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Autore: FairySweet    01/02/2012    5 recensioni
Forse era quella la sua punizione, lui, guerriero fiero e terribilmente forte costretto solo a poter guardare l'unica persona di gli sarebbe dovuto importare, in fondo era giusto no? Aveva sacrificato lei ancora una volta, che altro poteva pretendere?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dragonball 2
                        Oro e Buio



C’era freddo, più freddo della sera prima e quei timidi raggi dorati sembravano solo dipinti nell’aria per prendere in giro le persone, la vita, lui, così concentrato sul battito del proprio cuore da chiudere fuori ogni altra cosa.

Forse se ne sarebbe dovuto restare nell’aldilà, forse lasciarla in pace era sarebbe stata l’unica scelta sensata, l’unica scelta in grado di evitarle le lacrime ma più ci provava, più cercava di chiuderla fuori da quella nuova e impalpabile vita più i suoi occhi tornavano a massacrarlo la notte.
Il sogno, l’unico attimo di riposo che il suo ricordo gli concedeva, per anni era riuscito a separare il cuore dalla mente, per anni aveva lottato, respinto chi non meritava la vita e oltrepassato talmente tante volte il limite da perderne il conto e ora che aveva più bisogno di quel guerriero forte e testardo che era sempre stato parte del suo essere doveva fare i conti con qualcosa di più grande del semplice combattimento.
Mente e cuore erano un’unica cosa e distinguere i sogni dalla realtà stava diventando più complicato che mai “Scusami” si voltò di colpo spaventato da quella voce apparsa dal nulla “Ehi, non preoccuparti, stavo pensando” “Oh” sussurrò appoggiandosi sulla roccia accanto a lui, pochi centimetri d’aria a separare la loro pelle, una stupida distanza che segnava il limite del possibile, un limite che nemmeno lui poteva oltrepassare “Che regalo era?” “Cosa?” domandò confusa sollevando lo sguardo dai fili d’erba “Che regalo ti ha fatto questa volta” un debole sorriso e niente di più “Sai, pensavo che forse sarebbe meglio se ti trasferissi da tuo padre per un po’” “E perché?” “Beh, restare da sola nelle tue condizioni e con …” “Oh non preoccuparti, sono rimasta sola tante volte, sono in grado di badare a me stessa” colpito in pieno petto, un fendente violento, una lama affilata a conficcarsi violenta nella carne “Lo so che ne sei in grado ma non ha senso restare qui” “Mancano sei mesi, è presto per preoccuparsi di qualsiasi cosa non credi?” gli occhi a sfiorarlo per qualche secondo “Come stai lassù?” bella domanda, doveva davvero risponderle? Fece un bel respiro giocherellando con un sassolino dorato “È tutto più luminoso sai? Cioè non luminoso come il sole ma ci siamo quasi. C’è tranquillità ovunque e nuvole, tante nuvole profumate” “Dev’essere bello” sussurrò sorridendo “È bello” “E non mangi?” per qualche secondo gli sembro di avere davanti di nuovo quella ragazza, la stessa di cui si era innamorato, la stessa che aveva imparato a conoscere “Perché non dovrei?” scosse delicatamente la testa mentre i capelli scivolavano dolcemente sul collo lasciando scoperta quella pelle di perla che aveva sempre amato “È solo che non riesco ad immaginarlo sai?” “Davvero?” “Non riesco ad immaginarti lassù a mangiare cosa poi? Nuvole?” le labbra si piegarono in tenero sorriso mentre i battiti del cuore acceleravano ogni minuto che passava “Non mangio nuvole” rispose scoppiando in una risata spontanea e allegra “Re Kaio è un bravo cuoco, prepara sempre ottimi pranzetti” si gratto la testa sbalordito dalle sue stesse parole “Non gliel’ho mai detto” “Forse dovresti” “Tu credi?” annuì distratta massaggiandosi il collo “A volte è importante dire quello che si pensa, non si soffre e ci si sente leggeri” rimase in silenzio bloccato da quella risposta così naturale  … Ti amo … era questo che avrebbe voluto urlare eppure, qualcosa dentro lo bloccava, stava sbagliando tutto e la cosa peggiore era la consapevolezza di farlo “Un pupazzo che profuma di menta” “Cosa?” “Mio padre ha portato un enorme pupazzo profumato di menta, l’ho messo nella cameretta accanto alla culla, non riesco a sopportare quell’odore per più di due minuti” “Ti è sempre piaciuta la menta” “È vero” mormorò stringendosi nelle spalle “Hai freddo?” “Un pochino” le sfiorò una spalla ma nemmeno il calore di quella pelle gli era concesso, era un gesto ritmico, involontario, l’aveva sempre fatto e ora rinunciarvi sembrava la cosa più difficile del mondo “Credo sia meglio che tu vada, non voglio che ti ammali” si voltò verso di lui, gli occhi concentrati sul suo viso mentre il vento le scompigliava i capelli “Ghoan ha bisogno di te” “Lo so” “Dico davvero sai? È troppo piccolo per …” pochi secondi di silenzio, una mano posata sul ventre quasi come a proteggere quella piccola vita da tutto il dolore che sentiva “ … prometti che non lo abbandoni” “Non posso …” “Promettilo” era una supplica, un respiro colorato da lacrime trattenute troppo a lungo “Te lo prometto” l’aria diventò più fresca mentre in pochi secondi, tutto scomparve, il lago, la luna e quegli occhi imploranti, davanti a lui solo luce e quelle nuvole dorate che odiava da morire.

  
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