Serie TV > I pilastri della terra
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Autore: vivix    30/01/2012    0 recensioni
Non avendo ancora deciso quale sarà il titolo della storia, per ora ho inserito quello del film a cui si ispira. Ci troviamo a Kingsbridge, dopo il primo attacco di William, Tom è morto, Jack è diventato un monaco ma Aliena ha ancora la sua fiornete attività e non si è sposata con Alfred. In questo contesto arriverà una forestiera che attirerà l'attenzione dei cittadini, in particolare di Richard...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In debito
 

Era ormai pomeriggio inoltrato quando James terminò le sue mansioni e potè andare a farle compagnia ad uno dei tavoli della locanda. Lorenzo dopo pranzo era andato nella stanza a dormire ma lei non ne aveva voglia così aveva deciso di fare due chiacchiere con il bambino.
-Scusami se ti ho fatto aspettare.-
-Figurati. Certo che ti fa sgobbare parecchio l’oste!-
-Sì, un po’. E’ severo.-
Il proprietario del Guscio d’oro era un omaccione dalla pelle scura e piccoli occhietti porcini; fin da subito le era risultato antipatico a causa degli sguardi, prima increduli e poi di disprezzo, che le rivolgeva e dopo aver visto come trattava James, il suo odio per quell’individuo non aveva fatto altro che aumentare.
-Stamattina Lore ed io abbiamo fatto un giro per Kingsbridge e abbiamo notato che è tutto un po’ malconcio. Come mai?-
-Qualche mese fa- prese a raccontare il bambino  -il priore Philip ha organizzato una fiera della lana e il conte di Shiring, temendone un danno economico, ha incendiato il mercato e ucciso parecchie persone tra cui Tom il costruttore, di cui ti ho detto a colazione.-
-E tu come hai fatto a salvarti?-
James scrollò le spalle.  –Chi ci è riuscito, si è rifugiato nella cattedrale.-
-L’ho vista prima!- esclamò Bea, animata al solo pensiero della splendida costruzione  -E’ immensa!Bellissima.-
-Ti senti un nano quando entri.-
-Già.- concordò.  –C’era anche un frate, stava scolpendo delle statue.-
-Allora doveva essere Jack, è l’unico scultore che abbiamo.-
-E’ davvero bravo.-
-Sì. Stasera venite alla festa?-
La ragazza aggrottò le sopracciglia.  –Non sapevo nemmeno che ce ne fosse una.-
-Bè, non è proprio una festa. Più che altro si approfitta del ritorno del Guerriero per fare un po’ di baldoria.-
-Festa significa tante belle donzelle!-
Bea si voltò.  –Finalmente, dormiglione!-
-Ben detto fratello di Beatris!- intervenne James.
-Mi chiamo Lorenzo. E dimmi, ci sarà anche birra gratis?-
-Certo!-
-Allora è deciso, verremo!-
-James e tu già pensi alle ragazze?- domandò Bea, divertita e il bimbo arrossì.
-Ehi, non mi dire che sei innamorato?!- chiese Lore e l’altro divenne color pomodoro.
La ragazza scoppiò a ridere.  –Direi proprio di sì! E ci sarà anche lei stasera?-
Ancora una volta James non rispose, suscitando l’ilarità dei gemelli.
 
Beatrice non aveva mai partecipato ad una festa di villaggio, lei e Lorenzo erano sempre vissuti in città dove erano private. Quella sera, nella piazza di Kingsbridge, sembrava essersi riunita l’intera cittadina, c’erano persino i monaci del priorato! Probabilmente per le persone del posto doveva essere un’occasione molto divertente, una serata passata con amici e parenti a suonare musica, cantare, ballare e chiacchierare ma per lei, che non conosceva nessuno, non era proprio piacevole. Lo stesso non si poteva dire per Lorenzo che grazie al carattere estroverso e al bel fisico,  dopo poco era già attorniato da una schiera di ammiratrici. Per un po’ Bea era stata con James ma poi il bimbo era stato risucchiato dalla calca e l’aveva perso di vista, allora aveva iniziato a scandagliare la folla, alla ricerca del famoso guerriero di cui le aveva parlato, ma non aveva intravisto nessun uomo che somigliasse ad un armigero. Per fortuna, a tenerle compagnia, c’era la birra: rispetto a quella che aveva sempre bevuto in Italia, aveva un colore più chiaro, dorato quasi, ed un sapore più forte e deciso. Quando però nemmeno la bevanda riuscì più ad intrattenerla, decise di allontanarsi dal caos. Mentre si dirigeva verso una stradina più tranquilla qualcuno la urtò.
