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Autore: cardcaptorvincy    01/02/2012    4 recensioni
L'organizzazione è finalmente stata distrutta e Conan ha, grazie all'antidoto, creato da Ai, la possibilità di tornare da Ran.
Ma è questo ciò che davvero vuole?
Questa è una Fiction che ho già pubblicato sul DCF, ma è una delle mie preferite, così ora ho deciso di condividerla con voi spero vi piaccia ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel Dannato Antidoto

Conan stava palleggiando per la strada, lo aiutava a pensare, lo diceva sempre quando era Shinichi Kudo, già Shinichi Kudo... ora poteva ritornare ad esserlo, l'organizzazione era stata sconfitta e Haibara aveva preparato l'antidoto eppure ogni volta che provava ad ingoiarlo gli veniva in mente il suo volto, mentre gli consegnava la pillola, che sembrava felice, certo, ma aveva qualcosa di indecifrabile persino per lui sembrava ci fosse un velo di tristezza nelle sue parole: "Ecco prendi ora potrai tornare da lei come Shinichi Kudo" non appena aveva sentito quelle parole era corso via verso casa sua pronto ad ingurgitare l'antidoto e tornare ad essere se stesso, ma quando stava per ingoiarlo gli venne, appunto, in mente il volto di Ai e ora stava palleggiando per la strada.
Senza accorgersene era tornato a casa sua, sorrise, aprì il cancello ed entro gettando la palla in giardino, era rimasto tutto come prima dell'attacco quel giorno in cui erano tutti lì vicino a Shinichi Kudo, Ai gli aveva preparato un antidoto temporaneo così il suo segreto non era stato scoperto e avevano potuto finalmente distruggere l'organizzazione, -Ora che ci penso- rimuginò Conan -non le ho nemmeno chiesto se lei prenderà oppure no l'antidoto- pensato questo corse verso la casa del dottor Agasa affianco alla sua e bussò alla porta, per sua fortuna fu proprio Ai ad aprire la porta "Conan" il tono della Scienziata era piuttosto sorpreso "pensavo che avessi già preso l'antidoto e che fossi già ritornato da lei" c'era ancora un velo di tristezza nelle sue parole
"Devo parlarti" le annunciò Conan "Cos'hai intenzione di fare?" era stato diretto non poteva fare altrimenti
"Parli dell'antidoto vero?" sorrise la giovane Scienziata
"Di cos'altro altrimenti?"
"Non lo prenderò, voglio rimanere Ai Haibara e crescere con Ayumi Genta e Mitsuiko" Il tono era un misto di malinconia e felicità
"Perché questo tono?" il detective era perplesso
"Sei un detective dovresti capirlo" i suoi occhi erano diventati umidi
"Sai bene che non ne sarei capace"
"Stupido e talmente ovvio" Ora stava piangendo nonostante questo aveva mantenuto lo sguardo sugli occhi di Conan "Io ti.... Io ti Amo stupido" aveva urlato e se ne era accorta stava per scappare verso la sua stanza, ma Conan la trattenne per un braccio
"Perché non l'hai detto prima?" la stava guardando negli occhi a pochi centimetri dalla sua faccia
“Dovresti capire anche questo” rispose lei tra le lacrime, ma sostenendo comunque lo sguardo di Conan “Se te l’avessi detto il nostro rapporto si sarebbe incrinato, io non avrei potuto sopportare di stare lontana da te, ma ora stai per ritornare Shinichi Kudo te ne andrai comunque, se tu non fossi venuto qui sarei venuta io a dirtelo” Conan le lasciò il braccio, ma lei rimase dov’era.
Conan era confuso più che mai non riusciva a pensare ad altro Ai gli aveva appena detto di amarlo, ma lui cosa provava per lei?.
 Erano ancora vicini. Conan era molto sorpreso dalla dichiarazione della giovane scienziata che era di fronte a lui in quel momento. “Vai ora o finirai col fare tardi all’appuntamento con la tua principessa” Le parole avevano un tono acido quasi triste
“Non fare così Haibara” Conan cercò di scusarsi senza sapere neanche il perché “Hai ancora un antidoto temporaneo?” Ai era sorpresa dalla richiesta del giovane
“Si, ecco” disse prendendo dalla tasca una pillola blu e bianca “Durerà 5 giorni come l’altro”.
