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Autore: StrychnineTwitch    02/02/2012    3 recensioni
Suo padre era magicamente, o meglio miracolosamente, sparito e lei si accingeva a prepararsi un piatto della sua colazione/pranzo preferito. Aprì lo sportello già pregustando il dolce sapore dello sciroppo d'acero che si scioglieva caldo sotto la lingua, quando una scoperta tutt'altro che piacevole le si presentò davanti agli occhi. Un vuoto troneggiava al posto della quotidiana scatola con miscela per pancake.
Ebbe un attimo di smarrimento, come si era potuto permettere suo padre di finire i pancake in sua assenza?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco finalmente che dopo una settimana dalla sua stesura, posso pubblicare la mia ventiduesima Fan fiction :3 O meglio, diciamo la fan fiction di St. Jimmy :3 Si esatto perchè questa storia ti spetta di diritto. è uno dei miei tre regali per il tuo compleanno!! :D

Muy bien, questa fan fiction racconta un episodio avvenuto nel sedicesimo compleanno di Amy (Ma toh! D: Grandi scoperte) Che è nientepopodimeno che appunto la mia adorabile St. Jimmy u.ù

Detto ciò, ci tengo a dire che il messaggio che viene citato nella storia è reale, riportato in ogni singolo particolare (Ossia ci troverete anche faccine varie ma non rompete las pelotas u.ù)

Ho già fatto leggere la stronzatina che troverete sotto a un paio di persssssone, ma vi chiedo di segnalatemi eventuali errori ._.

Vi lascio alla storia Ladies and Gentleman :3

Auguri St. Jimmy :D Ti voglio bene, Y'Know.

 

Pancake

 

 

"Muoviti principessa! È tardi, hai già dormito abbastanza direi, no?"

La stupida domanda retorica che le aveva appena rivolto il padre non avrebbe mai ricevuto risposta. Che poi, lei non era una principessa, cazzo. E odiava essere chiamata così. Le ricordava qualcosa di sfarzoso, pieno di pizzo, ma soprattutto rosa. E se c'era una cosa che Amy non sopportava era proprio il rosa e tutto quello che da ciò derivava. Stranamente non la attirava neanche la prospettiva di essere una 'Principessa del male' c'era qualcosa di troppo esagerato anche in quel termine. Preferiva definirsi "normale", anche se non nel vero senso nel termine.

Si girò contrariata nel letto infilando la testa sotto il cuscino per non sentire le urla di suo padre dalla cucina. Se così voleva metterla, la principessa voleva dormire.

Stava già per ricadere addormentata tra le braccia di Morfeo quando una ruvida e lunga lingua di cane le impiastricciò il piede scoperto.

"Occristo Pera Vattene subito via!" mugugnò rintanando il piede sotto il piumone caldo, ma purtroppo la sua cagna non aveva assolutamente intenzione di levarsi dai piedi e cominciò a saltellare come un canguro (?) intorno al letto abbaiando e scodinzolando allegramente.

Quando ci si metteva, quella bestia sapeva essere davvero fastidiosa. L'unica azione da fare per calmare i suoi bollenti spiriti era lanciarle una ciabatta o, eventualmente, alzarsi dal letto e andare a coccolarla un po'. Quella fredda mattina del 2 Febbraio Amy si sentiva decisamente buona, così appoggiò lentamente i piedi per terra e traballando per la stanchezza si sollevò in piedi.

"Pera fermati, così mi fai cad..." non riuscì a finire la frase che già sentiva le mattonelle gelate toccargli il fondoschiena. Il cane le era già addosso e in meno di un secondo cominciò a leccarla compiaciuta.

Bel modo di cominciare la giornata. Pensò tra se e se ridendo e cercando di allungarsi per raggiungere il cellulare sopra il comodino. Quando riuscì ad afferrarlo si accorse semplicemente che avrebbe avuto da fare nella seguente mezz'ora. Erano "solo" le 12.00 e una ventina di messaggi le stavano intasando il cellulare. Ma che cazzo non era possibile. Con molta pazienza lesse e rispose a tutti lasciando per ultimo quello che più desiderava leggere, quello che sapeva essere diverso dagli altri, nonché il primo arrivato: a mezzanotte precisa.

