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Autore: LaniePaciock    04/02/2012    9 recensioni
Il turno è finito, il caso è risolto e la detective Beckett ha un appuntamento. Solo che il fortunato non è Castle. Come la prenderà? La lascerà andare?
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Beckett chiuse sbuffando il fascicolo appena completato sul loro ultimo caso.
“E con questo oggi abbiamo finito” mormorò sollevata. Alzò la testa verso Castle, che aveva passato mezza giornata a guardarla finire il rapporto e a giocare col suo cellulare. Quello però, appena aveva sentito il fruscio di fogli spostati, aveva messo via il telefono per paura che Kate lo riprendesse minacciosa. Non aveva dato troppo fastidio quel giorno, ma in fondo non l’aveva neanche aiutata e si sentiva un poco in colpa. Così decise su due piedi di invitarla a cena, sperando che gli dicesse di si o che quanto meno non gli sparasse. In fondo doveva pure rilassarsi anche lei di tanto in tanto ed era un po’ di tempo che questa idea gli ronzava per la testa.
“Allora si può andare?” chiese lo scrittore allegro.
“Castle guarda che potevi andare via già prima come Esposito e Ryan. Fossi stato almeno utile qui…” rispose con un sopracciglio alzato Beckett.
“Ehi, io sono il tuo supporto morale!” replicò fintamente offeso.
“Si certo come no. Ho un po’ del tuo supporto per omicidi e teorie strampalate su CIA e alieni, ma non per compilare le scartoffie. In fondo sei uno scrittore dovresti essere bravo almeno in questo” disse sarcastica. Il suo contributo era spesso decisivo e la aiutava molto, ma si divertiva a stuzzicarlo.
“Oh non sono solo bravo a scrivere Detective credimi. Queste mani possono fare meraviglie” rispose con un sorriso malizioso avvicinandosi a Kate. Beckett arrossì e distolse gli occhi da quelli, sempre più vicini, del suo partner. Con un ultimo ghigno soddisfatto, Castle si risedette tranquillo al suo posto. Gli tornò in mente che voleva invitarla a cena. “A proposito di questo” riprese Castle un po’ più serio, facendo rialzare la testa a Beckett, “ti andrebbe di venire a cena con me? Una cosa tranquilla solo per passare un po’ di tempo in compagnia. In fondo abbiamo lavorato a questo caso per quasi una settimana, un po’ di svago ci vuole”. Aveva messo su la sua faccia da cucciolo, che sperava avrebbe vinto sulla corazza di Kate. Lei lo guardò dubbiosa per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore. Era tentata, ma non poteva, almeno non quella sera.
“Mi dispiace Castle, ma non mi sembra il caso e…”
“Dai Beckett, stare un po’ fuori ti farà bene. E io sono la compagnia migliore credimi” disse pavoneggiandosi. Lei alzò gli occhi al cielo. “Però se vuoi possiamo invitare anche Esposito, Ryan e gli altri” aggiunse velocemente. Avrebbe voluto stare solo con lei, ma se l’unico modo per farla uscire era con tutti, allora che tutti fossero.
“Castle fammi finire! Stavo per dirti che anche se mi farebbe piacere” e qui abbassò lo sguardo diventando rossa “non posso. Stasera ho un altro impegno, mi spiace”. Beckett avrebbe voluto chiuderla lì, ma sapeva che con Castle era impossibile. Infatti la guardò un po’ stranito e poi chiese esitante
“Con impegno… intendi appuntamento?”.
“Sì, credo si possa chiamare così” rispose lei facendo finta di non degnarlo di uno sguardo mentre prendeva alcuni oggetti dalla scrivania e la giacca per uscire, ma controllando invece la sua reazione. Castle la stava fissando a bocca spalancata come se non credesse a ciò che le proprie orecchie avevano appena sentito. Lo vide scuotere la testa dopo qualche secondo e chiudere e riaprire più volte gli occhi. Forse era anche leggermente impallidito. Quasi non si accorse che la detective si era alzata e si stava incamminando verso l’ascensore. Si alzò di botto e la raggiunse.
“Quando intendi appuntamento, intendi con qualcuno? Un ragazzo?” chiese Castle con una nota di risentimento nella voce.
“Beh di certo non con un cane! E comunque direi che è un po’ cresciuto per essere un ragazzo”. Lui sbuffò. A Beckett dispiaceva vedere quell’aria afflitta sul suo scrittore, ma non avrebbe saputo altro da lei. Si stava divertendo troppo a vederlo geloso, perché quello era ciò che chiaramente leggeva in faccia allo scrittore: gelosia. Poi le porte del’ascensore si aprirono ed entrarono. Non parlarono per tutta la discesa, ma Kate sapeva che lui si stava trattenendo dal domandarle del suo ‘appuntamento’. Ridacchiò internamente: non gli avrebbe certo detto lei che il suo incontro era con suo cugino Stephan, venuto a trovarla dal Canada dove si era trasferito per studiare cinque anni prima. Si promise tra sé e sé di mantenere una faccia da poker. Intanto Castle sembrava diviso internamente. Non sapeva se chiedere a Beckett qualcosa di questo tipo che l’avrebbe portata fuori o fingere indifferenza. Scelse una via di mezzo.
“E, uhm, quindi chi sarebbe?” chiese come se la cosa non lo interessasse.
“Chi sarebbe chi?” domandò lei di rimando con un mezzo sorriso nascosto.
“Come chi? Il tipo con cui hai appuntamento!”. Al diavolo l’indifferenza, voleva sapere chi si stava mettendo in mezzo tra lui e la sua musa.
“Nessuno che conosci Castle”
“Se non lo conosco allora dimmi il nome”
“Perché?”
“Così per sapere…”. Le porte dell’ascensore si riaprirono e uscirono dal distretto.
“Beckett??” mugugnò Rick con una faccia da cucciolo bastonato. “Eddai se tanto non lo conosco che ti costa dirmi il nome?”. Lei stava cercando in tutti i modi di non fargli vedere che si stava mettendo a ridere e lui continuava a supplicarla per avere più informazioni. Si stavano avvicinando alla macchina. Prese un respiro profondo e si girò verso di lui.
“Ok Castle, ti dico il nome se la smetti di assillarmi”
“Giuro! Chi è?” domandò di nuovo mentre entravano in auto. C’era ansia nella sua voce.
“Si chiama Stephan”. Aspettò un momento sperando in un cognome che non arrivò. La guardò male.
“Solo Stephan?” chiese con un sopracciglio alzato. Voleva scoprire chi diavolo era, ma aveva bisogno di nome e cognome per farlo. Come se gli avesse letto nella mente, Kate rispose con un sorrisino malvagio “Sì, solo Stephan”. Lo sentì mugugnare qualcosa contro il vetro della macchina dove si era appoggiato. Non parlò più per il resto del viaggio. Arrivati davanti il suo palazzo, lui fece un sospiro triste e la salutò.
“Allora a domani Beckett. Buona serata”. Scese dall’auto e si avviò verso il suo appartamento. Kate si sentiva un po’ in colpa a lasciarlo andare via così giù di morale, ma si ripromise di dirgli l’indomani mattina chi era in realtà Stephan. Ripartì alla volta di casa sua. Guardò l’ora: erano le 6.30. L’appuntamento con suo cugino era per le 8.30 quindi aveva tutto il tempo per tornare e farsi un bagno caldo, ripensando alla gelosia di Castle. Sorrise mentre rifletteva sulla reazione dell’uomo quando gli aveva detto che doveva vedersi con qualcuno. Arrivati alla sua palazzina, parcheggiò e salì, desiderosa si rilassarsi tra le bolle di sapone alla ciliegia.
 
