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Autore: kuroichigo    01/02/2012    10 recensioni
Seconda OS Brandon/Dave, si può leggere anche senza aver letto la storia completa, ma alcune parti potrebbero non venir capite.
Tratto dalla OS:
“Perché dovrei pensare ad una persona di cui non so ancora praticamente nulla?-
Si girò verso di lui puntando i suoi occhi scuri nei suoi con aria di sfida e una certa insolenza, ma non con una strana incertezza nello sguardo.
In quel momento era davvero così sfacciato o stava solo giocando a farlo? "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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__Your Guardian Angel __

And now that I'm strong I have figured out


 
 
-Ammettilo, vuoi portarmi in qualche luogo isolato per poi uccidermi indisturbato!-

 
 Brandon si scompigliò i capelli alla freschezza del vento di quell’inizio serata, perdendosi fra il traffico del centro e chiedendosi quando l’altro si sarebbe deciso a dirgli dove erano diretti.

Erano quasi le sette di metà giugno e ancora i raggi del sole erano piuttosto caldi e soffocanti contro la sua pelle.
 

-Ma vuoi stare zitto?!-

 
Sbottò il moro senza fermarsi.
Dave gli aveva detto che si sarebbero incontrati nei pressi del quartiere a sud della città, uno dei quartieri più vecchi,  e così fu, il moro si presentò all’altro in perfetto orario e, stranamente, senza troppi dubbi.
Aveva capito che l’avere vicino Brandon non costituiva affatto un problema per lui, anzi, si sentiva stranamente a suo agio con quel rompiscatole, tanto da  fargli passare un momento memorabile.
Ecco perché aveva deciso di portarlo in un posto che mai si sarebbe sognato, e che mai avrebbe potuto immaginare, non in quel quartiere.
Dave pensò alla prima volta che aveva scoperto quel posto, in modo del tutto casuale, e con non poco stupore.
L’aveva scoperto  più o meno due anni fa, durante una “fuga” dopo una litigata con sua madre per Luke, era una delle prime volte che lei gli parlava del suo compagno e a lui non era ancora andata giù la situazione.
Era uscito in bicicletta pedalando verso destinazioni ignote, convintissimo di non tornare a casa prima dei quattro giorni.
In realtà era rimasto fuori a dir tanto quattro ore.
 
Quella sera si era diretto verso il quartiere più decadente, per colpa delle case abbandonate, e più affascinante, per i grattacieli e gli altri edifici nuovi, che avesse mai visto.
 Ricordò che all’inizio provò un’assurda emozione nel vedere quel posto così incredibilmente bello nella sua fatiscenza e ricostruzione.
La notte poi…Era incredibile.
 
 
Doveva farglielo vedere!
Era l’unico posto dove potesse portarlo, considerato quanto fosse artistico come luogo, e quanto a lui stesso piacesse.
Si stupì di essersi addirittura impegnato per quell’appuntamento, di aver valutato più opzioni ecc, e in quello stesso istante non era ancora sicuro di quella scelta, benché fosse l’unica considerabile.
Dave si strinse morbidamente nella sua leggera maglietta a maniche corte e si sistemò meglio lo zaino sulle spalle.
Nonostante fosse estate e fossero appena le sette e mezza,  l’aria era già più fresca di qualche ora prima, ma per fortuna erano quasi arrivati a giudicare dal passo dell’altro.
 
Brandon si stava già preoccupando di dove lo stesse portando, insomma, erano in un quartiere che non brillava di certo essendo nella bassa periferia, no?
Vide poi il moro accelerare verso un supermercato ormai chiuso e con le vetrate serrate, quasi barricate come in attesa di un esercito di persone pronte ad assaltarlo.
Lo trovò strano, che fosse chiuso così presto, ma non ci fece caso.
 
Dave si avvicinò alla rampa di salita per il parcheggio superiore, bloccata da una sbarra a strisce rosse e bianche, non capì.
Fu solo quando il più piccolo passò sotto l’asta, salendo la rampa per il parcheggio che capì le sue intenzioni.
 
-Bè? Rimani lì?- gli chiese il moro dall’altra parte della rampa, sussurrando con una punta di divertimento nella voce fin troppo bassa per quella frase.
 
