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Autore: Ladynotorius    01/02/2012    2 recensioni
Quando la sfiga ti perseguita hai due possibilità: o la prendi con filosofia o lasci trappole sparse per stanarla.
Lei si chiama Rosa, vive a Londra e sta cercando lavoro. E scrive. Un blog personale in cui mette in bianco e nero che la fortuna è cieca ma la sfiga ha quindici decimi nel suo caso. E quando finalmente trova lavoro capisce il perché di tutti i bonus di cui parlavano nell'application online che ha dovuto compilare e che le ha richiesto ben DUE ore.
"Me ne f***o se mi danno il giorno del compleanno libero se per lavorare devo sopportare un'ameba e un branco di imbecilli!"
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Billy

Da oggi ti do un nome perché Diario è diventato monotono da morire e perché sono in vena di divertirmi a spese di altri, visto che gli altri si divertono a spese mie.

Ieri mi hanno chiamata per una interview, un colloquio di lavoro.

Mi sono vestita bene. Tutta abbinata. Scarpe alla borsa, cintura alle scarpe, maglietta che riprende le calze, cappellino che riprende i guanti e trucco combinato all’assemblaggio vario di colori.

Sono uscita di casa che ero in ritardo pure mentalmente.

Capiamoci, io sono la classica tipa che una tuta, un paio di scarpe da ginnastica, una felpa, un cappotto e via, no?

Però ho fatto il colloquio da Zara insomma, non potevo neanche andare vestita come una barbona!

Arrivo e noto che ci sono altre SEDICI persone con me. SEDICI.

Mi domando quanto cazzo di personale se la sia data a gambe, insomma, sedici persone a fare un colloquio uno si gira anche le palle dopo un po’, no?

No.

Era un colloquio di gruppo.

Roba che se me lo raccontavano non ci credevo.

Praticamente i primi dieci minuti sono stati di interrogazione su quanto sapevamo sulla compagnia. Se sapevamo i marchi, se sapevamo di dov’era la compagnia, QUANDO ERA SORTO IL PRIMO NEGOZIO, chi era il proprietario, bla bla bla.

Billy caro, scusa se ti domando, ma QUANDO MAI VERRA’ QUALCUNO IN NEGOZIO A CHIEDERMI LA STORIA DI ZARA?!

Quando?

“Scusi signorina, cerco la taglia M di questo cardigan rosso e verde, nel frattempo che cerca mi potrebbe gentilmente dire un po’ a che pensava, secondo lei, il signor Ortega quando diede vita al gruppo Inditex? Si ricorda il nome anche della moglie di quel tempo? Per favore mi elenchi tutti i marchi che fanno parte di questo gruppo e già che c’è e so che è preparata mi dica anche dove sono i maggiori negozi di spicco della compagnia”

Eh?

Dai siamo seri.

Vabbè. Andiamo avanti.

Non paghi di questa interrogazione ci hanno fatto vedere un filmato di otto minuti in cui spiegavano DI NUOVO la storia della inditex, e qui inizio a domandarmi se per essere assunta mi dovrò tatuare il nome della compagnia sul collo, pronta a darmela a gambe.

Finisce il video… e ci interrogano di nuovo.

“Perché abbiamo i negozi solo in centro? Cosa è importante nelle nostre vetrine? Quante volte viene cambiato in media il negozio da cima a fondo. Ogni quanti giorni arrivano i nuovi stock?”

Come, non avete notato che Zara non fa pubblicità e che si prende solo i posti in centro!? Ma che mentecatti sarete!

Finisce anche sto strazio e la mente illuminata del fighetto di turno che ci fa sto colloquio che ha del surreale ci pone un quesito.

“Lavorate da sei mesi da Zara. Siete ai camerini e una signora si prova la taglia M. Tu pensi che le calzi a pennello ma comunque lei decide di prendersi una taglia S. Il giorno dopo torna, incazzata, dicendo che il vestito è rotto e mostra le cuciture saltate sul fianco e siccome si ricorda di te chiede espressamente che tu parli con lei. Lavori da Zara da sei mesi ormai, sei indipendente, il manager è via e non puoi disturbarlo, lei vuole i suoi soldi indietro, tu ti ricordi che si è provata una M ma ha comprato una S, che fai? Ricordate che non vuole un nuovo abito, non vuole la taglia più grande, non vuole un surrogato. Vuole i soldi indietro”

Qui la mia fantasia ha galoppato libera per cinque secondi buoni, poi mi sono ricordata che non era un colloquio di lavoro, era una GUERRA da vincere e anche io mi sono buttata nella mischia delle risposte.

Potevo evitare.

È risultato che gente vestita come neanche Obama il giorno che fu eletto se n’è venuta fuori con “potremmo fargli uno sconto per il prossimo acquisto”.

La lotta era evidentemente impari.

Cioè come potevo io, sfigata di turno ma con un cervello, mettermi a rivaleggiare con tanta idiozia?