Gliela lanciò, Conan la prese al volo, ma quando riabbassò lo sguardo Ai già non c’era più.
10 minuti dopo lui era ancora seduto sul divano di casa sua –Ma perché diavolo avrò chiesto un’ antidoto temporaneo ad Ai- Nemmeno lui riusciva a spiegarsi quel gesto così improvviso le parole gli erano uscite di bocca senza che lui se ne accorgesse.
Poco dopo decise di prendere l’antidoto temporaneo, non sapeva perché, ma il suo intuito gli diceva di farlo, e, infondo, non aveva mai sbagliato, forse era meglio dargli ascolto.
Mezz’ora dopo Shinichi uscì da casa sua, andando verso casa di Ran. Intanto dalla finestra della casa affianco una bambina dai capelli ramati guardava triste uno spettacolo che le stava lentamente consumando il cuore… . Aveva deciso tra una settimana circa sarebbe partita per l’America e non sarebbe più tornata… .
Il nostro giovane detective, completamente ignaro di ciò che passava alla giovane scienziata per la testa, bussò alla porta dell’agenzia investigativa Mouri.
“Vado Io papà” dall’altra parte la voce di una giovane ragazza irruppe nelle orecchie del padre ancora una volta ubriaco “Uff! Papà per l’ennesima volta: dovresti smettere di bere se vuoi riconquistare la mamma chiaro?”
“Si, Si” disse spazientito un uomo sulla quarantina.
Intanto fuori dalla porta un giovane ragazzo si sistemava la giacca, ma non appena la porta venne aperta non ebbe neanche il tempo il tempo di dire “Ciao” che si ritrovò una ragazza appesa al suo collo che lo fece cadere a terra “Shinichi!!!”, Ran abbracciò ancora più forte il ragazzo che si era ritrovata fuori dalla porta  prima di staccarsi e farlo alzare
“Anch’io sono felice di rivederti  Ra…” fu bloccato da un ceffone della ragazza
“Questo è per avermi lasciata qui da sola per più di due anni!” aggiunse risoluta “Comunque anch’io sono felice di rivederti” gli sorrise “Oggi alle 7:00 precise, e sottolineo precise” precisò la ragazza “Fuori casa mia chiaro?” Shinichi, stranito dal comportamento della giovane si limitò a sorridere e ad annuire…
Quella sera Shinichi portò Ran al ristorante più in voga di Tokio, ma durante la cena avvenne una delle cose che Shinichi non avrebbe mai voluto. Si sentì triste, vuoto e solo. All’inizio attribuiva questa sensazione al fatto di essersi ormai abituato alla presenza di tre pestifere voci attorno a lui, ma di solito, quando tornava Shinichi temporaneamente non sentiva quella sensazione, ma ormai tutto poteva accadere: infondo quella mattina, Ai Haibara, la persona che meno si aspettava, si era dichiarata a lui. Ma ciò che più lo fece sentire male accadde a metà della cena.
“Shin…” esordì Ran, “è tutta la cena che hai quell’ espressione in volto…”.
Shinichi sembrò svegliarsi da un letargo durato anni “Mmmh? Quale espressione?”
“Oh, insomma…” Ran era indignata “ Si può sapere che hai?, Sono qui, nel ristorante più famoso di Tokio, con te, il ragazzo che ha detto di amarmi, e tu pensi a chissà che, gradirei che la smettessi…” lo sguardo di Ran si fece improvvisamente triste
“Oh, no” si affrettò a scusarsi Shinichi “Perdonami, non volevo farti rattristare, non preoccuparti il resto della serata sarà tutto per te e me, per noi…” sorrise e la baciò. Sorrise anche lei.
Erano arrivati al dessert quando Ran pronunciò il nome che Shinichi meno avrebbe voluto sentire quella sera “Ehi, ma quella non è Ai?” la cosa peggiore per Shinichi fu la sensazione di felicità che provò nel sentire quel nome… ma dovette fingere indifferenza, visto che era Conan a conoscere Ai e non lui
“Chi?” si limitò a dire
“La bambina che vive accanto a casa tua col dottor Agasa”
“Oh è Ai il suo nome?” Chiese indifferente Shinichi
“ha-ha” Annuì Ran “Aspetta ora la chiamo e te la faccio conoscere” mai parole più sbagliate furono pronunciate da qualcuno.
