«L’amore è il più antico degli assassini. L’amore non è cieco. L’amore è un cannibale con una vista estremamente acuta.» Stephen King
A Zia Cate, che mi sopporta quando 'shippo' qualcuno follemente.
Perdere
non rientrava nei suoi piani. Perdere era un verbo che non era mai
esistito nel vocabolario di Santana Lopez. E sebbene, dentro di
sé,
sapesse perfettamente che quel 'duello' era stato uno scontro alla
pari, sentiva che finché uno dei due non avesse interamente
prevalso
sull'altro non poteva considerarsi vincente.
«Cosa
ci fai qui? Vuoi per caso essere stracciata di nuovo?»,
domandò
Sebastian Smythe quando vide Santana entrare nella sala prove della
Dalton, alle sette di sera. La ragazza lo guardò beffarda
come
sempre.
«Voglio
solo che ammetti che ho vinto, l'altra volta. Perché si da
il caso
che io abbia vinto», asserì Santana, appoggiandosi
alla porta.
Sebastian smise di raccogliere gli spartiti sparsi per la stanza e si
avvicinò a lei, lentamente, consapevole che quella che si
ritrovava
davanti era una vipera – tra le più pericolose in
natura. Ma era
bello il pericolo, il brivido che scaturiva. Inarcò appena
un
sopracciglio, osservandola.
«Pensi
che la scenetta che avete fatto nel vostro Auditorium sia stato un
atto di grande maturità? Illusi, vinceremo noi le
Regionali», disse
asciutto Sebastian. Santana scoppiò a ridere, cristallina.
«No,
infatti fosse stato per me ti avrei distrutto con le mie bellissime
mani, mi hanno solo impedito di farlo. E se non vuoi ammettere che ho
vinto io, ci penseranno i fatti a darmi ragione, checca»,
aggiunse
lei, insultandolo. Santana aveva questo pessimo vizio: pensava che
gli insulti potessero sempre assicurarle il predominio della
situazione... Ma si sbagliava, altamente. La lingua non ha ossa, ma
le spezza, questo era vero, ma doveva prendere atto di un'altra cosa:
Sebastian non era interessato ad i suoi insulti.
«Non
dovresti usare certe parole... Dato il tuo orientamento
sessuale»,
ribatté prontamente il ragazzo. Santana si
mordicchiò nervosamente
il labbro inferiore. Non le piaceva che tutti sapessero quel genere
di cose, l'amore che nutriva per Brittany doveva restare pulito,
candido... Un po' come lei, la sua Britt. A volte pensava che lei non
era omosessuale al cento per cento, lei amava Brittany e non avrebbe
mai potuto amare nessun'altra ragazza al mondo.
Non
disse nulla e Sebastian interpretò questa cosa come un punto
a suo
favore.
«Non
ti difendi?», incalzò. Santana lo
guardò sprezzante, storcendo le
labbra infastidita.
«Non
sono affari tuoi questi e posso dire quello che mi pare!»,
attaccò
lei, mentre una scossa le attraversava la schiena. Quando attaccava
assomigliava ad un gatto: rizzava il pelo e cercava di sembrare
più
grande del suo nemico.
«Cosa
vuoi comunque? Non ho voglia di restare qua, specialmente in
compagnia di una puttanella del McKinley»,
continuò Sebastian
distogliendo lo sguardo da lei. Se Santana aveva la licenza di
offendere chiunque come meglio credeva e poteva, questo non dava il
diritto agli altri di fare lo stesso con lei.
Scattò
in avanti afferrando il ragazzo per le spalle, inchiodandolo con lo
sguardo, decisa a fargli male là dove se ne provava di
più, per un
uomo, etero o omosessuale che sia.
«Voglio
la mia vittoria schiacciante! E pretendo delle scuse per la granita!
E, se mentre ci sei, mi fai il favore di sparire dalla faccia della
terra non sarebbe tanto male», espresse velocemente lei, le
sue
richieste, esortandolo con lo sguardo ad eseguire. Sebastian
sogghignò e prima che lei potesse colpirlo sul serio
– come aveva
intenzione di fare – la sospinse contro la porta della stanza
e le
bloccò le gambe con le sue, per proteggersi. Quella
vicinanza
avrebbe dovuto infastidirlo, invece – stranamente –
lo divertiva.
«Cosa
ti fa credere che esaudirò le tue richieste?»,
domandò retorico
lui, sorridendo divertito. Santana era in trappola e cercò
di
liberarsi da quella presa, ma per quanto Sebastian fosse un ragazzo
abbastanza esile, era anche forte.
