, perchè nuovi incontri e nuovi avvenimenti cambieranno le cose nella vita di ognuno dei nostri protagonisti!
L'inizio può sembrare un pò banale, a tratti comica, per altri romantica, per altri ancora triste... insomma questa è la mia prima fanfiction e mi auguro di aver suscitato la vostra curiosità!
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’auto si ferma davanti a casa mia e dopo avere spento il motore restiamo per qualche istante in silenzio e pensierosi, a sentire le gocce di pioggia che battono violentemente sui finestrini.
“Sei preoccupata per lei?” mi chiede Yuri.
“Già… mi chiedo dove sia!”
“Che bastardo… non pensavo se ne sarebbe fregato in questo modo…” afferma alterato stringendo le mani sul volante.
“In fondo c’era da immaginarselo! Cosa avremmo dovuto aspettarci da uno come lui…”                                             
“Avrei voluto prenderlo a schiaffi…”                                                                                                                                          
“Non sarebbe servito a nulla, temo! Sarà meglio rientrare; devo cercare di capire dov’è andata Anya. Ci sentiamo Yu!” gli scocco un bacio e dopo esserci scambiati un sorriso di conforto, esco dall’auto correndo per dirigermi al più presto in casa.                                                                                                                                                                                           Appena entrata in cucina, poso pesantemente la cartella sul tavolo e rimango in piedi, immersa nei miei pensieri a fissare un punto del tavolo. Sono davvero preoccupata perché nella mia mente si sono creati certi pensieri negativi che mi fanno pensare al peggio! Il fatto è che non so dove andarla a cercare... Forse potrei provare a chiamare a casa sua, per assicurarmi che sia lì senza far capire nulla ai suoi genitori. Ok, ho deciso!                                                                                             Alzo la cornetta del telefono e, dopo aver composto il numero che conosco ormai a memoria, attendo qualche secondo, ma nessuno si decide a rispondere. Riattacco sempre più preoccupata finché il suono del campanello mi fa sobbalzare dallo spavento. Velocemente arrivo alla porta d’ingresso e apertala…
“Anya…”  E’ lei.
Restiamo a fissarci qualche secondo,  mentre mi perdo in quei suoi occhi disperati che cercano solo conforto. E’ tutta bagnata, con un borsone blu a terra, vicino ai suoi piedi. Viene verso di me e abbracciandomi scoppia in lacrime. Non so cosa dire e mi limito a poggiare una mano sulla sua testa che si poggia sulla mia spalla. Restiamo qualche minuto così, immerse in questo silenzio che viene rotto di tanto in tanto dai suoi singhiozzi che aumentano di frequenza sempre di più. Decide finalmente di alzare il capo e con una mano scopro il suo viso dai capelli che le si sono appiccicati in fronte. Non vuole parlare e se ne va in salotto a testa bassa mentre io  lascio il borsone in corridoio e la raggiungo sedendomi al suo fianco.
“Ero preoccupata, non sapevo dove fossi e ho provato a chiamare i tuoi genitori, ma nessuno mi ha risposto…”
Vedo che dischiude le labbra per cercare di dirmi qualcosa…
“Loro… mi hanno cacciata o meglio…  sono stata io a decidere di andarmene.”
“Eh? Come sarebbe a dire?” chiedo incredula.
“Non hanno accettato questa situazione e mio padre voleva addirittura…” lascia in sospeso il discorso chiudendo dolorosamente gli occhi e cercando di lasciare intendere a me il resto della frase.
“Non voleva mica…”
Mi risponde annuendo e ricominciando a piangere.
“Ma io non riesco a crederci! Ho sempre pensato che fossero delle persone così disponibili e comprensive e invece…” le dico alzandomi di scatto furiosamente.
“Mi sento uno schifo…”
Mi risiedo accanto a lei con espressione sconvolta . “Voglio proprio dirgliene quattro e…”
“No! Non voglio che tu vada da loro e non voglio nemmeno vederli, almeno per il momento…”   
“Ma…”
“In questo momento voglio solo restare da sola e pensare a cosa fare, ora che non ho un tetto e un soldo!”
Resto a fissarla, cercando di capire la sua decisione. “Ovviamente puoi restare qui da me per tutto il tempo che vorrai!” le propongo mettendole una mano sulla spalla.
“Grazie,  ma non vorrei creare problemi con tua madre.”
“Sai benissimo che tu non crei nessun problema;   e poi mia madre non c’è quasi mai a casa per via del suo lavoro. Ci terremo compagnia a vicenda!”
“Ancora grazie!”
“Ti preparo la stanza allora, seguimi!”
Prendo la sua roba e la porto in camera seguita da lei.
“Questa è come se fosse la tua seconda stanza, anzi questa è la tua seconda casa! Se hai bisogno di qualcosa non c’è bisogno assolutamente che tu mi chieda il permesso, lo sai vero?” le spiego mentre raggiungiamo il piano di sopra. Lei mi cammina a fianco, continuando ad asciugarsi quelle lacrime che le rigano il viso e annuisce.
“Ecco qua, adesso hai bisogno di un bel bagno caldo e di vestiti asciutti!” esclamo poggiando il suo borsone sul letto.
Io mi sforzo di essere allegra, cercare di sdrammatizzare, farla distrarre ma… è tutto inutile. Continua a stare a occhi bassi, sguardo vuoto e nemmeno un sorriso forzato. D’altronde come potrebbe sorridere…                                                             Le prendo tutto il necessario ed entra in bagno lasciandomi in corridoio. Io resto a fissare quella porta e a pensare a tutto quello che sta accadendo. Nessuno può capirla in questo momento, nemmeno io che sono la sua migliore amica.