Brandon non rispose, ma sorrise, compiaciuto di aver visto quel lato non poi così metodico del moro.
Lui che gli sembrava sempre così  razionale, posato, freddo, ora era dall’altra parte della sbarra che gli sorrideva mentre lo invitava a fare qualcosa che non gli apparteneva assolutamente,convincendolo  quasi dolcemente.
Quasi eh, è sempre di David che si parla.
 
Si diresse verso la rampa, si abbassò e oltrepassò la sbarra, seguendo l’altro.
Il parcheggio superiore era a due piani ,e arrivati all’ultimo si fermarono su uno spiazzo all’aperto, grande quanto un campo da calcio o forse più, con mattoni rosa per i posti auto e file di mattoncini grigi per delinearne i contorni, qualche ciuffetto di erba ribelle sbucava dal pavimento.
Attorno al supermercato edifici immensi e minuscoli si alternavano fra di loro, diventando quasi di un unico colore scuro alla luce del sole che aveva iniziato lentamente la sua discesa, dando alle vetrate riflessi e colori caldi accostati alle ombre scure.
Dal lato corto dello spiazzo si poteva notare la stanza, chiusa sicuramente a chiave, dove la gente poteva salire e scendere con carrelli negli ascensori.
 
Dave si sistemò in un angolo del parcheggio, quello opposto agli ascensori, sopra le protezioni a rete di una delle basse cappe metalliche a ventola, togliendosi lo zaino  di dosso, come spesso faceva quando andava lì da solo. La sponda che lo divideva dal vuoto gli arrivava poco più giù delle spalle.
Ecco, se il teatro per Brandon era un rifugio, quel parcheggio per lui era un po’ come un luogo non speciale ma necessario, gli serviva terribilmente avere un posto vuoto e solitario dove stare.
Quasi nessuno usava il parcheggio su quel piano, tutti preferivano il piano di sotto, più fresco e riparato, le uniche due cose che cercavano in quei mesi di calura, lasciando l’ultimo piano completamente vuoto.
 
Brandon lo seguì senza fiatare, appoggiandosi alla sponda lì vicino come fosse un balcone e ammirando il parcheggio deserto che faceva un così strano effetto a lui che era abituato a parcheggi pieni e strapieni, con donne che sbraitavano su quanto fossero pesanti i loro acquisti, e non a quella pace e a quello spazio.
 
-è bellissimo qui…-
L’aria leggera si fece sentire sulla sua pelle mentre chiudeva gli occhi beandosi di quel meraviglioso silenzio che come contorno aveva solo gli echi del traffico sottostante.
 
-Come l’hai trovato questo posto?-  

 
-Una sera avevo litigato con mia madre, e per “protesta” sono uscito di casa senza sapere dove andare, e mi sono ritrovato qui.-
 
Il moro aprì lo zaino tirando fuori un paio di lattine di birra mentre spiegava brevemente, sotto lo sguardo furbo e stranito del biondo.
 
-Non dovresti bere!-
-Da quando stai alle regole, Bran?-

 
Chiese sarcastico Dave, probabilmente alludendo a molte cose.
La prima fra tutte il ricordo di come il biondo aveva ottenuto il suo primo appuntamento.

Prese una lattina aprendola e porgendola al più grande, che l’accettò senza troppi complimenti, allungando una mano che il moro reputò fin troppo calda sfiorandola.
 
Bran…
Quando mai lo aveva chiamato così?
Con quel tono?
 
Amichevole e ironico, estremamente ironico.
 
A essere sinceri, non ce n’era mai stato bisogno.
Era sempre il biondo a parlare con lui, non il contrario.
 
Brindarono ticchettando le due lattine fra loro e prendendo una sorsata.
 
-Quindi il tuo intento è di farmi ubriacare eh?…Astuto!-
 
Scherzò il biondo senza perdere la sua vena ironica.
Probabilmente ci sperava anche in quella teoria!
 
-Hai fratelli o sorelle?-

 
Iniziò con voce incerta, voleva sapere di più, anche se nemmeno lui sapevacosa volesse sapere.
Però quella domanda, per quanto stupida, avrebbe almeno avviato un discorso no?
 
-Una sorella maggiore, ma lei non c’è quasi mai.

