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Autore: HuskyGentile    31/01/2012    5 recensioni
“Holmes, è un piacere rivederla, vecchia volpe!” dissi, rompendo quel silenzio che aveva già detto tutto quello che dovevamo dirci come non saremmo mai stati capaci di fare con le parole.
“Anche per me Watson, anche per me” rispose con un sorriso sghembo.

Ambientata alla fine del film "Sherlock Holmes Gioco di Ombre", tiene conto del racconto di Arthur Conan Doyle "L'ultima avventura" e "Il racconto della casa vuota". Un tentativo di conciliare la versione cinematografica e con il Canone di Doyle.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

Era una mattina splendida e radiosa. Non serviva certo l’uso della vista per capirlo: sentivo i raggi del sole lambirmi il viso e ferirmi gli occhi, benché chiusi. Decisi di sondare la situazione tenendoli serrati, e lasciando che fossero gli altri sensi a esplorare.

Tatto: male alla testa e alla schiena, nessuna mano tra i capelli. Diagnosi: dallo scontro della sera prima non avevo riportato traumi, se non indolenzimento muscolare per aver dormito sul duro e normali postumi da sbornia. Per quanto riguardava Holmes, era strano fosse così mattiniero, niente affatto strano che volesse evitare ad entrambi un risveglio imbarazzante.

Gusto: in bocca retrogusto amaro di alcool, sulle labbra vago sapore di altre labbra. Diagnosi: dovevo trovare una scusa per quello che era successo la sera prima, dopotutto ero stato io a prendere l’iniziativa. Non potevo semplicemente far finta di niente o dare la colpa all’alcool, sarebbe stato un insulto per entrambi.

Olfatto: odore di tabacco e aroma di the al gelsomino nell’aria, il mio preferito. Diagnosi: anche se era troppo imbarazzato per risvegliarsi in questa posizione, il detective accettava la cosa. Voler fare colazione con me significava che aveva intenzione di affrontare la questione. Probabilmente era accanto alla finestra, pensieroso, che fumava la pipa.

Udito: nessun rumore a parte qualche aspirata di pipa di tanto in tanto. Diagnosi: Holmes mi teneva d’occhio aspettando mi svegliassi, anche se avrebbe finto il contrario non appena avessi aperto gli occhi.

Probabilmente avrei dovuto fingere di dormire ancora per un po’, per poter valutare meglio cosa dire o fare una volta alzatomi; la situazione richiedeva una certa delicatezza, in effetti. Tuttavia il troppo pensare non era per me: ero un uomo d’azione che preferiva buttarsi nelle avventure e scoprire mano a mano cosa nascondevano, piuttosto che esaminare tutte le possibili alternative prima di fare una sola mossa. Con uno sbadiglio, aprii gli occhi e mi stiracchiai, mugugnando mentre tendevo i muscoli.

Mi alzai e mi girai verso la finestra, accanto alla quale, come previsto, il mio amico fumava, il giornale in mano ed aperto davanti a sé. Ero quasi certo mi avesse tenuto d’occhio fino a quel momento, ma ovviamente lui non diede segno di essersi neanche accorto della mia presenza.

“Buongiorno Holmes.” dissi per rompere il ghiaccio.

“Buongiorno Watson. Dormito bene?” rispose lui senza alzare gli occhi dal giornale che stava fingendo di leggere. Tutto sommato gliene fui grato: mi sentivo in imbarazzo al pensiero di incrociare il suo sguardo, dopo quello che era accaduto la sera precedente.

“Non male. Anche se preferirei dormire su un letto la prossima volta.”

Diamine, cos’erano tutti quei formalismi? Perché non riuscivamo a guardarci, a ridere, a prenderci in giro come al solito? Avevamo oltrepassato la linea del non ritorno?

Ero arrabbiato con me stesso e con Holmes, che con il cervello che si ritrovava non era riuscito a pensare a un modo per rendere meno imbarazzante il risveglio. Fare finta di niente era quasi peggio che ammettere quello che era successo! Gli voltai le spalle, mi rassettai i vestiti e feci per andarmene.

“Dove va?”

Sospirai. “A casa.” risposi senza girarmi.

“Speravo avrebbe fatto colazione con me, Watson. Le ho preparato il the al gelsomino, il suo preferito se non sbaglio.”