Non appena sento dalla mia stanza che sta per uscire dal bagno mi avvio subito da lei per vedere come sta. La vedo uscire con un accappatoio blu e i capelli ancora umidi…
“Adesso ti sentirai sicuramente meglio, no? Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare? Quello che vuoi…” la inseguo per tutto il corridoio finché non arriviamo davanti alla porta della sua stanza…
“Non voglio nulla, sono stanca e vorrei riposare!” si limita a dire prima di entrare e chiudere la porta.
“Ok…” sussurro rassegnata  e tornando al piano di sotto.

                                                        

                                                             ******  ******  ******  *****  *****  *****



Mi chiudo la porta alle spalle rimanendovi appoggiata e facendo un sospiro di sollievo, dopodiché mi butto a peso morto sul letto desiderando solo di svegliarmi e capire che è stato solo un incubo. Non so più che cosa fare: questo bambino deve venire al mondo per cosa? Per scoprire di avere un padre bastardo ed essere nato non da un atto d’amore ma da uno stupido errore di quella scema di sua madre!  

                                                             

                                                                     **** **** ***** ***** ******

Sono indaffarata in cucina a preparare la cena; ho appena messo tutto in microonde e adesso vado ad avvisare Anya che  tra pochi minuti sarà tutto pronto in tavola. Busso leggermente, ma non sentendo una sua risposta decido di entrare e la vedo coricata di fianco sul letto a occhi dischiusi, forse stava dormendo.
“Ehi, tutto ok? Tra un po’ la cena sarà pronta.” Le dico avvicinandomi al suo letto.
“Non ho fame, grazie lo stesso.” Risponde girandosi dall’altra parte.
Sospiro disperata e cerco ancora una volta di convincerla.
“Senti, devi pur mangiare qualcosa! Ok, non sarà il massimo quello che preparo io ma un po’ di energie ti servono! Ricorda che non sei da sola e che ora ad avere fame siete in due!”
“Non mi importa…” risponde ancora una volta in modo freddo.
“E va bene, come vuoi! Ma se cambi idea non esitare a chiedere, intesi?” le domando mentre mi accingo ad aprire la porta.
Questa volta non ricevo alcuna risposta e decido di lasciarla in pace, tanto so che ha la testa più dura del marmo.




