Il
protagonista è il sergente dei Marines Victor Galindez, ad una svolta
(una
delle innumerevoli) della sua vita.
Il
racconto si colloca dopo le prime puntate della settima stagione.
Ho provato ad immedesimarmi in lui per dare il suo
punto di vista in merito ai cambiamenti della sua vita: prima sceriffo,
poi
Marine, poi staff del Jag, poi di nuovo Marine. I suoi sentimenti di
fronte a
questi sconvolgimenti, che lo toccano dal lato personale e familiare (ricordiamo tutte
le sue sorelle),
ma anche sul piano dell’amicizia.
Buona lettura!
Decisioni
Il foglio gli
bruciava tra le mani.
Continuava a rigirarlo, a guardarlo e a ripiegarlo.
Nonostante tutto, era fermamente convinto di quello che stava per fare.
Quel
foglio conteneva la richiesta di poter tornare al servizio attivo:
l’avrebbe
consegnato a breve all’ammiraglio in persona.
Victor si abbandonò sulla sedia, alla sua scrivania al
Jag. Era arrivato in ufficio molto presto, quella mattina: voleva avere
il
tempo per preparare la richiesta con tutta calma, senza essere sotto
pressione
per il lavoro e gli sguardi dei colleghi. Ma non gli era pesato
arrivare così
presto. Intanto erano parecchie notti che dormiva poco e male e che si
svegliava all’alba. Sorrise
tra sé… Che
strano, era convinto di essersi ormai abituato ad affrontare i giorni
precedenti certe importanti decisioni, ma forse questa era più
difficile delle
altre.
Più difficile per la sua vita, per la sua famiglia… ma in
un certo senso più semplice di altre, da prendere.
Si era informato: ritornando al servizio attivo e
appartenendo al corpo dei Marines, quasi certamente sarebbe stato
mandato in
missione in Afghanistan, come tutti i militari attualmente impegnati a
dare la
caccia a Bin Laden e agli altri membri importanti della sua
organizzazione
terroristica, responsabile degli attentati dell’11 settembre.
Dopo aver assistito a tutto quell’orrore, Victor aveva
iniziato a maturare dentro di sé quella decisione.
La sua vita al Jag gli piaceva; non era per questo che
aveva iniziato a pensare di andarsene. Da quando era arrivato in quegli
uffici,
gli era piaciuta subito l’atmosfera amichevole che vi regnava e il tipo
d’attività che vi si svolgeva.
Nonostante sapesse di essere un tipo di poche parole,
aveva fatto
immediatamente amicizia con i suoi colleghi e aveva subito ottenuto il
rispetto
dei suoi superiori, ammiraglio compreso. Del resto, molto spesso le sue
doti
investigative e le sue conoscenze, che gli derivavano dalla precedente
carriera
come sceriffo, erano state particolarmente utili sia al capitano Rabb,
sia al
colonnello MacKenzie.
Sorrise di nuovo, ripensando ai due ufficiali. Peccato,
pensò per un attimo: andandosene, non avrebbe assistito all’evolversi
della
loro situazione… Ma si sarebbe evoluta, prima o poi? Bella domanda. A
volte li
osservava e li trovava davvero divertenti. Provava un enorme rispetto
per
entrambi: doveva al colonnello, Marine come lui, la sua assunzione al
Jag e
sapeva che lei sarebbe stata dispiaciuta della sua decisione di
andarsene, ma
avrebbe capito. Quella donna lo aveva sempre sorpreso, ogni volta che
aveva
avuto a che fare con lei. Anche
quando
si erano trovati coinvolti nella sommossa a Sumatra… niente da dire:
possedeva
il sangue freddo che ogni buon Marine doveva possedere. Riusciva
perfettamente
a capire il capitano Rabb: lavorare con lei era davvero facile… e
piacevole.
Oltre ad essere un valido soldato e avvocato, era pure dannatamente
sexy!
Per quanto riguardava il capitano, invece, Galindez
trovava impossibile non ammirare un uomo come lui: ottimo avvocato,
sempre in
grado di scavare fino in fondo, pur di risolvere un caso. Caparbio e
deciso,
oltre che coraggioso e, per finire, anche un abile pilota di Tomcat.
Solo un po’ confuso nei suoi rapporti col gentil
sesso!
OK, ci avrebbe pensato Tiner a
tenerlo aggiornato sugli sviluppi della storia più chiacchierata del
Jag!
Tiner: ecco un altro tipo interessante. Il segretario dell’ammiraglio
era un ragazzo
simpatico, anche se a volte un po’ strambo. A vederli insieme, non si
sarebbe
mai detto che fossero amici. Si punzecchiavano in continuazione ed
erano sempre
rivali, in ogni cosa che facevano. Sia che si trattasse di correre per
una
maratona di beneficenza, sia che ci fosse di mezzo una bella donna.
Soprattutto
quando c’era di mezzo una bella donna! Ma Victor era certo che anche
Jason,
sotto quelle continue sfide e rivalità, lo considerava un amico, tanto
quanto
lui stesso considerava suo amico il laureando in legge. E bravo Tiner!
Chissà se avrebbe fatto in tempo a tornare
prima che il giovane PO portasse a termine i suoi studi ed entrasse a
far
parte, a pieno titolo, dello staff legale dell’ammiraglio Chegwidden…
Poi c’erano il tenente Roberts e sua moglie: due
bravissime persone. Si era sentito davvero dispiaciuto per entrambi,
quando
avevano perso la loro bambina. Ma era sicuro che ci avrebbero riprovato
presto.
