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Autore: arael93    03/02/2012    2 recensioni
One-shot scritta di getto. parla di una ragazza e una amicizia nata per caso. spero vi piacerà.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava guardando fuori dalla finestra di camera sua. Le piaceva vedere la città avvolta dalla neve, per quanto lei non era una gran amante del freddo. Quella placida coperta bianca però sembrava aver addormentato tutta la città, come se tutti fossero stati colpiti da un incantesimo. Pochi infatti osavano uscire di casa con quel vento gelido e tutto quel ghiaccio per terra col rischio di farsi male o di ammalarsi.

Da quella finestra poteva vedere un parchetto, uno dei pochi che si trovavano al centro di quella città, di solito invasi da bambini con genitori che parlano amabilmente, e da cani che tentano disperatamente di rimanere il più a lungo possibile nonostante le resistenze dei padroni. E lei, stava li e osservava.

Avrebbe dovuto studiare in quel momento. Gli ultimi esami si stavano avvicinando, ma più si convinceva più le passava la voglia. E cosi si piazzava li, alla finestra, con quella sua tazza bollente in mano e con tanta di uscire. La verità è che quel parco, quelle panchine solitarie le ricordavano una persona conosciuto tempo addietro, proprio su una di quelle.

 

Quel giorno però faceva caldo, e lei era solo una giovane studentessa maturanda che doveva studiare per l’esame, e che non riusciva a farlo in casa. Aveva preso l’abitudine che alle 3, ora in cui c’era meno gente in giro, prendeva i suoi libri, scendeva, e poi andava a sedersi sulla panchina più lontana dalle altalene, quella che in genere veniva trascurata da tutti.

In realtà era la migliore, non solo per il fatto che era la più lontana, ma perchè di fianco a essa c’era un enorme platano che la riparava dal sole da mezzogiorno in poi. Era perfetta per lo studio.

 

Il giorno prima dell’esame era un giorno come tutti gli altri.

Panchina, libri, tesina alla mano, e lei che come una pazza raccontava ad alta voce la sua tesina, per allenarsi nell’esposizione e vedere se era troppo lunga, troppo corta o se la sapeva bene o meno. Di fatto la sapeva alla perfezione ma la sicurezza non era mai troppa.

Era cosi presa nell’esposizione che non si accorse di un ragazzo che la stava ascoltando nella panchina affianco, apparentemente assorto nella lettura di un libro.

<< Wow, e quindi secondo te la guerra fu vinta solo grazie a dei codici criptati? >> Lei sobbalzò. La stava ascoltando, e da tanto anche.

<< ehm...si ecco, bè non solo. Diciamo che il loro apporto fu necessario e molto utile. Senza la decifrazione di quei codici sarebbe potuta durare ancora a lungo e non si sa chi avrebbe vinto . >>

<< Scusa non volevo spaventarti. È che quelle che racconti sono cose che sui libri di liceo non si trovano. Mi chiamo Davide. Esame nei prossimi giorni? >> Lo guardò meglio. Era carino si, e con un bel sorriso.

<< Alice. Esame domani mattina. Sono la seconda della giornata. Tu hai l’aria di uno che l’esame l’ha già ato da un pezzo invece. >>

<< In realtà un’esame ce l’ho anche io domani. Ma dell’università. E al contrario di te io sono per il riposo più totale le ore prima di un’esame. Anche perchè sennò vado in tilt. Dai, raccontami questa tesina, e se la dici bene ti offro un gelato >> Lei lo guardò stupita. Da dove gli veniva tanta confidenza? Però accettò, e cosi gli raccontò la tesina, magari no proprio con il tono di una studentessa che la racconta ai suoi professori ma con un tono appassionato che Davide apprezzò molto. Con lui infatti si permise di sforare un po' i tanto temuti 15 minuti e gli raccontò quelle curiosità che aveva scoperto nello scriverla. Scoprì che lui era uno studente si storia, e che gli piaceva molto la filosofia, per cui lui le fece anche qualche domanda in più, magari a trabocchetto, giusto per metterla alla prova.

 

Quel giorno presero un gelato e fu solo il primo dei tanti.

Presero infatti l’abitudine di vedersi a quell’ora, e chiaccherare, e cosi lei scoprì tante cose di lui. Scoprì infatti che aveva 25 anni, che aveva fatto il liceo classico, che faceva scherma e che l’aveva spesso vista su quella panchina ripetere prima dell’esame, e che incuriosito era andato a parlarle. E quell’estate la trascorsero cosi, tra risate e studio, lui per gli esami, lei per entrare nella facoltà di veterinaria.

E ci entrò in quella facoltà.

 

 

<< Davide, mi hanno presa!!!!! >> gli arrivò in contro saltellando come una pazza.

<< Cavolo, ora dovrai trasferirti, e io come faccio senza questa piccola peste che mi rompe le scatole? > glielo disse ridendo.

<< Si certo, di la verità, ti mancherò solo come scusa per prendere il gelato. E comunque non vado mica lontano, e poi puoi sempre venirmi a trovare. >>

 

Continuarono a sentirsi ovviamente. Per mail, per messaggio, e poi si vedevano nei week-end quando lei tornava a casa. Lui si laureò, e si fidanzò con una ragazza. Ad Alice quella ragazza non piaceva per niente. Erano uscite insieme una volta, lui ci teneva che andassero d’accordo, ma lei proprio non riusciva a farsela piacere. In parte era perchè lei trattava alice come se fosse uno straccio, si sentiva superiore a tutto il mondo, e, secondo alice, trattava male ance il suo ragazzo. Lui però, cotto come una pera, non se ne accorgeva. Le poche volte che lei gliene aveva parlato avevano litigato, per cui alice glissava sull’argomento e ci passava sopra.

