Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: warblersblazer    30/01/2012    3 recensioni
Ira e Sirius. Una figlia di Zeus, un figlio di Ade.
Fin dalla tenera età innamorati l'uno dell'altra, così fino alla morte.
Perché dopo un'amore lungo, pieno di gioia e bellissimi momenti, Ira muore durante una battaglia provocando una tempesta, un vuoto, nella vita di Sirius.
Ma l'amore non muore mai, e per loro ci sarà un ultimo momento per rivedersi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Love never dies.

Prefazione: 
Ira e Sirius. Una figlia di Zeus, l'altro figlio di Ade. Da sempre un amore odiato dai loro genitori.
Lei cugina di sangue di lui. Le loro madri, sorelle. Ma nessuno ha mai detto nulla sulla loro relazione.
Madre di lei: Elizabeth. Madre di lui: Narcisa.
Donne molto differenti tra loro, ma pur sempre benestanti. Le più ricche.
Finalmente la loro adolescenza si è conclusa in bene, Crono è stato sconfitto ma le guerre sono sempre li che aspettano. Ira ha un altra cugina oltre Sirius, Courtney la sorella. Ma su di lei non dobbiamo fermarci a parlare.
Si può dire solo che è un gran testarda, ribelle, innamorata perdutamente del suo Leo Valdez. Si, proprio il figlio d' Efesto. 
Gli anni sono passati ormai dal campo mezzosangue, tutti sono cresciuti e sono diventati adulti.
Chi con chi figli, chi con case nuove, con nuove vite. Ma le coppie sono rimaste sempre quelle.
Ira e Sirius avranno due bambini. Miryam e Louis. Bellissimi, e speciali.
Sfortunatamente, anche in età adulta, i nostri 'ragazzi' dovranno affrontare una nuova battaglia che si concluderà con un tragico episodio.
La morte di Ira.

(Qui Sirius avrà 31 anni, essendo più grande di un anno di Ira. Lei 30.
Courtney e Leo al contrario 29.)

 




Successe in un attimo. Come la velocità della luce.
Davanti a se, Sirius vide la vita passargli davanti, soltanto vedendo una scena.
Ira, sua moglie, le stava morendo davanti gli occhi. Faticava anche a chiamarla moglie, dopo tutti quei anni non si rendeva conto di essersi già sposato e di avere due bellissimi figli, ovviamente con la donna che ha sempre amato fin da bambino.
Una spada l’avevo trafitta in un colpo solo, e una risata stava ricoprendo la sua morte.
Risata oscura, proveniente da qualcuno di malvagio. Non riuscì neanche a vedere in faccia l’assassino, continuava a fissare lei.
Si ritrovò paralizzato, pallido, con il cuore che si stava fermando poco a poco.
Il terreno sotto le sue mani aveva incominciato a bagnarsi con le sue lacrime, non poteva averla persa. Non quel giorno.
 
Tutto intorno a lui si fermò. Sentì ancora il suo cuore, più debole, più pesante. Se lo sarebbe ritrovato nello stomaco.
Corse accanto a lei, un corpo ricoperto di polvere e sangue. Continuò a piangere.
Piangere, piangere e piangere. Non poteva non farlo.
La strinse forte a se appoggiandole il viso sul suo petto, sapendo che sarebbe l’ultima volta che l’avrebbe stretta a se. L’ultima volta che avrebbe sentito la sua pelle contro la sua.
In lontananza sentì le urla di sua sorella, strazianti. Le ignorò, perché ora lui avrebbe voluto urlare come lei. Ma la voce era scomparsa.
Le passò l’ultima volta la mano, tra quei lunghi capelli biondi, senza mai lasciarla un secondo. ‘Mi hai promesso di non lasciarmi. Non farlo ora, ti prego.’
Anche se sapeva che erano parole sprecate.
Abbassò lo sguardo, e un terremoto divampo’ l’aria. Forse l’ultimo che avrebbe mai fatto fino alla fine della sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Papà? – chiese Louis, alzando il viso dai suoi giocattoli e fissando il padre disteso sul divano. – Papà? – richiese spostandosi da davanti gli occhi un lungo ricciolo biondo. Aveva bisogno di tagliarli, ma nessuno aveva il coraggio di farlo.
Sirius era pallido, gli occhi circondati da un alone nero e il viso molto stanco. Se ne stava tutto il giorno lungo sul divano, o fuori al cimitero.
Ogni tanto avrebbe voluto evocare lo spirito di Ira, solo per rivederla per pochi secondi o minuti, ma Court non glielo permetteva. Per lei, farlo, sarebbe stato ancora più doloroso per lui.
- Papà? –
La voce del bambino lo fece distogliere dai suoi pensieri. – Louis, cosa c’è? –
Nessuna risposta, come al solito. Sembrava vergognarsi di dirgli qualsiasi cosa, così ogni volta che il padre si accorgeva della chiamata del bambino, lui taceva.
Abbassava lo sguardo ritornando a pensare ai suoi giocattoli, e i suoi occhi neri venivano nascosti dai lunghi riccioli incolti. Secondo Sirius, lui neanche si sforzava di giocare.
Una volta alla settimana Courtney, Narcisa e Leo lo andavano a trovare cercando di far andare avanti la casa e di continuar a far vivere i figli.
Miryam non parlava con nessuno, e quando Narcisa provava ad avvicinarsi a lei con tutta la dolcezza che riusciva a tirar fuori, lei si allontanava spaventata urlando un ‘VIA’.
 