Castle intanto era arrivato nel suo appartamento, scervellandosi su chi potesse essere questo individuo spuntato dal nulla. Possibile che non gli avesse detto niente? Poteva aver conosciuto qualcuno di nuovo? Era geloso e curioso insieme di sapere chi era questo tipo. Poi gli venne l’illuminazione: Lanie. Era la sua migliore amica, di certo doveva saperlo. Senza farsi troppi scrupoli sulla privacy di Kate, chiamò l’omopatologa e, dopo i convenevoli, le chiese se sapesse qualcosa di un certo Stephan che Beckett aveva conosciuto di recente.
“No, non credo mi abbia mai detto niente a riguardo. Perché?”
“Perché stasera esce con questo tizio e non mi ha voluto dire chi è” rispose mugugnando imbronciato come un bambino a cui è stato negato un giocattolo. Lanie ridacchiò.
“Qualcuno qui è geloso”
“Non sono geloso!” esclamò Castle offeso. In realtà lo era e lo sapeva bene, ma non glielo avrebbe di certo confessato.
“Si certo e io sono la regina d’Inghilterra. Non prendermi in giro Castle. Comunque non so davvero chi sia e se quello che mi hai detto è vero, allora Kate mi dovrà qualche spiegazione oppure sarà la prossima a finire sul mio tavolo in obitorio…” sussurrò con aria vendicativa. Castle rabbrividì: mai mettersi contro la dottoressa Lanie Parrish. Non avendo trovato informazioni, si salutarono e riagganciò. Decise di fare un tentativo con Ryan ed Esposito. Dopo un “Castle non è che sei geloso?” da parte del primo e un “Ehi bro, ma non sarai mica geloso??” da parte del secondo, fu comunque un nulla di fatto. Entrambi non ne sapevano niente e, non conoscendo il cognome, non avrebbero potuto neanche risalire all’uomo misterioso. Rick chiuse la comunicazione e sbuffò. Non aveva niente da fare per distrarsi e continuava a pensare alla sua musa e al tipo senza cognome. Alexis sarebbe stata a dormire da una sua amica e sua madre invece alle terme per qualche giorno, quindi non aveva neanche la scusa della loro presenza per svagarsi. Non aveva neanche voglia di scrivere. Continuò a camminare avanti e indietro per il salone per dieci minuti buoni cercando un’idea per scovare il ragazzo misterioso. Ormai si era impuntato. E se seguissi Beckett? pensò. No meglio di no… Se mi scoprisse sarei morto nel giro di un secondo. Potrei chiamarla e asfissiarla finché non mi da un nome… Scosse la testa.No anche lì non vedo un buon finale. E se andassi a casa sua?. Si fermò in mezzo alla stanza con questa idea in testa. Magari riesco a convincerla a non lasciarsi incantare da quel tipo, chiunque sia! Magari riesco a convincerla a uscire con me… Sospirò e ricominciò a camminare. No anche quest’opzione non avrebbe funzionato. Non così almeno. Se riuscissi a dimostrarle quello che provo prima che esca con quello. Forse non ricorda davvero cosa le ho detto mentre mi stava morendo tra le braccia, ma se è così non posso lasciarla andare senza averglielo detto ancora una volta, senza che lei lo sappia! Si passò una mano tra i capelli. Ormai si era infervorato. Si bloccò di botto vicino al divano e ad alta voce annunciò
“Kate Beckett costi quel che costi riuscirò a dirti ancora una volta che ti amo prima che quel bellimbusto ti porti via da me!” Era deciso. Non sarebbe tornato indietro. Doveva andare da lei e dirglielo, ma come? Non poteva presentarsi lì e semplicemente dire “Ciao Kate. Ti amo quindi non uscire con quel ragazzo, uomo o bipede di altro genere che è!” Storse la bocca disgustato. No decisamente quello era solo il modo migliore per farla richiudere in sé. Che razza di scrittore che non ha neanche un’idea per incantare la sua musa! Scosse ancora la testa e si passò una mano sulla faccia. Poi si girò e riprese a camminare. Nel farlo però, l’occhio gli cadde sullo stereo vicino alla parete di fronte a lui. E l’illuminazione arrivò. In faccia gli si aprì un grosso sorriso. Ok Detective questa volta si gioca secondo le mie regole. Qualcuno mi deve un favore e ho tutta l’intenzione di usarlo. Perciò preparati. Mentre pensava ciò, si rimise la giacca e uscì di nuovo dall’appartamento con il cellulare in mano pronto all’uso.
 