La verità, era che invidiava quella ragazza. Lei era cotta di Davide, ma non lo avrebbe mai ammesso a lui, soprattutto ora che non aveva speranze di essere ricambiata.

 

Un giorno la vide, per strada, che baciava un altro ragazzo. E Alice lo raccontò a Davide. Voleva che aprisse gli occhi, per quanto le dispiaceva doverlo fare perchè a lui sarebbe dispiaciuto tantissimo. Diceva di amarla davvero, e di pensare a un futuro con lei.

 

<< Davide devi credermi, era lei, e quello che baciava non eri tu! Non sto mentendo, perchè mai dovrei dire una bugia simile?? io ti voglio bene >> stavano urlando, lui le stava urlando contro, nel loro parchetto, sotto un temporale primaverile.

<< Perchè? Non lo so io il perchè. La verità è ce tu sei solo gelosa di lei, sei gelosa del nostro rapporto. Ti credevo un’amica. >>

<< Io sono tua amica dannazione. Chiediglielo, avanti. Stasera quando la vedrai e lei ti bacerà chiedile cosa ha fatto stamattina. E non mi sembra che si fossero appena incontrati, ne che lei fosse restia a baciarlo visto le sue mani ovunque. Apri gli occhi cazzo! >> lui le si era avvicinato. Non avrebbe mai dimenticato quello sguardo cosi pieno di rabbia.

<< Non osare mai più. Non voglio più avere niente a che fare con te. Sei una falsa. >> lo disse sottovoce, come se non ci credesse neanche lui. Ma se Davide aveva un difetto, quello era l’orgoglio, e lui ne aveva tanto.

 

Non si parlarono per mesi. Lui non le parlò nemmeno quando, 3 mesi dopo, scoprì che lei aveva ragione, e che lui era cornuto quanto un cervo.

Fu per il suo 20esimo compleanno che si fece vivo. Era uno dei week-end in cui lei era a casa, e nonostante non si parlassero, lei aveva mantenuto l’abitudine della panchina. Quel giorno vi trovo sopra una rosa bianca, con sopra un bigliettino

scusami

 

Lui comparve poco dopo.

<< Sono stato un idiota, scusami. >>

<< Perdonato >> Disse lei con un gran sorriso,e poi gli saltò addosso abbracciandolo. Le era davvero mancato tanto.

 

Il tempo passava, e lei lo vedeva impegnarsi in storie futili, mentre lui la rimproverava di essere troppo sola. “ti serve un ragazzo” le diceva sempre. Ma come dirgli che l’unico che voleva era di fronte a lei? E lui ci provava, le presentava dei suoi amici, la coinvolgeva in uscite di gruppo, e i ragazzi a cui lei interessava non mancavano di certo. Lei però li respingeva tutti senza troppi problemi, con gentilezza, ma li respingeva. E lui se la prendeva, come se fosse lui quell che riceveva un rifiuto.

 

<<perchè ti ostini a rifiutarli tutti quanti? Ti piace forse qualcuno?>> era la 100esima volta che ui le poneva quella domanda, e di certo non ne poteva più.

<< E tu perchè ti ostini a volermi vedere accasata santo cielo? >>

<< Perchè....io ti voglio felice. >>

<< Allora smettila di rompermi le scatole con le tue paturnie di volermi vedere con un fidanzato. Trovatela tu la ragazza. È un po' che non ti vedo con qualcuna in giro. >> diventò rosso.

<< é che, mi piace una, ma non credo di interessarle. >>

<< E tu provaci, fatti avanti, e vedi come va. >>

<< Solo se tu farai lo stesso. È per un ragazzo che ti piace che non vuoi vedere nessuno no? >>

<< Io, non credo sarebbe una buona idea. >>

<< E perchè no? >>

<< perchè so per certo che mi respingerebbe. Tu almeno hai il beneficio del dubbio. >>

<< Lo dici tu >> lo sentii borbottare.

 

Fu la fine della seconda estate, il giorno in cui tutto cambiò.

Fu il giorno prima che davide partisse per andare un anno a Londra, per degli studi particolari. Inutile dire che lei c’era rimasta male, massimo, anche se sotto sotto l’entusiasmo di lui l’aveva convinta. Le aveva fatto promettere che sarebbe andata a trovarlo. Le aveva promesso che sarebbero stati insieme per una settimana, e lui le avrebbe fatto da guida per tutta la città. Le aveva promesso che sarebbe tornato presto.

 

Quel giorno si trovarono per un ultimo gelato prima della sua partenza, e lei lo stava aspettando seduta sulLA panchina. E lui arrivò, alle sue spalle, e le chiuse gli occhi con le sue mani.

<< promettimi che non guarderai mentre faccio ciò che sto per fare. Promettimi che terrai gli occhi chiusi >>. Era perplessa. Ma promise.

Lo senti girare attorno alla panchina. Lo sentì sedersi al suo fianco, e poi sentì le sue labbra posarsi sulle sue. Un timido bacio a stampo.

Lei aprì gli occhi, e lo vide, seduto guardare il vuoto.

<< ecco, ci ho provato >> le disse. Non gli diede il tempo di dire altro, e si fiondo a baciare le labbra di quell’uomo del quale si era innamorata.

 

Parlarono, parlarono tanto, promisero di aspettarsi a vicenda, per un anno. Parlarono di come si erano innamorati, lei prima di lui, di quando trovarsi a Londra, di quando sarebbe tornato.

 

 

Ma lui da Londra non tornò mai.

E lei rimase, a guardare fuori dalla finestra, e ad attendere quel bacio.

  
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