Ma ti pare che ZARA ti fa uno sconto perché TU hai rotto il suo vestito comprandoti la taglia sbagliata?

“dovremmo dirgli che i soldi non li vede neanche se caga oro (no vabbè non ha detto questo mia fioritura personale) perché lei ha preso la taglia sbagliata. Ha voluto fare la figa con la S pur avendo un paio di tette da poter picchiare la gente per strada (altra fioritura) e ora se vuole la M, LA PAGA!”

Dire al cliente… che ha sbagliato?

O_________________________________________O

…solo io ho lavorato per un supermarket dove ti insegnavano “il cliente ha sempre ragione, anche se ti insulta?”

Cioè io stavo finendo di dire la mia, sta demente se ne esce con sta cazzata e io sono rimasta letteralmente a bocca aperta davanti a tutti mentre la guardavo con occhi spiritati e la faccia di chi è EVIDENTE che pensa “ma dove cazzo sono finita?”

“chiedo al manager”

… solo io mi ricordo che il manager non c’era e non doveva essere disturbato neanche per una invasione aliena, massimo massimo se si presentava Angelina Jolie nuda?

“potremmo offrirle una gift card”

…per averci rotto il vestito di cui lei sapeva non le sarebbe entrata neanche la coscia? E già che ci siamo perché non offrirle un guardaroba nuovo in duplice copia, che si sa mai decidesse di provare la S…

“dovremmo dirgli che è lei ad aver sbagliato ma nel frattempo cercare di risolvere la situazione”

A questa il mio cervello si è ribellato di brutto e PREMEVA perché mi alzassi e dicessi a tutti “siete un branco di coglioni”.

Ti sta chiedendo una soluzione e tu proponi di dire al cliente che ha sbagliato ma di risolvere la situazione?! TI STA CHIEDENDO COME, SOTTOSPECIE DI AMEBA!

“Potremmo offrirle di farle provare gratuitamente altri abiti e di cambiare il precedente con quello nuovo!”

… scusa, da quando ti fanno pagare per provarti un abito? Ed esattamente, scusa se non puntigliosa, ma poi uno è ovvio che si incazza, quale parte di “non vuole provare niente vuole solo i soldi indietro” non ti è chiara, che te la rispiego?!

Alla fine di tutte ste cazzate si chiede al tipo quale fosse la risposta giusta (con me che speravo dicesse “nessuna, branco di disagiati!!”) e lui candidamente che risponde?

“Non ve lo posso dire”

E che è, la risposta all’ultima domanda di chi vuol essere milionario!?

Spero che sto supplizio sia finito e invece la brutta sorpresa.

Gruppi di quattro descrivere un vestito, gli accessori, la marca e chi indossa e per quale motivazione avetecinqueminutinonsprecatealtrotempo!

Eh?

Guardo per tre secondi il mio gruppo e mi metto mentalmente le mani in testa (figa sta espressione)

Uno gay come solo Ricky Martin, iniziava a parlare e non finiva più.

Una ragazza fissata con gli orecchini.

E poi lui. L’uomo che mi ha confermato che la Vecchia Signora ce l’ha ancora con me.

Cicciotto con un maglione stinto a righe bianche e nere, una giacca che sembrava reduce dalla guerra in Kosovo, jeans mangiati sotto la suola stinti, brutti e potrei giurarci anche maleodoranti, scarpe che userei solo per il mare e capelli UNTI (di gel, di olio, di grasso, di sporcizia NON LO SO) tirati dietro le orecchie.

Io non sono magra, ho una quarta di reggiseno, la pancia, le maniglie dell’amore (ma anche intere porte dell’amore) i polpacci che un lottatore di sumo mi invidierebbe e caviglie gonfie e tozze.

Non sono un cesso vivente, questo no, ho un faccino carino, lo dicono tutti, ma cazzo… almeno io so che se mi metto un abito lungo sembra che indosso una tenda!

Non puoi, non puoi EDDAI andare ad un colloquio di lavoro per Zara vestito come un barbone. Dai ci arrivo anche io!

Va bhè, mi dico, male che vada è solo vestito come un disgraziato.

No. Era troppo semplice che fosse un buzzurro solo nel vestirsi.

Il tipo gaio era simpaticissimo ma non finiva più di parlare. La ragazza di colore era fissata con gli orecchini, io ho proposto un abito viola e lei che parlava di orecchini, io che proponevo un paio di scarpe col plateau e lei che parlava di orecchini, io che parlavo di una stracazzo di cintura e lei che mi parlava di orecchini.

Ho capito. Gli orecchini sono importanti. Bene. ANDIAMO AVANTI ORA?

Finito di sparlare di sti stracazzi di orecchini color oro lunghi fino alle spalle con perle luccicanti viola decidiamo i capelli e chi sarà la persona a indossare il tutto.

Mi sembra facile no?

Uno parla dell’abito, uno parla degli accessori, uno parla dei tessuti che compongono il tutto e uno parla di chi indosserà la nostra creazione.