"02/02/'12 00.00:

Finalmente posso inviarti questo cavolo di messaggio che da praticamente una settimana è salvato nelle bozze del cellulare. Lo sai che giorno è oggi? :3 È un giorno molto speciale. Il tuo compleanno (che grande scoperta, brillante Naty -.-) la cosa più normale è che io ti faccia gli auguri no? Benissimo :D Tesoro mio tanti auguri ti voglio troppo bene, non so neanche come dirtelo, cioè è davvero troppo complicato TwT Grazie di aver creato quel cazzo di Fake TwT Forse risulta impossibile, ma sei la mia migliore amica e, anche se a volte mi viene il dubbio che per te non sia la stessa cosa, mi basta pensare a quel messaggio di Capodanno. Grazie di tutto. Ok la smetto Happy birthday I fucking love you."

Aveva praticamente sentito quel messaggio un milione e una fottuta volta, ma era comunque felice di averlo ricevuto. Riusciva sempre a migliorarle la giornata con alcuni messaggi. Ok ammettiamolo adorava quella ragazza.

Dopo aver risposto anche a lei con un ritardo di ben dodici ore e mezza scese fiaccamente le scale e si piazzò davanti ai fornelli.

Suo padre era magicamente, o meglio miracolosamente, sparito e lei si accingeva a prepararsi un piatto della sua colazione/pranzo preferito. Aprì lo sportello già pregustando il dolce sapore dello sciroppo d'acero che si scioglieva caldo sotto la lingua, quando una scoperta tutt'altro che piacevole le si presentò davanti agli occhi. Un vuoto troneggiava al posto della quotidiana scatola con miscela per pancake.

Ebbe un attimo di smarrimento, come si era potuto permettere suo padre di finire i pancake in sua assenza?

Prese un bicchiere e vi versò del succo. Avrebbe dovuto infilare il giubbino e correre al supermercato, d'altra parte era pur sempre il suo compleanno no? E senza pancake non si poteva festeggiare.

Così, dopo massimo dieci minuti camminava per strada, mani calcate nelle tasche, cuffie nelle orecchie.

 

"Umm... Pancake... Pancake.... " mugugnò tra se e se scorrendo gli occhi su tutti gli scaffali della corsia. E finalmente eccoli. Nella loro forma più splendente, lì ad aspettarla. Stava appunto per mettere le mani su quella magnifica, ultima scatola di deliziosa miscela per pancake quando una mano si avvicinò pericolosamente all'obbiettivo fino ad afferrarlo nello stesso istante in cui lo fece lei. Era una ragazza tranquilla e pacata, ma non potevano rubarle l'ultima dannatissima confezione.

Cominciò a strattonare la sua preda e infastidita si accorse che anche il suo avversario stava facendo la stessa cosa.

Indossava un berretto grigio e un cappotto del medesimo colore, jeans neri e scarpe da ginnastica. La cosa più curiosa erano però i grossi occhiali da sole che gli coprivano metà del viso.

Con gli occhi ancora posati sullo strano individuo si aggiudicò finalmente i tanto sudati pancake. L'uomo davanti a lei cadde all'indietro atterrando sulla schiena ed Amy scoppiò a ridere. Non l'aveva fatto per cattiveria, ma la scena era stata davvero comica. Tenendo saldamente la confezione con la mano sinistra gli porse l'altra per aiutarlo a rialzarsi e solo quando si accorse che aveva perso gli occhiali, capì quanto adorava suo padre per avere finito i pancake.

Quegli inconfondibili occhi verdi, l'espressione da finto imbronciato che aveva visto in circa un milione di foto. Non poteva davvero essere lui. Non proprio lì, non proprio il giorno del suo compleanno... Sbattè più volte le palpebre per assicurarsi di aver visto bene e subito cadde in una sensazione di bilico vertiginoso che venne interrotto solo dalla scatola azzurra che si schiantava per terra.

 

"B-Bill.." riuscì solo a bisbigliare.

"Cazzo gli occhiali" disse lui e si affrettò a rinfilare i grossi occhiali da sole controllando che nessuno oltre alla 'Ragazza dei pancake' l'avesse visto.

"T-Tu sei... B-Billie Joe! " Cercò di affermare lei quasi tremando.