-Ehi, guarda dove vai!- l’apostrofò un ragazzo poco più grande di lei coi capelli neri che gli ricadevano sugli occhi chiari.
Bea stava per rispondergli per le rime  -d’altronde era stato lui a colpirla-  quando le arrivò l’alito del giovane sul viso e dal forte puzzo di alcool capì che doveva essere ubriaco, quindi lasciò perdere: non voleva cacciarsi nei guai. Uscita dalla calca, si appoggiò a un muro e si massaggiò le tempie: le era venuto un leggero mal di testa. In quel momento vide la cattedrale, alta sulle case, e a passo malfermo vi si diresse. Lungo la strada inciampò in un sasso e decise di rimanere lì fino a quando la mente non le si sarebbe schiarita.
-Ehi, ci incontriamo di nuovo.-
Bea voltò la testa: era il monaco di quella mattina.
-Ciao.-
-Che ci fai qui tutta sola?Non ti piace la compagnia?-
La ragazza incurvò le labbra in un sorriso sornione.  –Potrei farti la stessa domanda.-
-Giusto.-  aggrottò la fronte  -Non mi sono presentato, vero?Mi chiamo…-
-Jack.- completò per lui.
-Sì.- rispose il monaco, sorpreso.  –Come fai a saperlo?-
-Me lo ha detto un uccellino.- lo prese in giro, poi aggiunse:-Un bambino che lavora alla locanda dove alloggio.-
-Come mai sei Kingsbridge?-
La giovane donna spostò lo sguardo sulla cattedrale che nel buio della notte, brillava come una stella.  – Sono in viaggio. Qualche tempo fa mio padre è morto. Già prima desideravo andarmene, vedere posti nuovi, e dopo la sua scomparsa è diventato un bisogno.-
-Mi dispiace per tuo padre.-
L’altra si limitò a scrollare le spalle: era successo, non c’era nessun modo per farlo tornare.
-E tua madre?- indagò ancora il frate.
-Anche lei è passata a miglior vita. Ma è stato tanti anni fa, quando ero piccola. E i tuoi, invece?-
-Mio padre non l’ho mai conosciuto, è stato bruciato per eresia.-
Bea fece un sorriso triste: anche sua madre era stata condannata dall’Inquisizione.
-Invece mia mamma vive poco lontano da qui, nel bosco.- continuò l’altro  -Sono sicuro che le piaceresti.- concluse con una piccola risatina.
La ragazza alzò un sopracciglio, con sguardo interrogativo.
-Sai, lei non è una donna come le altre, è un po’ fuori dal comune, come te.- chiarì.
Ovviamente si era accorto di come era vestita ma aveva notato anche la spada che portava quella mattina?
-Mi piacerebbe conoscerla.- rispose, alzandosi: la mente le si era schiarita ed ora era sicura di riuscire a camminare senza inciampare.  –Scusa ma io torno alla locanda.-
-Ti accompagno. Non è saggio per una ragazza girare da sola a quest’ora.- disse, strizzando un occhio e insieme si diressero al Guscio d’oro.
-E’ qui che alloggi?-
-Sì, fino a domani.-
-Allora scommetto che è stato James a fare la spia sul mio nome!-
-Già. E’ un bimbo simpatico.-
-Bea!Ma dov’eri finita?!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.  –Lui è il mio insopportabile fratello.- disse indicandolo.
-Ti ringrazio di averla riportata qui, frate.- lo ringraziò Lorenzo.
-Di niente. Bè, io vado. Ciao.-
Appena si fu allontanato, Lorenzo esplose:-Ma dove cavolo eri?!Sei sparita all’improvviso!-
-Ehi, non ti scaldare. Ho fatto un giro.-
-E quel monaco?Ti ha fatto qualcosa?Posso ridurlo in poltiglia!-
-Figurati. Ma hai visto quanto è gracile?Con i tuoi insegnamenti, l’avrei battuto in un baleno!Ho sonno, vado a dormire. Tu torna alla festa.-
Il gemello non si mosse, indeciso tra la sorella e le ammiratrici.  –Sicuro?Perchè se vuoi…-
-Sicuro. Vai e divertiti.-
Il fratello aspettò ancora qualche secondo, poi la ringraziò e corse via.
