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Autore: Alexandra_ph    02/02/2012    5 recensioni
Questo racconto è stato scritto nell’estate 2003. L’ultima puntata della terza stagione (Pista Siberiana – To Russia with love): un’idea, da quella notte in albergo…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima puntata della terza stagione (Pista Siberiana – To Russia with love): un’idea, da quella notte in albergo…

Buona lettura!

Indovinelli nell’oscurità  

 
Anche lei non riusciva a dormire; lo sentiva agitarsi sulla poltrona. Aprì gli occhi per guardarlo: il suo volto appariva teso nel sonno. Stava certamente sognando suo padre. Quel viaggio disperato lo stava distruggendo. Fortunatamente era riuscita a convincere l’ammiraglio a farla andare con lui, con la scusa che lei parlava il russo. Temeva che tutte le informazioni che aveva ricevuto fossero una trappola e non voleva che lui fosse solo. Non voleva neppure che fosse solo se invece fosse riuscito a scoprire la verità sulla fine di suo padre. Aveva il brutto presentimento che non lo avrebbe mai ritrovato vivo. Harm invece ne era convinto; o meglio, forse non ne era convinto, ma di certo lo sperava con tutto se stesso.

Agitandosi di nuovo sulla sedia, aprì gli occhi e vide Mac che lo stava fissando, con un’aria materna.

“Non riesci a dormire, vero ?” gli chiese.

“Già… Questa poltrona è troppo piccola per me” rispose con un mezzo sorriso.

Non solo quella poltrona … Con la sua altezza sembrava che ogni sedia sulla quale si sedeva fosse sempre troppo piccola per lui... Affascinante com’era, faceva scomparire qualunque altro uomo con la sua bellezza e la sua prestanza fisica.  Ma Sarah sapeva che il suo agitarsi non era dovuto solo alla poltrona piccola.

“Perché non vieni a stenderti sul letto? “

Quando avevano scoperto che in albergo non c’era un’altra camera libera per lei, avevano deciso di dividersi quella che Harm aveva prenotato prima di partire, sperando che avesse un divano. Invece c’era solo una poltrona, e piccola per giunta, ma lui le aveva comunque ceduto il letto. Sarah non lo aveva trovato giusto: sarebbe stata meglio lei sulla poltrona; era lui che aveva più bisogno di riposare, visto che era già al limite della tensione per le notizie su suo padre.

“Dovrei venire a letto… con te?”

“Ho detto stenderti sul letto! Non è molto ampio, ma cercherò di occupare meno spazio possibile …. Oppure potrei mettermi io in poltrona” gli rispose.

 “No, tu stai nel letto. Non devi dormire scomoda! Già ti sei offerta di accompagnarmi in questo viaggio… Non voglio che perdi anche il sonno, per causa mia”

“Ma se ti agiti così, non riesco comunque a dormire! E poi ho freddo. Se fossi qui anche tu, forse riuscirei a scaldarmi…”

“Non mi sembra il caso, Mac…” le disse. Non gli sembrava una buona idea dividere il letto con lei; si sentiva troppo vulnerabile e temeva di compromettere la loro amicizia con qualche mossa sbagliata.

“Sono io che te l’ho chiesto Harm. Mi fido di te, so che ti comporterai da gentiluomo... Magari riusciremo entrambi a riposare qualche ora.”. 

L’idea di riuscire a riposare lo allettava: si sentiva sfinito, non tanto fisicamente, quanto emotivamente. Stendersi accanto a lei poteva aiutare a rilassarlo, ma poteva anche essere troppo pericoloso. Sarah gli era sempre piaciuta, ma lui le era troppo amico e le voleva troppo bene per coinvolgerla in una relazione, quando le sue relazioni erano sempre tormentate e destinate a finire. Dormire con lei: temeva che esserle troppo vicino gli impedisse comunque di riposare.

“Allora? Che fai? Hai deciso di seguire il mio consiglio oppure preferisci continuare a stare sveglio su quella poltrona?” chiese di nuovo Mac. 

“D’accordo. Ma se ti schiaccio, non lamentarti!” rispose, cercando d’essere spiritoso, per nascondere il turbamento che provava all’idea di esserle così vicino.

