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Autore: _eco    03/02/2012    7 recensioni
[Missing Moment/Otherverse] [3x13] [Bill Forbes, Caroline Forbes]
[ATTENZIONE SPOILER!]
« Papà? ».
Non vorresti, non vorresti davvero, ma sei costretta a sentirlo: il ritmo è finito, il battito cancellato.
« Canta con me », implora fra i singhiozzi, battendo i pugni sul materasso, quasi questo possa aggiustarlo in qualche modo.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Forbes, Caroline Forbes
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Puntata stratosferica, pianti disperati da riempirci una piscina olimpionica, scene commoventi al massimo. Me completamente fuori di testa. Ecco cosa ne è uscito fuori. Scritta con "Lullaby by Sia" come sottofondo, presa proprio dalla nuova puntata.
Attenzione SPOILER per chiunque non avesse visto la puntata.
Otherverse non significa che Bill non muoia, anzi, ma modifica un po' il momento della sua morte, eliminando la presenza di Liz in quel preciso istante.
Le frasi in corsivo sono, nella prima parte, i pensieri di Bill, nella seconda quelli di Caroline.

Buona lettura.
S.

 

Sing with me, daddy
 


Il nuovo pianoforte nero splendente sembra essere fatto apposta per stare lì: proprio al centro del salotto, il tappeto rosso scuro vicino, la libreria di legno che sa di carta consumata e inchiostro sbiadito di fronte, il sofà morbido e caldo a pochi passi a destra.Infondo alla stanza si innalza uno scintillante albero di natale, tutto luci e palline colorate. Liz ha tanto insistito affinché i colori si intonassero tra loro, senza creare troppi contrasti visivi, ma, come prevedibile, Caroline l’ha obbligata a decorarlo con tonalità vivaci ed estremamente diverse fra loro.
Poco importa, alla fine.
Adesso Caroline se ne sta in piedi, proprio di fronte al lucido pianoforte nero, gli occhi sbarrati e stupiti, percorsi da tante, piccole stelle di entusiasmo, quasi le luci ad intermittenza dell’abete vi si fossero incastrate.
« Per me? », chiede con voce tremula ed emozionata, volgendo lo sguardo trasparente sulla figura robusta del papà.
Ha il viso stanco, gli occhi piccoli e stretti, e, appena sotto la vestaglia blu notte, si intravede un lembo della divisa da lavoro. Eppure sorride, lasciando che sul viso si stenda un’espressione serena e paterna. Annuisce lievemente, poggiando una mano forte sulle esili spalle della sua piccola principessa.
« Per te », le fa eco, prendendola per mano e accompagnandola alla panca di legno scuro.
Caroline esita un po’, presa com’è dall’osservare con tanta ammirazione quel gigante tanto imponente e perfetto. Sulla struttura nera si riflettono le luci dell’albero di natale. Poi si siede, facendo attenzione che il vestitino rosso non si spiegazzi troppo, si nasconde una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Sembra in imbarazzo. Suscita tenerezza.
« Papà? », lo chiama quasi subito, mordendosi il labbro inferiore con i candidi dentini da latte. « Io non sono capace ».
Eccola là, l’espressione buffa e al contempo corrucciata dipinta sul suo viso da bambina.
Bill le sorride dolcemente, subito dopo fa un cenno col capo a Liz, fino ad allora appoggiata allo stipite della porta, intenta a godersi quell’irripetibile spettacolo, che si avvicina a passo lento e cadenzato, bella nella sua semplicità, avvolta in una vestaglia rosa antico.
« Facciamo così », comincia l’uomo, alternando sguardi complici ad entrambe. « Stasera suono io: voi due cantate », così si siede accanto a Caroline, accarezzandole la chioma morbida.
« Oh. E’ forse una sfida, questa? », gli regge il gioco Liz, incrociando le braccia al petto.
«  Potrebbe darsi », replica soddisfatto Bill, inarcando un sopracciglio.
La stanchezza è passata.
« Non possiamo lasciarlo vincere! », esclama divertita la donna, sollevando Caroline per la sottile vita e poggiandosela sulle ginocchia.
Ora c’è anche lei. E’ davvero tutto perfetto. Da quando non si passava un Natale così bello e intimo?
Il sorriso ritorna sul volto della piccola Caroline, i dentini scintillano e le labbra si piegano, gli occhi s’illuminano e il capo s’inclina.
E’ davvero bellissima, la tua bambina, non credi?
Le dita si rincorrono lungo i tasti bianchi e neri, danzando eleganti come se sapessero già dove andare. Così Bill può anche guardarle in pieno volto, le sue donne, senza dover dedicare tutta l’attenzione al pianoforte.
« Uno…due…tre… », scandisce le note, poi sferza l’aria con un netto movimento della mano.
Caroline comincia a canticchiare pianissimo, irrigidita, quasi timorosa di sbagliare.
Ma non c’è niente di sbagliato in lei. Non lo vedi, Bill.
Allora Liz l’accompagna, alzando un po’ il tono, senza prestar imbarazzo alla sua voce poco intonata, che tanto nasconde quella più sottile della bambina.
« Forza, principessa », la incita Bill, muovendo il capo a ritmo.
Forse Caroline si è presa di coraggio, forse ha solo voglia di cantare un po’, forse nemmeno si è accorta di aver cominciato a farlo davvero, eppure una vocina nitida e dolce risuona nel salotto.
Tutto acquista colori più vivaci e veri. Tutto diventa più bello.
Caroline si muove seguendo la melodia, i boccoli che accarezzano il collo di porcellana, lo sguardo che, ogni tanto, per recuperare forza e sicurezza, si mette alla ricerca di quello di mamma e papà.
« Papà? ».
Bill si volta, perdendo leggermente il senso del ritmo. E’ quasi saltato per aria.
« Canti con noi? ».
 

***


Quante fiabe ti ha raccontato, distesi su quel letto soffice e ampio?
Bill è immobile, respira a fatica.
Vorresti non poterlo fare, ma te ne accorgi: il suo battito è sempre più debole e affaticato.
Caroline ha il viso stravolto dal pianto. Bill odia vederla così triste, delusa, anche, da colui che credeva non l’avrebbe mai abbandonata. Ma si sa: i genitori non devono sopravvivere ai figli. E’ la vita. Ed è questo che vuole insegnarle, questo che vuole che sopravviva anche dopo la sua morte: fa parte dell’essere umani, e lei, la sua dolce principessa, lo è più di quanto ella stessa riesca ad immaginare.
« Perché non canti un po’ per me? », chiede a fatica.
« Non lo faccio più da tanto… », tira su col naso Caroline, passandosi il dorso della mano sul viso.
Bill sa che dietro quella piccola bugia si nasconde una pura verità.
Da quanto non canti per il tuo papà, Caroline? Otto, nove anni, forse.
« Avanti, Care. Non vorrai lasciare un povero padre con un desiderio in sospeso? », ribatte lui, tossendo più volte e destando preoccupazione nella figlia.
Caroline ride fra le lacrime, la sua voce risuona fragile e sottile, proprio come quando era bambina. Nemmeno lei sa come, ma riesce a ricordare gli accordi, le parole, la melodia di quella ninna nanna che ha poi imparato a suonare piuttosto bene.
« Papà? ».
Non vorresti, non vorresti davvero, ma sei costretta a sentirlo: il ritmo è finito, il battito cancellato.
« Canta con me », implora fra i singhiozzi, battendo i pugni sul materasso, quasi questo possa aggiustarlo in qualche modo.
Bill canta, canta con voce solenne e incisiva.
Ma tu, piccola principessa, non lo senti più.

 

  
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