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Autore: yu_gin    04/02/2012    4 recensioni
E se la loro prima volta non fosse stata così rose e fiori? E se un qualche imprevisto avesse trasformato una serata romantica in...beh, in qualcos'altro? E se tutto questo fosse successo solo per una parola sbagliata?
Il destino ha un senso dell'umorismo spiccato, questo Finn e Kurt l'avevano sperimentato ampiamente.
A volte un semplice dettaglio, un gesto fatto a sproposito, un sorriso di troppo, una frase sbagliata, anche solo una parola, e tutto può prendere una piega ben diversa.
More Klaine, less Finchel
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One wrong word.

Per una parola sbagliata.




Il destino ha un senso dell'umorismo spiccato, questo Finn e Kurt l'avevano sperimentato ampiamente.

A volte un semplice dettaglio, un gesto fatto a sproposito, un sorriso di troppo, una frase sbagliata, anche solo una parola, e tutto può prendere una piega ben diversa. Che poi è ciò che sarebbe potuto accadere ai due fratellastri se solo Kurt avesse pronunciato una parola sbagliata.

Ora immaginatevi la scena: l'auditorium silenzioso, il palco ancora ingombro delle impalcature, due ragazzi soli che, stretti uno all'altro, si rappacificano. Immaginiamo di ascoltare il loro dialogo.

Nella fattispecie:

«Artie dà una festa per la prima al Bel Grissino. Ti andrebbe di...accompagnarmi?»

E fin qui nulla di strano.

«No. Voglio che tu venga a casa mia

Ed ecco come sarebbero andate le cose.


Finn e Rachel non si erano mai spinti tanto avanti, ma quel giorno erano decisi ad andare fino in fondo. Lo volevano entrambi e ci avevano già pensato abbastanza, forse anche troppo.

Finn non ci poteva credere. Quanto aveva aspettato questo momento? Forse prima ancora di darle il primo bacio, prima ancora di diventare il suo ragazzo. Il suo desiderio era cresciuto pian piano nel corso di quei due anni: ora stava accadendo ed era tutto perfetto.

La casa era libera. Sua madre e Burt erano fuori città e non sarebbero tornati prima di qualche giorno. Kurt...beh, probabilmente sarebbe tornato molto tardi e comunque non avrebbe certo fatto domande se il giorno dopo avesse visto Rachel scendere a fare colazione. Avrebbe sorriso e mantenuto il segreto. Probabilmente il quel momento si stava divertendo alla festa di Artie insieme a Blaine.

Sentì le mani di Rachel indugiare sul suo corpo e sfilargli la maglietta. Nonostante fossero davanti al camino provò un brivido, di certo non dovuto al freddo. Rimasero ben preso seminudi uno sopra l'altro. Armeggiò con il gancetto del reggiseno nell'impacciato tentativo di sfilarglielo e lei, grazie al cielo, venne in suo aiuto. Stava già per toglierselo quando sentirono la porta aprirsi. Si schiacciarono l'uno contro l'altro – cosa che a Finn non dispiacque per nulla – cercando di acquattarsi dietro il divano per non farsi scoprire.

«Non avevi detto che i tuoi sarebbero stati via per qualche giorno?» bisbigliò Rachel.

«Sì, ma forse hanno dimenticato qualcosa oppure il loro volo è stato cancellato. E adesso che facciamo?»

«Rimaniamo immobili e cerchiamo di infilarci i vestiti.»

Il che era assolutamente impossibile, viste le loro posizioni, la stanza pressoché buia e i vestiti sparsi per il salotto, tanto che Rachel si infilò la maglietta di Finn scambiandola per il proprio vestito.

Mio Dio, se mia madre mi vede in questo momento, giuro che muoio di vergogna, pensò Finn che, per quanto volesse bene a sua madre, non aveva mai avuto un rapporto così disinibito con lei.

Sentì dei passi avanzare verso di loro, ma nessuna voce. Chiunque fosse stava camminando, come se non avesse una direzione precisa.

Ladri?, si chiese Finn, indeciso se essere sollevato dallo scampato imbarazzo o terrorizzato.

Poi percepì un suono inconfondibile. Gemiti di piacere.

Oh mio Dio, mia madre e Burt... L'eventualità di assistere ad una scena di intimità che coinvolgesse sua madre e un uomo era ancora peggio di quanto avesse potuto immaginare. Forse è meglio se li fermo prima che-

«Blaine, fermo» sentì bisbigliare.

La mente di Finn gridò un unico nome attraverso la sua coscienza: KURT!

«Kurt, non resisto più.» Sentì la voce di Blaine, trovando così conferma alle proprie illazioni.

«Aspetta almeno che arriviamo in camera!»

«No, facciamolo sul divano! Guarda, c'è anche il caminetto acceso, fin troppo invitante.»