No. Anche così era troppo complicato.

Il tipo gaio al momento di mettercela tutta per farci fare bella figura ha parlato di minchiate, la tipa di colore, nonostante gli orecchini siano degli accessori ha deciso di parlare del MIO vestito, quello che ho deciso io, quello di cui ho parlato io, quello che HO VISTO IO INSIEME A Sara DA ZARA. E poi che ha fatto sta DEMENTE? … niente, si è solo messa a parlare degli accessori, lasciando me senza un cappero fritto da dire.

Mi sono inventata due scemenze parlando dell’importanza del plateau nelle scarpe e del perché non si debbano indossare gli stivaletti alla caviglia con un abito corto, dopo aver incenerito quella stronza che mi ha guardata con l’aria di non sapere perché ce l’avessi con lei.

Poi è stato il SUO turno e lui che ha fatto?

Mah, ha parlato del più e del meno di una tipa qualsiasi che andava in giro per strada infighettata e che portava i capelli alti.

Senza spiegare che la tipa andava in giro per strada dirigendosi verso la discoteca, che portava i capelli tenuti alti perché il vestito aveva una chiusura troppo vicina alla loro attaccatura per non metterli su e che in borsa portava delle comode ballerine per il dopo discoteca, nel caso i piedi le dolessero.

Praticamente ha parlato per trenta secondi netti.

Se avessi avuto un aceta in mano a quest’ora ti scriverei dal carcere.

Ah e la parte migliore qual è stata? Che ci siamo messi d’accordo nel dire che il tutto proveniva da Zara, e quando ci hanno chiesto la marca in due abbiamo dato la risposta giusta, gli altri due hanno sparato Bershka.

Sono uscita da quella interview incazzata come una biscia. Quando il tipo mi ha salutata gli stavo per fare un calcio di capoeira, possibilmente rotante e possibilmente sulle scale così si faceva MOLTO, molto, molto male nel cadere.

Sto stronzo, se ti va male il colloquio chi se ne frega, ma che mandi a picco pure gli altri non esiste!

Un’ora persa per una cazzata del genere.

Sono tornata a casa e ho fatto un’altra application online. Qui addirittura per un’azienda che offriva le storage room (camere dove collocare cose, una specie di garage ma non in casa) mi hanno chiesto la mia religione.

…solo io non ci vedo il nesso fra le storage room e quale Dio in cui NON credo?

Vedete poi che non sono io?

Lo vedete?!

Lara dall’Italia mi ha mandato una crema al cortisone, fra le cose, SEMBRA che funzioni ma non lo dico a voce troppo alta, sia mai che la signora ci senta bene e decida di farmi venire l’orticaria vera e propria.

Ovvio, se funziona del tutto poi mi ripresento in farmacia e alla “donna scarlatta” che non me l’ha data le spiego per cinque secondi i fatti della vita.

Ah, fra le cose, Sara ha fatto un colloquio di lavoro da Allsaints. Ovviamente, manco a dirlo da Selfridges non ci hanno chiamato.

La vita è crudele, ma anche la Sfiga non scherza.

Frase del giorno: L'intelligenza è invisibile per l'uomo che non ne possiede. Schopenhauer Oh, ma DAVVERO!?

Sto ascoltando: Cartoons – Witch Doctor

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- Rosa dici troppe parolacce.

Ennesimo sguardo incattivito andato sprecato con Sara.

- Me ne stava uscendo una proprio ora. Cosa stai facendo!?

Sguardo innocente dall’altra parte.

- Ma niente, stavo pensando che forse potevo mettere il mio letto…

Parte Sweet Home Alabama.

- Pronto? – abbaiò.

- Buon pomeriggio, la chiamiamo da Selfridges. Lei ha compilato una delle nostre application form una settimana fa, prego, potrebbe rispondere a qualche altra domanda, prima di fissare un colloquio vero e proprio?

Odino, non ci credo…

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- Quella ragazza si deve dare una calmata, mi ha risposto abbaiando.

Andres, per solidarietà verso il suo amico sbadigliò alla grande.

- Ha una voce da cartone animato. Mi ha fatto morire dal ridere. Certo, se avesse risposto subito e non dopo cinque minuti sarebbe stato meglio. Ma è stata carina, si è tutta impapinata.

- Non dirmi ste cazzate, ha risposto bene alle domande?

Mark lo guardò con sguardo oltraggiato.

- Sei proprio un insensibile! Certo che ha risposto bene. Ecco, se magari avesse evitato di parlare come una mitragliatrice sarebbe andato meglio ma…

- Taglia corto, quindi?

- Mah, niente. A una settimana da oggi la conosceremo. Te lo dico da subito, se la assumi avrai una bella gatta da pelare.

Gli occhi di Andres non promettevano niente di buono.

- Oh, lo so. Non vedo l’ora.

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Grazie a tutti per le recensioni e a chi mi legge.
E per Erika che ha il cognome di un tipo di porta: Su con la vita.

  
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