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Autore: olly winch    01/02/2012    3 recensioni
Che poi ti accorgi che l'amore può scalfire anche l'animo del vampiro cattivo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva. A dirotto. Da 24 ore. E da circa 34 Klaus o uno dei suoi stupidi ibridi non si erano fatti né vedere né sentire. La cosa mi preoccupava molto. Stefan non c'era, ma non mi aspettavo che ci fosse. Ormai non mi aspettavo più niente da mio fratello, era andato perso, ma a quanto pareva Elena ancora doveva farsene una ragione. Io la rispettavo, rispettavo le sue scelte. Dopo il sacrificio di Klaus avevo ragionato sul mio comportamento, e avevo capito che forse ero stato un po crudele, cattivo, malevolo, e tutti gli altri aggettivi che possono devinire un vampiro che ha sepolto le sue emozioni autentiche sotto strati di cemento, con Elena. Da quel momento, da quando avevo rischiato di perderla per sempre, mi feci una ragione e decisi di cambiare, almeno con lei. Non che non fossi cambiato già, ma commettevo continuamente errori, e dopo quello fatale di farle bere il mio sangue e rischiare di farla trasformare in vampiro cercavo di non commetterne alcuno. Almeno non con lei. 
Decisi di uscire. Non potevo starmene con le mani in mano a farmi snervare dal rumore sottile e scrosciante della pioggia intensa, dal ticchettio che provocava quando si schiantava al suolo o su di una qualsiasi altra superifcie solida, anche una foglia.
Mi alzai, posai il bicchiere di Burbon e uscii dalla Mansione Salvatore. Mi diressi verso la sua abitazione. Mi stavo inzuppando, ma contava poco. Non ricordavo di aver mai portato con me un ombrello, ma era inutile. Ormai ero un vampiro ultra centenario, non avrei preso di certo alcun raffreddore. Niente poteva scalfire un vampiro. Non se lui lo voleva. C'erano così tante emozioni che un vampiro poteva provare. Le stesse che poi erano amplificate, per il potere concessogli al vampiro. Odio, amore, erano le più comuni, che per un vampiro potevano trasformarsi in rabbia e passione eterna. Poi c'era il risentimento, i sensi di colpa, e via dicendo. 
Era un bel guaio se si lasciava trapelare anche solo un po di un'emozione buona nell'animo di un vampiro. Perché l'emozione più forte, quale l'amore era la debolezza di tutti i vampiri. Ed era questo che stava accadendo proprio a me. Mi ero innamorato. Stupidamente innamorato, per la seconda volta. Si potrebbe dire quasi della stessa persona. Si certo saranno anche uguali fisicamente, ma sono completamente diverse l'una dall'altra. Ora però non era il momento adatto per pensare ad entrambe. Veramente non era il momento di pensare.  Dovevo inventarmi solo una scusa  per il fatto di essermi precipitato a casa sua, sotto la pioggia e senza preavviso. 
Tutto quel non pensare mi distrasse e non mi accorsi che ero arrivato davanti casa di Elena e di star fissando la sua finestra. Forse cercavo di capire se fosse in casa, con tutto quel rumore d'acqua non si sentiva un bel niente. Ma no, eri li, davanti la sua finestra in cerca della sua luce. Di uno spiraglio di essa, perché appena avresti appurato che quella luce era li dentro non avresti avuto più il coraggio di presentarti in camera sua, come se niente fosse. Come se veramente non stessi per fare qualcosa di eternamente errato. 
Rimasi li, pur non sapendo né il perché né per quanto tempo. Forse aspettando il coraggio di entrare e dirle che l'amavo più della mia stessa vita da morto.

Pioveva.
A dirotto.
Da 24 ore. E da circa 34 Klaus o uno dei suoi stupidi ibridi non si erano fatti né vedere né sentire. La cosa mi preoccupava molto.
Stefan non c'era, ma non mi aspettavo che ci fosse. Ormai non mi aspettavo più niente da mio fratello, era andato perso, ma a quanto pareva Elena ancora doveva farsene una ragione. Io la rispettavo e rispettavo le sue scelte, seppure completamente errate.

 Dopo il sacrificio di Klaus avevo ragionato sul mio comportamento, e avevo capito che forse ero stato un po crudele, cattivo, malevolo- e tutti gli altri aggettivi che possono definire un vampiro che ha sepolto le sue emozioni autentiche sotto strati e strati di cemento- con Elena. Da quel momento, da quando avevo rischiato di perderla per sempre, mi feci una ragione e decisi di cambiare, almeno con lei. Non che non fossi già cambiato, ma commettevo continuamente errori, e dopo quello fatale di farle bere il mio sangue e rischiare di farla trasformare in vampiro cercavo di non commetterne alcuno.

Almeno non con lei. 

Decisi di uscire. Non potevo starmene con le mani in mano a farmi snervare dal rumore sottile e scrosciante della pioggia intensa, dal ticchettio che provocava quando si schiantava al suolo o su di una qualsiasi altra superifcie solida, anche su di una leggerissima foglia.

Mi alzai, posai il bicchiere di Burbon e uscii dalla Mansione Salvatore. Mi diressi verso la sua abitazione. Mi stavo inzuppando, ma contava poco. Non ricordavo di aver mai portato con me un ombrello, ma era inutile. Ormai ero un vampiro ultra centenario, non avrei preso di certo alcun raffreddore. Niente poteva scalfire un vampiro.

Non se lui lo permetteva, che lo volesse o no.

C'erano così tante emozioni che un vampiro poteva provare. Le stesse che poi erano amplificate, per il potere concessogli.

Odio, amore. Queste erano le più comuni, che per un vampiro potevano trasformarsi in rabbia e passione eterna. Poi c'era il risentimento, i sensi di colpa, e via dicendo. 
Era un bel guaio se si lasciava trapelare anche solo un po di un'emozione buona nell'animo di un vampiro. 

Perché l'emozione più forte, quale l'amore era la debolezza di tutti i vampiri. Ed era questo che stava accadendo proprio a me.

Mi ero innamorato.
Stupidamente innamorato, per la seconda volta. Si potrebbe dire quasi della stessa persona. Si certo saranno anche uguali fisicamente, ma sono completamente diverse l'una dall'altra.
Ora però non era il momento adatto per pensare ad entrambe. Veramente non era il momento adatto per pensare. Dovevo inventarmi una scusa per il fatto di essermi precipitato a casa sua, sotto la pioggia e senza preavviso. 

Tutto quel non pensare mi distrasse e non mi accorsi che ero arrivato davanti casa sua e di star fissando la sua finestra. Forse cercavo di capire se fosse in casa, con tutto quel rumore d'acqua non si sentiva un bel niente.

Ma no, eri li, davanti la sua finestra in cerca della sua luce. Di uno spiraglio di essa, perché appena avresti appurato che quella luce era li dentro non avresti avuto più il coraggio di presentarti in camera sua, come se niente fosse. Come se veramente non stessi per fare qualcosa di eternamente erratoRimasi li, pur non sapendo né il perché né per quanto tempo.

Forse aspettando il coraggio di entrare e dirle che l'amavo più della mia stessa non vita.

 

 


Bene bene bene!
Eccoci ancora qui! Spero che nessuno si sia annoiato con le due storie precedenti. Ma ultimamente mi sto dedicando di più alle FF, bah.
Sarà la mancanza delle serie.
Comunque questa cosa l'ho buttata giù così, ora, spero vivamente che piaccia.
Buona lettura,
Giuxx.

   
 
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