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Autore: vera1992    01/02/2012    5 recensioni
E se dopo qualche anno dalla loro separazione, Yamcha ci riprovasse con Bulma? Come potrebbe prenderla il fiero principe dei saiyan?? Una breve fanfiction su un'idea che mi turbinava nella testa già da un bel pò! Spero possa essere di vostro gradimento! Un bacione a tutti, spero in qualche vostra recensione ;)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non toccare ciò che è mio
 
Una brezza leggera contornava le mura della Capsule Corporation e la calura primaverile turbinava con trepidazione nello scacciare gli ultimi sentori dell’inverno appena trascorso.
Bulma era quasi in preda ad una crisi isterica e correva a destra e a sinistra nello svolgere le sue mansioni domestiche (la madre da qualche giorno aveva deciso di non muovere più un dito).
Dal piano di sopra il piccolo Trunks strillava come un forsennato, dopotutto era ancora un bambino di pochi mesi, ma dimostrava già una forza innata ed incontrollata.
“Trunks un momentooo!” urlò la frizzante madre dal piano di sotto.
Vegeta ormai si era abituato a vedere quelle scenate di follia all’interno della casa, ma ne era sempre, costantemente infastidito, così coglieva l’occasione per allenarsi. Cell ormai era stato battuto da qualche mese e la Terra era in una situazione di pace. C’erano voluti parecchi giorni prima che il saiyan riprendesse la sua tipica vena tenace che lo aveva contraddistinto da che i terrestri ne avessero memoria.
 
Si era svegliato con un instabile senso di romanticherie; a dirla tutta era già qualche giorno che si svegliava in quella maniera, ma quel giorno era addirittura peggio!
Yamcha era single da un pezzo e stranamente in cuor suo non aveva più un gran desiderio di mostrarsi come un dongiovanni: gli anni passavano anche per lui. Tuttavia non ne sentiva l’esigenza, di nessuna, neanche la più semplice terrestre. Nei suoi pensieri si contorceva come un fiume in tempesta il pensiero di una sua ex, Bulma. Già, quella Bulma a cui era ripetutamente rimasto infedele, quella Bulma che ora non ne valeva più sapere di lui. Eppure, vedendola negli ultimi tempi, la donna sembrava piuttosto infelice del suo modo di vivere, o più semplicemente era un suo modo di vedere la ‘famiglia’ che si era creata con Vegeta (se di famiglia si poteva parlare).
Il ragazzo sentiva pulsare dentro di sé la presunzione che un giorno avrebbe avuto una seconda chance con quella che in fondo non poteva che considerare come la donna della sua vita, anche se lei non la pensava a quella maniera. In ogni caso sapeva che Vegeta avrebbe sempre avuto qualche problema ad accettare l’amore di lei e del figlio che gli aveva generato.
Yamcha era appena uscito dal fiorista “Mi dispiace un po’ per Trunks del futuro, ma sono convinto che se nel futuro non fossi morto, Bulma mi avrebbe implorato in ginocchio di tornare da lei” sospirò “In ogni caso quel vivace ragazzino ha bisogno anche di un padre” rise con quella sua tipica risata mielosa e da eterno ebete, una risata che da anni si portava appresso.
 
Il campanello suonò più volte alla Capsule Corporation.
Bulma aveva a malapena il tempo di respirare “Che diamine, e adesso chi è?” disse nervosamente mentre guardava a malapena l’orologio da polso. Era diventata una madre a tutto tondo con quel bambino in un braccio e gli abiti da lavare nell’altro, era così diversa da qualche anno prima, però la madre l’aveva costretta in qualche modo “Se non fai niente ora, come ti comporterai quando non ci sarò più?” le aveva detto la madre con una finta aria di compassione. “Un cavolo, volevi solo levarti tutti sti casini di torno!” urlava da sola.
Suonò di nuovo il campanello. “Sì, sto arrivando, accidenti!!!” strillò sull’orlo di una crisi di nervi, facendo scoppiare a piangere il piccolo Trunks.
Si affacciò alla finestra e lo vide. “Yamcha?!” sgranò gli occhi. Ci volle qualche secondo prima che riuscisse a riprendersi “Scusa, sono un po’ occupata ora, non potresti passare stasera?” gli disse con quell’unico filo di calma che le era rimasta in corpo.
“O-ok…” Yamcha era quasi rimasto inebetito. Era parecchio che non si vedevano eppure aveva di meglio da fare. Quando la vide sparire all’interno, diede una rapida occhiata alla camera gravitazionale “Ah, tipico. Quel saiyan si sta allenando, stasera sicuramente non avrà la minima voglia di vedermi e si rintanerà là dentro di nuovo. Tanto meglio” pensò tra sé e sé, programmando il da farsi. Forse non era il caso di essere così impavido, andando da solo, rischiando di subire la presenza di Vegeta.
 