Erano appena passate le 7 e Kate era a mollo nella vasca, completamente rilassata. Stava per uscire quando il cellulare suonò una volta. Un messaggio. Beckett sbuffò, si alzò e iniziò ad asciugarsi con il telo che aveva appoggiato lì vicino. Si avvicinò al telefono e aprì il messaggio: era di Castle.
‘Ciao Beckett sei ancora a casa?’ Uff ma che altro voleva?
‘Si Castle. Perché?’ Digitò e inviò. Si stava vestendo quando arrivò la risposta.
‘Accendi la radio. Canale 97.3 Radio NY.’ Cosa?? Le chiedeva se era a casa per farle sentire la radio? Guardò stupita il messaggio con le sopracciglia aggrottate. Dopo neanche trenta secondi, le arrivò un altro messaggio.
‘Fammi solo questo favore. Lo so che sei scettica sulle mie intenzioni, ma accendi e aspetta. Non ti ho chiesto se eri a casa solo per farti sentire un po’ di radio.’ Ah già, aveva dimenticato che sapeva leggerle nel pensiero. Sbuffò, ma rispose con un Ok. Si avvicinò allo stereo che aveva in salone, lo accese e cercò la stazione indicatagli. Stavano dando una canzone dei OneRepublic, ma era ormai alla fine. Si sedette su divano in attesa, pensando a che diavolo dovesse farle sentire lo scrittore. Un minuto dopo la musica finì e lo speaker cominciò a parlare con una voce giovane e squillante.
“Bentornati amici di Radio NY! Qui è sempre il vostro Jake Carson che vi parla. Avete appena ascoltato Stop and Stare dei OneRepublic, ma ora passiamo ad altro. Oggi abbiamo con noi in diretta telefonica un ospite speciale, ma soprattutto un mio amico. Signori e signore ecco a voi il famoso scrittore del crimine Richard Castle!”. Beckett restò a bocca spalancata. Sapeva che aveva fatto molte interviste, ma non pensava andasse anche in radio. No un momento… mi ha detto di accendere per pavoneggiarsi un po’ in diretta radiofonica?? pensò Kate in quell’istante. Non sapeva se infuriarsi o meno. Decise di aspettare e sentire che aveva da dire. In fondo era pur sempre il suo scrittore preferito. Incrociò le braccia al petto e si rimise in ascolto.
“Ciao Jake! E grazie per questa opportunità. Ma soprattutto salve New York!”. Kate poteva immaginarsi il suo volto sorridente mentre il suo ego prendeva il volo.
“Allora Rick che mi dici? Qui siamo tutti curiosi. Dovete sapere ascoltatori, che quest’uomo mi ha chiamato nemmeno dieci minuti fa per chiedermi se poteva essere ospite in radio per qualche minuto e se poteva dedicare una canzone. Ovviamente non potevo dire di no a Richard Castle!”
“Grazie Jake sei anche troppo gentile. Volevo rubarti solo qualche momento per fare una dedica a una persona, che so che è in ascolto in questo momento.” Kate trattenne il fiato.
“Deve essere una importante per te”
“Sì molto.” Kate sentì che il suo tono si era addolcito. “E siccome ho rischiato di perderla già una volta, voglio, in questo modo, che sappia ciò che provo. Stasera questa persona avrebbe un appuntamento con un ragazzo” e fece una specie di versetto disgustato “ma non ho intenzione di lasciarla andare. Non così facilmente almeno. Quindi vorrei poterle dedicare una canzone che esprima quello che sento, prima che esca con quell’individuo!” Ora Beckett poteva chiaramente sentire il tono irritato dello scrittore. Ma fu subito sostituito da un tono scherzoso quando continuò. “Tra l’altro se glielo dico via radio, magari riesco a non beccarmi una pallottola”. Beckett ridacchiò piano, ma iniziò anche ad agitarsi nervosamente sul divano. Castle non poteva essere andato sul serio in radio per dirle quello che provava. Oddio era nel suo stile, ma sapeva che lei odiava queste cose plateali. Doveva averlo fatto ingelosire parecchio.
“Ok allora adesso mettiamo la tua canzone, ma tu non andare via, resta in linea” esclamò allegro lo speaker.
“D’accordo” rispose Castle. Kate si chiese cosa avesse scelto.
“E ora Always dei Bon Jovi! Ci risentiamo alla fine del brano con Richard Castle, gente!” La musica cominciò a diffondersi per la stanza. Kate, a sentire il titolo della canzone, si era rizzata a sedere. Always. Conosceva quella canzone, le piaceva, ma ora avrebbe ascoltato le parole con una nuova attenzione.

 
This Romeo is bleeding / But you can see his blood
(Questo Romeo sta sanguinando /ma tu non vedi il suo sangue)
It’s nothing but some feelings / That this old dog kicked up
(non sono che alcuni sentimenti / che questo vecchio cane ha preso a calci)
 
Kate come fai a non vedere, a non renderti conto di quanto sto male quando ti vedo insieme ad un altro? Prima con Demming, poi con Josh e ora anche con uno sconosciuto. Non so neanche chi sia ma lo sto odiando con tutte le mie forze. E odio anche me stesso perché non riesco a dirti quello che provo. E ci sto male da morire.
 
