Un
uccellino mi ha detto …
Quella mattina tutto
stava andando bene. Roxas si era
svegliato di buon ora, aveva fatto colazione al bar, si era diretto a
scuola e
adesso stava parlando tranquillamente con qualche compagno di classe.
Hayner se ne stava di fronte a lui con il solito ghigno in faccia,
Pance era
seduto sopra al banco e mangiucchiava un pezzo di brioches e Olette
sorrideva
come suo solito mentre si passava una mano tra i capelli,
attorcigliando
qualche ciocca tra le sue dita.
Tutto era normale e perfetto, proprio come Roxas voleva la sua
mattinata.
Con la schiena appoggiata contro al muro e le voci dei suoi amici nelle
orecchie avrebbe potuto rimanere così anche per sempre. Oh,
no … “ Per sempre”
era un po’ troppo forse, ma si sarebbe accontentato anche
delle sei ore
scolastiche.
«Sai Roxas, è da un
po’ che ci penso … »
iniziò a parlare Olette, arricciando le labbra e puntando il
suo sguardo
incuriosito sul biondo. «Ecco, mi chiedevo se, per caso
… Fossi gay.»
Ed ecco come ghiacciare l’atmosfera con
poche semplici parole.
Roxas quasi si pietrificò sul posto, mentre gli occhi si
allargarono
leggermente dalla sorpresa e la bocca si aprì pronta a
controbattere.
Perché, perché diavolo i
suoi amici
se ne uscivano ogni giorno con qualche cavolata? Ma, soprattutto,
perché
riguardavano quasi sempre lui?
In ogni caso Roxas sapeva bene come
risolvere la questione: un pugno in faccia. Oppure un calcio, avrebbe
visto al
momento.
«Aspetta!» esclamò però la
bruna prima
che potesse rispondere, sollevando una mano e allungandogliela davanti
al
volto. «Prima che tu ti arrabbi come sempre prendi un
profondo respiro e conta
fino a dieci.»
Roxas le scoccò un’occhiataccia degna da
premio nobel ma fece come consigliato: inspirò ed
espirò un paio di volte, socchiuse
gli occhi e iniziò a contare.
« Uno, due, tre …»
Hayner e Pance avevano iniziato a
ridacchiare, lanciandosi sguardi divertiti.
« Quattro, cinque, sei …»
Olette indietreggiò un po’, ricordandosi
delle reazioni solitamente esagerate che aveva il biondo. Una volta in
preda
alla rabbia aveva fracassato un computer e la cosa i suoi amici se la
ricordavano bene, fin troppo bene.
« Sette, otto, nove …»
Hayner diede una
gomitata a Pance, facendogli
cenno col capo di smetterla di ridere e di prepararsi alla sfuriata.
«Dieci.»
Riaprì gli occhi e gli puntò nuovamente
sull’amica, ringhiando qualche parola tutt’altro
che educata.
Scosse la testa e staccò la schiena dal muro, iniziando a
camminare verso di
lei.
«Vuoi sapere la mia risposta, Olette?»
La brunetta annuì; intanto nella sua mente
si chiedeva come diamine faceva Roxas a far sembrare una minaccia ogni
singola
parola. Forse era il sorriso sbieco, gli occhi assottigliati e le mani
strette
a pugno.
Sì, pensò la giovane, probabilmente era proprio
quello a rendere minacciosa
ogni parola.
«Bene, perché la risposta è
N-»
«Roooooooooooooooooooooooooooooooooxas»
Una matassa di capelli rossi entrò dentro
la classe, aprendo la porta con un colpo secco e precipitandosi verso
il
biondo.
Subito gli si fiondò addosso, abbracciandolo e strofinando
la guancia contro
quella del più piccolo.
Roxas sbuffò dal naso, scuotendo la testa
e cercando di scacciare via quella stupida presenza con
l’aiuto delle mani. Si
divincolò nella sua presa ma, nemmeno quello avesse dei
tentacoli al posto
delle braccia, non riuscì a liberarsi.
«Oh, avanti Axel! Smettila di fare
l’idiota e lasciami!» urlò poco dopo,
mentre continuava imperterrito a muovere
le braccia per liberarsi.
Il fulvo sorrise sadicamente di rimando e
scosse la testa, continuando a strofinarsi sopra la guancia di Roxas.
«Se non mi lasci giuro che ti do fuoco ai
capelli!» adesso il biondo passò alle minacce,
scrocchiandosi le dita delle
mani e adocchiando l’accendino dentro la tasca dei pantaloni
di Axel.
Il maggiore continuò a sorridere
imperterrito, accarezzando la testa di Roxas nemmeno fosse il suo
animaletto
domestico.
E se c’era una cosa che dava fastidio al biondo era proprio
essere trattato
come un oggettino piccolo, carino e docile.
