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Autore: Minari OppaRi    03/02/2012    1 recensioni
Intorno a me c’era solo sangue, morte e distruzione.
Avevo stroncato vite innocenti.
Ero un mostro.
Ma dai miei occhi non trasparivano lacrime.
Quella era la guerra.
Non si poteva piangere i caduti.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lovino Pov’s

Anno 1939:
Spagna, Guerra civile.
Noi Italiani alleati con la Germania siamo corsi in aiuto di Francisco Franco.
Obbiettivo: Distruggere le truppe della repubblica.
 

Intorno a me c’era solo sangue, morte e distruzione.
Avevo stroncato vite innocenti.
Ero un mostro.
Ma dai miei occhi non trasparivano lacrime.
Quella era la guerra.
Non si poteva piangere i caduti.
Con la mia fedele pistola passeggiavo per le strade di Barcellona.
“Sango….so che sei qui. Arrenditi subito e non ti succederà niente.”
Mi guardai intorno.
La pioggia mi impediva di captare i movimenti nemici.
“Lovi….non osare avanzare”
Eccola.
Davanti a me si era finalmente presentata la ragazza.
Perdeva sangue dalla testa.
I suoi zaffiri verdi non esprimevano più allegria e dolcezza ma solo odio.
La guerra cambiava tutti.
Mi puntava addosso la pistola.
“Lovi…come puoi accettare tutto questo?”
Mi domandò ringhiando.
“E’ ordine del Duce…”
Gli ordini andavano rispettati. Non si poteva disubbidire.
“E soltanto perché ti è stato ordinato tu lo fai? Lovi, ti sei reso conto di quante gente sta morendo in questa inutile guerra?”
Continuavo a tenere lo sguardo su di lei.
“Me ne rendo conto. Ho ucciso anche io qualche Spagnolo.”
Non c’era la minima traccia di superbia o di allegria nelle mie parole.
Stavo male.
Quello che stavamo facendo era crudele.
Ma non potevamo opporci.
“Guarda cos’è successo! Anche tu sei cresciuto in questa terra! E ora guarda come la stanno riducendo!”
La Spagnola parlava con freddezza.
Il mio cuore era percosso da fitte dolorose.
La terra in cui ero cresciuto….
Era in fiamme, in rovina e destinata alla morte.
“Non posso farci niente”
La ragazza tremava.
“Mi dispiace…se le cose stanno cosi….devo ucciderti”
Ci puntavamo addosso la pistola a vicenda.
Ma io….
Mai avrei potuto spararle.
Mai avrei potuto farle del male.
Sango abbassò la pistola.
“Non….non posso spararti. Io non posso farlo se sei tu…”
I suoi occhi erano tristi e le lacrime gli rigavano le guance.
Non era pioggia.
Erano davvero le sue lacrime.
“Mi dispiace…..”
Le mie scuse non sarebbero mai bastate.
“Sango….io…ti..”
Le parole mi morirono in gola.
Uno sparo.
Un urlo.
Sangue…
 


 
Mi svegliai urlando.
Era solo un ricordo.
“Cavolo….”
Mi strofinai gli occhi e fissai il calendario appeso al muro.
Era il 26 gennaio.
Anni prima in quello stesso giorno avevo commesso un sacco di atrocità.
“E’ ora di andare…”
Mi alzai vestendomi.
Dovevo andare da lei.
Mi toccai il petto.
La cicatrice mi faceva male.
La cicatrice che mi aveva inferto Antonio….
Uscii dalla mi stanza.
“Fratellone, vai da Sango?”
Feliciano mi sorrise.
“Si. Quindi non aspettarmi sveglio stasera”
“D’accordo. E ricordati di scusarti anche da parte mia”
Anche mio fratello si sentiva in colpa esattamente come me.
Era stato lui a sparare a Sango quel giorno.
La guerra aveva cambiato anche lui.
 

*

“Sango!”
Mi misi ad urlare avvicinandomi a lei.
“Avresti dovuto sbrigarti, fratello”
Feli ghignava sadico.
Io non avevo parole.
Mi mancava il respiro.
Il ragazzo si voltò andandosene.
“Sango…resisti…ti prego”
Avrei voluto piangere.
Ma non ci riuscivo.
“Que…rido..”
Riconobbi subito quella voce.
Antonio!
“Querido…tu hai…sparato a mia sorella..?”
Mi guardava con uno sguardo misto di odio e di sorpresa.
“Si…..sono stato io..”
Lo Spagnolo mi squartò il petto con la sua ascia.
Era quello che meritavo….
…….
Quello che successe dopo lo seppi solo in seguito.
Quel giorno.
Il 26 gennaio 1939 Barcellona era caduta in mano ai nazionalisti.
Era stata una vittoria per noi.

*

 

Corsi subito fuori di casa.
Volevo vederla.
Scusarmi.
Dichiararmi.
L’amavo.
L’avevo sempre amata.
Comprai delle rose rosse.
Erano i suoi fiori preferiti.
E piacevano anche a me.
Camminavo agitato verso la piazza in cui ci eravamo dati appuntamento.
“Calmati, Lovino….respira e resta calmo.”
Ero maledettamente nervoso.
Lei non era come tutte le altre ragazze.
Lei era….speciale.
 