Mio padre occupa un posto importante in un’azienda e mia madre è una free lance a tempo pieno, loro abitano a Wild Wood, io mi sono trasferito per l’accademia.-
-Wild Wood? Proprio sul mare quindi?-

-Già…è grazie al mare che frequento il corso d’arte-
 
Gli occhi gli si illuminarono per un momento delle luci che intorno iniziavano ad accendersi piano, la voce prese vigore mentre la sua mente era già lontana e persa.
David si incantò a perdersi in ogni dettaglio del suo comportamento.
 
-Vedi…ogni mattina, in estate, andavo alla spiaggia in bici con fogli e colori nello zaino e iniziavo a disegnare. Mia nonna ha ancora attaccati alle pareti  di casa i miei disegni di quando avevo 9 anni, sono degli sgorbi orribili, ma a lei piacciono, li ha tenuti per tutti questi anni, e ancora non ha intenzione di buttarli.-
 
Un tono triste sfuggì dalla voce del più grande, e il moro non sapeva che pensare.
Lui non era mai triste, poteva essere malinconico, nostalgico, ma non triste.
Non era da lui.
 

-Ogni volta che entrava in casa qualcuno e le chiedeva di chi fossero quei disegni appesi al muro, lei li indicava con orgoglio il mio nome scritto con un pennarello sulla parte in basso a destra del foglio dicendo “è mio nipote!” come se fosse la cosa più bella del mondo. Lo fa anche ora!-
Un abbozzo di sorriso si dipinse sul biondo, mentre continuava ancora a guardare in basso, nel vuoto, senza osservar nulla in particolare, solo parlando.
 
-Ti manca molto?- azzardò poi David con particolare interesse.

-Si…è stata praticamente la mia seconda mamma…anzi, direi l’unica madre che ho avuto. Quella naturale era troppo occupata per badare a me. La vado a trovare appena posso, ma la sento per telefono almeno tre volte la settimana-
Il sorriso di prima si era allargato, e gli occhi guizzarono dal vuoto a lui.
 

-Soddisfatto?-

 
Annuì solo, puntando le iridi delle sue.
Da dove saltasse fuori la curiosità per la sua famiglia, era un mistero.
A lui che poteva interessare poi se avesse o meno sorelle o fratelli o un’allegra famigliola felice?!
O se invece, nonna a parte, fosse praticamente solo….come lui?
 
Certo, la situazione era ben diversa!
 

Sua madre fisicamente c’era sempre, ma lavorava spesso con turni estenuanti.
Non poteva certo stargli dietro ogni volta, questo Dave l’aveva capito.

Ma avere un po’ più di affetto da parte sua non gli sarebbe dispiaciuto proprio per niente.
Lui non aveva mai avuto fratelli o sorelle.

Era sempre stato l’unico, non una persona con cui parlare, sua madre non c’era, suo padre morto inseguendo un suo stupido hobby, nessun fratello o sorella, nessun vero amico.
Nessuno.
 

Dave non disse niente per il momento, limitandosi a scuotere la testa, scoprendo i denti bianchi e riprendendo una sorsata..
 
Aveva un chiodo fisso in quel periodo, grande più di una casa e che voleva assolutamente soddisfare, la curiosità era sempre stata un suo difetto.
Fremette, girandosi la lattina fra le dita.
 

-Sei un fottuto alieno…-
 

Sussurrò, ma il filo di voce che aveva usato bastò quel tanto da far sì che l’altro lo sentisse.
 

-Non avevo detto di essere un ricercato?-
 

Inarcò appena un sopracciglio.
Critico, estremamente satirico.
 
 
-Preferisco l’alieno, ti si addice di più!-
 


Disse tranquillo con un’alzata di spalle.
Apparenza.


 
-Perché sono brutto e cattivo?-

-Perché sei inspiegabile…-
 

Gli disse cercando di mantenersi tranquillo, il più piccolo, mentre il biondo, e si vedeva, sorrideva sotto i baffi.
Ecco arrivati al punto di non ritorno.
 