 
-All’improvviso sei scomparso. Ma che fine avevi fatto?- domandò Bea a James. Era tarda mattinata e stavano passeggiando insieme per le vie della cittadina; quel giorno aveva lasciato la spada alla locanda: non c’era pericolo che gliela rubassero perché Lorenzo era ancora lì, a dormire probabilmente.
-E’ che ho incontrato…- il nome sussurrato dal bimbo si perse tra i rumori della strada: era il giorno del mercato e le vie erano affollate. I mercanti esponevano i prodotti sulle bancarelle e, gridando, ne decantavano le qualità, per attirare l’attenzione dei passanti.
-Come?Non ho capito.-
Il ragazzino ripetè ma questa volta fu sopraffatto da una voce tonante alle loro spalle.
-Ehilà gente!-
Si voltarono.  –Lore!Era ora che ti svegliassi!-
-Ho fatto un po’ tardi ieri.- si giustificò l’altro, poi si rivolese a James  -Ti cercava l’oste, sbraitava qualcosa a proposito del pranzo.-
Il bimbo si battè una mano sulla fronte. –Me n’ero completamente dimenticato.- e scappò via.
-Com’è andata alla festa?- chiese Bea al gemello.
Lui fece una smorfia.  –Non ne parliamo.-
La ragazza capì al volo.  –Le tipe di qui sono più difficili di quelle di Firenze?- lo prese in giro, trattenendo a stento una risata  -O forse hanno pensato che sei tutto muscoli e niente…-  fece un gesto vago in direzione del basso ventre di Lorenzo.
-Niente, cosa?- masticò il fratello, lo sguardo minaccioso.
Il sorriso di Bea divenne ancor più grande.  –Niente…sostanza.-
-Rimangia. Quello. Che. Hai. Detto.- scandì, gli occhi che mandavano lampi.
-Altrimenti?- lo sfidò.
-Comincia a scappare. Venti secondi di vantaggio.-
La ragazza non se lo fece ripetere due volte ed iniziò a scappare più veloce possibile, contando in mente i secondi che passavano.
Dieci
Non se la cavava male nella corsa così era riuscita a mettere una certa distanza tra lei e il gemello.
Quindici
Stava avanzando più lentamente del previsto: cercava di correre veloce ma era costretta a zigzagare tra i passanti, molti li mancava per un soffio, altri li urtava e li sentiva confusamente mandare bestemmie al suo indirizzo, quelli che non si scansavano abbastanza in fretta, li travolgeva, urlando scuse, senza fermarsi.
Venti!
Nonostante il fiatone ed il dolore, costrinse le gambe ad aumentare l’andatura: adesso, nemmeno volendo sarebbe riuscita a fermarsi. Si guardò alle spalle e le sembrò di scorgere la figura di Lorenzo tra la folla, le sembrava quasi di sentire il suo fiato sul collo. Improvvisamente le si parò davanti uno strano oggetto di legno intorno al quale v’erano varie persone che reggevano qualcosa di bianco e che le impedivano di procedere. Pensò di rallentare ma ormai era troppo vicina, cercò di schivale ma non ci riuscì ed urtò sia le persone che lo strano oggetto. Cadde, sentì imprecazioni ed il rumore di qualcosa di grosso che si rompeva. Si rialzò di scatto, conscia di averla combinata grossa e l’adrenalina le diede la forza per correre ancor più veloce, nonostante la gamba destra le pulsasse a causa della botta. Si voltò, per capire cosa fosse accaduto esattamente, ma vide soltanto persone confuse e, a terra, l’oggetto e la strana roba bianca. Questa volta l’impatto fu improvviso, in pieno petto, facendole mancare il respiro. Di nuovo, si ritrovò a terra. Rotolò su un lato, annaspando alla ricerca d’aria.
-Mi scusi.- disse qualcuno al suo fianco, una voce familiare.
Si voltò: steso a terra, vicino a lei, c’era il monaco della sera prima!