L’indomani mattina è ancora peggio…
“Anya, io sto andando a scuola, non vieni?” so che è inutile chiedere una cosa simile,  ma voglio che si alzi da quello stupido letto! Io sono già pronta per andare a scuola e se non mi sbrigo rischierò di perdere l’autobus. Mi dispiace lasciarla da sola, ma non posso perdere il compito di letteratura per cui sto studiando da due settimane.
“Perché non reagisci? Non puoi restare lì in eterno!!” le rivolgo duramente.
Indovinate: nessuna risposta! Vorrei prenderla a schiaffi.
“Io sto andando via, chiamami per qualunque emergenza.”
Corro via di fretta, voglio proprio vedere cosa succederà oggi a scuola.


                                                      
                                                               ***** ****** ****** ****** ****** *******




“Io mi fidavo di te, mi fate schifo, tu e quell’altro!”   “Non voglio più vederti, mi fai schifo!”
Sono queste le parole che stanno tormentando la mia mente e mi fanno soffrire. È successo tutto così velocemente e in modo imprevedibile. Non riesco a capire più nulla e Hilary tenta vanamente di farmi riprendere, ma forse è meglio darle retta e riuscire a mostrarmi forte. E così mi alzo da quel letto e abbandono quel cuscino tutto umido a causa delle mie lacrime. Mi sento tutti i muscoli indolenziti e addormentati e a fatica raggiungo la porta per uscire da questa stanza e cambiare aria. La strada della ripresa è lunga, ma per lo meno questo è già un piccolo passo avanti!

                                                          

                                                              ***** ***** ***** ***** **** ***** ****



“Mi viene da urlare se penso che tornata a casa la ritroverò rinchiusa lì dentro! Dovresti vederla, non reagisce in alcun modo! Non parla, non mangia, non beve: praticamente nulla!!” rivolgo esasperata a Yuri che pazientemente mi ascolta.
“Forse devi darle tempo!”
“ E diamole tempo…” sospiro poco convinta.
Mentre siamo seduti su una panchina ad attendere il suono della campanella, mi guardo intorno e mi accorgo che ancora non c’è traccia di Kai e neppure di Eva. Yuri è venuto con la sua auto e mi ha anche detto che ieri, dopo la scuola, Kai non è tornato a casa ed è rientrato circa verso le cinque, stamani, ma non sono riusciti a incontrarsi. Ad un tratto vedo arrivare Rai,  che ci passa davanti. Che faccio? Lo saluto? Ci provo…
“Ciao Rai…”
Lui si ferma e mi fissa un istante…
“Ciao Hilary…” risponde schivo al saluto, nettamente freddo e distaccato, prima di scappare via.
Io e Yuri ci osserviamo sconcertati e ci avviamo in classe.

Preso posto ai nostri rispettivi banchi mi volto a fissare dietro di me il banco di Anya e non posso fare a meno di pensare a lei.
“Forse non sarei dovuta venire oggi.”
“Su, non tormentarti!Concentrati sul compito adesso, eh?” mi rasserena Yuri accarezzandomi il viso.
“Come se fosse facile…” rispondo forzando un sorriso e cominciando a prendere foglio e penna.