Complimenti Dave, fregarsi con le sue mani stava diventando un’abitudine.
Un po’ come l’altra sera, quando con mamma si era  lasciato sfuggire la parola “appuntamento” riferendosi appunto a quello con il biondo.
Sua madre non lo aveva lasciato più in pace, già si aspettava la casa piena di nipoti.
Povera illusa…
 
 

-Insomma-  Seguitò il moro scacciando il ricordo di quella “soffiata”, meno pacato, gesticolando appena. Era un vizio quello, lo aveva capito subito Bran. –Mi inviti fuori e quando ne hai la possibilità non mi baci?!-
 

-Speravi ti baciassi?-
 

Chiese tranquillo, il braccio piegato a sostenere la testa, l’altra mano impegnata a tenere la lattina, lo sguardo ora rivolto al più piccolo.
Prima stava ammirando lo spettacolo del crepuscolo, imprimendo a fuoco ogni sfumatura.
Ora non osservava più i palazzi, il sole, il tramonto, ma lui.
Il tono carezzevole del più grande si fece, se possibile, ancora più intenso, nonché più vicino.
 
 
Dio, si.
 
Lo voleva.

Per un attimo lo aveva desiderato davvero quel suo leggero movimento che lo spingesse alle sue labbra.
Aveva davvero sperato in un qualcosa.

Nonostante la paura, non del bacio in sé, ma del fatto che fosse un ragazzo ad averlo fatto.
Ma qualcosa lo aveva fatto pentire, subito dopo quel pensiero.

Ma non poteva mentire a sé stesso.
Non più.
 


Tuttavia non disse nulla, così come non disse nulla nemmeno Dave.
Troppo preso dai suoi pensieri.


Forse nemmeno tanto dissimili da quelli del biondo.
 


“Sei incredibile”
 

Glielo voleva dire.

E invece aveva una paura fottuta…

 

-Ci vieni spesso qui?-


 
Se ne uscì poco dopo il biondo, lasciando in sospeso la domanda di prima.
Forse considerava già ovvia la risposta.
 


-Si… Almeno in estate. Poi fa troppo freddo per stare qui. È l’unico posto dove posso pensare-

-Pensare…-

 
Il biondo prese un’altra sorsata mentre Dave, incerto, lo seguì con lo sguardo nel movimento, perdendosi  ad ammirare le sue braccia. Vederle rilassate, quando invece nel basket  erano così tese, per lui era qualcosa di nuovo.

 

-Penserai un po’ anche a me ogni tanto d’ora in poi?-

 
Sarà stato il tono, assolutamente privo di malizia, basso e delicato, che non aveva mai usato, non in quel modo, con il moro, ma fatto sta che Dave si zittì.
Con una ragazza qualunque, qualche tempo prima, avrebbe semplicemente annuito acconsentendo e dicendo qualche cosa di terribilmente smielato per portarsela a letto.
Una cosa simile insomma.
Poco importava che poi la ragazza se ne sarebbe andata urlandogli che era uno stronzo insensibile, c’era abituato a quegli insulti, non poi così falsi.
 
Ma con lui aveva la netta sensazione di non poter fare lo stesso, di non potergli dire nulla.
 
“Si,

 ti penserò

 ma non da ora in poi,

perché già ti sto pensando ogni giorno della mia vita da quando ti ho conosciuto ,

 e ogni giorno mi sento un idiota a pensarti perché,

in fondo,

cosa sei per me?”.

 

Anche solo accennare qualcosa di simile sarebbe stato come…scavarsi la fossa da solo, autorizzare l’altro a chiedere di più, a chiedere cose che non voleva dirgli.
O che non poteva dirgli…
Già sapeva troppo rispetto a ogni altra persona che conosceva, perché doveva dirgli di più?
 

Eppure, in un altro luogo…
In un’altra situazione…
Forse…
 

Rimase in silenzio mentre il biondo scrutava ancora il paesaggio, e poi, senza dire nulla, si avvicinò al più piccolo, sedendoglisi accanto, sentendo l’altro irrigidirsi ma rimanere in ostinato silenzio a fissare il pavimento.

Non l’avrebbe mai capito, Brandon di questo era assolutamente sicuro.
Spavaldo con tutti, incapace con lui.
 

