Caro
Billy
Da
oggi ti do un nome perché
Diario è diventato monotono da morire e perché
sono in vena di divertirmi a
spese di altri, visto che gli altri si divertono a spese mie.
Ieri
mi hanno chiamata per una
interview, un colloquio di lavoro.
Mi
sono vestita bene. Tutta
abbinata. Scarpe alla borsa, cintura alle scarpe, maglietta che
riprende le
calze, cappellino che riprende i guanti e trucco combinato
all’assemblaggio
vario di colori.
Sono
uscita di casa che ero in
ritardo pure mentalmente.
Capiamoci,
io sono la classica
tipa che una tuta, un paio di scarpe da ginnastica, una felpa, un
cappotto e
via, no?
Però
ho fatto il colloquio da
Zara insomma, non potevo neanche andare vestita come una barbona!
Arrivo
e noto che ci sono altre
SEDICI persone con me. SEDICI.
Mi
domando quanto cazzo di
personale se la sia data a gambe, insomma, sedici persone a fare un
colloquio
uno si gira anche le palle dopo un po’, no?
No.
Era
un colloquio di gruppo.
Praticamente
i primi dieci minuti
sono stati di interrogazione su quanto sapevamo sulla compagnia. Se
sapevamo i
marchi, se sapevamo di dov’era la compagnia, QUANDO ERA SORTO
IL PRIMO NEGOZIO,
chi era il proprietario, bla bla bla.
Billy
caro, scusa se ti domando,
ma QUANDO MAI VERRA’ QUALCUNO IN NEGOZIO A CHIEDERMI LA
STORIA DI ZARA?!
Quando?
“Scusi
signorina, cerco la taglia
M di questo cardigan rosso e verde, nel frattempo che cerca mi potrebbe
gentilmente dire un po’ a che pensava, secondo lei, il signor
Ortega quando
diede vita al gruppo Inditex? Si ricorda il nome anche della moglie di
quel
tempo? Per favore mi elenchi tutti i marchi che fanno parte di questo
gruppo e
già che c’è e so che è
preparata mi dica anche dove sono i maggiori negozi di
spicco della compagnia”
Eh?
Dai
siamo seri.
Vabbè.
Andiamo avanti.
Non
paghi di questa
interrogazione ci hanno fatto vedere un filmato di otto minuti in cui
spiegavano DI NUOVO la storia della inditex, e qui inizio a domandarmi
se per
essere assunta mi dovrò tatuare il nome della compagnia sul
collo, pronta a
darmela a gambe.
Finisce
il video… e ci
interrogano di nuovo.
“Perché
abbiamo i negozi solo in
centro? Cosa è importante nelle nostre vetrine? Quante volte
viene cambiato in
media il negozio da cima a fondo. Ogni quanti giorni arrivano i nuovi
stock?”
Come,
non avete notato che Zara
non fa pubblicità e che si prende solo i posti in centro!?
Ma che mentecatti
sarete!
Finisce
anche sto strazio e la
mente illuminata del fighetto di turno che ci fa sto colloquio che ha
del
surreale ci pone un quesito.
“Lavorate
da sei mesi da Zara.
Siete ai camerini e una signora si prova la taglia M. Tu pensi che le
calzi a
pennello ma comunque lei decide di prendersi una taglia S. Il giorno
dopo
torna, incazzata, dicendo che il vestito è rotto e mostra le
cuciture saltate
sul fianco e siccome si ricorda di te chiede espressamente che tu parli
con lei.
Lavori da Zara da sei mesi ormai, sei indipendente, il manager
è via e non puoi
disturbarlo, lei vuole i suoi soldi indietro, tu ti ricordi che si
è provata
una M ma ha comprato una S, che fai? Ricordate che non vuole un nuovo
abito,
non vuole la taglia più grande, non vuole un surrogato.
Vuole i soldi indietro”
Qui
la mia fantasia ha galoppato
libera per cinque secondi buoni, poi mi sono ricordata che non era un
colloquio
di lavoro, era una GUERRA da vincere e anche io mi sono buttata nella
mischia
delle risposte.
Potevo
evitare.
È
risultato che gente vestita
come neanche Obama il giorno che fu eletto se n’è
venuta fuori con “potremmo
fargli uno sconto per il prossimo acquisto”.
La
lotta era evidentemente
impari.
Cioè
come potevo io, sfigata di
turno ma con un cervello, mettermi a rivaleggiare con tanta idiozia?
Ma
ti pare che ZARA ti fa uno
sconto perché TU hai rotto il suo vestito comprandoti la
taglia sbagliata?
“dovremmo
dirgli che i soldi non
li vede neanche se caga oro (no vabbè non ha detto questo
mia fioritura
personale) perché lei ha preso la taglia sbagliata. Ha
voluto fare la figa con
la S pur avendo un paio di tette da poter picchiare la gente per strada
(altra
fioritura) e ora se vuole la M, LA PAGA!”
Dire
al cliente… che ha
sbagliato?
