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Autore: Marsmallow    01/02/2012    0 recensioni
Semplicemente scappare,
Fuggire dal mondo di tutti i deprimenti giorni della mia vita e inseguire un sogno.
Ecco la mia libertà.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Odio gli aeroporti. Tutta quella gente che corre agitata, come se mettersi in fila prima significasse avere un posto migliore sull'aereo. Gli uomini d'affari, faccie spente, glaciali, tutti con un auricolare attaccato alla tempia, che sembrano parlare al vento, tenendo sempre strette quelle tristissime ventiquattrore, coordinate alla giacca e alla cravatta. Patetici. Mi guardo attorno annoiata, al check-in numero 26, sbuffando di tanto in tanto, seduta a gambe incrociate sul pavimento che sembra essere l'unica cosa fresca di questo posto caotico. Schiena contro schiena con Clara, il mio angelo custode. E' dalla maturità che sogniamo questo viaggio, ma poi io ho tentato di entrare a un corso universitario, e non so per quale santo o miracolo, mi hanno preso. E ora, appena dati gli ultimi esami, non ho voluto sapere nemmeno se sono uscita: al primo soffio di libertà, sono scappata, tutti i miei risparmi con me, una valigia, e un biglietto per LA. "Quanto manca, Clà?" "Troppo. Saremo forse a metà!" Mugugno. Mi torna in mente che eravamo in tre. Qualcosa non quadra. "Che fine ha fatto Manu?" chiedo alla splendida ragazza dagli occhi color mare che sta appoggiata alle mie spalle. Lei si alza, si guarda attorno. "Era andato in bagno, si sarà fermato al bar a bersi qualcosa di fresco, quella merda!" Sbuffiamo in coro, mentre Clara si risiede in terra. "Ma sentile queste due! Tu gli fai un favore e loro t'infamano!" ci voltiamo e Manu ci appare davanti con due coche ghiacciate in mano. Gli saltiamo al collo, la fila comincia a procedere. Era ora! Valigie imbarcate, metal detector superato, dopo ben due ore d'attesa, qualche spuntino e tante risate, saliamo finalmente sull'aereo, che è il più grande su cui io sia mai salita: nove sedili per ogni fila, una meraviglia! Purtroppo siamo seduti nella primissima fila, cioè ancora poco e finiamo in cabina di comando, e Manu mi ha gentilmente fregato il posto vicino al finestrino, e così io sono sul corridoio. La classe economica non mi è mai dispiaciuta, nel senso che non ho mai avuto voglia nè bisogno di andare in prima classe. Appena accendono i motori per farli scaldare, una hostess si avvicina a me con l'aria di una che porta guai. Spero solo che non mi buttino giù dall'aereo. "Mi scusi, devo chiederle gentilmente di cambiare posto, un passeggero della prima classe ha cambiato volo all'ultimo minuto, e preferiamo riempire tutti i posti della classe vip. Inoltre questo posto sarebbe utile per il vicecomandante, in caso di emergenza riuscirebbe ad evacuare più agevolmente." perchè gli assistenti di volo devono sempre pensare alle evacuazioni d'emergenza? "Ovviamente non dovrà pagare il biglietto privilegiato, il costo del suo volo rimarrà invariato, e potrà godere dei confort della prima classe!" Mi volto, pensando se accettare o no, Manu sta già dormendo - quel ragazzo è un caso irrecuperabile - e Clara mi dice di andare, e dopo aver tentato di convincerla ad andare lei, cedo, prendo la mia immancabile tracolla, e seguo la hostess. La prima classe è così diversa: i sedili sono messi a gruppi di quattro con in mezzo alle due coppie un tavolino, e ciascuno sembra una poltrona. Si trattano bene i ricchi! "Ecco a lei, il suo posto, il numero 30 vicino al finestrino" "Grazie mille... Dopo lo scalo devo rimanere qui?" chiedo per sicurezza, non vorrei creare problemi come al solito. "Assolutamente no! A Parigi però molti passeggeri cambieranno, se non sbaglio anche questi tre. Ora prenda posto, tra 15 minuti decolliamo." Ringrazio ancora la hostess, mi siedo, circondata da uomini d'affari francesi - di bene in meglio - che parlano al cellulare, usano tablet e computers, comprando e vendendo azioni anche sull'aereo. Ogni tanto quello di fronte a me alza lo sguardo e mi fissa come se fossi un alieno, perchè non sono elegante, impegnata e ricca come il resto della gente qui dentro. Non vedo l'ora che questi tre scendano a Parigi. Mi infilo le cuffie, prendo le drumstick che spuntano dalla mia borsa, chiudo gli occhi, parte la musica, e io tamburello in aria seguendo il ritmo, e iniziando a volare, anche se l'aereo è ancora fermo a terra. Dopo un po' sento il rumore dei motori aumentare, tento di aprire gli occhi, mi piace guardare fuori durante il decollo, vedere le cose allontanarsi, rimpicciolirsi man mano. Ma sono davvero esausta, e i miei occhi non hanno intenzione di aprirsi. Buona notte mondo. Ciao Italia, me ne vado a Los Angeles!
  
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