- Forse dovrei provarci Courtney – sussurrò Sirius, spostando leggermente lo sguardo sulla sorella.
- Sirius, no! Starai ancora più male, lo dico per il tuo bene. Ti prego. –
E la loro conversazione terminò li, come sempre.
Qualche ora dopo lei tornò da lui, con un bel brodo caldo tra le mani. Ovviamente, lui neanche si sforzò di mangiare, così Courtney dovette usare le maniere forti e con un gesto veloce della mano gli ficcò una manciata di brodo in bocca lasciandogli il cucchiaio sulle labbra.
- Senti Sirius Deathly, hai 31 anni. Penso che un cavolo di brodo tu lo sappia mangiare, no? – iniziò ad urlare appoggiando la ciotola sul tavolino accanto al divano. Prese un respiro profondo chiudendo gli occhi poi lo guardò.
- Manca tanto anche a me Sirius, manca a tutti. Penso che lei vorrebbe che tu mangiassi, e che non ti uccidessi così. E soprattutto, penso che voglia che tu ti faccia una doccia. Puzzi. – fece un leggero sorrisetto, guardando Miryam in un angolino.
- Tu mangia, io vado da lei. – e dandogli una piccola pacca sulla spalla, si avvicinò alla piccola.
 
 
- Figliolo – disse Narcisa, sua madre, appoggiandosi accanto a lui. – Non sarebbe meglio che inizi a trovarti un’altra donna? Sei ancora giovane, e non puoi continuare a fare il bradipo insieme a due bambini. –
- Vai via mamma. – sbottò lui, girandosi da un lato.
Anche quella conversazione finì.
 
 
- Sirius? – domandò questa volta una voce maschile, puntigliandolo sulla spalla.
Era Leo, ma l’amico gli rispose con un lamento.
- So che mi stai ascoltando, quindi parlerò. – decise sedendosi sul bracciolo del divano. – Devi lasciar perdere quello che ti dice Courtney, sei un figlio di Ade accidenti. Puoi parlare con i morti, e fare tutte quelle cose la lugubri e hai tutto il diritto di rivedere tua moglie, almeno per un un’ultima volta. Se fosse stata Courtney, io almeno ci avrei provato in qualche modo. Tu puoi farlo. –
Lo fissò per qualche secondo per poi alzarsi velocemente e andarsene, mormorando una frase udibile all’uomo. – Tanto so che ascolterai le mie parole. -
 
 
 
 
Forse qualcosa nel cervello di Sirius era scattato. Durante la notte si svegliò all’improvviso, con il sudore che gli gocciolava lungo le gote.
Prese un lungo respiro, e si guardò intorno. Courtney e Leo dormivano beati sull’altro divano. Miryam si era addormentata sul divano abbracciata ad un cuscino e Louis dormiva sulla poltrona nascosto sotto le coperte.
Si avvicinò alla piccola, e la prese tra le braccia appoggiandole il viso sul petto. La scossa le fece aprire gli occhi violentemente insieme ad un mare di lacrime silenziose.
- No piccola, non piangere. – la strinse forte stendendosi lungo sul divano. Le accarezzò i capelli, e le baciò la nuca. La fece calmare in un istante.
Miryam aveva solo cinque anni, occhi azzurri e capelli neri. Ricci e ribelli.
All’uomo non pote’ che uscirgli un piccolo sorriso, forse il primo quel mese dopo la morte di Ira.
La coccolo a lungo, sussurrandole che era ‘l’amore di papà’ e ‘che le voleva tanto bene’.
Appena riuscì a farla addormentare, si alzò lentamente e la riappoggiò sul divano coprendola per bene.
Salì al piano di sopra continuando a guardarsi intorno come se quella casa fosse estranea a lui. Dopo un paio di minuti trovò la camera da letto, e con una lentezza infinita entrò.
Fissò il letto accarezzando il fine lenzuolo che ci era poggiato sopra con un sorriso nostalgico. Scosse la testa, e tornò al suo compito. Si cambiò velocemente prendendo dei vestiti a caso, poi si diede una ripulita allo specchio.
Guardò il letto per un’ultima volta, scomparendo poi in un ombra.
 
La porta degli Inferi. Eccola.
 