O_________________________________________O
…solo
io ho lavorato per un
supermarket dove ti insegnavano “il cliente ha sempre
ragione, anche se ti
insulta?”
Cioè
io stavo finendo di dire la
mia, sta demente se ne esce con sta cazzata e io sono rimasta
letteralmente a
bocca aperta davanti a tutti mentre la guardavo con occhi spiritati e
la faccia
di chi è EVIDENTE che pensa “ma dove cazzo sono
finita?”
“chiedo
al manager”
…
solo io mi ricordo che il
manager non c’era e non doveva essere disturbato neanche per
una invasione
aliena, massimo massimo se si presentava Angelina Jolie nuda?
“potremmo
offrirle una gift card”
…per
averci rotto il vestito di
cui lei sapeva non le sarebbe entrata neanche la coscia? E
già che ci siamo
perché non offrirle un guardaroba nuovo in duplice copia,
che si sa mai
decidesse di provare la S…
“dovremmo
dirgli che è lei ad
aver sbagliato ma nel frattempo cercare di risolvere la
situazione”
A
questa il mio cervello si è
ribellato di brutto e PREMEVA perché mi alzassi e dicessi a
tutti “siete un
branco di coglioni”.
Ti
sta chiedendo una soluzione e
tu proponi di dire al cliente che ha sbagliato ma di risolvere la
situazione?!
TI STA CHIEDENDO COME, SOTTOSPECIE DI AMEBA!
“Potremmo
offrirle di farle
provare gratuitamente
altri abiti e
di cambiare il precedente con quello nuovo!”
…
scusa, da quando ti fanno
pagare per provarti un abito? Ed esattamente, scusa se non puntigliosa,
ma poi
uno è ovvio che si incazza, quale parte di “non
vuole provare niente vuole solo
i soldi indietro” non ti è chiara, che te la
rispiego?!
Alla
fine di tutte ste cazzate si
chiede al tipo quale fosse la risposta giusta (con me che speravo
dicesse
“nessuna, branco di disagiati!!”) e lui
candidamente che risponde?
“Non
ve lo posso dire”
E
che è, la risposta all’ultima
domanda di chi vuol essere milionario!?
Spero
che sto supplizio sia
finito e invece la brutta sorpresa.
Gruppi
di quattro descrivere un
vestito, gli accessori, la marca e chi indossa e per quale motivazione
avetecinqueminutinonsprecatealtrotempo!
Eh?
Guardo
per tre secondi il mio
gruppo e mi metto mentalmente le mani in testa (figa sta espressione)
Uno
gay come solo Ricky Martin,
iniziava a parlare e non finiva più.
Una
ragazza fissata con gli
orecchini.
E
poi lui. L’uomo che mi ha
confermato che la Vecchia Signora ce l’ha ancora con me.
Cicciotto
con un maglione stinto
a righe bianche e nere, una giacca che sembrava reduce dalla guerra in
Kosovo,
jeans mangiati sotto la suola stinti, brutti e potrei giurarci anche
maleodoranti, scarpe che userei solo per il mare e capelli UNTI (di
gel, di
olio, di grasso, di sporcizia NON LO SO) tirati dietro le orecchie.
Io
non sono magra, ho una quarta
di reggiseno, la pancia, le maniglie dell’amore (ma anche
intere porte
dell’amore) i polpacci che un lottatore di sumo mi
invidierebbe e caviglie
gonfie e tozze.
Non
sono un cesso vivente, questo
no, ho un faccino carino, lo dicono tutti, ma cazzo… almeno
io so che se mi
metto un abito lungo sembra che indosso una tenda!
Non
puoi, non puoi EDDAI andare
ad un colloquio di lavoro per Zara vestito come un barbone. Dai ci
arrivo anche
io!
Va
bhè, mi dico, male che vada è
solo vestito come un disgraziato.
No.
Era troppo semplice che fosse
un buzzurro solo nel vestirsi.
Il
tipo gaio era simpaticissimo
ma non finiva più di parlare. La ragazza di colore era
fissata con gli
orecchini, io ho proposto un abito viola e lei che parlava di
orecchini, io che
proponevo un paio di scarpe col plateau e lei che parlava di orecchini,
io che
parlavo di una stracazzo di cintura e lei che mi parlava di orecchini.
Ho
capito. Gli orecchini sono
importanti. Bene. ANDIAMO AVANTI ORA?
Finito
di sparlare di sti
stracazzi di orecchini color oro lunghi fino alle spalle con perle
luccicanti
viola decidiamo i capelli e chi sarà la persona a indossare
il tutto.
Mi
sembra facile no?
Uno
parla dell’abito, uno parla
degli accessori, uno parla dei tessuti che compongono il tutto e uno
parla di
chi indosserà la nostra creazione.
No.
Anche così era troppo
complicato.
Il
tipo gaio al momento di
mettercela tutta per farci fare bella figura ha parlato di minchiate,
la tipa
di colore, nonostante gli orecchini siano degli accessori ha deciso di
parlare
del MIO vestito, quello che ho deciso io, quello di cui ho parlato io,
quello
che HO VISTO IO INSIEME A Sara DA ZARA. E poi che ha fatto sta DEMENTE?