Lei si spostò il più possibile di lato e scostò la coperta per permettergli di entrare nel letto; quando Harm vide che non indossava un pigiama, ma era in sottoveste, e una sottoveste decisamente sexy, pensò che stava per commettere un errore. Un gravissimo errore. Ma Sarah lo stava scrutando, con un aria quasi divertita e lui preferì porre fine a quella scena imbarazzante decidendo, finalmente, di stendersi accanto a lei.

Il letto sprofondò sotto il suo peso: Sarah non riuscì a stare sul bordo e scivolò contro di lui; non sarebbe cambiato nulla, perché lo spazio era stretto e sarebbero stati comunque l’uno contro l’altra. Ma così si ritrovò con una mano sul suo petto. Prima di stendersi, Harm si era tolto camicia e pantaloni, che invece aveva tenuto per dormire in poltrona poiché che non c’erano due coperte, ed era rimasto in boxer. Sotto la mano Sarah sentì il calore della sua pelle mentre il suo respiro le carezzava i capelli... era bellissimo essergli così vicino.

Harm era davvero un gran bell’uomo: aveva una muscolatura perfetta, due spalle molto ampie, vita stretta e ventre piatto, gambe lunghe e muscolose e due braccia che avrebbero fatto desiderare a qualunque donna di sentirsi stringere da lui. Quando indossava la divisa, si vedeva che era un uomo molto bello, ma considerata la sua altezza – superava senza fatica il metro e novanta - la sua muscolatura sembrava meno possente di quanto non fosse in realtà.  A quel fisico fantastico si accompagnava un bel volto, spesso illuminato da un sorriso stupendo, e due occhi chiari molto espressivi.

Sapeva, perché lo aveva visto nelle foto, che assomigliava moltissimo a suo padre, disperso in missione durante la guerra in Vietnam. Ora alcune informazioni indicavano che era stato portato in Russia come prigioniero e Harm era subito partito per cercarlo, per avere altre notizie, con l’assurda speranza che lui fosse ancora vivo. Anche il tenente Harmon Rabb sr. era stato un bellissimo uomo: aveva i baffi e forse era un poco meno prestante di suo figlio, ma certamente un uomo notevole.  La madre di Harm doveva adorare il figlio, oltre che per se stesso, anche per il fatto che gli ricordava così tanto il marito.

Cercò di muoversi, per spostarsi di nuovo, ma Harm le prese la mano e la fermò:

“Stai pure così, non mi dai fastidio. Cerchiamo di dormire, ora”. 

Dormire… forse non sarebbe stato tanto facile come pensava. Quel corpo caldo vicino a lei la turbava molto. Ma ormai non poteva più ricacciarlo in poltrona.  Cercò di non pensare a lui, al suo profumo che percepiva così intenso. Chiuse gli occhi e si sentì cullata dal battito del suo cuore.

Harm si accorse quando Sarah si addormentò perché la sentì respirare in modo regolare e leggero, mentre il suo corpo si abbandonava contro di lui.  Era piacevole la sensazione di lei abbandonata tra le sue braccia… di solito, con lei, si sentiva sempre rilassato. E lui aveva bisogno di sentirsi rilassato perché era da quando aveva ricevuto quelle informazioni su suo padre che si sentiva nervoso e agitato. Forse, dopotutto, l’idea di dormire accanto a lei, non era stata del tutto malvagia.

La luce della luna filtrava attraverso le imposte, che avevano lasciato un po’ aperte per essere svegliati dall’alba, e creava un’atmosfera soffusa.  Sarah si mosse leggermente contro di lui e Harm percepì la morbidezza del suo seno premergli contro. Cercò di non pensare al suo corpo e provò a concentrarsi sul respiro regolare di lei. E, finalmente, si addormentò.

Ma i suoi demoni faticavano ad andarsene e il suo sonno continuava ad essere agitato: ricominciò a sognare...

Nel sogno rivedeva suo padre che abbracciava sua madre, incinta di lui, come nella foto che possedeva. Lo vedeva che, sorridente e felice, le accarezzava il pancione con aria molto tenera, mentre sua madre si voltava leggermente, sorridendogli… Gli sembrava d’essere suo padre. Realizzò inconsciamente di essere abbracciato ad un corpo femminile, che cominciò istintivamente ad accarezzare. Sentiva sotto le sue mani la seta, mentre sfiorava lo stomaco piatto e la rotondità del seno… sorrise lievemente nel sonno, riconoscendone la forma.

