Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: lore23031988    04/02/2012    2 recensioni
Questa idea è stata buttata giù in meno di un'ora e mezzo, anche se era presente nella mia testa da qualche giorno.
E' una storia particolare dove c'è un alternarsi di situazioni possibili ad altre impossibili.
Invito chi leggerà a pensare a uno stile di scrittura molto libero, e un intreccio confuso; ma non per questo sgrammaticato.
Ermetico, ma non troppo! (sto scherzando, chiaramente)
Per il resto leggete, tanto è corta la storia e con un'anticipazione rischierei di dire troppo, o per paura della prima supposizione, non dire nulla di rilevante (come non è stato detto finora).
MI SCUSO CON COLORO CHE GIA' SONO ENTRATI A VEDERE, MA NON AVEVO CAPITO COME METTERE IL TESTO... Ora dovrebbe andar bene.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EFFETTO ABITUAZIONE 

A short story, by Lorenzo Melani

25/04/1986


Lo scenario è una sala da the nel centro di Torino.
Seduti al tavolo ci sono alcuni gentiluomini, impeccabilmente vestiti, che, dopo aver gustato il forte aroma dell’Earl grey, specialità della sala, sono tutti presi da una discussione che va a parare sulle forme di ossessione.
Ad un certo punto da un tavolo vicino, un signore, sui quarant’anni dagli occhi affaticati si intromette nella discussione prendendo parola:

Ossessione ah…. Ognuno ha la sua, la mia è legata a un ricordo, o meglio a un non ricordo…

A quel punto, anche i più presi dalla discussione, si protesero per ascoltare quelle parole che sembravano tanto strane (forse perché avevano finito gli argomenti a favore delle loro tesi, forse perché si erano stancati di parlare).
Fu così, che l’auditorio fece silenzio, e invitò l’uomo a narrare le sue vicende.

< Ogni singolo dettaglio che il paziente G. descrive di quella maledetta stanza…
Ricordo per filo e per segno le sue parole;  sempre le stesse.
Non ho difficoltà a rievocarle:
“Muri viola pallido. Il pavimento di mattonelle rosse. Il legno del letto e delle sedie è del giallo del burro fresco, le lenzuola e i cuscini giallo limone… Molto chiaro. ”
Continuava poi:
“La coperta scarlatta. Le persiane verdi…  E questo è tutto. Non c’è niente in questa stanza dalle imposte chiuse…”
A questo punto G. entrava in catarsi per qualche secondo, e le sue pupille si dilatavano enormemente, fin quando, come destatosi da un breve torpore, dopo meno di un minuto, si riaveva continuando la sua descrizione, ma non più con la freddezza che mostrava fino a quell’interruzione; no!
Il corpo si iniziava a contrarre, come in una sorta di reazione spastica; non riusciva a stare fermo, e le parole uscivano molto più deboli e scattose dalla bocca, impastata dall’abbondante salivazione.
Comunque, mettendo insieme le poche parole spiccicate in questi momenti di scarsa lucidità, sono riuscito a comprenderne alcune, tra cui: ” Corda… Cappio… Soffitto… Mi chiama”.
A seguito di ciò G. cadeva in un sonno profondo e, quando si risvegliava non ricordava più niente.
Ah… Questo dramma non potrà mai avere un epilogo… La sfortuna ha giocato un brutto scherzo al Signor… Ops… Ho dato ad intendere che il paziente è di sesso maschile… Non avrei dovuto…
Comunque non credo possa causargli dei problemi, anche perché come stavo dicendo, il Signor Giunta Soffre di amnesia anterograda (per i profani, quella perdita di memoria che non compromette i ricordi passati, ma limita molto la memoria di lavoro, impedendo la formazione di nuove memorie a lungo termine) dovuta a un incidente in auto che ha compromesso irreversibilmente le facoltà mnestiche del povero Giunta; lucido e meticoloso nel ricordo del passato, cronicamente debilitato nella formazione di nuove memorie…
Ma perché l’ultima immagine che ricorda è questa stanza?
Me lo chiedo da parecchio ormai, cioè, mi chiedo il perché, dietro ad una descrizione così inusuale e sorprendentemente dettagliata (sia per colori, che per i materiali), ci sia un contesto così semplice e familiare come una stanza; e poi, perché quella reazione, dopo l’interruzione?
Questa è la mia piccola ossessione che mi porto dietro da anni, ormai>>

A questo punto, il nostro narratore viene interrotto da una domanda che circolava sulle bocche socchiuse degli attenti ascoltatori già da un bel pezzo.