It’s been raining since you left me / Now I’m drowning in the flood
(Ha piovuto da quando mi hai lasciato / ora sto annegando nell’alluvione)
You see I’ve always been a fighter / But without you I give up
(vedi sono sempre stato uno che combatte / ma senza te getto la spugna)
 
Rick non puoi arrenderti. Non ora che sei così vicino. Che siamo così vicini ad abbattere questo muro. Continua a combattere e anch’io questa volta ti prometto di essere con te, a lottare al tuo fianco. Josh non è che un lontano ricordo. Ancora mi dispiace averti lasciato per tre mesi senza dirti nulla, quando sono stata colpita, ma avevo bisogno di riflettere. Ora so che non posso stare senza di te, ma tu continua a combattere. Per me.
 
Now I can’t sing a love song / Like the way it’s meant to be
(Non riesco più a cantare una canzone d’amore / nel modo in cui dovrebbe essere)
 
In fondo me lo hai detto tu Kate, ricordi? Come sai che sei innamorato? Quando le canzoni acquistano un senso. E con te ogni singola canzone ha trovato un senso per me. Quando eri con uno di quegli altri però, allora il mio mondo crollava, e con esso anche la mia speranza. Ma mai, mai, ho smesso di trovare un senso alle canzoni con te nei miei pensieri.
 
Well I guess I’m not that good anymore / But baby, that’s just me
(bene, immagino di non essere più in grado / ma piccola, sono semplicemente io)
 
Si Richard, sei solo tu. Uno scrittore, un padre, un amico, un partner. Spesso un bambino, ma spesso anche un uomo. Un uomo che è stato capace di tirarmi fuori dal buio in cui ero, di farmi ricominciare a ridere, a scherzare. A vivere. L’uomo fantastico di cui mi sono innamorata. Solo tu.
 
And I will love you, baby – Always /And I’ll be there forever and a day – Always
(E ti amerò, piccola, sempre / e sarò lì per l’eternità, sempre)
 
Always Kate. E non smetterò mai di ripeterlo perché con te ci credo davvero. So che vale qualcosa di più per noi. Molto di più. E riuscirò a dimostrartelo. Perché per me quell’Alwaysvale quanto un Ti amo.
 
I’ll be there till the stars don’t shine / Till the heavens burst and
(sarò lì fin quando le stelle non brilleranno / fin quando scoppierà il cielo e)
 
Il cielo o la mia casa direi… Ma guardami, ormai la tua influenza su di me è dimostrata in quanto a battute. Ma so che, se dovesse accadere di nuovo qualcosa di simile, sarai sempre tu il primo, Rick, a tirarmi fuori dalle fiamme e a salvarmi.
 
The words don’t rhyme / And I know when I die, you’ll be on my mind
(le parole smetteranno di rimare / e so che quando morirò, sarai nei miei pensieri)
And I’ll love you – Always
(e ti amerò, sempre)
 
Sono un bravo scrittore, ma non potrò andare avanti all’infinito, lo so. Però con te credo nel ‘per sempre’. Tu sei lai mia musa. La mia detective. La mia Kate. So che se anche smetterò di scrivere, non potrò mai smettere di averti vicino né di pensarti. Always.
 
Now your pictures that you left behind / Are just memories of a different life
(Ora le foto che hai lasciato / sono solo ricordi di una vita diversa)
Some that made us laugh, some that made us cry / One that made you have to say goodbye
(alcune che ci hanno fatto ridere, alcune che ci hanno fatto piangere / una che ti ha indotto a dirmi addio)
 
Sei riuscito a tirarmi fuori da quel girone infernale che era il caso di mia madre, nonostante all’inizio mi abbia fatto male. Molto male. Ti sei intromesso nella mia vita senza dirmelo. E per questo ho tentato di allontanarti. Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a liberarmi di te. Perfino quando pensavo che sarebbe finito tutto, che non ci saremmo più rivisti dopo che ti avevo urlato e trattato come un cane la sera prima della morte di Montgomery. Tu sei rispuntato fuori e mi hai salvato. Di nuovo. Non posso più fare a meno di te Rick, nella vita come nel lavoro. Ma già una volta te l’avevo accennato, proprio quando hai riaperto il caso di mia madre: il mio è un lavoro duro e tu lo rendi un po’ più divertente.
 
What I’d give to run my fingers through your hair / To touch your lips, to hold you near
(Cosa darei per far scorrere le dita nei tuoi capelli / toccare le tue labbra, stringerti)
 
Kate tu non immagini nemmeno quanto vorrei baciarti, assaporarti di nuovo, passare le mie mani tra i tuoi capelli, stringerti a me. Quel bacio sotto copertura è stato… beh, ancora oggi l’unica parola che mi viene in mente è amazing. Per me non è stato solo ‘lavoro’, per me era qualcosa in più. Qualcosa che spero tu un giorno abbia il coraggio di affrontare. Insieme a me. E al diavolo i Tom, i Josh e gli Stephan!
 
Rick quel bacio… Come avrei potuto dimenticarlo? Se ci ripenso il mio cuore comincia a battere a mille allora, come quando mi sei vicino. Se non fossimo stati sotto copertura, ho dei dubbi che mi sarei staccata da te. Dio le tue mani su di me, tra i miei capelli. Le tue labbra sulle mie. Credo che nessun uomo sia mai riuscito a farmi sentire così bene con un solo bacio. Dovrei avere più coraggio e dirti quello che provo, quello che ricordo, ma ho paura. Forse neanche io so più di cosa.
 