"Zitta, ti potrebbero sentire!" La ammonì lui mettendole una mano sulla bocca.

Amy alzò gli occhi al cielo in sua sorta di ringraziamento verso un Dio nel quale nemmeno credeva.

Non sapeva bene come si sentiva, era confusa, si era immaginata quella scena troppe volte per riuscire a decidere come agire. Trattenendo il respiro per un interminabile momento aprì semplicemente le braccia per poi stringere quello strano uomo contro il quale aveva "combattuto" fino a pochi minuti prima. Non percepiva più nulla di ciò che era attorno a lei. Era come se il mondo fosse sparito, sentiva solo quel corpo caldo nonostante fosse inverno, a cui si era avvinghiata. Inspirò a pieni polmoni l'odore di sigaretta e colonia che lo attorniava appoggiando la testa contro il suo petto.

Billie restò in un primo momento leggermente spiazzato dall'abbraccio della ragazza, ma poi, abituato a ricevere un simile trattamento dai numerosi fans, serrò le braccia dietro la sua schiena contraccambiando l'abbraccio.

Due lacrime le solcarono il viso per l'emozione.

Billie Joe Armstrong era stato come un padre, come un fratello maggiore per lei. Nei momenti peggiori, in quelli migliori, lui c'era sempre stato, anche se non direttamente. E insieme a lui anche Mike e Trè. E ora trovarselo lì davanti, che la stringeva tra le sue braccia non poteva essere altro che il migliore dei regali di compleanno. Era così che ci si doveva sentire quando si rincontrano i fratelli persi da tempo. Si sentiva protetta in quell'abbraccio, anche se sotto un certo punto di vista il quasi-quarantenne davanti a lei era niente più che uno sconosciuto.

Lui ruppe dopo poco l'abbraccio guardandola dolcemente negli occhi. "Ehi tranquilla... Va tutto bene, non devi mica piangere." sorrise e si abbassò a raccogliere la scatola di pancake che era rimasta sul pavimento.

Amy si toccò gli occhi e arrossì un po' quando si accorse che erano umidi. "I-io sono Amy." abbozzò un sorriso trattenendo il desiderio di assalirlo un'altra volta.

"Non c'è bisogno che io mi presenti immagino." Sorrise porgendole la scatola. "Da come hai reagito sembra che tu mi conosca da una vita."

"Si.. Cioè io in realtà..." non riuscendo a finire la frase con le parole si tirò su la manica lasciando intravedere una scritta fatta a penna il giorno prima sul polso.

"Green day" lesse ad alta voce lui sollevando leggermente l'angolo della bocca in un sorriso. "Bhè mi è venuta un'idea. Che ne dici se ora al posto di comprare quei pancake non andiamo a mangiarcene un piatto in un bar qui vicino?"

La sedicenne alzò lo sguardo verso di lui sgranando gli occhi."

"C-cosa? Un bar?"

"Si, lascia quella scatola e andiamo da Sofia... È una mia amica e prepara delle cialde fantastiche. Vedrai ti piacerà."

Lui le porse la mano sorridendo e lei la afferrò tremando. Non riusciva a crederci, il suo idolo, il suo secondo (forse addirittura primo) padre era lì con lei, il giorno del suo compleanno, come ogni bravo genitore avrebbe fatto.

La sua mano era callosa, calda, era bello stringerla facendosi quasi trascinare. Si sentiva protetta, come se l'uomo accanto a lei emanasse un aura di pace e sicura. Una bolla li separava dal resto del mondo....

***

"Ehi Sofia" sorrise lui rivolgendosi alla giovane donna dietro il bancone.

"Bill...Era tanto tempo che non venivi a trovarci." Si spostò piano da dietro il bancone li raggiunse mostrando un pancione rotondo coperto da un vestitino di tela verde chiaro. Era decorato da spirali scure tra le quali Amy quasi si perse.

Billie si avvicinò alla donna e le mise una mano sulla pancia sorridendo.

"Allora, come stai mia piccola Mel?"

Poi spostò lo sguardo sul viso giovane della donna.

"Sofia, quanto manca al parto? Non più di un mese giusto?"

"Esatto, il termine dovrebbe essere il 29 Febbraio" si esaminò il grosso pancione cominciando a carezzarlo.