…
niente, si è solo messa a parlare degli accessori, lasciando
me senza un
cappero fritto da dire.
Mi
sono inventata due scemenze
parlando dell’importanza del plateau nelle scarpe e del
perché non si debbano
indossare gli stivaletti alla caviglia con un abito corto, dopo aver
incenerito
quella stronza che mi ha guardata con l’aria di non sapere
perché ce l’avessi
con lei.
Poi
è stato il SUO turno e lui
che ha fatto?
Mah,
ha parlato del più e del
meno di una tipa qualsiasi che andava in giro per strada infighettata e
che
portava i capelli alti.
Senza
spiegare che la tipa andava
in giro per strada dirigendosi verso la discoteca, che portava i
capelli tenuti
alti perché il vestito aveva una chiusura troppo vicina alla
loro attaccatura
per non metterli su e che in borsa portava delle comode ballerine per
il dopo
discoteca, nel caso i piedi le dolessero.
Praticamente
ha parlato per
trenta secondi netti.
Se
avessi avuto un aceta in mano
a quest’ora ti scriverei dal carcere.
Ah e
la parte migliore qual è
stata? Che ci siamo messi d’accordo nel dire che il tutto
proveniva da Zara, e
quando ci hanno chiesto la marca in due abbiamo dato la risposta
giusta, gli
altri due hanno sparato Bershka.
Sono
uscita da quella interview
incazzata come una biscia. Quando il tipo mi ha salutata gli stavo per
fare un
calcio di capoeira, possibilmente rotante e possibilmente sulle scale
così si
faceva MOLTO, molto, molto male nel cadere.
Sto
stronzo, se ti va male il
colloquio chi se ne frega, ma che mandi a picco pure gli altri non
esiste!
Un’ora
persa per una cazzata del
genere.
Sono
tornata a casa e ho fatto
un’altra application online. Qui addirittura per
un’azienda che offriva le
storage room (camere dove collocare cose, una specie di garage ma non
in casa)
mi hanno chiesto la mia religione.
…solo
io non ci vedo il nesso fra
le storage room e quale Dio in cui NON credo?
Vedete
poi che non sono io?
Lo
vedete?!
Lara
dall’Italia mi ha mandato
una crema al cortisone, fra le cose, SEMBRA che funzioni ma non lo dico
a voce
troppo alta, sia mai che la signora ci senta bene e decida di farmi
venire l’orticaria
vera e propria.
Ovvio,
se funziona del tutto poi
mi ripresento in farmacia e alla “donna scarlatta”
che non me l’ha data le
spiego per cinque secondi i fatti della vita.
Ah,
fra le cose, Sara ha fatto un
colloquio di lavoro da Allsaints. Ovviamente, manco a dirlo da
Selfridges non
ci hanno chiamato.
La
vita è crudele, ma anche la
Sfiga non scherza.
Frase del giorno: L'intelligenza
è invisibile per l'uomo che non ne
possiede. Schopenhauer
Oh, ma
DAVVERO!?
Sto ascoltando: Cartoons –
Witch Doctor
-----------------------------
- Rosa dici troppe
parolacce.
Ennesimo sguardo
incattivito andato
sprecato con Sara.
- Me ne stava uscendo
una proprio
ora. Cosa stai facendo!?
Sguardo innocente
dall’altra
parte.
- Ma niente, stavo
pensando che
forse potevo mettere il mio letto…
Parte Sweet Home Alabama.
- Pronto? –
abbaiò.
- Buon pomeriggio, la
chiamiamo
da Selfridges. Lei ha compilato una delle nostre application form una
settimana
fa, prego, potrebbe rispondere a qualche altra domanda, prima di
fissare un
colloquio vero e proprio?
Odino, non ci credo…
---------------------------------
- Quella ragazza si deve
dare una
calmata, mi ha risposto abbaiando.
Andres, per
solidarietà verso il
suo amico sbadigliò alla grande.
- Ha una voce da cartone
animato.
Mi ha fatto morire dal ridere. Certo, se avesse risposto subito e non
dopo
cinque minuti sarebbe stato meglio. Ma è stata carina, si
è tutta impapinata.
- Non dirmi ste cazzate,
ha
risposto bene alle domande?
Mark lo
guardò con sguardo
oltraggiato.
- Sei proprio un
insensibile!
Certo che ha risposto bene. Ecco, se magari avesse evitato di parlare
come una
mitragliatrice sarebbe andato meglio ma…
- Taglia corto, quindi?
- Mah, niente. A una
settimana da
oggi la conosceremo. Te lo dico da subito, se la assumi avrai una bella
gatta
da pelare.
Gli occhi di Andres non
promettevano niente di buono.
- Oh, lo so. Non vedo l’ora.
-------------------------------Grazie a tutti per le recensioni e a chi mi legge.
E per Erika che ha il cognome di un tipo di porta: Su con la vita.