Dopo due massacranti ore a scervellarci nello svolgimento del tema e un’ora di storia, abbandoniamo finalmente la classe per dedicarci a qualche minuto di relax durante la ricreazione.
“Niente merenda oggi?”mi chiede stranito Yuri.
“Con tutte le cose che sono successe ho dimenticato persino di prepararla! Vuol dire che prenderò qualcosa al distributore automatico!”
Presa una barretta ai cereali e dirigendoci all’uscita, non posso fare a meno di sentire stupidi commenti che arrivano da un gruppo di ochette che stanno a pochi metri da noi. Cosi’ decido di fermarmi ad ascoltare, facendolo intendere pure a Yuri, che come me tiene le orecchie ben tese .
“Ma hai visto cosa è successo ieri?” chiede una.
“Ma non stava con il cinese della tua classe, quello nuovo?” aggiunge un’altra.
“Si, ma è rimasta incinta del suo ex Hiwatari!” completa la terza.
“Ma che ragazza modello! Una vera e propria…” a questo punto decido di intervenire.
“Scusate l’interruzione, ma non ho potuto fare a meno di sentire la vostra inutile conversazione: non ve lo ha insegnato nessuno il detto ‘fatevi gli affari vostri’?” chiedo alterata.
“E a te non ti ha mai detto nessuno che origliare le conversazioni altrui fa parte della cattiva educazione?” ribatte una tipa alta e presuntuosa.
“Si dà il caso che stavate parlando della mia amica, quindi sono anche affari miei!”
“Ti informo che la vicenda della tua amica è diventato lo scoop dell’anno, ne parla tutta la scuola!”
“Vi conviene trovarvene un altro di scoop, o ve la vedrete con la sottoscritta!” dico innervosita.
“E chi saresti tu?”
“Una che, se non chiudi quella boccaccia, ti spezza l…” nel momento in cui cerco di spiegare le intenzioni che hanno le mie mani riguardo al suo fragile collo, vengo presa di forza per un braccio da Yuri che, vedendomi indiavolata al massimo, decide di fermarmi.
“Andiamo Hila…”
“Ma dico, le hai sentite? Lo hanno chiamato lo scoop dell’anno! Non ti fa ribollire il sangue?”
“Certo! Ma colui che mi fa ribollire il sangue al cervello, come dici tu, ha un preciso nome e cognome, lo sai!” allude evidentemente a Kai.
“Lo so, ma loro non sanno come sono andate le cose e questo non gli da il diritto di giudicare!”
“Senti, non possiamo metterci a discutere con tutti! E poi è vero che ne parla tutta la scuola, vedrai che tra qualche giorno tutti dimenticheranno tutto!” mi assicura con convinzione Yuri, che adesso si è incantato a fissare un punto del cortile,aggiungendo “…a parte qualcuno che non dimenticherà facilmente.”
Voltatami verso la direzione interessata, capisco che questo qualcuno non è altro che Rai, il quale è seduto sotto un albero immerso nei suoi pensieri.
“Mi dispiace un sacco per lui! Dici che dovrei parlarci?” domando.
“Credo che per il momento sia giusto lasciarlo in pace!” mi consiglia saggiamente.
Rai non merita tutto questo e Anya ha fatto la più grande cavolata della sua vita lasciandoselo sfuggire in questo modo.


Finite le lezioni, decido di accettare un passaggio da Yuri per arrivare il prima possibile a casa, in quanto attendere l’autobus vuol dire restare impalati qui per dieci minuti e arrivare a casa dopo un abbondante quarto d’ora.                                           Durante il tragitto vengo improvvisamente colta da un’idea, che costringe Yuri a cambiare destinazione.
“Si può sapere dove stiamo andando?” mi domanda accigliato seguendo le mie indicazioni.
“Per adesso guida e vai dove ti dico io! Ecco, ora gira a destra… così, ok! Adesso fermati!”
“Dove cavolo siamo?” domanda guardandosi intorno.
“Quella è la casa di Anya!” gli indico alla sua sinistra.
“E cosa saremmo venuti a fare?”
“Ho intenzione di parlare con i suoi genitori e capire cosa gli frulla in quella testolina!”
“Non credi che non sia un tuo compito fare questo?”
“Senti, non sono una che si mette il cuore in pace quando accadono fatti simili, quindi aspettami qui, torno subito!” dico prima di uscire dall’auto.
“Come se non lo sapessi…” aggiunge mormorando.
Intuendo che dovrebbero essere in casa, decido di suonare senza esitare e vengo accolta dal fratello minore di Anya.
“Ciao Hilary!” mi saluta contento di vedermi.
“Ciao piccolo, i tuoi sono in casa?”
“Tommy, chi è alla porta…” dice arrivando la madre che appena mi vede cambia espressione e manda il figlio nella sua stanza.”Se cerchi Anya non c’è” mi dice freddamente.
“Lo so: sono venuta proprio per questo! Lo sapete in che condizioni l’avete lasciata? Non dovevate cacciarla di casa!” le rimprovero.
“Nessuno ha cacciato nessuno in questa casa, è’ stata lei a decidere di andarsene!” interviene con un tono duro il padre che arriva dal salotto.
“E voi non avete fatto nulla per impedirglielo, vedo!”
“Dopo quello che ha combinato si è rovinata la vita!” parla ancora il padre, mentre la madre rimane zitta e con gli occhi lucidi trattiene le lacrime.
“Ma è sua figlia!” gli ricordo duramente.
“Anya ha smesso di essere mia figlia nel momento in cui ha deciso di andarsene da questa casa !” pazzesco!
“E’ un ragionamento privo di senso…”
“Adesso se non ti dispiace avremmo da fare, buona giornata!” conclude chiudendomi la porta in faccia.
Rimango come paralizzata a fissare quella porta che vorrei sfondare con un calcio. Torno indietro e rientro in auto chiudendo violentemente la portiera.
“Allora?” chiede curioso Yuri.
“Andiamocene subito, è stata una pessima idea venire qui!” mi limito a dire.
“Immaginavo…” conclude mettendo in moto.



