Correvo. Ero all'aereoporto, solo e quasi senza speranza, quasi. Era colmo di gente, come del resto lo sono tutti gli areoporti, migliaia di visi che mi fissavano solo perchè correvo.. Era così anormale in un areoporto? In fondo potrei benissimo stare per perdere un aereo mentre non era così. Avevo la musica che mi rimbombava nelle orecchie, non intendevo togliere l'iPod, stavo ascoltando la mia, o meglio, nostra canzone preferita.. o forse soltando la nostra canzone. Mi confortava, mi dava speranza. Che sciocco, non era di certo un richiamo. Arrivai al limite. La cercai ovunque, fissai gente con il suo stesso colore di capelli, un bellissimo rosso che va sul castano, iniziai ad urlare il suo nome anche se sapevo che era una cosa che odiava e probabilmente dopo quello che era successo non mi avrebbe mai risposto ma lei non c'era. Ed in quel momento mi accorsi che era partito l'aereo. Era finita, per sempre.. avevo la mia lettera in mano e non poteva leggerla, almeno non più. Mi accasciai sulla sedia con le mani tra i capelli. Erano corti come piacevano a lei. Sembra stupido, vero? Il ragazzo duro, che non lascia trasparire emozioni che piange come un bambino per una ragazza, per la ragazza. Ricordo ancora quando mi aveva detto per la prima volta 'ti voglio bene' che alla fin fine stava per un ti amo, ma ovviamente non l'avevo capito. Mi alzai, non volevo tornare a casa in quello stato.. volevo semplicemente salire su di un aereo e seguirla. Come potevo? Qui avevo l'università e un lavoro. Sono sempre stato terribilmente razionale. Non ho mai fatto una pazzia ma questa volta ero sul punto di farla, l'unica cosa che mi bloccò era mia sorella minore, e il fatto che non avessi portato il cellulare per la fretta. Non volevo scappare da casa, così. Quindi ritornai lentamente alla macchina. Una volta dentro accesi la radio, trasmettevano canzoni orrende, per di più una più deprimente dell'altra. Misi la mano sul volante e iniziai a guidare, a molte persone non piace, stressa guidare. Invece a me rilassava, sopratutto guidare senza meta. Al semaforo rosso presi il pacchetto di sigarette, erano di mio fratello. Lo osservai decidendo se prenderne una o meno. Non ero un fumatore ma quando ero stressato o depresso ne fumavo una o due al giorno. Alla fine decisi di accenderne una, aprì il finestrino per non far sentire la puzza, nessuno sapeva di questa mia... abitudine, a parte lei. Lei conosceva tutto di me, ogni mio segreto. Anche essendo chiuso lei faceva sempre in modo che gliele dicessi le cose. Dal mio segreto più banale a quello più oscuro. Mi mancava, ogni cosa mi portava a lei. E adesso era andata via.