Il piccolo AJ non sarebbe rimasto solo a lungo, avrebbe avuto almeno un
fratello o una sorella, di questo era certo!
Harriet era una donna con un
istinto materno molto sviluppato… gli ricordava tanto sua madre, che
aveva
avuto parecchi figli. O
meglio figlie,
se si escludeva lui.
Ripensò alle sue sorelle: non aveva parlato con nessuna di
loro della sua decisione. Gliel’avrebbe comunicato solo ad incarico
definitivo
assegnatogli. Era
certo che non ne
sarebbero state troppo felici… Le sue sorelle erano molto protettive
nei suoi
confronti. Spesso, da piccolo, aveva paragonato se stesso e le sue
dolci
sorelle, ad una chioccia e i suoi pulcini… con la differenza che lui
era il
solo pulcino, mentre loro erano tutte le sue chiocce!
Ma le amava tutte quante allo stesso modo e
sapeva di essere ricambiato. Anzi, lo adoravano. Però, proprio perché
erano
anche molto apprensive, sapeva che se avesse discusso con loro quella
già
difficile decisione, avrebbero tentato il possibile per dissuaderlo.
L’unica volta che non avevano avuto nulla da obiettare
riguardo uno dei numerosi cambiamenti della sua professione, era stato
quando
aveva deciso di venire a lavorare al Jag. Negli altri casi, invece,
seppur
orgogliose delle sue scelte, avevano sempre temuto, in una maniera o
nell’altra, per la sua incolumità.
Quando aveva intrapreso la carriera come sceriffo, ad
esempio… Quel periodo della sua vita lo ricordava, ormai, come qualcosa
di
molto lontano… Chissà perché? Forse perché poi c’era stato di mezzo
l’arruolamento nel corpo dei Marines.
Maria, una volta, gli aveva chiesto come mai si ostinasse
a scegliere attività di quel genere, sempre professioni dure,
subordinate ad
una severa disciplina. Lui
aveva
risposto, divertito, che era perché non poteva farne a meno: loro
stesse lo
avevano abituato a sottostare ad una ferrea disciplina. Da bambino
cercavano
sempre di comandarlo a bacchetta e farlo rigare dritto! Inoltre, sempre
abituato a preoccuparsi per loro e a prendersene anche cura, aveva
sviluppato
un fortissimo senso di protezione nei confronti delle persone. Se non
lo avesse
diretto a qualcosa di diverso dalla sua famiglia, le avrebbe fatte
impazzire
tutte e avrebbero finito con l’odiarlo! Maria aveva sorriso divertita a
quella
sua risposta: credeva fosse una battuta, ma lui sapeva che non lo era. Era davvero convinto che
il suo senso del
dovere e la decisione di difendere la sua patria nascessero anche da
questo.
Allora come si spiegava la sua scelta, di qualche anno
prima, di entrare al Jag, quando, su suggerimento del colonnello
MacKenzie,
l’ammiraglio Chegwidden glielo aveva proposto?
Le sue mansioni al Jag erano molto diverse da quello che
aveva fatto fino ad allora, prima come sceriffo, sempre abituato ad
essere al
centro degli eventi, e poi come Marine, addestrato per essere un
combattente in
prima linea. Ora
che ci pensava bene,
forse la decisione di questi ultimi giorni, derivava anche da questo:
dopo un
periodo di calma (apparente calma, viste tutte le avventure che spesso
accadevano al Jag! Non era forse vero che poco tempo prima s’era pure
beccato
una pallottola nel fondoschiena solo per aver accompagnato un
prigioniero da
una parte all’altra del paese?), aveva bisogno di tornare a far
qualcosa di
utile. Qualcosa che lo facesse sentire più importante di un assistente
legale e
impiegato tuttofare.
Qualcosa che lo facesse sentire parte della storia che il
suo Paese stava vivendo proprio in quei giorni…
Il vociare dei colleghi che stavano entrando in ufficio,
lo distolse dai suoi pensieri.
Salutò cordialmente il tenente Roberts e sua moglie e
rivolse un cenno al tenente Singer. Ecco una persona che non gli
sarebbe mai mancata!
Vide arrivare il colonnello e ricambiò il
sorriso che gli aveva rivolto. Poi salutò anche il capitano Turner,
ultimo
acquisto di quella grande famiglia, che era entrato subito dopo il
colonnello. Tiner si era già sistemato al suo posto, in attesa
dell’ammiraglio, che sarebbe arrivato a breve. Come il solito, l’unico
ufficio
ancora vuoto era quello del capitano Rabb!
Eh, si! Gli sarebbero mancati tutti quanti…
Prese dei documenti che aveva preparato per il tenente
Sims e glieli consegnò. Harriet
lo
ringraziò, gentile come sempre. Poi, mentre stava per andare a farsi un
caffè,
vide entrare l’ammiraglio e rispose, assieme ai colleghi, al saluto del
suo
superiore.
Ecco: il momento era arrivato.
Decise di non attendere oltre e, abbandonando per il
momento l’idea del caffè, prese dalla scrivania il foglio che aveva
rigirato a
lungo tra le mani e si avviò per bussare all’ufficio dell’ammiraglio
Chegwidden. Sapeva
che, una volta uscito
da quella stanza, tutta la sua vita sarebbe cambiata.
Un buon caffè forte gli sarebbe servito certamente dopo!