Rientrata in casa, mi accorgo di strani rumori provenienti dalla cucina, da cui arriva anche un piacevole odore di fritto. Forse è ritornata mia madre e perciò adesso mi tocca spiegarle tutto. Mi dirigo velocemente in cucina…
“Mamm… Anya!” esclamo stupita.
Infatti me la ritrovo in pigiama a cucinare delle frittelle e ciò che mi lascia più sorpresa è il suo atteggiamento, forse apparentemente sereno. Trovo una nuova luce nei suoi occhi, che avevo lasciato fino a stamani pieni di lacrime. Che sarà successo?
La osservo incredula, aspettando una sua spiegazione, ma allo stesso tempo ci sorridiamo.
“Non ti dispiace se mi sono permessa di mettere le mani nella tua cucina: avevo voglia di frittelle!” ma chi se ne frega…
“Sono felice che tu abbia deciso di ascoltare la parte razionale del tuo cervello!” affermo entusiasta e cingendola in un abbraccio che quasi la soffoca. Sono troppo felice!”Ma cosa è successo?” le domando portandola in salotto, dove ci accomodiamo.
“Ho deciso di ascoltare le tue parole e ho capito che era inutile versare lacrime disperatamente!”
“Non puoi capire che sollievo…”
Forse è meglio non rivelare il fatto che sono andata dai suoi: temo che possa ricadere nella depressione!

                                                    

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Mi chiedo dove sarei andata a finire, cosa avrei fatto se non ci fosse stata lei: Hilary è l’unica che mi è rimasta accanto in questo momento così tragico e non potrò mai ringraziarla abbastanza! Le sarò debitrice per tutta la vita e spero che la nostra amicizia non finisca mai!
“Quindi adesso ti senti meglio, ritornerai a scuola, affronteremo gli esami, poi…” dice tutta esaltata. Ma decido di intervenire e distruggere questo suo momento di entusiasmo.
“No Hilary!” affermo facendola voltare di scatto verso di me.
“Cosa vuoi dire?”
“Io non tornerò più a scuola!” rivelo lasciandola completamente spiazzata in due.
“Tu stai scherzando vero?” chiede sbigottita.
“Mi dispiace, ti sembro nelle condizioni di poter scherzare? Il fatto che mi sia ripresa…” comincio a spiegarle mettendo quest’ultima frase tra virgolette “… non vuol dire che abbia intenzione di riprendere la mia vita normalmente!Hilary, devi capire che adesso io aspetto un figlio, come potrei continuare a studiare? E poi ritornare a scuola significherebbe rivedere Rai, e non credo sia una buona idea! Significherebbe, inoltre, rivedere Kai, Eva… per non parlare dei professori e di tutti quelli che cominceranno a fissarmi dalla testa ai piedi e non potranno fare a meno di pensare a quanto la mia sia una situazione così difficile, mi rideranno dietro! Adesso dimmi, sono riuscita a trasmetterti il messaggio?”
“Messaggio ricevuto…” risponde delusa “…ma cavolo, tu sei la nostra presidente d’istituto!”
“Ascolta, quel posto a me, in realtà, non è mai interessato e lo lascio volentieri a colei che tanto lo ambiva…” cioè Eva.
“Ma non puoi arrenderti così! E’ l’ultimo anno, anzi, mancano pochi mesi e poi…
“E poi cosa? l’università? No grazie!”
“Non cambierai idea vero?” domanda ormai rassegnata.
“No, lo sai! Per adesso, aspetterò che nasca questo bambino dopodiché comincerò a decidere il percorso della mia, anzi… della nostra vita!”
“Mi sembra giusto…”
Cala il silenzio più profondo…
“Allora, ce le mangiamo queste frittelle o no?” propone Hilary, mostrandosi allegra.
“Certamente!”
Non so cosa succederà d’ora in poi, ma di una cosa penso di essere sicura: mio figlio non saprà mai chi è suo padre!

