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Autore: A g n e    31/01/2012    3 recensioni
Moriarty torna a prendere Sebastian.
Primo tentativo di Mor/Mor, scritto per la Maritombola di Maridichallenge. Poi la smetto di appestare il fandom.
“In quel momento sembrava una buona idea”, risponde Moriarty sullo stesso tono, con un’alzata di spalle.
“E adesso?”
“Adesso anche, naturalmente. Abbiamo finito con le domande idiote?” domanda, tornando a baciarlo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: poi giuro che la smetto di appestare il fandom. Davvero.
Scritta per la Maritombola, prompt
63. "In quel momento sembrava una buona idea."
In pratica è il sequel di Era parte del piano e il prequel di Perdono, ma si legge benissimo come storia a sè che siete moralmente tenuti a leggere, recensire e inneggiare \0/ 
Anche perché quella santa donna di Liv mi ha letto e approvato la sciocchezzuola che andate a leggere. E oltrettutto mi ha pure inventato un titolo. *amore a lei*
Poi. La citazione all'inizio è semiribaltata rispetto al senso che ha nella canzone; cogliete, gente, cogliete!
Quanto amo questi due, btw. 
Bene, ora potete leggere in santa pace.


-You do count-


Di respirare la stessa aria dei secondini non mi va,
per cui ho deciso di rinunciare alla mia ora di libertà.
Se c’è qualcosa da spartire tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l’aria di quel cortile, voglio soltanto che sia prigione.


“Il detenuto Moran… sì, cella numero 23/a. Oggi non ha voluto usufruire dell’ora d’aria. Venga, collega, l’accompagno… come ha detto di chiamarsi?”
“Leonard Smith”, ribatte l’altro. Figuriamoci se con una sentinella qualsiasi deve sprecare energie intellettuali ad inventarsi un nome che sembri meno falso.
La guardia di turno lo accompagna per i corridoi della prigione fino alla porta della cella, che apre e spalanca con dubbio garbo.
“Ehi, Moran, hai compagnia. Mr. Smith ha un po’ di domande da farti… in quanti casini devi ficcarti per essere soddisfatto?”, lo apostrofa, poi si scosta per far passare il collega ed esce chiudendo a chiave la porta.

Sebastian non attende di sentire i passi della guardia allontanarsi per ridacchiare; il suono rimbalza contro le pareti scrostate e sembra decisamente fuori posto.
“Mr. Smith?!”
“Sono un uomo dalla grande inventiva, Sebastian. Dovresti saperlo”, replica Moriarty, mentre un ghigno identico a quello di Moran si dipinge sul suo volto.
 Poi, senza troppi complimenti, afferra la maglia di Sebastian e lo tira a sé, stringendolo in quello che assomiglia di più ad un morso che ad un bacio.
“Fammi capire” riesce a dire Sebastian, quando riesce a scostarsi di qualche millimetro “Stamattina ti sei alzato e hai deciso di venire a prendermi spacciandoti per una guardia?”

Il tono vuole essere leggero, quasi faceto, ma tradisce un’esitazione, una domanda. Conto davvero così tanto?

“In quel momento sembrava una buona idea”, risponde Moriarty sullo stesso tono, con un’alzata di spalle.
“E adesso?”
“Adesso anche, naturalmente. Abbiamo finito con le domande idiote?” lo zittisce, tornando a baciarlo.

Sebastian non replica altro e si fa bastare il sapore della bocca di Jim sulla sua lingua, le sue mani sotto la divisa. Non si preoccupa più né di dove si trovano né di quello che accadrà.
Per ora, gli basta la semplice intenzione.

   
 
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