When you said your prayers try to understand / I’ve made mistakes, I’m just a man
(quando dici le tue preghiere cerca di capire / ho fatto errori, sono solo un uomo)
When he holds you close, when he pulls you near / When he says the words you’ve been needing to hear
(Quando lui ti stringe, quando ti tira a sé / quando dice le parole che hai avuto bisogno di sentire)
I’ll wish I was him ‘cause those words are mine / To say to you till the end of time
(desidero essere lui perché quelle parole sono mie / da dirti fino alla fine dei tempi)
Yeah, I will love you baby – Always / And I’ll be there forever and a day – Always
(Sì, ti amerò, piccola, sempre / e sarò lì per l’eternità, sempre)
 
Ho sbagliato più volte Kate, lo so. Ma cerca di capirmi. Sono solo un uomo. Un uomo tremendamente geloso di qualcuno che non gli appartiene. E sono anche un bambino come ben sai. Due anni fa mi sembrava sensato invitare Gina negli Hamptons per ripicca. Non avrei mai immaginato che tu avevi appena lasciato Demming per venire con me, ma l’ho scoperto solo di recente, da Lanie. Facendo così ti ho perso e ho lasciato che un altro ti stringesse, ti coccolasse, ti confortasse, al mio posto. Ho lasciato che Josh entrasse nella tua vita e più di una volta ho sperato di diventare lui per un giorno per baciarti e dirti che ti amo in ogni singolo istante. Lo invidiavo, perché ti stava accanto, anche se non c’era mai. E lo odiavo, proprio perché sapevo che lui non ti sarebbe mai stato davvero vicino. Perché lui non lo amavi. Mentre so che provi qualcosa per me anche se lo nascondi. Ora che ci penso… era forse anche la tua una ripicca detective?
 
If you told me to cry for you / I could
(Se tu mi dicessi di piangere per te / potrei)
If you told me to die for you / I would
(se tu mi dicessi di morire per te / lo farei)
 
È questa la cosa che più mi spaventa Rick. Io non posso fare a meno di te, ma con il lavoro che faccio sono quasi costantemente a rischio. E tu con me, visto che continui a seguirmi. So che non ci penseresti un secondo a buttarti davanti a una pallottola se volesse dire salvarmi. Non serve che me lo dicano Esposito, Ryan, Lanie o chiunque altro. Lo so perché te lo leggo negli occhi ogni volta che siamo in pericolo. È lo stesso sentimento che provo io. Ma ho paura che possa succedere davvero un giorno e allora non saprei più cosa fare se ti accadesse qualcosa.
 
Take a look at my face / There’s no price I won’t pay
(guardami in faccia / non esiste prezzo che non sarei disposto a pagare)
To say these words to you
(per dirti queste parole)
 
Farei di tutto per te Kate e lo sai. Se mi dicessi di gettarmi nel fuoco, lo farei per te. Farei di tutto perché possa dirti un giorno ‘ti amo’, senza trucchi, senza paura. Puoi leggerlo dai miei occhi, sai che sarei disposto a tutto per te.
 
Well, there ain’t no luck / In these loaded dice
(Beh, non c’è fortuna / in questo lancio dei dadi)
But bay if you give me just one more try / We can pack up our old dreams
(ma piccola se mi dai un’altra possibilità / possiamo metter via i nostri vecchi sogni)
And our old lives / We’ll find a place where the sun still shines
(e le nostre vecchie vite / troveremo un posto dove il sole splende ancora)
 
Richard Castle, non sai quanto vorrei abbracciarti e darti dello stupido allo stesso tempo. Davvero pensavi che potessi uscire con un uomo che non sei tu? Dicono che bisogna fare tesoro dei propri errori. In fondo, se ci penso, Gina, Tom, Josh ci hanno aiutati a capire a chi tenevamo veramente. Chi amavamo veramente. Vuoi un’altra possibilità scrittore? Allora preparati perché ti giuro che uscirò da questo muro in cui sono rinchiusa.
 
And I will love you, baby – Always /And I’ll be there forever and a day – Always
(E ti amerò, piccola, sempre / e sarò lì per l’eternità, sempre)
I’ll be there till the stars don’t shine / Till the heavens burst and
(sarò lì fin quando le stelle non brilleranno / fin quando scoppierà il cielo e)
The words don’t rhyme / And I know when I die, you’ll be on my mind
(le parole smetteranno di rimare / e so che quando morirò, sarai nei miei pensieri)
And I’ll love you – Always
(e ti amerò, sempre)
 
Always Kate.
 
Always Rick.
 