                                                              

                                                             ****** ****** ****** ****** *******



“Hey Yu? Esci con noi stasera, vero?”
“No, ho già un impegno!” mi risponde non staccando gli occhi dal libro.
“Mpf.. Che palle che sei!” dico sbuffando.
Sono seduto sul divano a guardare la tv, mentre Yuri sta a studiare al tavolo del salotto.
“E’ da un po’ di tempo che non stai più con noi, che c’è? Non ti andiamo più bene?!”
“Forse perché anche io ho una mia vita privata?”
“Tzs… vita privata!” mormoro cambiando velocemente  canali televisivi, alla ricerca di qualche programma decente.
“Invece di consumare i tasti del telecomando, perché non provi ad aprire un libro!” adesso sta assumendo un tono autoritario, che io non sopporto.
“Adesso non mi va…”
“Sei sempre il solito!”
“E tu invece da quando esci con Hilary stai diventando noioso! Sempre a studiare e bla bla bla…” gli rivolgo facendo strani gesti con la mano.
“Boris,sei infantile, lo sai?”
“Voi secchioni siete strani…”
Mentre siamo presi da questa stupida discussione che abbiamo intrapreso, ecco che sentiamo la porta principale chiudersi e un rumore di chiavi. D’improvviso spunta Kai, che con una faccia incazzata nera si dirige in cucina, passando dal salotto senza salutarci o degnarci di uno sguardo. E’ da ieri che non lo vediamo; quando ieri è successa quella cosa a scuola è sparito nel nulla! Dalla cucina esce con una bottiglia di acqua e ripassa per la seconda volta in modo indifferente, osservato da Yuri in modo terribile.
“E’ così che affronti i tuoi problemi?” domanda d’un tratto Yuri facendolo fermare e voltare verso di lui con fare scocciato.
“Visto che sono miei, fatti i cazzi tuoi!” bella risposta!
“Mi sembra che tu te ne stia fregando altamente!”
“ Non vedo cosa possa importare a te, idiota!” risponde ancora, stringendo con forza la bottiglia di plastica che tiene in mano, segno che sta per perdere la pazienza.
Io, che sto a metà tra di loro, mi volto verso l’uno e verso l’altro per seguire il discorso, un po’ preoccupato.
“Sei solo un codardo!” lo insulta con disprezzo Yuri.
Mi sa che questa non doveva dirla, perché Kai si parte come una furia e lo prende per il colletto sollevandolo dalla sedia.
“Codardo sarai tu! E non intrometterti mai più!” lo minaccia.
“L’hai messa incinta, come puoi essere così indifferente! Assumiti le tue cazzo di responsabilità!” lo rimprovera Yuri che alza il tono di voce e togliendo le mani di Kai dal suo collo.
“A me di lei non importa nulla e nemmeno di diventare padre: io un figlio non lo voglio!” gli grida in faccia.
“E non ti sei chiesto se lei lo vuole o no? anche lei ha diciotto anni!”
“Per quel che mi riguarda può fare quello che vuole!” conclude raggiungendo le scale che portano al piano superiore.
“Un giorno te ne pentirai!” aggiunge Yuri severamente, rimanendo in piedi vicino al tavolo.
Kai si rigira e fissandolo…
“Quel giorno… se sarai ancora vivo, sarai il primo a saperlo!” gli rivolge con una sottile sarcasmo.
Sparisce di sopra.
Yuri, chiuso violentemente il libro esce di casa sbattendo con altrettanta violenza la porta.
Io rimango stupito dal comportamento di entrambi.
Mi ritrovo a riflettere seriamente sul caso di Kai e non posso fare a meno di pensare se l’ultima volta ho usato il preservativo…
cacchio, come si chiamava quella dell’altra sera? … … …