"Giorno speciale per una bambina speciale. Che fortunata che sei Mel, invecchierai più lentamente" Commentò lui ironico per poi girarsi verso Amy.

Lei osservava la scenetta quasi stupita... Non aveva mai visto quella donna, non sapeva nemmeno dell'esistenza del bar. Eppure non era molto distante da casa sua. Tutto le sembrava così nuovo. Ogni sensazione, ogni piccola emozione. Non aveva mai visto Billie Joe Armstrong "dal vivo", e fino a quel momento lo aveva immaginato si come un uomo dolce, ma soltanto con la sua famiglia. Per il resto lui era BJ, la rockstar che ha fatto emozionare una generazione. Perchè per lei quell'uomo non era oggettivamente più di uno sconosciuto.

Le prese la mano e la fece accomodare a un tavolino vicino alla vetrata rinfilandosi i grossi occhiali da sole.

"Bhe allora sentiamo, Amy..." disse lui con fare quasi imbarazzato. "Che ci fai qui con me a prendere dei pancake?"

"I-io Bhe ... È il mio compleanno sai?" Cambiò discorso lei.

"Wow se mi avessi avvisato prima ti avrei comprato un regalo." Rise lui.

"Credo che passare un po' di tempo con mio padre sia il regalo più bello che tu potessi farmi" Pensò solamente queste parole. Rimase in silenzio.

Dopo pochi minuti due fumanti piatti di pancake erano sul loro tavolo. Amy sentì il cellulare vibrare in tasca, qualcuno la chiamava, ma non riusciva a muoversi, era ferma a osservare LUI, lì davanti, con la forchetta in mano mentre separava in numerose sezioni le cialde. Ne punzecchiò una prima di inforcarla e infilarsela in bocca sorridendo.

"Forza mangia" La incalzò a bocca piena "Sono deliziosi!"

Lei fissò per qualche istante il vetro della finestra in parte a loro e dopo essersi sistemata con la mano il ciuffo ribelle che rovinava la quasi perfetta cresta sul suo capo.

Mangiarono entrambi velocemente, a detta di Amy quelli erano i migliori pancake della storia.

Verso metà colazione era riuscita a calmarsi e ora riusciva a conversare agevolmente con l'uomo senza balbettare.

Un ultimo boccone rimaneva nel piatto di ceramica bianca davanti a lei. Mangiarlo significava segnare la fine del suo incontro casuale/ regalo di compleanno Billie Joe Armstrong, ma che altro poteva fare? Era comunque stata l'ora più bella della sua vita.

Lui pagò il conto. Per una volta la ragazza non insistette, insomma Bill non aveva sicuramente difficoltà a pagare un piatto di pancake.

Uscirono in strada, lei sentiva il forte desiderio di farsi stringere da Joe. Gli sorrise.

"Io devo andare di qui... C-ci vediamo" disse incerta lei. Sapeva che non le sarebbe mai più capitata un'occasione del genere... Ma non importava, aveva avuto il suo momento...

"Se vuoi ti do uno strappo in macchina." sorrise lui.

"Non ce n'è bisogno e poi ora ho davvero bisogno di un po' d'aria fresca."

Lui aprì le braccia e lei si spinse contro il suo caldo petto, che come sapeva, molto probabilmente non avrebbe più riabbracciato.

"Buon compleanno Amy." Fece lui stringendola a se.

Dopo alcuni istanti, passati forse troppo in fretta, lui la lasciò e si girò incamminandosi sotto la neve che aveva preso a scendere lieve e delicata. Un fiocco le si posò sul viso e si sciolse, simile a una lacrima, sulla sua guancia. Fissò ancora qualche istante Billie allontanarsi con le mani in tasca canticchiando.

 

She.. She screams in silence. A sullen riot penetrating through her mind...

 

Poi si mise nella giusta direzione. Non si girò più, sapeva che se l'avesse fatto sarebbe probabilmente scoppiata a piangere e non le sembrava il caso.

***

Chiuse a chiave la porta alle sue spalle ricadendo poi sul divano nel salotto della casa vuota attorno a lei.

Trasse un lungo respiro e prese il cellulare per comporre un messaggio.

"Non puoi immaginare cosa mi è successo oggi"

SEND.

   
 
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