 
Sango Pov’s

Ero in ansia.
Io e Lovino ci dovevamo incontrare.
Non vedevo davvero l’ora.
Ero sempre stata innamorata di lui.
Era bellissimo, dolce, coraggioso.
Insomma, il ragazzo perfetto per me.
“Sango! Eccomi qua!”
Era la sua voce!
“Ciao, Lovi”
Gli sorrisi.
Era bello come al solito.
“Queste sono per te”
Mi porse delle rose.
Sapeva benissimo i miei gusti.
Le presi sorridendo.
“Grazie, Lovi”
Sorrise anche lui.
“Sango…devo scusarmi con te…..Ah, anche Feli si scusa”
Mi misi una mano trai capelli.
Ogni anno faceva cosi.
“Dai…non ti preoccupare. Ormai sono passati tanti anni”
Non capivo perché si tormentasse tanto.
Mi aveva chiesto scusa un miliardo di volte.
Per me ormai era storia vecchia.
“Io non posso lo stesso perdonare gli errori che ho fatto”
Scese il silenzio tra di noi.
“Lovi….io…”
Iniziò a piovere.
Quella giornata iniziava a peggiorare.
“Sango, andiamo a ripararci”
Gli presi la mano annuendo.
Casa mia era abbastanza vicina.
Ci mettemmo a correre.
Maledetta pioggia!
Stavo per dichiararmi!
Appena arrivati entrammo subito in casa.
Eravamo fradici.
“Accidenti….”
Borbottò lui girandosi.
“Lovi? Tutto bene?”
Gli chiesi mettendogli una mano sulla spalla.
“S-si. Non ti preoccupare”
Sembrava strano.
Lo feci voltare verso di me.
Si copriva il petto.
Come se dovesse nascondermi qualcosa.
“Lovi, che stai cercando di nascondermi?”
“N-nulla”
“E allora togliti quella camicia fradicia altrimenti ti prenderai il raffreddore.”
“Non ne ho voglia”
Si. C’era proprio qualcosa che non andava.
Gli spostai le braccia.
Lui non doveva nascondermi niente.
Gli aprii velocemente la camicia.
“Ma….Lovi…questa…?”
C’era un enorme cicatrice sul suo petto.
“Me la sono….procurata quel giorno”
Quel giorno?
Ma allora….ad infliggergliela doveva essere stato……Antonio.
“Mi dispiace….”
Lui mi accarezzò la testa.
“Non devi dispiacerti. Me lo sono meritato”
Io davvero non lo capivo.
“Ma non è stata colpa tua. Non potevi opporti”
Lo capii solo tempo dopo.
Lovino se avesse potuto si sarebbe opposto all’attacco di quel giorno.
Ma se l’avesse fatto sarebbe potuto finire giustiziato.
“Avrei dovuto lo stesso fare qualcosa”
Il suo tono era triste.
Perché si tormentava in quel modo?
Non l’avevo mai visto in quello stato.
Ci sedemmo sul divano.
“Parliamo un po’”
“E di cosa?”
“Io non…capisco perché ti senta cosi in colpa”
Gli accarezzai la guancia.
“E me lo chiedi? Stavo per ucciderti”
“Non l’avresti mai fatto. Mi hai sempre protetto. Anche quando ero rinchiusa mi hai trattato gentilmente evitando che le altre guardie mi facessero qualcosa”
“Ma quel giorno ti ho lo stesso fatta piangere e io….non me lo posso perdonare”
Lui si preoccupava per una cosa del genere?
Si preoccupava in quel modo solo perché mi aveva fatta piangere?
Era davvero…..uno scemo.
“Sango….ascolta…io…”
Posai le mie labbra sulle sue interrompendolo.
Non potevo più resistere.
Lovino mi faceva davvero impazzire.
Le sue guance si erano colorate di rosso.
Era cosi carino….
Mi staccai leggermente imbarazzata.
“L-Lovi…io ti…t-ti amo…”
Chiusi gli occhi.
Finalmente c’ero riuscita.
M-ma lui….?
Ricambiava?
 
 

 
Lovino Pov’s

Non riuscivo a crederci.
Mi aveva baciato!
Mi aveva detto che mi amava!
Era tutto…..tutto cosi fantastico.
Gli accarezzai la guancia.
Era maledettamente bella.
“TI amo anche io…”
La baciai lentamente.
Le sue labbra avevano un ottimo sapore.
La guardai negli occhi.
Avevo una strana voglia di saltargli addosso.
Mi staccai per riprendere fiato.
“L-Lovi….”
“Si?”
“D-davvero mi ami?”
“Si. E’ dalla prima volta che ti ho vista che sono innamorato di te.”
Mi vergognavo a dire quelle cose.
Ma erano cose vere.
L’amavo fin dalla prima volta che ero arrivato in Spagna e l’avevo incontrata.
“V-vale anche per me..”
“Eh?”
“Anche io sono innamorata di te dalla prima volta che ti ho visto”
Gli sorrisi.
“Ti amo..”
Gli sussurrai a fior di labbra.
Le cinsi la vita con le braccia stringendola a me.
“Tambien te amo…”
La baciai un'altra volta.
Si…..
Io ero davvero innamorato di lei. 

  
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