                                                                           

                                                                   ***** ***** ***** ***** *******




“Signor preside, posso entrare?” domando cortesemente facendo capolino dalla porta del suo ufficio.
“Oh Tachibana, si certo! Entra e accomodati!” dice sistemando alcuni fogli.“Dunque, penso che tu sappia già il motivo per cui ti ho convocata!”
Credo di si, visto che mi ha fatta chiamare d’urgenza dal bidello nel bel mezzo della lezione di chimica.
“Beh, suppongo sia per Anya…”
“Esatto: Sarizawa! Dov’è andata a finire quella ragazza? E’ già da una settimana che spunta nell’elenco degli assenti della vostra classe!”
Cavolo, e ora come glielo spiego?
“Ecco… vede…”
“Tachibana, arriviamo alla questione! Sono vere quelle voci che girano tra docenti e alunni? Insomma… la tua compagna è incinta?”
Però… non ama giri di parole questo vecchio!
“Si signor preside!” rispondo abbassando lo sguardo.
“Dunque è vero…” bisbiglia massaggiandosi nervosamente le tempie. “Ho provato a chiamare a casa  sua, ma a rispondere è sempre uno dei fratelli che mi dicono sempre la medesima cosa: i miei non sono in casa!”
Furbi i signori Sarizawa…
“Si è creata una situazione un po’ complicata…” cerco di fargli capire.
“Quanto complicata? Tachibana, voglio sapere che cosa ne è stato della tua amica! Non ha più intenzione di frequentare questa scuola?”
“Esatto! Adesso lei dorme a casa mia perché al momento i suoi genitori sono arrabbiati con lei e… ma credo che i loro rapporti si sistemeranno appena si renderanno conto di aver sbagliato…” dubito di una cosa simile in verità!
“Dunque ha deciso…”
“Si, non ha intenzione neppure di fare gli esami!”
“Mi dispiace per quello che le sta succedendo ma adesso io dovrei trovare una sua sostituta! Tra qualche giorno ci sarà un’assemblea degli studenti e qualcuno dovrà pur organizzarla!”
“Mi pare ovvio!”
“Tu Hilary saresti disposta a prendere il suo posto? Se accettassi eviteremmo di fare altre elezioni!”
Io presidente? Non ci avevo mai pensato… ma…
“In realtà io non me la sento, mi dispiace…”
“Va bene, come vuoi! Ci penserò io, non preoccuparti! Mi dispiace solo per la tua compagna, ma spero che le cose si sistemino!” afferma ottimista. Ho dei dubbi pure al riguardo…
Uscita dal suo ufficio trovo un’amara sorpresa dietro la porta: Eva! Sembra molto giù di morale da una settimana e anche solitaria. Non l’ho più vista nemmeno insieme a Kai. Entrambi sono tornati a scuola  dopo due giorni dall’accaduto e credo non stiano più insieme! Beh… gli sta! Con Eva non ho avuto ancora un contatto diretto e adesso che me la ritrovo qui la fisso con aria di sfida ricambiata da lei.
“Che cosa ci fai qui?” le domando irritata, anche se già credo di sapere il motivo…
“Ho intenzione di propormi come sostituta di Anya…”
“Che faccia tosta che hai! Non perdi tempo e non hai un minimo di scrupolo…” le rivolgo sempre più acidamente.
“Senti, mi dispiace per quello che è successo…” ah! Ora fa pure la dispiaciuta? “…ma questa scuola deve pur continuare a andare avanti, o no?” conclude entrando nell’ufficio.
“Oh Hernandez! Stavo proprio per farti convocare qui…” sento dire al preside prima che venga chiusa la porta.
Tsz, immaginavo che avrebbe pensato subito a lei! Questa storia non l’ha toccata neppure un po’ e non è certo una sorpresa, anche se il suo atteggiamento sembra diverso…