“Ai questo è un mio amico, vive nella casa accanto alla tua si chiama…”
“Shinichi Kudo” concluse Ai, provocando la curiosità di Ran “Me l’ha detto il professore” la sedò lei “Piacere” disse allungandogli una mano “Ai Haibara”. Shinichi sorrise cercando di rimanere calmo mentre le stringeva la mano.
“Io vado un attimo in bagno” disse Ran, altre parole sbagliate, nel momento sbagliato, “Voi due conoscetevi meglio nel frattempo” – Ancora, ma la smette o no di dire le parole sbagliate-  pensò Shinichi che in quel momento sarebbe scappato volentieri  dalla vista della scienziata
“Certo che la tua ragazza ha proprio una finezza incredibile, eh” Ironizzò Ai
“Che vuoi dire non capisco…” Ai alzò gli occhi al cielo, ma il suo volto rimase impassibile, il tetto di vetro forniva una panoramica del cielo da togliere il fiato.
“Le stelle continuano a splendere…” Ai aveva cambiato tono “Io ho perso tutto, ma loro continuano imperterrite a splendere, il mondo ha evitato una guerra per un pelo, ma loro continuano a splendere, Tu sei tornato da lei, ma loro continuano a splendere come se nulla fosse successo. L’universo ignora totalmente le nostre vite, non siamo altro che piccoli mulinelli nello scorrere incessante del fiume della vita: nasciamo e moriamo, ma il fiume scorre imperterrito senza mai fermarsi…” ritornò a guardare Shinichi che era rimasto con la bocca aperta, sorpreso dalla bellezza della frase
“Beh è così che dev’essere no?” Si riprese Shinichi, Ai lo guardo con aria interrogativa, “Se ognuno di noi apportasse un cambiamento radicale allo scorrere del fiume vitale finiremmo per  emergere ed elevarci al di sopra di esso ed a modificarlo continuamente a nostro piacimento, e come mi disse una mente eccelsa non molto tempo fa: -L’uomo non può andare contro lo scorrere del tempo, se cerca di cambiarlo a forza verrà punito…  -“  Ai arrossì ma si girò verso l’uscita per non farsi notare dal Detective dietro di lei
“Beh ora è meglio  che vada il professore non sa cucinare e voglio evitare di fargli mangiare cibo ad asporto. Addio Shinichi”
“Ciao, Shiho, Ciao. Non addio” quelle parole colpirono molto la giovane, che se ne andò interdetta.
La mattina dopo Shinichi stava ancora rimuginando sulla sensazione di vuoto che aveva provato la sera prima che era subito scomparsa con la comparsa di Ai.
“Shinichi, cos’hai?” gli chiese Ran improvvisamente “è da quando sei tornato che sembri triste”
“è che mi sento vuoto, come se mi mancasse qualcosa, non so cosa sia, ma mi manca” Shinichi rispose senza nemmeno pensare a ciò che diceva, cosa che colpì particolarmente Ran
“So io cosa ti manca” Ran gli fece l’occhiolino “Ti serve un caso da risolvere!”.
 -che possa essere davvero questo?- si domandò il giovane, mentre Ran, all’uscita da scuola, lo portava  alla centrale di polizia per trovare un caso per lui.
Alla fine lo trovò: omicidio a porte chiuse, 3 sospettati, 2 ragazze ed un ragazzo. Era il caso perfetto per lui, ma quando lo guardò si accorse che la luce che gli splendeva negli occhi quando risolveva un caso non c’era.
-Ecco lo sapevo, non c’entra niente- “è stata la fidanzata della vittima l’ha uccisa perché aveva un flirt con sua sorella che era rimasta anche incinta” –niente, nessuna sensazione, niente di niente-.
Erano passati 4 giorni da quando lui aveva preso l’antidoto, stava per diventare Conan di nuovo, massimo un paio d’ore, aveva detto a Ran che sarebbe stato via solo alcuni giorni per questioni familiari, si era inventato che la madre stava poco bene. Doveva capire, capire la differenza tra la vita di Conan e quella di Shinichi. Qualcuno bussò alla porta, andò ad aprire e davanti a lui comparve Ai, con un cappello in testa e un giubbotto addosso.