«Il caminetto acceso?» esclamò Kurt, nella cui mente nacque un sospetto, perfettamente veritiero. Allontanò Blaine – cosa che gli costò non poca fatica – e si schiarì la voce. «Finn, sei tu?»

Finn attese qualche secondo prima di rispondere: «Sì, sono io.»

Sollievo da parte di entrambi. Meglio il fratello che i genitori.

«C'è anche Rachel con te?»

«Sì, ci sono anch'io Kurt» rispose la ragazza.

«Cosa avete addosso?»

«Nulla di appropriato» rispose lei, molto diplomaticamente.

«Okay, senza che facciate capolino da dietro al divano, io e Blaine andiamo di sopra e chiudiamo la porta. Ognuno per sé...»

«...e Dio per tutti» concluse Finn.

«Approvo l'idea» intervenne Blaine, seguendo Kurt su per le scale. «Ciao Finn, ciao Rachel! Ci vediamo domani mattina!»

«Ciao Blaine!» giunse la voce della ragazza, mentre i due salivano le scale.

«Sei proprio scemo» sussurrò Kurt all'orecchio del suo ragazzo. «Ma è per questo che ti amo.»

Blaine spinse il suo ragazzo sul letto e lo raggiunse, gettando a terra la maglietta. Cominciò a sbottonare la camicia di Kurt, operazione che gli costò non poco tempo, e finì per gettarla alle proprie spalle.

«Ehi, trattala bene! E' di...»

Blaine gli chiuse la bocca con un bacio, perché Kurt era carino e adorabile, ma a volte parlava davvero troppo.


Dopo la non gradita interruzione Finn e Rachel stavano tentando di recuperare l'atmosfera perduta. Finn non riusciva davvero a capacitarsi di come suo fratello e il suo ragazzo potessero continuare con tale nonchalance nonostante tutto.

«Finn, ci sei?» chiese Rachel.

«Certo, scusa.»

«Non sembra.»

«Certo che non ci sono con la testa!» sbottò. «Insomma, mio fratello sta per...per...»

«Fare sesso col suo ragazzo. Come me, d'altronde, se il mio ragazzo ci fosse con la testa.»

«Non è quello. È che mi fa un po' strano pensare a due ragazzi, due maschi che...»

«Finn Hudson. Come figlia di genitori gay posso assicurarti che la salute fisica e mentale di Kurt, che si dà il caso sia anche il mio migliore amico, non è minimamente a rischio. Non più della mia se non la smetti di parlare di lui.»

«Okay, va bene, la smetto.» Ma durò molto poco perché, proprio mentre Rachel gli posava un poco casto bacio sul collo, aggiunse: «Ma quindi com'è che funzione fra due ragazzi?»

«Ma, secondo te?» chiese seccata.

«Come-oh. Oooh. Oh mio Dio! E quindi uno dei due in pratica...oh mio Dio!»

Rachel si sollevò da lui visibilmente seccata: «Okay, ho capito che finché non avrai superato questo tuo blocco mentale non concluderemo nulla.»

«Ma secondo te ce li hanno i preservativi? E se Blaine avesse qualche malattia che poi...»

«Blaine Anderson è più pulito della borsetta della Pillsbury, il che è tutto dire. Sono entrambi vergini e non mi risulta che abbiano mai subito trasfusioni o che trascorrano i pomeriggi a bucarsi. Inoltre nessuno dei due rischia di rimanere incinta. Non mi preoccuperei per loro.»

Rachel fece appena in tempo a finire la frase che da sopra si sentì un tonfo.

«Che cos'è stato?»

«Stanno facendo sesso! Secondo te che cosa sarà stato?»

«Forse si stanno picchiano! E Blaine è campione di boxe!» disse, infilandosi un paio di pantaloni della tua e correndo di sopra, nonostante Rachel si fosse aggrappata al suo braccio per trattenerlo. Infatti, per quanto un anno con Kurt come fratello avesse aperto la mente del giovane quaterback, continuava a immaginare che Kurt e Blaine, quando erano da soli in camera, giocassero alla playstation o facessero a cazzotti come lui e Puck.

Finn salì i gradini a tre a tre, corse lungo il corridoio e spalancò la porta della camera di Kurt. Umh, no, non stavano decisamente litigando.

L'immagine che si prospettò davanti agli occhi di Finn fu la seguente: Blaine di spalle con addosso solo i boxer e i calzini steso sopra suo fratello e intento a baciargli il collo; Kurt, la cui espressione fino ad un secondo prima era di pura estasi, lo fissava boccheggiando. Prima di subire l'ira del ragazzo, Finn fece in tempo a scorgere sul comodino dei preservativi e un flacone di lubrificante. Oltre ai libri di scuola sparsi sul pavimento, evidente causa del tonfo da lui sentito.