«Se
non lo farai ti renderò la vita un inferno, parola mia! Ti
distruggerò! Ti strapperò le tue belle corde
vocali, così non
potrai più cantare Usignolo del caz-...»,
attaccò Santana sicura
di sé, mentre si figurava che frugava nella gola di quel
tizio alla
ricerca di corde magiche da strappare via e lasciarlo senza voce, per
sempre. Ma mentre lei parlava ed immaginava quel momento di gloria,
Sebastian aveva deciso di metterla a tacere, diversamente
da come lei si era figurata.
Aveva
serrato le labbra di Santana con le proprie in un bacio a fior di
labbra, ma lo stesso irruente, con fin troppa pressione da parte sua.
La ragazza, inizialmente, si dimenò a quel contatto fin
troppo
intimo per i suoi gusti, per poi arrendersi miserevolmente al fatto
che non poteva scostarlo da sé. Solo quando Sebastian
sentì che
aveva smesso di dimenarsi si allontanò da lei, con quel
ghignò
ancora stampato in volto. Santana lo guardò come se la
avesse
oltraggiata, offesa nel peggiore dei modi.
«Blaine
non ti interessa più, Usignolo?»,
domandò scontrosa. Il ragazzo
sogghignò appena.
«Non
ho mai detto questo, ragazzina. Ma parli troppo», si
limitò a dire.
Santana sbatté le palpebre, visibilmente confusa.
«Tu
sei gay!», esclamò l'ovvietà del secolo
guardandolo negli occhi,
perplessa.
«Ed
allora?», chiese Sebastian lasciandola libera stavolta,
oramai
inoffensiva -
per il momento.
«Ed
allora!? Non mi risulta che Kurt vada in giro a baciare le ragazze
per zittirle, tanto meno Blaine! A che gioco stai giocando,
Smythe?»,
continuò a tormentarlo di domande. Sebastian
sbuffò di nuovo.
«Devo
baciarti di nuovo per zittirti, Lopez? Stavi blaterando e qualcuno
doveva fermarti, così l'ho fatto, ti disturba la
cosa?», chiese il
ragazzo tornando ad occuparsi degli spartiti. Santana
continuò ad
osservarlo esterrefatta. Sì, la cosa la disturbava ed anche
parecchio. Da quando si erano sfidati di certo non aveva potuto fare
a meno di notare quanto potesse esserci... Chimica
tra di loro, ma non aveva voluto pensarci, trovava la situazione
ridicola.
«Sì
parecchio», ribatté la mora, incrociando le
braccia al petto.
Sebastian si fermò ad osservarla, sorridendo ancora
divertito.
«Non
sembrava», si limitò a dire. Santana si
avvicinò a lui, a passo
spedito e lo afferrò per la camicia questa volta.
«Nessuno
prende per il culo Santana Lopez!», esclamò lei,
in preda ad una
crisi un tantino isterica. Sebastian inarcò un sopracciglio,
nuovamente, chinando lo sguardo sulle mani di lei che lo trattenevano
per la camicia.
«Ho
solo detto come stavano le cose e ho vinto di nuovo io, per la
cronaca. Non ti è dispiaciuto poi così tanto,
smettila», disse
mellifluo il ragazzo. Se lo sguardo di Santana avesse potuto
uccidere, sicuramente lo avrebbe fatto in quel preciso momento.
«Se
la metti così... Non oso sapere che razza di persone
frequenti, né
a quale sesso appartengono, ma è il massimo che ti hanno
insegnato a
fare?», domandò retorica lei, inclinando appena il
capo. Se voleva
giocare, allora l'Usignolo aveva trovato pane per i suoi denti.
Sebastian sorrise, ma prima che potesse avesse la
possibilità di
parlare, le labbra di Santana si posarono sulle sue. Se prima il
ragazzo si era limitato a chiuderle la bocca in un modo poco elegante
probabilmente, quello che adesso stava facendo Santana era
leggermente diverso. Con prepotenza pretese l'accesso alla sua bocca,
per lasciare la lingua scontrarsi con quella del ragazzo in un
ulteriore duello, molto diverso dal precedente e di certo
più
interessante. Ma la parte più sconvolgente fu quando
Sebastian
glielo lasciò fare, anzi: la attirò a
sé per i fianchi.
Ma
non erano omosessuali, entrambi!?
Evidentemente in quel momento c'era qualcosa di più forte
della
propria natura a vincere; negare sarebbe stato inutile: si attiravano
tra loro come calamite. Si
sarebbero fatti cambiare idea a vicenda
(*).