La gravità, come sempre, era stata portata al massimo. Nessuno sarebbe stato così folle da sottoporsi ad allenamenti così estenuanti, ma dopotutto Vegeta non era nessuno.
Aveva il fisico scolpito di chi ha affrontato giorni e giorni di pressanti allenamenti, senza concedersi una pausa. Non poteva ancora credere che il figlio di quel miserabile di Karoth avesse battuto Cell e avesse dimostrato una potenza straordinaria, perfino superiore alla sua. “Perché mai?” tormentava i suoi pensieri secondo per secondo, goccia di sudore dopo goccia di sudore.
Era totalmente concentrato, quando venne distratto da un’aura forte (ma non eccessivamente) che stava interloquendo con la donna dai capelli turchini. L’avrebbe riconosciuta dovunque quella forza spirituale. Quel verme di cui Bulma ogni tanto gli aveva parlato, era tornato a tormentare il campanello della Capsule Corporation. Ringhiò con rabbia dentro di sé.
Era ormai da qualche tempo che aveva accettato di convivere quotidianamente con quella donna, donna di cui aveva perfino imparato a chiamare per nome. Bulma. Era stata così abile ad offuscargli la mente, così provocante da riuscire a portarselo a letto, così forte da dare alla luce il suo erede...così…straordinariamente perfetta! Nell’ultimo periodo non riusciva a provare quel dannato odio che gli aveva suscitato la prima volta che si erano visti.
Se non fosse stato già trasformato in super saiyan, probabilmente l’aura rivoltante del terrestre, avrebbe mutato il suo stato fisico in pochi secondi. Era una sensazione del tutto nuova, una sensazione di possesso.
 
Yamcha tornò verso sera, dopo l’ora di cena, sperando di non trovare Vegeta a sgattaiolare in giro per la casa. Per portare a termine il suo desiderio, non poteva sostenere uno scontro con quel saiyan per uscirne rovinosamente un perdente, così si era portato tutta la sua ciurma dei miracoli: il genio, Oscar, Puar e tartaruga. In fondo non c’era nulla di male a fare una visita ogni tanto, poi con la scusa del bambino che cresceva, ogni momento sarebbe stato buono per vederla.
Suonarono il campanello per l’ennesima volta quel giorno.
 
Bulma stava ultimando di pettinare il suo caschetto azzurrino, un taglio di capelli che adorava. Guardò l’orologio da polso “Sono in ritardo” sgranò gli occhi, lasciando cadere la spazzola davanti allo specchio e prendendo il rossetto per poi dirigersi al paino di sotto.
Sentì suonare il campanello. “Accidenti a Vegeta salteranno i nervi se sente ancora quel ‘dannato campanello’” finì velocemente di mettere il rossetto per poi correre al paino di sotto ad aprire.
“Eccomi!” aprì la porta tutta trafelata, mostrando il suo smagliante sorriso.
“E’ sempre un piacere vederti Bulma” disse il genio fissando con interesse il decolté della donna. Furono tutti felici di rivedere l’amica che li accolse nel salotto.
“Non vi aspettavo tutti quanti qui stasera” sorrise Bulma mentre versava da bere a tutti.
“Yamcha ci ha implorati di venire con lui” disse Puar tradendo l’amico che distolse lo sguardo con imbarazzo.
“Non importa” prese posto di fianco a Yamcha.
“Quel Vegeta non è nei dintorni vero?” Oscar si guardò intorno con sospetto.
Bulma diede una rapida occhiata intorno “Credo sia nella camera gravitazionale ad allenarsi. Il fatto che Gohan abbia battuto Cell e lui no, lo ha veramente distrutto” disse malinconica.
Oscar non si calmò per nulla, anzi “Non è che fa saltare in aria la casa?!”.
Bulma sorrise dolcemente senza rispondere.
Il genio era paonazzo in viso, non aveva ancora distolto lo sguardo dal seno della donna “Beh, ti trovo in forma Bulma” disse con la bava alla bocca, sporgendo le mani furtive verso di lei. Senza rendersene conto, rovesciò il bicchiere di brandy che Bulma gli aveva appena versato.
Bulma scattò in piedi “Oh, non ti preoccupare, ci penso io!” corse in cucina seguita da Yamcha “Ti do una mano!” la usò come scusa per stare solo con lei, nella sua mente stava lodando in ginocchio la figura del genio, quasi fosse un Buddha.
 