«Finn! Mi sembrava di aver detto “ognuno per sé”.»

«Io...scusate, avevo sentito un tonfo. Pensavo steste litigando e io sapevo che Blaine è campione di boxe e ho pensato...che...che...»

«E' molto carino da parte tua correre in difesa di tuo fratello, ma come puoi vedere non ho bisogno di aiuto

Blaine si voltò verso di lui e molto diplomaticamente disse: «Tranquillo Finn, nessuno di noi si farà male questa sera» disse. «Sempre che tu esca in questo preciso istante dalla camera» aggiunse, meno amichevolmente.

Finn uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

«Allora, che ti avevo detto?» disse, Rachel, afferrandolo per un braccio e portandolo giù.

«Fantastico, ora non riuscirò mai più a togliermi dalla testa l'immagine di mio fratello sverginato da un hobbit!»

«Un hobbit campione di boxe.»


Blaine si rese conto che qualcosa non andava quando Kurt, invece che gemere di piacere ai suoi baci sui punti più sensibili, si mise a ridere per il solletico.

Sollevò lo sguardo dal suo splendido corpo seminudo e lo guardò negli occhi:

«Stai...ridendo?»

«Oh mio Dio, scusa Blaine! E' solo che...non resisto.»

«Ora capisco quelle ragazze che dicono di amare il proprio ragazzo perché le fa ridere.»

«Blaine, non prendertela. È che...» Kurt sbuffò mettendosi a sedere e cercando con le mani il volto del suo ragazzo. «E' che non riesco a non pensare a Finn e al fatto che ci ha visti.»

«E allora? Mi sembrava abbastanza sconvolto per tutti e due. Anzi, per tutti e quattro.»

«E' appunto per questo. Lui è uno che si volta quando i nostri genitori si baciano, capisci? Per quanto abbia accettato la mia omosessualità io credo che pensi a noi due come amici. E che faccia finta di ignorare il fatto che, quando siamo da soli in camera, non giochiamo alla play come lui e Puck.»

«Beh, prima o poi avrebbe dovuto capirlo. Kurt, tu devi sopportare già abbastanza pressioni a scuola e per strada e in qualunque altro luogo in cui due maschi che camminano mano nella mano sono guardati come i peggiori criminali. Ti pare giusto dover sopportare un simile peso anche a casa tua, in camera tua! Non ha cinque anni. Sa benissimo cos'è il sesso, visto che lo sta per fare con la sua ragazza e non può certo pretendere da te che tu ti astenga.»

«Non voglio dire questo!»

«E allora cosa? Hai paura che lo dica a tuo padre?»

«Neppure questo! E' che Finn...» deglutì.

«Sì?» aggiunse Blaine che sperava di venire a capo della questione prima dell'alba.

«Prometti di non ridere, di non arrabbiarti, di non dare di matto, di non scendere giù e provocare una rissa, insomma, prometti di ascoltarmi senza giudicare fino alla fine?»

«Kurt, quando mai non l'ho fatto?» disse l'altro, avvicinando i loro visi e baciandolo dolcemente sulle labbra.

«Devi sapere che prima che Finn diventasse il mio fratellastro io...» sospirò dolorosamente, come se la confessione gli costasse un'immensa fatica.

«Se non te la senti-»

«No, non voglio avere segreti con te. Voglio che tu lo sappia, perché è stata una fase importante della mia vita. Quando ero al secondo anno mi ero...preso una cotta allucinante per Finn.»

«Stai scherzando?» esclamò sorpreso.

«Per nulla. Ero arrivato al punto di sabotare i tentativi di Rachel di diventare la sua ragazza e...ed è stato per avvicinarmi a lui che ho fatto incontrare i nostri genitori.»

«Vuoi dire che sei stato tu a programmare la loro relazione?»

«Non dire assurdità! Io li ho solo fatti conoscere, non potevo certo farli innamorare. Fatto sta che gli sono stato davvero addosso. Insomma, se Finn non fosse stato un animo buono ed ingenuo mi avrebbe potuto denunciare per stalking.»

«Tu denunciato per stalking? Il ragazzo che non vorrebbe andare oltre lo sfiorarsi delle dita?»

«Beh, visto come siamo ora direi che siamo andati ben oltre “lo sfiorarsi delle dita”.»

«E questa notte arriveremo fino in fondo» disse, spingendolo sul letto.

«Non ho finito» protestò. «C'è dell'altro. Vedi, una volta l'avevo messo particolarmente in imbarazzo e lui...beh, lui mi ha chiamato...finocchio.»

«Stai scherzando?» scattò Blaine, alzandosi dal letto con l'intenzione di andare di sotto a picchiare Finn. «Lui ti ha-»

«Blaine! Avevi promesso che non avresti fatto nulla prima di avermi lasciato finire.»