                                                              

                                                                ****** ******** ******* ********



“…quindi sarà lei la tua nuova sostituta! Non andrò mai più in vita mia ad un’assemblea!” afferma adirata Hilary.
“Avresti dovuto accettare la sua proposta, allora!”
“Nah, troppe responsabilità e poi avrei meno tempo per studiare ecc…”
“E che mi dici di… Rai?” le domando preoccupata.
“Beh… vedi, è tornato a scuola ma sembra sempre così triste e pensieroso!”
Scuoto la testa tenendo gli occhi bassi…
“Perché non provi a parlare con lui!”
“No, non ne avrei il coraggio e poi è meglio che si dimentichi di me, almeno sarà più felice!”
“Non credo che tu voglia questo…”
“Cosa importa più di quello che voglio io? La vita è sua ed è meglio che ci dimentichiamo l’uno dell’altro! lui merita di meglio e soprattutto non potrei costringerlo a stare con un bambino che non è il suo, capisci?” adesso lei sembra comprendermi.
“In effetti…” sussurra.
“Sai, ho intenzione di fare la prima ecografia!”
“Davvero? Ma è meraviglioso!”
“ Ma penso che per sapere il sesso del bambino sia ancora presto!”
“Forse…” dice cambiando d’un tratto espressione.
“Che ti succede?” le domando preoccupata.
“Sai, a scuola fanno pure delle scommesse sul sesso del bambino…” immaginavo…
“E cosa dice la maggioranza?” chiedo curiosa e questo sorprende Hilary.
“Ma perché? t’interessa?”
“Ovvio, è il mio bambino!” affermo in modo buffo, il che le strappa un sorriso.
“Beh… dicono che sia maschio ed è quello che penso anch’io!” mi dice con sicurezza.
“Vi sbagliate tutti perché il mio istinto materno mi dice che è una femmina!” ribatto io acidamente.
“ Secondo me è maschio!”
“Femmina!”
“Maschio!” e così ci ritroviamo a litigare scherzosamente e per un attimo riesco a sentirmi diversa!
Sto pian piano accettando l’idea di diventare madre e quello che più mi spaventa è ciò che verrà dopo: che futuro posso garantirgli io? E soprattutto riuscirò a risolvere la questione con i miei genitori? Mentre per quanto riguarda Rai voglio riuscire a tutti i costi a dimenticarlo, ma è stata una persona troppo importante nella mia vita, l’ho amato follemente e lo amo tutt’ora: sarà dura dimenticarlo ma è una cosa che va fatta, purtroppo…












Salve a tutti!!!
E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta che ho aggiornato che ho perso pure il conto! Tra lo studio e altre faccende ho cercato di far andare questa storia avanti! Non potevo mica lasciare le cose così ,ne? Ù.ù
However, la vicenda continua e Anya adesso, dopo aver abbandonato la sua casa, si ritrova a vivere con Hilary! all’inizio sembrava voler rimanere in un profondo abisso di inquietudine e depressione (?XD) ma thanks to the incoraggiamenti di Hilary ha deciso di andare comunque avanti! Di Kai, non ne parliamo proprio e nemmeno di Eva( Adesso diventerà per l’ennesima volta presidente e bla bla bla!)
Infine lascio a voi l’ultima parola e spero che sia piaciuto! L'ho rivisto centinaia di volte e credo(spero) che non ci siano orrori grammaticali!
Grazie mille a tutte/i
Un baciozzo…
Henya ;)
   
 
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