-Tu!- esclamò  -Che cavolo, guarda dove vai!-
-Scusa, ero sovrappensiero.-  Jack si tirò su e le tese una mano per aiutarla.  –Ti sei fatta male?-
-No.- rispose, ma in realtà si sentiva tutta dolorante.  –E tu, invece?-
-Tutto apposto.-
-Ti ho preso!- sentì gridare alle sue spalle e contemporaneamente, si sentì afferrare per un braccio e voltare in malo modo.  –Dove credevi di scappare?!Bravo, Jack!-
-Ehi, che vuoi!Lasciami!- cercò di divincolarsi ma il ragazzo che le tratteneva l’arto aveva una presa ferrea.  –Levami le mani di dosso!- iniziò a mollargli pugni e calci ma la morsa intorno al braccio non accennava a diminuire.
-Che sta succedendo qui?!-
Bea alzò lo sguardo.  –Lore!- esclamò, rincuorata.
-Che vuoi da lei?Lasciala!-
-Cosa voglio?!- ruggì l’altro, indignato.  –Mi ha distrutto un telaio e due balle di lana!-
-Non l’ho fatto apposta!Avresti dovuto levarti!- strillò lei in risposta.
-Basta, basta!- gridò Jack, ma nessuno gli diede ascolto. 
-Insomma, cos’è questo chiasso?!- questa volta ad urlare era stata una voce molto più autorevole e tutti tacquero.
Bea si voltò: a richiamarli all’ordine era stato un monaco dal viso tranquillo ma deciso.
-Qualcuno  vuole spiegarmi cos’erano tutti quegli schiamazzi?-
Lei, Lorenzo, Jack, ed il ragazzo che ancora la bloccava, risposero tutti insieme col solo risultato di far irritare il frate.   –Non qui!- esclamò  -Richard, possiamo andare al negozio di Aliena?-
-Certo.-
Bea diede un altro strattone al braccio ma Richard la lasciò soltanto dopo che il nuovo monaco gliel’ebbe ordinato con uno sguardo.
 
Avevano passato l’intero pomeriggio in quella stanza ma ancora non erano arrivati ad una conclusione. Il frate, che si era rivelato essere Philip, priore della cittadina, li aveva portati dove Aliena, sorella di Richard, gestiva la sua attività, e li aveva interrogati uno per uno per esporre la loro versione dei fatti. Beatrice aveva sostenuto la propria innocenza dicendo che era stato un incidente, Aliena ed il fratello da parte loro, affermavano che dovesse pagare i danni   -la lana era andata persa ed il telaio distrutto- ma lei e Lorenzo non avevano abbastanza soldi e così avevano passato il tempo a discutere sul se ed il come dovessero pagare.
-Silenzio!- li zittì Philip  -Ho preso una decisione.- annunciò  -Beatrice dovrà lavorare qui fino a quando non avrà pagato il danno.-
-I soldi ci servono adesso!- intervenne Aliena.
-Ma non posso!- esclamò Bea.
-E per quale ragione?- le domandò freddo il priore.
-Lorenzo ed io alloggiamo in una locanda. Come faremo a pagare Aliena e l’oste contemporaneamente?-
-Se parte della paga che ti da Aliena la conservi e parte la usi per pagare il locandiere, ce la farai.-
-Ma ci vorrà una vita così!- protestò.
-Kingsbridge è una bella cittadina: non vi annoierete.-
La ragazza aprì bocca per protestare ma il monaco la bloccò.  –Questa è la mia decisione!- si voltò verso Jack  -Andiamo.- e così dicendo, uscì.
-Fantastico.- fece Aliena, sarcastica  -L’hai sentito?Ti voglio qui domani mattina all’ora ottava.-
Beatrice schiumava di collera, le avrebbe volentieri assestato un pugno su quel bel visino ma si trattenne, limitandosi a stringere le mani, fino a far sbiancare le nocche e a conficcarsi le unghia nella carne, e, senza una parola, uscì seguita dal fratello. Fuori era ormai scesa la sera e con essa, l’umidità; la ragazza camminò a passo svelto sino al Guscio d’oro, senza proferire parola, ma quando entrarono nella stanza loro assegnata, esplose:-Maledizione a quel priore del cavolo e la sua decisione!- urlò, dando un calcio alla parete.  –E’ un provvedimento assolutamente ingiusto!- si fermò, per prendere fiato, aspettandosi che il fratello concordasse con lei ma non disse nulla. Si voltò verso di lui. –Credi che sia giusto?- sussurrò.
Lorenzo rimase in silenzio, lo sguardo fisso a terra.
-Allora?- l’incitò e questa volta la voce salì di diverse ottave.