“Devo parlarti” disse seccamente 
“Di cosa?” Si incuriosì il detective
“Di me…” prese un bel respiro “Parto, vado in America con il professore, non tornerò più”. A Shinichi venne un tuffo al cuore cosa stava dicendo? Se ne andava? Non tornava mai più?, ma che diavolo stava dicendo non poteva farlo
“Quando parti?” chiese invece non riuscendo a dire altro, era ferito, ma soprattutto deluso: la sua partner lo stava abbandonando
“Domani, alle 13:50 parte il mio aereo” Disse freddamente la ragazzina.
Non aggiunsero altro, lei sparì fuori dalla porta e lui sprofondò nel divano ferito, non nel corpo, ma nello spirito.
Il giorno dopo era tornato ad essere Conan, per una giornata intera cercò di capire cosa ci fosse di diverso, ma tutto ciò che vedeva era la differenza di altezza e la presenza dei bambini… I bambini, ma ci mancava qualcuno, ancora una volta quel senso di vuoto apparì in lui. Finalmente aveva capito. Che ore erano? Le 12:30 doveva muoversi aveva poco più di un’ora e per arrivare all’aeroporto ce ne voleva una esatta, in macchina. Chiese a Ran di accompagnarlo e giustificò la richiesta ammettendo di voler salutare Ai.
Ultima chiamata per il volo n°400 Tokio – Los Angeles.
“Ai sei proprio sicura di voler partire?” chiese Agasa
“…”.
“Ai, Ai dove sei?” urlò Conan, guardò l’orologio le 13:55 l’aveva persa “No, NO,NO,NO!!!” urlò sbattendo i pugni a terra “Ai, te ne sei andata, prima che potessi dirti che anch’io ti amo” disse ad alta voce.
Ai lo stava guardando alle sue spalle, con un espressione sorpresa in volto.
 “Pensavo di riuscire a raggiungerti in tempo, invece sono stato troppo lento ed ora te ne sei andata, per sempre” calde lacrime cominciarono a cadere dai suoi occhi e andarono a bagnare il pavimento di freddo marmo.
“Mi ami davvero?” Quella voce, non poteva essere che lei, si girò e se la ritrovò davanti. Gli occhi lucidi, tra le mani ancora la sua valigia
“Ai…” sospirò lui prima di rispondere “Pensavo di averti persa per sempre…”
“Davvero mi ami?” lo interruppe doveva sapere.
“Sì” l’aver sentito quelle 2 lettere da lui fece esplodere il suo cuore di felicità. Sorrise e si fiondò tra le sue braccia baciandolo con passione.
“E Ran?”  gli chiese una volta che si furono staccati
“Ci penseremo dopo” fu la sua risposta. La baciò ancora. Un bacio dolce e salato allo stesso tempo, dolce era il sapore delle sue labbra, salato quello delle sue lacrime. “Perché piangi?” le chiese asciugandole le lacrime
“Perché sono felice” rispose lei.
Erano usciti dall’aeroporto e Conan stava conducendo Ai per mano verso la macchina di Ran.
“Come mai alla fine hai deciso di non partire?” chiese Conan sul tragitto verso l’auto
“il mio volo è stato rimandato” disse Ai “Hai avuto molta fortuna” gli sorrise “Anzi abbiamo avuto molta fortuna”.
Intanto dalla macchina Ran stava guardando i due che si avvicinavano, come avrebbe fatto a dirglielo? Il dottor Agasa per fortuna non c’era, era andato alla sua macchina lasciando venire Ai nelle sua insieme a Conan.
Conan aprì la portiera e vi fece entrare Ai, poi salì anche lui.
“Tu la ami vero, Shinichi” disse Ran rimarcando l’ultima parola, erano già partiti ed erano a metà strada quando Ran fece la domanda
“E così mi hai scoperto… ebbene sì Io la amo Ran mi dispiace…” disse guardando a terra, preoccupato per la reazione della ragazza
“Sii felice allora” si limitò a dire, sia Conan che Ai la guardarono straniti
“Ma come non ti arrabbi neppure?” le chiese Conan
“Beh vedi Shinichi negli ultimi giorni ti ho visto triste, e così ho compreso per la prima volta che forse l’amore non è solo un sentimento positivo a volte l’amore può far male, ma se si riesce a superare questo male e a continuare imperterriti la strada dell’amore prima o poi lui ti aiuterà. Io voglio solo che tu sia felice Conan” gli fece l’occhiolino. Conan sorrise e mormorò un flebile “Grazie”… 
  
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