 
La canzone finì e lo speaker tornò a riempire la stanza con la sua voce. Nel sentirlo, Kate si riprese dai suoi pensieri. Sbatté le palpebre e scosse la testa. Dopo una cosa del genere, il minimo che possa fare è chiamarlo alla fine della trasmissione e rassicurarlo sul mio accompagnatore di questa sera pensò Kate con un sospiro. La canzone le aveva dato modo di pensare parecchio. Ora capiva perché Rick l’avesse scelta.
“Qui Radio NY, bentornati dal vostro amatissimo Jake Carson! Vi ricordo che abbiamo ancora in linea il famoso scrittore Richard Castle, che ha scelto la canzone appena ascoltata, Always, dei Bon Jovi. Ma torniamo a noi. Rick sei ancora in linea?”
“Sì… certo eccomi”. Kate notò all’inizio il tono leggermente distaccato di Castle, che però si era ripreso quasi subito. Possibile che fosse anche lui immerso nei pensieri?
“Allora, davvero una bella canzone, sai? Ma sei in crisi d’amore vecchio mio? Un uomo del tuo calibro e con una reputazione da vero playboy” chiese Jake con tono scherzoso.
“Beh devo ammettere che il mio fascino funziona sempre ovvio” rispose Castle con lo stesso tono. Kate sbuffò divertita. “Ma per stasera il mio charme sarà di proprietà esclusiva di una sola persona, se andrà bene”. Lasciò la frase in sospeso. Beckett si stava già chiedendo, con un sopracciglio alzato, con chi aveva intenzione di passare la serata il suo scrittore. Poteva immaginarsi benissimo in quel momento il suo ghigno divertito dopo questa frase.
“Wow! Guarda, qui ci stanno arrivando un sacco di domande sul chi è la tua donna misteriosa. Hai intenzione di fornirci qualche altro particolare riguardo a lei o sulla serata? Non esagerare però, ricorda che siamo in prima serata e ci sono minori all’ascolto!” Kate sentì ridere lo speaker e Rick insieme.
“Oh non preoccuparti Jake. Non rivelerò particolari piccanti. Non posso dirti molto su di lei perché ho paura che mi uccida se oso dire il suo nome…” Kate rilasciò il fiato che non si era accorta di aver trattenuto. Per un momento aveva avuto paura che dicesse davvero il suo nome alla radio. Poi però ci ripensò, chiedendosi se non l’avesse fatto per nascondere invece un altro nome a lei. “Posso dirti solo una cosa di lei. Così saprà subito di chi sto parlando, perché so che in questo momento si sta chiedendo se è lei o meno.” Lo sentì ridacchiare. “Cioè questo: è straordinaria.” Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Kate. Inoltre Rick l’aveva detto con una tale dolcezza,mettendo da parte lo scherzo, che il cuore aveva subito ripreso a batterle veloce.
“Cavolo Rick devi essere proprio cotto!” ridacchiò Jake. “Ma proprio non vuoi dirci nulla quindi della serata che ti aspetta?” chiese speranzoso.
“Beh in realtà non so ancora bene nemmeno io cosa mi prospetta la serata”
“Come non lo sai?”
“Dipende…”
“Da cosa?”
“Da quello che farà lei.” Il suo tono di voce ora era leggermente insicuro e divertito. Kate aggrottò le sopracciglia cercando di capire cosa volesse intendere lo scrittore. Per fortuna le venne in aiuto Jake, anche lui curioso e confuso.
“Scusa Rick, ma non riesco a seguirti. Che vuol dire che dipende da quello che farà lei?”
“Vuol dire che dipende da lei. In questo momento sono davanti alla porta del suo appartamento, sperando che sia ancora in casa, ma soprattutto sperando che mi apra!” Kate spalancò la bocca e sgranò gli occhi. Cosa???
“Aspetta amico, vuol dire che sei davvero davanti a casa sua mentre parli con noi??” Jake sembrava incredulo quanto lei.
“Oh sì. E visto che ora lo sa anche lei spero che non mi lasci fuori e mi venga ad aprire” rispose Rick a metà tra il serio e il divertito. Stava sperando di aver avuto l’idea giusta. Kate era ancora immobile sul divano, sconvolta dalla notizia. Poi sentì un leggero bussare alla porta. Scosse la testa, si alzò e lentamente si avvicinò alla porta. Prese un respiro e l’aprì. Richard Castle era davvero davanti alla porta del suo appartamento con il cellulare premuto sull’orecchio. Un sorriso enorme si aprì sul suo volto.
“Ehi Jake devo andare. Mi ha aperto!” esclamò  eccitato al telefono. “Grazie mille per il favore. A presto e buona serata New York!”. Poi chiuse la comunicazione, mise via il telefono e la guardò.
“Ciao” disse un po’ incerto. Ora che era arrivato a realizzare il suo piano non si sentiva più tanto sicuro. La squadrò un momento e notò che non aveva indossato nulla di troppo particolare per una cena, nonostante fosse comunque bellissima. Si sentì un po’ rassicurato. Forse quello Stephan non era così importante.
“Ehm ciao. Vieni entra, non mi aspettavo di vederti” lo salutò Kate, ancora un po’ shoccata dall’apparizione dello scrittore.
“Già, volevo farti una sorpresa. Spero di non averti disturbato”
“No, figurati”. Si accomodarono sul divano dove fino a poco prima era stata seduta lei. Nel tornare in salone, Kate aveva spento lo stereo. Ormai non serviva più. Rick aveva notato il suo gesto.
“Così… Hai sentito” cominciò un po’ imbarazzato. All’inizio gli era sembrato un ottimo piano, ma ora si stava dando dell’imbecille, non essendosi ricordato che parlare con Kate gli toglieva le parole di bocca. Lei annuì un po’ rossa in volto.
“Già. Anche perché altrimenti non ti avrei aperto” disse ridacchiando piano. Un altro sorriso si allargò sul volto dello scrittore.
“Giusto” rispose. Kate si morse un momento il labbro inferiore, poi sospirò e continuò ancora più rossa
“Era… Era una bella canzone, davvero”.