Bulma era corsa al lavandino ad impregnare di acqua fredda la spugna.
“Il genio non è cambiato di una virgola” sorrise ripensando ai momenti che le aveva fatto passare.
“Tu invece sì” Yamcha la fissava da qualche passo di distanza.
Bulma si voltò con sguardo interrogativo, stava per dischiudere le labbra per chiedere spiegazioni, quando Yamcha continuò “Sei sempre più bella…” la stava squadrando in tutta la sua femminilità, quel vestito bianco aderente poi la rendeva così…sexy…
Bulma rimase per un attimo interdetta, poi le labbra le tremarono appena nel tentativo di uscire da quel film che Yamcha pareva si stesse facendo “Yamcha io…”.
L’uomo le si avvicinò, sfiorandole il braccio con le dita, quasi provocando un brivido in lei “Shhh…Abbiamo interrotto troppo bruscamente la nostra storia…” le respirò sul collo.
Bulma era scombussolata, non capiva il perché di quella reazione voluta. Eppure sapeva a cosa poteva andare incontro…o forse no? In fondo lui che ne sapeva del rapporto travolgente e passionale che stava vivendo con Vegeta, volutamente celato per quest’ultimo agli occhi di tutti. “Yamcha, io credo che tu abbia bevuto troppo brandy di là” Bulma lo spinse delicatamente via, non aveva alcuna intenzione di creare inutili equivoci.
Yamcha sospirò profondamente “No, sei tu che mi fai questo effetto”. Da dove saltava fuori quella vena romantica? Doveva aver fatto parecchia pratica lontano da lei. La immobilizzò per le braccia, avvicinando il viso al suo, serrando a mano a mano le palpebre.
Bulma voltò la faccia dall’altra parte. Doveva tirarsi fuori assolutamente da quella situazione imbarazzante, per fortuna sentì Trunks piangere disperatamente dalla sala “Scusa, io devo…” senza aggiungere altro, si divincolò dalla sua presa e sparì nell’altra stanza, lasciandolo solo con un briciolo di amarezza.
Yamcha era in piedi con lo sguardo basso. Ci avrebbe riprovato quando sarebbe tornata, non lo avrebbe lasciato lì così. Sentì dei passi avvicinarsi “Bulma…” si voltò di scatto con un sorriso dipinto sul volto, sorriso che scomparve in una manciata di secondi. Quella sagoma che procedeva verso di lui non era Bulma.
Vegeta aveva azzerato l’aura e aveva visto tutta la scena, celato dal buio della cucina. Vedendo sbiancare il terrestre, ebbe un certo senso di soddisfazione. Procedeva a passo fiero e deciso, per quanto non fosse poi così alto, riusciva ad incutere un timore tremendo con l’imponenza dei suoi muscoli.
Yamcha tentò di dare una spiegazione a quanto stava architettando, ma dalla sua bocca uscirono solo parole confuse. Farfugliava dalla paura “Vegeta, non è come pensi…io…stavo…stavo aiutando Bulma!”.
Vegeta sogghignò, prendendolo per il colletto della camicia. Lo stava quasi soffocando con quella presa, poi avvicinò il suo sguardo profondo e quasi demoniaco, arrivando a pochi centimetri dal suo naso “Non toccare ciò che è mio” gli intimò con tono minatorio, scaraventandolo con forza nella sala dove stavano Bulma e gli altri.
Lei era sua, non l’avrebbe condivisa con nessuno.
 
Tutti si voltarono di scatto, urlando il suo nome, quando sentirono il corpo di Yamcha sbattere con violenza contro il mobile del salotto. Si voltarono poi verso la cucina per vedere chi poteva essere stato a scaraventarlo a terra con un solo pugno.
“Vegeta!” Bulma sgranò gli occhi, consapevole di conoscere il motivo di quel gesto.
 
Bulma aveva velocemente medicato l’amico (con disappunto di Vegeta) e congedato poi tutto il gruppo.
“Vegeta non c’era bisogno di usare tutta quella violenza” gli disse Bulma con un briciolo di disappunto mentre sistemava il kit del pronto soccorso.
Vegeta sogghignò mentre stava appoggiato alla parete con le braccia incrociate “La prossima volta ci penserà due volte prima di riprovarci!”.
Bulma lo guardò di bieco “Non gli avrei permesso di farmi nulla” si voltò verso l’armadietto per riporvi il kit.
Vegeta squadrò per un attimo i glutei di quella donna protesa verso l’armadietto sopra di lei. Fece qualche passo fino ad arrivarle alle spalle per cingerle i fianchi “Nemmeno io” le disse possessivo, mentre appoggiava il viso contro l’orecchio di lei, annusandone il piacevole profumo vanigliato.
A Bulma scappò un sorrisetto di soddisfazione per quelle parole così virili e risolute. Voltò leggermente il capo verso il viso di lui, socchiudendo gli occhi al brivido di piacere che le aveva provocato il respiro di lui sull’esile collo “E’ questo che gli hai detto prima di prenderlo a pugni?” disse Bulma ansimando lievemente, poi sorrise senza dargli il tempo di rispondere “E’ la prima volta che sei geloso di qualcuno”. Vegeta arrossì visibilmente a quelle parole. Gli fece l’occhiolino e si portò l’indice davanti alla bocca “Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno!” lo prese dolcemente per le guance, costringendolo ad un bacio sensuale.
  
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