Quel
tipo di bacio era pericoloso, li avrebbe spinti sull'orlo di un bivio
e se c'era una cosa in cui erano bravi entrambi era proprio non
scegliere strade che li avrebbe portati ad un cambiamento radicale.
Dovevano restare ancorati ancora a ciò che erano, ma
soprattutto a
chi credevano di essere. E
se si fossero sbagliati? E
se non erano realmente chi pensavano di essere? Solo l'esito di quel
bacio avrebbe potuto darne conferma.
Irruenza,
passionalità, rabbia ed un po' di violenza. Elementi
essenziali per
rendere un rapporto, di qualsivoglia natura, interessante. E nessuno
dei due sembrava intenzionato a cedere, anche in quel caso, in quel
momento.
Sebastian
non smise di tenerla stretta a sé e lei lo lasciò
fare, pensando
che doveva ancora nascere il ragazzo che poteva realmente fregarla.
In realtà erano stati appena fregati entrambi.
Quando
i polmoni iniziarono a dolere ad entrambi, sebbene nessuno dei due
volesse dare il sazio all'altro di scostarsi per primo, furono
costretti ad allontanare le loro labbra. Avevano il fiato corto e si
guardavano carichi d'odio, ancora.
«Ma
non eri omosessuale?», chiese con quel tono divertito
Sebastian.
«A
differenza tua, non faccio la schizzinosa. Non mischio mai lavoro con
piacere», si limitò a dire Santana, orgogliosa
come non mai di
essere differente da tutte le ragazze dichiarate, di non essere
così
schifata dal mondo maschile da allontanarlo da lei. Amore e sesso
erano due cose completamente diverse: mentre il suo cuore sarebbe
sempre appartenuto a Brittany, il suo corpo sarebbe stato un altro
discorso.
Si
allontanò dal ragazzo, sistemandosi appena la giacca nera
sul
vestito che indossava, e gli diede le spalle.
«Bene
credo sia il caso di andare, ho avuto la mia vittoria... Momentanea»,
asserì noncurante Santana, mentre Sebastian osservava le sue
spalle
leggermente stravolto – ma non lo avrebbe mai mostrato. Per
lui era
completamente differente, era gay al cento per cento, eppure quella
ragazza innescava nella sua mente fantasie pericolose, per entrambi.
«Ciò
implica che tornerai», asserì asciutto mettendo le
mani in tasca.
Santana si voltò di scatto e lo fulminò con lo
sguardo.
«Ciò
implica che sarai tu a venirmi a cercare, Usignolo»,
ribatté
prontamente la ragazza. Sebastian rise, sarcastico. Neanche quel
bacio aveva messo a repentaglio la sua maschera di ferro.
«Oh,
non sperarci troppo, Lopez. Non frequento le ragazze»,
continuò ad
attaccarla – ed a difendersi.
«Per
fortuna, mi piacerebbe dire: ma chiedilo al tuo amico tra le gambe
che non sembra esattamente del tuo stesso parere», concluse
divertita lei, ammiccando vistosamente. Sebastian abbassò
immediatamente notando ciò che fino ad allora non gli era
risultato
poi così evidente... Quella ragazza
era riuscita ad eccitarlo. E la cosa non era di certo accettabile.
Peccato che per Santana il primo match si chiudeva lì e
senza dargli
la possibilità di ribattere uscì dalla stanza.
Sapevano
perfettamente che lo scontro che avevano iniziato sarebbe durato a
lungo, sarebbe stato uno scontro tra titani e solo se uno periva
l'altro poteva reputarsi il vincitore. A meno ché sarebbero
sempre
scesi a quel compromesso – ed entrambi, in cuor proprio, si
auguravano di sì.
~
s lies and writes
Dopo mesi di latitanza ho nuovamente un fandom (che ufficialmente non è stato ancora definito tale, ma ufficiosamente sì) su cui scrivere. Per la mia somma gioia! Certo, non oso sapere quanto durerà la mia ispirazione, ma finché c'è la sfrutto.
Beh, che dire di questa one-shot? Nulla di troppo pretenzioso, anzi chiedo venia per degli eventuali errori di natura grammaticale: ho iniziato a scriverla stanotte e per quanto stamattina abbia cercato di revisionarla non credo di aver fatto un ottimo lavoro.
(*) questa frase non è mia, ma appunto di Zia che alla fine li adora come me <3 Spero tanto che le piaccia, naturalmente, ed anche a voi (:
xoxo.