“Mi fa piacere ti sia piaciuta” replicò Rick. Non riusciva a capacitarsi del fatto che fossero entrambi così imbarazzati. Forse era davvero ora della resa dei conti? Castle prese un sospiro profondo. “Quella… quella canzone… beh è quello che provo. Insomma quello che provo quando tu sei con un altro. E anche stasera… Insomma non volevo… non volevo perderti di nuovo”. Rick aveva balbettato metà del tempo, ma l’ultima frase l’aveva detta tutta d’un fiato. Inchiodò i suoi occhi con quelli di Kate. Lei era rimasta stupita, gli occhi sgranati, le guance in fiamme. Castle le prese la mano e iniziò con il pollice a fare dei piccoli giro sul dorso di essa, cercando le parole per continuare. Lei non aveva ritirato la mano e questo gli diede nuova energia. “Questa sera, quando mi hai detto che avevi un appuntamento, ho avuto paura che il mondo mi crollasse di nuovo addosso. Non puoi neanche immaginare quanto ero felice quando hai lasciato Josh. Ma ora questo Stephan… Mi sembrava di tornare in un incubo. Quando c’era Josh non ho potuto reagire, perché nella mia immensa e totale stupidità ero negli Hamptons con Gina”. Kate sbuffò. “Lo so che avevi lasciato Demming per venire con me e...”
“Aspetta, tu come lo sai?” chiese sorpresa Beckett. Lui fece un mezzo sorriso e rispose semplicemente
“Lanie”. La sentì mormorare tra i denti una minaccia all’amica. Lui ridacchiò.
“Dai dopo penserai a come uccidere Lanie, ma ora lasciami finire ti prego” disse con la faccia più tenera che riuscisse a fare. Kate lo guardò un momento rapita, poi si riprese e annuì. “Bene. Dicevo, so che avevi lasciato Demming per venire con me, ma l’ho saputo solo da poco. Sono stato uno stupido. Ho permesso che Josh ti portasse via da me senza poter fare niente. Ma non oggi.” C’era una luce decisa nei suoi occhi blu. “Oggi posso combattere. E voglio combattere. Per te. Perché… perché ti amo. E non posso sopportare di vederti di nuovo nelle braccia di un altro uomo. Non so se è vero o no che non ricordi ciò che ti ho detto quel giorno al funerale di Montgomery. Anzi non lo so e non mi importa perché ora finalmente sono riuscito a dirtelo.” Kate era spiazzata dalla dichiarazione. Spiazzata e felice come non mai. Non riusciva a muovere un muscolo, tanto aveva paura che tutto fosse un sogno. Rick aspettava un suo cenno, qualcosa, ma lei sembrava aver perso l’uso degli arti e della parola. Così continuò, avendo paura di essersi sbagliato, di aver capito male, sul fatto che anche lei provasse qualcosa per lui. Non aveva mai smesso comunque di tenerle la mano. “Beh… ora puoi scegliere Kate. Se è lui che ti rende felice, allora io mi tirerò indietro. Lo so che non ami essere sotto pressione, ma probabilmente sta per arrivare e io devo sapere cosa provi. Ho sbagliato tutto Kate? Oppure c’è una possibilità?” Aveva uno sguardo speranzoso e ansioso insieme. Kate scosse la testa per riprendersi e lo guardò. Si perse qualche secondo nei suoi occhi blu, poi prese un respiro. Stava per parlare quando il campanello della porta suonò. Kate si girò un momento verso di essa, divisa se continuare il discorso o andare ad aprire. Si voltò verso Castle e lo vide lanciare uno sguardo omicida alla porta e all’individuo dietro di essa. Kate sorrise leggermente a quella vista. Era il momento di fare le presentazioni. Il campanello suonò di nuovo e Beckett si alzò e si avviò verso la porta portandosi dietro Rick. Non gli aveva ancora lasciato la mano.
“Kate, sei sicura che sia una buona id…” Ma lei non lo lasciò finire. Gli fece un gesto con la mano per fargli segno di tacere e disse semplicemente
“Non preoccuparti Rick, devo solo presentarti una persona.” L’uso del nome non era sfuggito allo scrittore. Era confuso. Perché Kate avrebbe voluto presentargli il tipo con cui doveva uscire? Voleva mica la sua approvazione? Aggrottò le sopracciglia scacciando quel pensiero. Poi Kate gli sorrise e aprì la porta. Davanti a loro c’era un ragazzo di non più di 26-27 anni. Era alto quasi quanto Castle, carnagione chiara. Aveva i capelli scuri con un taglio corto stile militare e gli occhi verdi. Aveva un fisico asciutto coperto da un paio di jeans blu e da una giacca di pelle aperta da cui si intravedeva una maglia scura. Era un bell’uomo in pratica. Richard represse una smorfia. Quando Stephan vide la donna, il suo sorriso trentadue denti spuntò fuori da un accenno di barba che aveva.
“Katie!!” urlò felice e subito l’abbracciò. Aspetta un momento… questo tizio può chiamarla Katie??? pensò Rick con rabbia repressa, sorpresa e confusione, gli occhi leggermente socchiusi.
“Ciao Step! Come stai? È stato lungo il viaggio?” chiese Kate felice appena il ragazzo l’ebbe liberata dalla sua stretta.
“Qualche ora, ma ne è valsa la pena” rispose allegro. “Era un sacco che non tornavo a New York. Mi mancava un po’ questa città”
“Ma come, ti sei stancato del Canada?” esclamò divertita Kate. Se sapeva una cosa su suo cugino è che non avrebbe mai smesso di amare quel paese. Non solo studiava lì, ma a quanto sapeva aveva appena conosciuto una ragazza fantastica.
“Naaa, avevo solo bisogno di un po’ di aria di casa” replicò facendole l’occhiolino.
In quel momento Kate si ricordò di Richard e si girò a guardarlo. Era in un totale stato di confusione, con la bocca spalancata, ma era talmente buffo che ridacchiò. Anche Stephan si accorse dello scrittore vicino a lei e lo squadrò con un’occhiata.
“Ehi, ma se avevi impegni potevo ripassare Katie”Chiamala ancora Katie e ti rompo il naso pensò lo scrittore con astio.
“No non preoccuparti. È stata una improvvisata a dir la verità. Poi ti spiego non preoccuparti” disse sorridendo. Lui sorrise di rimando e annuì.
“Allora” cominciò Kate leggermente rossa in volto “è il momento delle presentazioni. Step, lui è Richard Castle”
“Oh il famoso scrittore allora?” chiese eccitato allungando una mano. Rick fece una mezza smorfia, ma annuì e gliela strinse. “Katie mi ha parlato molto di te” continuò facendole l’occhiolino. Sapeva quanto i suoi libri l’avessero aiutata dopo la morte di sua madre, ma sapeva anche qualcosa di più recente sul suo rapporto con lo scrittore.
“Davvero?” domandò scettico Richard, guardando verso la sua musa. E perché allora lui non l’aveva mai sentito? Il ragazzo annuì allegro.