Il gemello la fissò negli occhi. –Sì, credo che sia giusto.-
Fu come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso. Per un attimo non seppe cosa dire, poi l’ira divampò:-Certo, perché non sei tu quello che dovrà lavorare!- urlò, estraendo la spada e preparandosi a colpire il basso tavolino al centro della stanza, ma il fendente fu bloccato da un'altra arma. Il fratello, con uno scatto fulmineo, aveva impedito che il colpo andasse a segno. La ragazza lo guardò, sgomenta, poi rinfoderando la spada,annunciò:-Non ho intenzione di rimanere qui.-
Lorenzo l’imitò e ripose la lama nel fodero. –E cosa vuoi fare?-
-Stanotte scapperemo.-
 
Ripassarono il piano ancora una volta.
-Tutto chiaro?- domandò Bea e l’altro annuì, quindi prese il mantello e, calandosi il cappuccio sul volto, uscì.
Cercando di fare meno rumore possibile, attraversò il corridoio, fermandosi ad ogni scricchiolio del legno, temendo di essere scoperta, ma nessuno si affacciò dalla propria camera per controllare a cosa fossero dovuti quei rumori notturni. Al piano di sotto, era tutto buio e silenzioso: la locanda aveva chiuso da parecchio. L’uscita era unica e la porta chiusa ma grazie a James, che le aveva rivelato dov’erano conservate le chiavi, potè uscire. Appena fu avvolta dall’aria fredda della notte tirò un sospiro di sollievo e si diresse verso le stalle. Si era aspettata che anche quella porta fosse chiusa, ma la trovò aperta: probabilmente l’oste, stanco per la giornata di lavoro appena conclusa, se n’era dimenticato. Spinse il legno ed i cardini cigolarono, provocando quello che le sembrò un rumore assordante. Attese alcuni secondi ed entrò. Subito fu investita dal puzzo degli animali e, se non fosse stato per la luce delle stelle che entrava dall’uscio, l’oscurità sarebbe stata completa. Sicura, si diresse verso le nicchie ove sapeva esserci i loro cavalli ma ebbe una brutta sorpresa: erano vuote.
Calma Bea, non farti prendere dal panico. Magari quel cretino dell’oste li ha spostati
Controllò negli altri vani ma niente, erano spariti.
-Per caso cerchi i tuoi cavalli?-
Un’improvvisa voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, la mano sull’elsa della spada.
-Chi sei?- chiese, la voce che tremava impercettibilmente.
L’altro fece una piccola risatina. –Ti sei già scordata di me?- le domandò,avanzando verso una zona illuminata dagli astri, per permetterle di riconoscere i suoi lineamenti: era Richard, il ragazzo di quella mattina.
-Che ci fai qui?- l’aggredì.
-Stavi cercando di scappare?-
-Li hai presi tu i cavalli?-
-Non mi hai risposto.-
-Nemmeno tu.-
Gli occhi dell’altro divennero due fessure.  –Sì, li ho io.- rispose.
-Lo sai che potrei denunciarti per furto?Perchè li hai rubati?-
-Per impedirti di fuggire, come stavi per fare.-
Bea digrignò i denti: aveva intuito le sue mosse e l’aveva preceduta.
-Non volevo scappare.- mentì.
Richard alzò un sopracciglio.  –E cosa volevi fare, di grazia?Una passeggiata notturna?-
La ragazza incrociò le braccia al petto.  –Sì, esatto.- rispose con tono altezzoso e, vedendo che l’altro non le credeva, aggiunse:- Lo faccio spesso quando sono nervosa e si da il caso che tu oggi mi abbia fatto innervosire parecchio.-
Richard le si avvicinò e Bea dovette reprimere l’impulso di indietreggiare. Quando furono a pochi centimetri, le disse:-Credi davvero che sia tanto stupido?- e potè leggere lampi d’ira nei suoi occhi.
Prese coraggio e continuò la farsa. -Ti sto dicendo la verità.-
Lui la guardò alcuni secondi poi annunciò:-Benissimo allora. Aspettami qui: non venga mai detto che ti ho impedito di fare la tua passeggiata notturna.- si voltò ed uscì.
La ragazza rimase immobile per alcuni secondi, sconcertata, e quando corse fuori, con l’intenzione di seguirlo, era già sparito. Furente, tornò nella locanda dove, salendo le scale, incontrò Lorenzo.
-Stavo venendo giù. Credevo che il piano fosse…- ma lei lo bloccò con un gesto della mano.