Era proprio questo l’effetto che gli faceva, scombussolava ogni suo piano dal profondo, ogni ragionamento o briciolo di razionalità che aveva con il biondo non funzionavano.
Poi finalmente il moro parlò:

 
-Perché dovrei pensare ad una persona di cui non so ancora praticamente nulla?-
 

Si girò verso di lui puntando i suoi occhi scuri in quelli estremamente più chiari e ambrati dell’altro, con aria di sfida e una certa insolenza, ma non con una strana  incertezza nello sguardo.
In quel momento era davvero così sfacciato o stava solo giocando a farlo?

 
-Dimmi cosa vuoi sapere allora- Gli chiese tranquillo, come se avesse la situazione in pugno.
Cosa che sperava, in fondo non ne era convinto nemmeno lui.
 

-Perché non mi hai baciato?-

-Non eri pronto-


Si sporse appena, puntando le braccia ai lati del corpo.
Mossa evidente di ostentazione di sicurezza.
Ostentazione si, perché sicuro non lo era per niente.
 

-E tu che ne sai?-
 

Dave  era ora ricurvo, i piedi leggermente a penzoloni sulla gabbia della cappa, il bordo del balconcino che gli sfiorava ancora la spalla.
Stringeva tuttora la lattina, la testa girata,  lo sguardo perso sulla metropoli alla sua destra, sul buio illuminato dai colori di lampioni e finestre che sgorgavano di luci calde e fredde.
 

-Vogliamo provare?-
 

Perso com’era fra i suoni della metropoli, fra qualche clacson e il rumore di auto,  quelle parole gli arrivarono alle orecchie come una carezza, portando brividi  di freddo e strano desiderio.
Brandon si chinò sul più piccolo con lentezza, e man mano che si avvicinava all’altro si faceva sempre più pacato ed esasperante.
Il tutto era, per David, aggravato dal fatto che tenesse ancora gli occhi aperti, fissi su di lui.

Lo trovava strano e imbarazzante allo stesso tempo, ma non aveva ancora formulato quel pensiero, non in quel momento immortale in cui le sue labbra avvertivano il respiro del biondo che percorreva quei pochi centimetri che li dividevano, sbattendo su di lui.
Con gli occhi ancora fissi, Bran continuava ad avvicinarsi, lento sì, ma si avvicinava.
 
E Dave non si mosse, se non a pochi millimetri di distanza, indietreggiando appena, mentre il biondo ridacchiava, quasi soddisfatto, sicuramente con un velo di tristezza negli occhi.
Ma se lo aspettava.
 

-Vist-

 
Dave si era sporto maggiormente aiutandosi con un lembo della maglia dell’altro, attirandolo a lui,e quei millimetri che li dividevano ormai erano solo un ricordo.
Sorrideva bastardamente nel bacio per quel gesto, mentre tentava di approfondire il contatto con il biondo, del tutto colto alla sprovvista.

Il primo loro “incontro ravvicinato”, se così si poteva chiamare, era stato per Dave improvviso, calcolato, e senza nessun tipo di protezione.

Lui era disteso quella volta, in quel teatro, parlava tranquillo e non faceva altro che pensare alla sua vita, a come raccontarla nel modo migliore.
Non aveva avuto né tempo né testa per allontanarsi o anche solo per sentire l’altro che invece si era avvicinato.
 
Ma in quel momento no.
 
In quel momento lui c’era.
C’era come c’era anche Brandon, che s’era sporto ancora di più dalla sua postazione, una sua mano era scivolata sotto al suo collo, insinuandosi sulla mascella, superandola, arrivando ai capelli dietro l’orecchio, carezzandoli e spingendo, attirandolo verso di lui, ancora, come lui stesso aveva fatto, spingendosi fra i suoi pensieri e concretizzandoli, mentre indietreggiava preso dall’impeto e si appoggiava alla sponda.

Le bocche ancora attaccate, Brandon era ormai salito sulla grata della cappa, posizionandosi praticamente in mezzo alle gambe rilassate e semidistese dell’altro,  non accennando a muoversi da lì, le lattine giacevano sulla pietra dura del pavimento, riversando il liquido all’interno, dimenticate.