“Castle, lui è Stephan Beckett, mio cugino” riprese Kate prima che la situazione diventasse imbarazzante. Un lampo di comprensione passò attraverso gli occhi dello scrittore.
“Cugino??”
“Già! Sono il figlio del fratello del padre di Kate. A proposito come sta zio Jim?” disse rivolgendosi a Kate. Con la cosa dell’occhio poté vedere lo scrittore mentre rimetteva insieme il puzzle di quella sera e tirava un sospiro di sollievo. Parlarono ancora un minuto, poi il ragazzo guardò l’orologio.
“Senti Katie, se hai da fare possiamo cenare un’altra sera, non è un problema” disse facendo cenno allo scrittore. Lei guardò un momento Rick, indecisa.
“Oh non preoccupatevi per me, io ora vado. Sono sicuro che avete un sacco di cose di cui parlare” rispose per lei con un sorriso. Finalmente si era calmato, anche se si sentiva un po’ imbarazzato per la sua figuraccia. Kate gli sorrise, ma lo fermò con una mano. Poi si rivolse di nuovo a Stephan.
“Senti Step, devo dire qualche parola a Rick. Non è che potresti aspettarmi di sotto un momento? È una vita che non vedo il mio cuginetto e non so quando avrò un’altra serata libera”
“Si non c’è problema. TI aspetto tra poco di sotto allora.” Li salutò e scese. Kate chiuse la porta, prese un respiro e si voltò verso Rick, ma si ritrovò bloccata sulla porta dalle braccia di lui.
“Tuo cugino, eh? Tipo simpatico. Ma quanto avresti aspettato per dirmelo?” chiese con un mezzo ghigno divertito alla faccia della detective a poca distanza dalla sua.
“Te l’avrei detto. Prima o poi… Probabilmente domattina” rispose Kate un po’ agitata per la vicinanza dello scrittore.
“E perché non subito? Ti divertivi a torturarmi detective?” domandò con tono suadente. “Vuoi sapere se sono geloso? Beh anche senza tutta la scena che mi hai fatto mettere su stasera, bastava chiedere. Sì, Kate Beckett sono super geloso di te”. Ormai Kate era completamente schiacciata tra la porta e il petto di Castle. Il loro volti a pochi centimetri. Ma non si sarebbe spostata per nulla al mondo. I suoi occhi blu e il suo profumo poi l’avevano completamente rapita. Non riusciva a mettere insieme un pensiero coerente. E Rick non era da meno. Stava cercando di non impazzire per l’odore del profumo di lei. Senza pensare a possibili ritorsioni decise di buttarsi. Coprì gli ultimi centimetri tra le loro bocche e la baciò. Un bacio dolce, senza fretta. E lei ricambiava. Erano entrambi al settimo cielo. Poi si staccarono e si guardarono negli occhi. Lei sorrise felice e lui fece altrettanto. Si stava riavvicinando quando il citofono ruppe la magia del momento. Era uno squillo di avvertimento per il ritardo. Lui sospirò praticamente sul collo di Kate, appoggiando la testa alla sua spalla,mugugnando contro tutto quello che gli passava per la testa per questa interruzione. Kate ridacchiò e gli accarezzò i capelli.
“Potrei restare…” disse con tono incerto. Lui alzò la testa e la guardò tentato, ma poi scosse il capo.
“No vai. Lui non lo vedi mai, mentre io ti sono sempre tra i piedi. Inoltre non voglio correre troppo con te” disse con un sorriso. Lei gli agguantò il colletto della camicia e lo baciò di nuovo, questa volta con più passione. All’inizio Rick ne fu stupito, ma si riprese quasi subito per ricambiare con altrettanto trasporto. Si staccarono poco dopo malvolentieri.
“Meglio andare ora. Ti prometto che poi prenderò una serata solo per te” disse Kate con un sorriso malizioso. Lui allora si avvicinò di nuovo a lei, le prese il viso fra le mani e la baciò di nuovo.
“Non vedo l’ora” rispose con lo stesso tono senza lasciarla . Poi aggiunse “Ti amo”. Kate aveva gli occhi leggermente lucidi. Lui non si aspettava una risposta, così la prese per mano e la guidò fuori dall’appartamento, sul pianerottolo. Lei chiuse la porta e presero l’ascensore. In ascensore, si stupì quando la sentì mormorare “Ti amo anch’io”. La guardò con gli occhi spalancati, ma con un sorriso enorme. La schiacciò praticamente contro la parete dell’ascensore e la baciò di nuovo euforico. Si staccarono solo poco prima che le porte si aprissero. Davanti al portone videro Stephan fermo vicino alla sua auto. Gli sorrise e salì in macchina aspettando che lei facesse altrettanto e intanto lasciandogli un po’ di privacy. Aveva notato le loro mani intrecciate e lo sguardo felice della cugina.
“Perché lui può guidare?” chiese Richard con tono fintamente risentito. Lei ridacchiò, ma non rispose. Quasi davanti all’auto si fermarono. Erano ancora per mano.
“Beh buona serata detective! Ci vediamo domattina al distretto?” chiese allegro Castle. Ormai era tranquillo. La sua detective non sarebbe scappata con un altro.
“Sì, direi di sì. A domani Rick” rispose con un sorriso. Lui si avvicinò ancora una volta per baciarla. Un bacio veloce questa volta, a fior di labbra, per salutarla, ma a quanto pare a lei non bastava. Lo riavvicinò a sé per un bacio più profondo. Alla fine, quando si staccarono, lui sospirò stordito e la guardò dirigersi verso l’auto. Si girò e si avviò verso casa, con un sorriso da ebete stampato sulle labbra per tutto il tragitto, al pensiero di Kate, delle sue labbra, del suo ‘ti amo’ e della sua promessa di una serata insieme.

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Ciao!! :D
Come state?? Eccomi di nuovo con un altra One-shot (prima o poi riuscirò a mettere giù la storia che ho in testa) e con l'ennesima dimostazione che mi faccio un sacco di film mentali con sottofondo musicale... X) Torniamo a noi, in effetti forse è un po' lunga come one-shot, ma non volevo tagliarla, quindi ho fatto che meterla intera. All'inizio doveva essere una song-fic, ma è venuto fuori questo... Ah spero si sia capito che quelli in mezzo alla canzone (sottolineata e con traduzione) erano i pensieri di Rick e Kate.
Che dire, spero vi piaccia! :) Al solito se mi lasciaste un commentino ne sarei felicissima!
Grazie della pazienza! X)
Lanie
  
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