Lui era tutto il contrario. Ok, era piccolo e carino, ma docile proprio
no. Se
Axel avesse anche solo osato avvicinare una mano troppo vicino al suo
viso
probabilmente gliela avrebbe sbranata.
«Ti mollo solo se vieni con me fuori
dalla classe a parlare prima delle lezioni.»
Oh stupendo, pensò Roxas, adesso anche
Axel si metteva a fare i ricatti!
Il ragazzo sospirò, racchiuso tra le
braccia dell’altro, e annuì. Poi
borbottò due o tre insulti e tirò un
pizzicotto sopra la pancia del rosso, sperando di prendersi una piccola
rivincita.
Ma proprio lui doveva avere un migliore amico così stupido?
«Evvai! Solo io so come trattare con te»
esultò il maggiore sollevando entrambe le mani in aria dalla
felicità e
lasciando libero Roxas.
«Se, come vuoi te …» il biondino scosse
la testa con un sorriso e si voltò verso i suoi tre amici,
scoccandogli
un’occhiata ancora più gelida di quella di prima.
«Quando torno la pagherete
cara, sappiatelo»
Hayner e Pance sollevarono le mani e
negarono con la testa, mormorando delle scuse.
«Ma noi non abbiamo detto niente, amico. E’
stata lei!» ululò in risposta Hayner,
indicando con il dito teso la figura di Olette che cercava di farsi
piccola
piccola.
Roxas scosse la testa, il sorriso glaciale sulle labbra, e
ridacchiò un po’.
«Problemi vostri. Dopo la pagherete anche
voi.»
Gli diede le spalle con un movimento
fulmineo e guardò Axel al suo fianco, che invece sorrideva
soddisfatto.
«Beh? Non sorridere così. Sembra che tu
abbia appena vinto chissà che cosa»
Il rosso fece spallucce, passandogli un
braccio sopra le spalle e scuotendo la testa con ovvietà.
«Ho vinto la tua compagnia, no?»
Roxas roteò gli occhi al cielo e poi si
lasciò scappare una risata, mormorando a fior di labbra un
“ eh già “.
I due iniziarono ad incamminarsi fuori
dalla porta della classe, uno cercando di liberarsi dalla presa
dell’altro e
uno che cercava di rimanere in piedi nonostante i vari spintoni.
«Hey
Olette … » mormorò Hayner,
avvicinando alla brunetta e osservandola interessato. «Come
mai hai chiesto a
Roxas una cosa del genere? Per caso ci tieni così poco alla
tua vita?»
Pance, al fianco dell’amico, annuì
convinto.
La ragazza sospirò e poi sorrise
amabilmente, passandosi una mano tra i capelli.
«Un uccellino mi ha detto di
chiederglielo … »
«Ehm, Olette … Non per darti questa
notizia, ma gli uccelli non parlano» disse Hayner con un
sussurro, posandole
una mano sulla spalla.
Lei gli scoccò un’occhiata degne di quelle di
Roxas e scosse la testa, stupita
come sempre della stupidità dell’amico.
«Quello lo so anche io, grazie tante. E’
un modo di dire, un modo di dire!»
«Ah»
Pance aveva ripreso a ridere, tenendosi
persino la pancia per il male.
Hayner si imbronciò, portandosi entrambe
le mani al petto per sembrare ancora più offeso e arrivando
addirittura a
voltare il capo dalla parte opposta a quello degli amici.
Entrambi scoppiarono a ridere a quella mossa e gli si avvicinarono.
«Piuttosto, nanerottola! Chi è questo
famigerato “ uccellino” ?» gli
domandò subito il biondo, usando il suo tipico
sguardo da inquisitore che non sempre aveva l’effetto
desiderato.
Infatti la maggior parte delle volte non
scopriva un bel niente; non era nemmeno riuscito a capire quali erano i
veri
sette misteri scolastici e quelli che gli aveva detto Roxas solo per
prenderlo
in giro.
La mora allargò ancora di più il suo sorriso e
guardò verso la porta della
classe, ridacchiando.
«Oh, non posso dirvelo. So solo che aveva
un colore davvero particolare; se non sbaglio aveva un piumaggio rosso
fuoco e
degli occhi verdi. Ma potrei sempre essermi sbagliata eh?»
Entrambi i ragazzi si guardarono confusi,
per poi guardare fuori dalla classe per trovare la risposta.
Axel e Roxas, poco fuori dalla porta, si
tenevano per mano e parlavano tranquillamente.
E, destino vuole, che proprio in quel
momento nel corridoio della scuola risuonavano tante campanellini che
assomigliavano tanto ad un cinguettio.
-
Mel parla-
Questa storia non è nulla di che ma .... Hey, è un modo per dire che sono ancora viva e che adoro sempre e comunque l'AkuRoku.
Ultimamente non trovavo la minima ispirazione *nemmeno adesso* però questa storia volevo scriverla. E' una cosa così, tanto piccina e scritta per fare una slice of life leggera da leggere.
Spero vi sia piaciuta =w=