 
 
- Padre? – domandò lui, ritrovandosi davanti un uomo dall’aspetto lugubre. Forse come il suo. Occhi neri. Capelli neri brizzolati.
Sospirò, non aveva avuto più contatti con il padre.
L’uomo, distratto dal leggere un ‘giornale’, se si può dire così, alzò lo sguardo alzando leggermente gli angoli delle labbra.
- Sirius! – biascicò lui, allargando le braccia per dargli un grande abbraccio e passandogli un braccio intorno le spalle. – So già il motivo della tua visita figliolo, rivuoi tua moglie, giusto? –
- Sbagliato. – rispose, levando il braccio del padre da sopra le sue spalle. – Sono qui per un patto. –
Ade crogiolò il suo sorriso, e si rimise seduto spaparanzato sul suo bel trono.
- Un patto? E, in cosa consisterebbe Sirius? –
Lui si avvicinò di un passo al padre schiarendosi violentemente la voce.
- Non ti sto chiedendo molto, non ti ho mai chiesto nulla, ma…- si bloccò per un secondo, guardandolo con un espressione seria – Sai quanto io amo Ira, l’hai sempre saputo fin da quando ero ragazzo, ma se mi concederai di passare almeno una giornata con lei farò tutto quello che vorrai. –
Ade ne rimase sorpreso. – Mio figlio innamorato, ti sei trasformato in uno di quei sciocchi figli di Afrodite? – ma non riuscì a rimanere arrabbiato come suo solito.
- Ti concedo un’ora. Senza fare nulla per me, solo perché sei mio figlio. – concluse, facendo un gesto repentino della mano. Doveva andarsene.
Sirius lo guardò, prima con disprezzo, poi con disperazione ma dovette accontentarsi.
Uscì a sguardo basso, finché non vide una ragazza seduta su una roccia ad aspettarlo.
 
 
- I..i..- non riuscì a pronunciare il suo nome, e neanche a contenere le lacrime. Si fiondò su di lei, stringendola forte tra le braccia e dandole un lungo bacio senza mai far smettere di far scendere i pianti.
- Ciao Sirius – rispose lei con un mezzo sorriso, incrociando le braccia attorno al suo collo più forte che pote’ continuando a rimanere attaccata a lui.
- S..s..ei qui. – balbettò appoggiando il viso sulla sua spalla, cercando in qualche modo di tornare a respirare come una persona normale.
Il cuore gli batteva forte, a momenti avrebbe potuto avere un infarto.
- Si sono qui, tesoro. – singhiozzò lei, passandogli una mano tra i riccioli neri e continuando a baciarlo.
Si sedettero su una panchina li vicino, ma anche sedersi per loro due era uno spreco di tempo. Ira alzò i suoi grandi occhi azzurri, accarezzandogli il viso con un’occhiata dolente. – Io so cosa fai tutto il giorno, e sai già che non mi piace. –
- Mi dispiace tesoro, ma non ci riesco senza di te. Ho bisogno della tua vicinanza.’
Ira fece un leggero sorriso, che fece battere a mille il cuore dell’uomo.
- Ora hai la tua famiglia vicino che sta cercando di aiutarti, e soprattutto manchi tanto a Louis e Courtney e… - fece una piccola pausa, prendendogli dolcemente le mani e portandole sulle sue gambe – …la vita va avanti anche senza di me. La tua vita deve andare avanti. Io sarò sempre qui accanto a te, sei pur sempre il figlio di Ade, lo sai che sarà così. -, prese ad accarezzargli le dita con le sue più pallide e sorrise – Devi stare vicino ai bambini, perché hanno bisogno del loro meraviglioso papà. –
Sirius sorrise, accarezzandole i lunghi capelli biondi e abbracciandola per l’ennesima volta. – Ti prometto che farò tutto quello che mi hai detto, mi manchi tanto. –
La donna si lasciò abbracciare ricambiando, dandogli un leggero bacio tra i ricci. – Anche tu mi manchi, non sai quanto. –
Mezz’ora. Era già passata mezz’ora. Non avevano ancora molto tempo.
 
 
Avere Ira insieme a lui, in quel momento, fu la cosa più bella successa dal giorno del disastro.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso neanche un secondo, stringendola come più pote’.
- Manca un quarto – gli sussurrò, appoggiando il viso sotto il suo collo con una lacrima che le stava scendendo velocemente lungo la guancia bianca.
- E’ vero – bisbigliò dandole leggeri baci sulla tempia, riempiendola di coccole e qualche parolina.
 
 
Due minuti, mancavano solo due minuti.
- Ira? –
Un minuto. Lei alzò lo sguardo, già pronta per dissolversi nel nulla. – Si? –
- Ti amo. –
- Anche io ti amo. –
Un bacio. L’ultimo. Per sempre. E di Ira, fu solo un ricordo.
Lì su quella panchina.
 
 



Corner -
Bene, questa one shot è nata da un GdR su Percy Jackson, dove loro due stanno 'davvero' insieme.
Ovviamente, nel GdR loro non sono adulti. 
Beh, spero vi sia piaciuta e spero si sia capita, non conoscendo la storia, ne i personaggi, nel tutto il resto.
Tutto rimarrà nel mistero per voi. 
:)

- HitTheLights 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: warblersblazer