Anche Sarah stava sognando… qualcuno la stava abbracciando, ma chi?

Il calore di quell’abbraccio la faceva star bene, come non si sentiva da tempo.  Tuttavia le immagini del sogno erano confuse. Solo le sensazioni sembravano reali, troppo reali. Percepiva il calore di mani grandi che l’accarezzavano e che le procuravano emozioni incredibili. Non ricordava di avere mai fatto un sogno simile! Sperava che il giorno non giungesse, perché non voleva che finisse: era bellissimo. Chi era la persona che, in quel sogno così reale, la faceva sentire tanto bene? 

Nel sogno di Harm qualcosa cambiò. Non gli sembrava più di essere suo padre che abbracciava la mamma. Chiunque avesse tra le braccia, non aveva il profumo di sua madre. Le immagini cominciarono a diventare più confuse, ma restava immutata la dolcezza che provava nell’abbracciare e accarezzare la donna del sogno.  Era così bello! Non ricordava di essersi mai sentito tanto bene.

Ma chi era quella donna?

Desiderò baciare quella pelle delicata sotto di lui; abbassò il viso e trovò due labbra che cercavano anch’esse il bacio.

Sarah sognò che qualcuno la stava baciando… ed era bellissimo. Ricambiò il bacio con passione, ma avrebbe desiderato scoprire chi la stava baciando in maniera tanto dolce e languida. Quell’emozione così intensa le fece aprire gli occhi, tuttavia la penombra e le sensazioni che stava provando le impedirono di capire dove fosse: si rese conto solo di non essere nel suo letto. Alla luce della luna riconobbe una sagoma familiare.

Nel frattempo, anche il sogno di Harm stava diventando troppo reale.  Controvoglia, si sforzò di aprire gli occhi e guardare il viso che stava baciando e che la penombra rendeva ancora più bello.

“Mac?” sussurrò incredulo, prendendo improvvisamente coscienza della realtà.

Lei lo guardò negli occhi e vide che si trattava di Harm: era lui!  Improvvisamente ricordò dov’erano e perché si trovassero nel letto assieme: si era addormentata tra le sue braccia. Harm. Era lui che l’aveva baciata tanto dolcemente, stringendola a sé. Non si trattava di un sogno!  Ecco perché tutto fino a quel momento le era sembrato così reale e così bello!  Spesso aveva desiderato un momento come quello, ma non l’aveva mai ammesso neppure con se stessa.

Gli sorrise dolcemente, ma lui la stava guardando sconvolto.

Harm vide Sarah che gli sorrideva: possibile che non fosse in collera con lui? N’avrebbe avuto tutti i diritti. Lei aveva fiducia in lui, nella loro amicizia.  Invece, appena aveva diviso il letto con lei, che era stata gentile solo per permettergli di riposare, lui aveva approfittato della cosa. 

Che razza d’uomo era? Eppure… non sembrava arrabbiata. Gli stava sorridendo. Che stesse sognando anche lei?

“Harm …” sussurrò Sarah, vedendo la sua espressione.

Non stava sognando: lo aveva chiamato col suo nome, quindi era cosciente… almeno al momento, prima non lo sapeva.

“Mio Dio, Mac… perdonami, stavo sognando. Non ero consapevole…” provò a spiegarle, cercando di staccarsi da lei. Ma era difficile lasciarla andare, quando non voleva altro che continuare ad averla tra le braccia e  baciarla.  Però doveva farlo. Forse così avrebbe potuto ancora salvare quel che rimaneva della loro amicizia. Dopo quella notte, Sarah non avrebbe più voluto vederlo...

Ma lei non lo lasciò finire e gli sussurrò: “Non parlare, ti prego… continua, non smettere. Baciami ancora.”

Non riusciva a credere a ciò che lei gli stava dicendo: voleva che continuasse a baciarla.

E lui? Cosa voleva lui?

Continuare come prima, restando solo amici e ignorando quel momento irreale che avevano appena vissuto, oppure abbandonarsi alle sensazioni provate mentre la baciava, ma portando così il loro rapporto ad un piano ben diverso dall’amicizia?

La guardò negli occhi e seppe improvvisamente di non avere scelta. Cercò le sue labbra e assecondò il destino.

 

  
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