Bastò questo a convincermi. Girai sui tacchi e mi sedetti anch’io al tavolo. Holmes ripiegò il giornale e si mise a servire il the.

Ancora non osavo guardarlo negli occhi, quindi mi concentrai sulla mia tazza, mentre lui riprese la parola: “Se andarsene è quello che desidera, non la tratterrò. Già una volta avevo promesso che non l’avrei più coinvolta nelle mie avventure, eppure ho mancato alla parola data. Mi dispiace. Tuttavia, se è davvero sua intenzione andarsene, deve prima sapere una cosa.”

Un attimo di silenzio, un tossicchiare imbarazzato, poi Holmes riprese: “Non creda che sia stato senza remore quel salto nel vuoto a Reichenbach: quando l’ho vista apparire sulla soglia, mi sono maledetto con tutto me stesso, per il dolore che sapevo le avrei provocato.”

Lo disse con durezza, sicuramente ferito dalle parole che gli avevo urlato la sera precedente. Sospirai, pensando che, ancora una volta, aveva ragione. Ricordavo benissimo il suo sguardo prima di lanciarsi con Moriarty tra i flutti: era una muta richiesta di perdono, era un addio pieno di rimpianti.

“Eppure” continuò Holmes apparentemente ignaro del mio doloroso conflitto interiore “mentre ad occhi chiusi cadevo nel vuoto, pensando che non sarei sopravvissuto, non potei fare a meno di considerare quanto ero stato fortunato: l’ultima immagine che avrei portato con me, sarebbe stato il suo sguardo pieno di affetto, sarebbero stati i suoi occhi.”

Detto questo si chiuse nel silenzio, e finimmo il nostro the ognuno immerso nei propri pensieri. Presi la mia decisione, e senza aggiungere una sola parola, mi alzai e raggiunsi la porta. Holmes non tentò di fermarmi. Avevo già un piede fuori dalla porta quando mi voltai e lo guardai negli occhi, quegli occhi che avevano la stessa espressione di addio che avevo già visto su quella maledetta terrazza: “Vado a prendere Gladstone. Il nostro cane sarà impaziente di tornare a casa.”

Mi chiusi la porta alle spalle. Potevo ancora sentirlo sorridere.

 

THE END?

 

 

NOTA DELL’AUTRICE: ho messo molto impegno anche in questo capitolo e continuavo a cambiare particolari (figuratevi che ne ho scritti due, uno POV Watson, uno POV Holmes; pensavo di mettere il secondo in coda, voi che ne dite?); spero davvero vi sia piaciuto. Ci tengo a precisare che questo è solo un trampolino di lancio per H&W: il passo più grande è stato fatto, ma per essere una coppia ci sono molti altri problemi da affrontare, primo fra tutti l’intimità! Insomma, parliamo di due persone che si conoscono da anni e continuano a darsi del Lei e a non chiamarsi per nome… Ne hanno di strada da fare! Ho già cominciato la prossima long fic (Lo strano caso del dottor Watson e del signor Holmes), che svilupperà il rapporto trai due e che si apre con un primo capitolo decisamente hot. Inizialmente l’avevo pensato come un eccitante risveglio alla fine di questa fic, ma mi dispiaceva dover cambiare da VERDE a ROSSO l’intero racconto, quindi dovrete attendere ancora un po’ (che poi parlo come se avessi chissà quale seguito, come se fosse l’ottavo libro di Harry Potter, e invece a recensire sono sempre le solite 5 persone, anche se ho centinaia di visite alla storia. Boh, dite che le altre persone sono rimaste totalmente indifferenti? Speriamo di no!).

Grazie a tutti i recensori, che leggono fino in fondo anche le mie note pallose e si sentono in dovere di darmi la loro opinione: è davvero un bel gesto, molto confortante! Tento di ricambiare il favore ed essere più sincera possibile nei giudizi anch’io!

Grazie a chi ha scelto la mia storia, l’ha messa tra i preferiti o tra le seguite. Fatemi sapere se con questa conclusione ho confermato o deluso le aspettative!

Grazie al mio correttore di bozze (MP), che mi dà consigli in esclusiva, e alla mia accanita prima lettrice (CM), che legge in anteprima tutto quello che pubblico e mi dà sempre giudizi entusiastici.

  
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