-Il piano è saltato: Richard ci ha scoperti.-
-E adesso dove stai andando?-
Bea fece una smorfia.  –Gli ho raccontato una balla. Ho detto che volevo fare un giro e lui ha gentilmente deciso di accompagnarmi.-
-Vengo anch’io allora.-
-No, lui credeva che volessi fuggire da sola.-
-Ti rendi conto che sarai sola con lui ed è piana notte?Potrebbe farti qualsiasi cosa.-
Al solo pensiero fu percorsa da un brivido.  –Non succederà niente e anche se dovesse provarci, ho la spada. Andrà tutto bene.- mentì, fingendo una sicurezza che non aveva: non voleva mettere nei guai anche il fratello. Il gemello tentò di protestare ma lei uscì in fretta e chiuse la porta a chiave, impedendogli di seguirla.
-Bea dannazione, apri!-
-Sta’zitto, sta arrivando.-
Richard era già in sella ad un cavallo e ne teneva un altro per le briglie.
-Ho preso quello giusto?- le domandò.
-No.- rispose fredda, mentre montava in sella  -Questo è di Lorenzo.-
-Bè, dovrai arrangiarti.-
La ragazza spronò Tempesta al trotto veloce ma in meno di un secondo, Richard afferrò le redini e costrinse l’animale a fermarsi di nuovo.
-Che cavolo fai?- l’aggredì.
Lui la guardò dritto negli occhi. –Niente scherzi.-
-Ti ho già detto che non volevo scappare.-
-Io ti ho solo avvertito.- rispose, e ripresero ad avanzare piano.
A Bea faceva ribrezzo il solo pensiero di essere ad un passo da quel tipo ed avrebbe voluto approfittare dell’occasione per fuggire ma non poteva abbandonare Lorenzo. In breve, furono fuori da Kingsbridge.
-Dove stiamo andando?-
La ragazza indicò una collinetta poco distante e quando furono in cima si voltò ad osservare il panorama: ai loro piedi si stendeva il villaggio, circondato dal bosco e sormontato dalla cattedrale, bianca come un osso, che quella sera le incuteva timore.
-Bella vista, eh?-
-Mh.-
-Come mai siete qui, tu e tuo fratello?- le chiese.
-Viaggio.-
Richard non si lasciò scoraggiare dalle scarne risposte.  –Siete italiani, vero?Da che città venite?-
-Firenze.-
-Perché non ti levi il cappuccio?-
-E per quale motivo dovrei?-
-Bè, di solito preferisco guardare in faccia le persone con cui parlo.-
Anziché rispondere, domandò:-Ci tenevi talmente tanto che ti pagassi il debito, che eri disposto ad aspettare tutta la notte nella stalla?-
L’altro si fece serio.  –Credi  che ce l’abbia con te?-
-Credo che tu sia un avaro che gode nel mettere i bastoni tra le ruote degli altri.- sputò.
 Il ragazzo aggrottò la fonte.  –Per prima cosa,- esordì  -il tuo non è stato un danno da poco e secondo: Aliena aveva investito gran parte dei nostri risparmi in quel telaio e tu l’hai distrutto. Saremmo finiti in mezzo ad una strada ed è sempre per questo motivo che avremmo preferito che ci pagassi in contanti e, tecnicamente, avremmo potuto costringerti a farlo ma abbiamo voluto venirti incontro.-
Adesso che Richard le aveva raccontato il motivo del suo comportamento, si pentì per tutte le brutte cose che aveva pensato del ragazzo.
-Mi dispiace per aver combinato quel casino.- confessò.
L’altro scrollò le spalle.  –Ormai è successo: è inutile rimuginarci sopra. Ma perché correvi in quel modo?Sembrava che i diavoli ti stessero inseguendo!-
Le labbra le si incurvarono in un leggero sorriso. –Scappavo da Lorenzo.-
-Perché?Voleva picchiarti?-
-Certo che no!- esclamò, scandalizzata al solo pensiero che il suo gemello potesse fare una cosa del genere  -Stavamo giocando.- spiegò ma l’espressione di Richard era ancora confusa   -Sai, io fuggo e lui mi deve prendere.- aggiunse.
Il ragazzo sollevò le sopracciglia, perplesso, ma non disse nulla.
-Che ne dici di tornare?Tua sorella mi ha detto che all’ora ottava sarei dovuta stare da lei ed è già l’alba.- gemette.
-Buona idea.-

  
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