A occhi chiusi le labbra erano più morbide, le pareti interne più calde, le sensazioni più nette, la mancanza d’ossigeno soffocante, incredibilmente.
Entrambi sarebbero arrivati al limite presto.
Limite che Dave avrebbe preferito non avere né sentire, che gli avrebbe potuto dire una volta staccato dalle sue labbra, affannato e senza ossigeno per respirare?
Morirgli d’imbarazzo davanti e dargli un altro motivo per prenderlo in giro?
Anche se non lo faceva con cattive intenzioni, un po’ ci rimaneva sempre male, il moro, e non voleva.

 
Aveva anche pensato, due secondi dopo essersi buttato, “sei ancora in tempo, puoi ancora ritirarti e scappare, puoi andartene e cercare di non vederlo mai più, cercare di non rispondere ai suoi messaggi della buonanotte o del buongiorno, evitarlo, ignorarlo e sentirti appassire dentro”.

Ci aveva pensato davvero per quei pochi secondi, e niente gli impediva di andarsene,Brandon stesso gli aveva lasciato ogni via di fuga possibile, e tutto il tempo del mondo per scansarsi, ma lui non lo aveva fatto.

La mente aveva inviato il messaggio “non farlo avvicinare”, le labbra avevano capito un semplice e pericoloso  “ prendilo”.
E ora erano lì con il fiato corto a scrutarsi nella penombra.
Le luci dei palazzi attorno bastavano a malapena a distinguere i tratti del viso e il sole era ormai calato del tutto, lasciando un alone carminio scuro puntellato di luci.
Dave lo adorava quel posto, di notte quel parcheggio era semibuio, si potevano invece notare benissimo le luci di insegne, case, auto e lampioni che insieme creavano immagini suggestive e tipicamente metropolitana.
Erano come dei di un piano superiore, perché nel parcheggio c’era silenzio e quiete, mentre nelle strade luci, clacson e voci si mescolavano creando il caos.
Non era male come atmosfera, si stavano scrutando sotto un cielo di stelle.
 
Brandon era stupito, ma per nulla contrariato della presa di posizione del moro.
Anche se in fondo, gliel’aveva giocata, non se lo sarebbe certo aspettato da lui, per niente.
 
Puntò il ginocchio sulla grata e portò una mano alla guancia del più piccolo, carezzandola col pollice, piano, tastando la pelle dell’altro.
Fresca, né troppo liscia né screpolata, un contatto piacevole.
Dave non disse nulla, ma lo lasciò fare, anche quando si toccarono con le fronti, e i suoi occhi ambrati s’insidiarono nelle profondità della sua mente.
Adorava quegli occhi.
 
Perfetti, sia nel colore che nella profondità.
 
Vivaci, forse solo perché erano i suoi, ma l’intensità e la curiosità con cui osservavano il mondo, e osservavano anche lui, gli piaceva terribilmente.
 
-Allora eri pronto…-  

 
Gli disse abbozzando un sorrisetto soddisfatto, prima di rifiondarsi sulle labbra del moro, anch’esse sorridenti.
Si, probabilmente lo era, l’aveva capito.
 
 

Sei ancora in tempo,

puoi ancora ritirarti e scappare,

puoi andartene e cercare di non vederlo mai più,

cercare di non rispondere ai suoi messaggi della buonanotte o del buongiorno,

evitarlo,

 ignorarlo e sentirti appassire dentro.

Oppure puoi accettarlo,

rimanere e scoprire lati di lui che nessuno ha mai visto,


puoi restare e accontentarlo,

puoi restare e conoscerlo,

mandando affanculo il mondo,

perché quello che provi, 

e in fondo lo senti,

è fottutamente giusto.


 
 
 
 

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Rieccomi :3!
Vi ho fatto una sorpresa XD!
Come va?
Mi mancate tutti!
Come promesso, ecco la seconda OS, spero vi sia piaciuta :3!
Abbiamo scoperto qualcosa di più, relativamente poco lo ammetto, di Brandon, ma in compenso abbiamo visto il mito della maschera di ghiaccio di Dave sciogliersi come un polaretto al sole XD!
Che dire, è un periodo stressante, ma don’t worry!
Tornerò con un'altra storia, o meglio, dovrebbero essere due :D
Appena mi deciderò a buttare giù tutte le idee metterò delle anteprime sulla pagina per cui occhio agli spoiler, è caccia aperta XD!
 
Un bacio a tutti, e grazie per il sostegno  e per continuare a scrivermi ^.^
 
Kuro
  
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