<<…Come? Mi chiedete come faccio a sapere tutte queste cose?
Scusate, non mi sono ancora presentato; sono il direttore di una clinica di neurologia, e il signor Giunta è un mio paziente… Oh… >>

Si interruppe non appena notò che le lancette dell’orologio, che usciva dalla manica della camicia, puntavano le 23:00.

< Peccato, perché mi sarebbe piaciuto conoscere la vostra opinione in merito, ma non vi preoccupate, avrete modo di rifletterci sopra>>

Con queste parole, e uno strano sorriso, il neurologo interruppe la sua intromissione, e congedò il suo auditorio di fretta e furia.
La serata proseguì senza ulteriori fatti degni di nota.
 

26/04/1986


Lo scenario è una sala da the nel centro di Torino.
Seduti al tavolo ci sono alcuni gentiluomini, impeccabilmente vestiti, che, dopo aver gustato il forte aroma dell’Earl grey, specialità della sala, discutono su quanto è accaduto il sera precedente, e si chiedono che fine abbia fatto lo sconosciuto che li aveva interrotti, condividendo con loro la sua piccola mania; ma del signore sui quarant’anni dagli occhi affaticati non c’è traccia…
A un certo punto, l’architetto Berti, come d’abitudine, apre “La Repubblica” sul tavolo, e, pur sfogliandola distrattamente, l’attenzione ricade per un attimo su un articolo di cronaca nera che recita così:
“Tragedia a Torino, stimato dottore suicida”.
Il Berti, annoiato dalla monotonia delle notizie chiuse il quotidiano.

Se avesse letto più nello specifico l’articolo, vi avrebbe trovato queste informazioni:
“Stamane, il corpo senza vita del Dott. G., stimato neurologo piemontese, è stato rinvenuto morto nella sua abitazione dalle forze dell’ordine, avvertite dalla portiera del palazzo in cui il G. abitava.
La donna dice di aver sentito squillare il telefono in casa del Dottore, e, come sempre, si prestava ad entrare nell’abitazione con il doppio della chiave, datale dal G. seguendo il preciso ordine di rispondere per conto suo quando il telefono squillava;  solo che questa volta la donna oltre che dal telefono, era attesa anche dal macabro spettacolo del cadavere penzolante del G. dal soffitto viola pallido.
A terra, sul pavimento di mattonelle rosse, una sedia color giallo-burro, di cui l’uomo si è avvalso per il folle gesto…”

Molto probabilmente già il leggere la parola neurologo al posto di Dottore avrebbe attratto l’attenzione dell’architetto.
Per non parlare di ciò che segue!
Non so a cosa avrebbe pensato, ma sicuramente ci sono delle grosse incongruenze tra la storia del dottore e il fatto di cronaca, incongruenze legate anche alla lettera iniziale cognome del dottore, quindi anche all’intreccio della storia.
Ma ahime, a dar significato a queste incongruenze (ammesso e concesso che abbiano del senso) caro il mio lettore, dovrai pensarci tu, perché il Berti chiuse il giornale, e la serata proseguì senza ulteriori fatti degni di nota.
La sera seguente il racconto del Dottor G. fu a malapena menzionato. Dal quarto giorno in poi, nessuno ne avrebbe più parlato.

L’incongruenza, nella sua illogicità vuol sempre farsi cogliere, solo che, non utilizzando metodologie convenzionali, non sempre riesce a mostrarsi, se non come errore, perché l’umana percezione, assopita dal quotidiano, non riesce a riconoscere al suo interno l’eccezionale; come una sorta di effetto abituazione.

Fine.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: lore23031988