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Autore: Morgan Snape    02/02/2012    3 recensioni
Ogni gioco di prestigio è una sfida tra l’illusionista e il suo pubblico e un giorno Celia dovrà affrontare molte prove se vorrà andare incontro ad un futuro diverso da quello a cui è stata destinata da suo padre. Quel momento non è ancora arrivato, perciò non le resta che scrutare il mondo al di là dei tendoni del Circo della Notte.
Genere: Malinconico, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un bravo illusionista deve essere a conoscenza di come funziona la mente del suo pubblico, il quale, pieno di aspettative, int

UN GIORNO




Ogni gioco di prestigio è una sfida tra l’illusionista e il suo pubblico. Quest’ultimo, oltre ad essere pieno di aspettative, intende essere stupito con grandi effetti speciali e vorrebbe sempre scoprire il trucco dietro l’illusione, così crede che si possa intravedere la soluzione dietro i rapidi e plateali gesti del prestigiatore, ma la verità è che si osserva ciò che l’illusionista vuole che si noti, quando, in realtà, tutti i movimenti più scenografici, più espliciti, nascondono il vero prestigio.

Per questo, quando all’alba fredda di un giorno qualunque le persone si alzarono e si affrettarono per procedere nell’ordinarietà delle loro vite, uscendo di casa si bloccarono e sgranarono gli occhi d’innanzi ai grandi tendoni bianchi e neri del circo di Prospero l’Incantatore.

Esso era comparso inaspettato e così aveva attratto tutta l’attenzione su di sé, sollevando i mormorii dei passanti sgomenti:


Ma come è possibile? Ieri sera non ho visto niente!”


Invece era lì, Le Cirque des Rêves, il circo dei sogni, che, come ogni grande illusione, nascondeva la sua vera essenza dietro pesanti tende bicolore.

Passarono le ore e, come sempre accade in inverno, l’oscurità non tardò a prendere il posto del sole.


Sei pronta?”


Celia non si voltò e si limitò a sospirare mentre con le mani teneva scostati due lembi del tendone da cui poteva osservare distrattamente la folla che, stretta nei cappotti invernali, attendeva ansiosa l’apertura dei cancelli.


Quante volte devo dirtelo? Non devi farti vedere con i costumi di scena prima dello spettacolo! Chiudi quelle tende e vai al tuo posto! Mi hai sentito?”


Prospero sapeva che il suo richiamo non avrebbe sortito alcun effetto: in fondo era passata una decina d’anni da quando si era preso a carico quella bambina silenziosa, ma che già allora, alla tenera età di cinque anni, aveva dimostrato di avere un temperamento deciso e di essere…particolare.

Scosse la testa e per non perdere altro tempo diede l’ordine di accendere le luci che illuminavano il perimetro del circo.

L’addetto all’illuminazione azionò la grande leva di accensione, a cui seguì un suono caratteristico, come di un ululato grave e proveniente da lontano: erano i segnali di tensione elettrica che scorrevano attraverso i lunghi e grossi cavi che circondavano le tende.

Qualcosa però non stava andando per il verso giusto, perché il circo era ancora illuminato solamente qua e là dalla flebile luce del tramonto proveniente dall’esterno.

Le lampadine cominciarono ad illuminarsi irregolarmente, in un continuo sfarfallio.


Ma che…” Prospero improvvisamente si interruppe e la sua espressione perplessa si trasformò in una di furia.


Con ampi passi coprì la distanza che lo separava da sua figlia e le strattonò una spalla.


Smettila!” sibilò il mago.


L’uomo fece voltare la giovane con forza e poste le mani su entrambe le spalle la agitò rudemente.


Ho detto di smetterla!” ripeté con maggior foga.


Celia perse la concentrazione a causa degli strattoni del padre e i loro occhi scuri, gemelli nel colore e nella tempra, si incrociarono, mentre i tendoni si illuminavano di luce artificiale e finalmente la folla adunatasi all’esterno poteva scorgere le insegne del nome del circo.

Tenendola ancora nella presa delle sue mani, Prospero spinse la ragazza lontano dal pertugio e con voce bassa e roca dalla stizza disse:


Celia…Miranda…il tuo vero nome è Testarda!”


Padre e figlia si squadrarono accigliati, dopo l’incantatore spostò distrattamente lo sguardo verso le persone che stavano aspettando l’inizio dello spettacolo per poi fissare intensamente la giovane.


Non sei come loro e nessuno è come noi due, Celia, lo vuoi capire? Dobbiamo stare insieme, io e te! Perciò togliti dalla faccia quell’espressione nostalgica e fai il tuo dovere!”


La ragazza fu costretta ancora una volta ad arrendersi al volere di suo padre e fissò il pavimento, sconfitta.


L’uomo per alcuni istanti studiò il volto di sua figlia e soddisfatto di ciò che ci intravide, si allontanò con grandi falcate urlando ordini in tutte le direzioni.


Celia, dopo averlo visto allontanare, si avvicinò di nuovo ai lembi del tendone per richiuderli, dato che erano rimasti socchiusi, così colse l’occasione per osservare un’ultima volta il pubblico infreddolito dalle folate di vento che si sollevavano d’improvviso. Pensava a come avrebbe voluto essere come quelle persone là fuori, libera di prendere un sentiero diverso da quello che era stato tracciato per lei da quando era stata lasciata presso l’ufficio di quel teatro di New York, con una nota di suicidio appuntata al cappotto.

Celia non disdegnava la vita del circo perché le permetteva di utilizzare le sue speciali capacità, tuttavia, man mano che la ragazza cresceva, Prospero aveva cominciato a sognare in grande per lei e le chiedeva ogni giorno di più. L’uomo, da grande incantatore quale era, le diceva con parole suadenti che l’avrebbe resa la più grande maga tra tutti e il suo entusiasmo aveva segretamente conquistato anche la silenziosa ragazza, ma quello che era nato come un sogno si era presto trasformato in un’ossessione a cui Celia non riusciva a sottrarsi.


Celia ancora non lo sapeva, ma un giorno non troppo lontano il suo sogno avrebbe preso una piega inaspettata e nemmeno il volere di suo padre le avrebbe impedito di provare su di sé la più grande magia di sempre.


Il cigolio dei cancelli la avvisò che era arrivata l’ora dell’apertura.

Celia chiuse con un gesto deciso lo spiraglio tra i due lembi di tenda e con voce amara sussurrò:


Che lo spettacolo abbia inizio!”





   
 
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