Blaine dovette chiamare a sé tutte le proprie forze per tornare a sedersi sul letto e Kurt, per assicurarsi che rimanesse al suo fianco gli afferrò le mani.

«E' successo così tanto tempo fa che ormai non gli do più peso. Finn si è sufficientemente scusato per l'accaduto e io...beh, anch'io ho avuto le mie colpe. Ormai è cambiato tutto e per me Finn è solo un fratello. Però da quella volta cerco di limitare in sua presenza atteggiamenti che potrebbero imbarazzarlo. Sai, per quieto vivere.»

Blaine strinse le mani di Kurt ancora più forte: «Capisco cosa intendi e ammetto che posso comprendere il disagio di Finn. Ma devi riconoscere che ci saranno probabilmente altre notti come questa.»

«Notti passate a discutere sulle complicazioni della vita tra fratelli acquisiti?» ironizzò Kurt.

«No, notti in cui noi arriviamo a casa tardi, saliamo in camera tua senza farci sentire, poi io spoglio te, tu spogli me e-»

«Ho capito, ho capito» tagliò corto Kurt, già rosso come un peperone. Si voltò per nascondere il proprio viso.

«Ma immagino che non sarà questa notte. Non ora almeno» concluse.

«Scusami.»

«Non fa niente. Se mi prometti che ci sarà un'altra possibilità.»

«Te lo giuro! E' la cosa che voglio di più al mondo in questo momento. Blaine io ti amo e non so quando e se mai troverei un'altra persona come te!»

«Ma al momento sei troppo sconvolto» sospirò.

«Ti starai chiedendo perché cavolo ti sei imbarcato in una relazione col ragazzo omosessuale più complessato dell'intero Ohio.»

«E invece ti sbagli. Sto pensando che sono sullo stesso letto del ragazzo più adorabile degli Stati Uniti d'America cui propongo di vedere un film di sotto, sul divano, per sciogliere un po' dell'ansia che rischia di fargli venire le rughe.»

«Ma sotto ci sono-»

«Credimi, ho idea che neppure loro stiano concludendo qualcosa.»


Quando li sentirono scendere le scale, Finn e Rachel si voltarono verso di loro. Erano seduti sul divano sotto un plaid e guardavano con scarso interesse la televisione.

«Anche voi qui?» chiese Rachel.

«Già, pensavamo di guardare un film con voi, se non vi dispiace.»

«Niente affatto, a patto che non mi chiediate di vedere una commedia d'amore» disse Finn. «Vi scongiuro.»

«Potremmo vedere un musical!» propose Rachel.

Finn maledisse se stesso. Avere un fratello gay lo portava ad essere sempre in svantaggio nelle decisioni circa film, cibo, attività pomeridiane. E no, non poteva decisamente sopportare di passare la serata a guardare uomini vestiti da adolescenti intenti a ballare sui tavoli e ad improvvisare cori nella mensa.

«Ho un'idea stupenda! Perché non guardiamo West Side Story?» propose la ragazza.

«Ma...l'avete appena recitato a teatro! Pensavo non avreste più voluto parlarne per almeno una settimana» protestò Finn.

«Mi auguro tu stia scherzando, Finn Hudson! Una star deve sempre cercare di migliorarsi e prendere spunto dai propri modelli è un metodo efficace.»

Purtroppo per Finn gli altri due erano d'accordo. Così si accomodarono sul divano davanti alla televisione e cominciarono a vedere il film.

Finn si chiese quando la sua “serata speciale” si fosse trasformata in un pigiama party.


Le canzoni si succedevano una dopo l'altra, Rachel non la smetteva più di dar sfogo alle proprie doti canore mentre Blaine, piuttosto assonnato, si limitava a guardare il film dalla comoda posizione del petto del suo ragazzo.

Aveva visto quel film un centinaio di volte, chiuso nella propria camera, con le cuffie per non farsi sentire. Suo padre lo definiva un film da donnicciole in cui gli uomini cantano canzonette, ballano come ragazzini e schioccano le dita. Blaine faceva finta di non sentirlo e passava le serate cantando nella propria testa Somewhere, pensando che un giorno avrebbe trovato qualcuno con cui scappare via, qualcuno con cui avrebbe potuto anche passare il resto della sua vita senza avere il rimpianto di dover lasciare la sua famiglia, i suoi amici, la sua casa. Qualcuno. In qualche luogo.

Kurt invece non si era mai nascosto. Suo padre aveva dovuto ascoltare quel musical così tante volte che ormai, quando riconosceva le note di Cool, cominciava a schioccare le dita in automatico.

E che dire di Rachel, che cantava Tonight da quando aveva voce?

Anche Finn aveva già visto il musical, un venerdì sera in cui era rimasto a casa con il raffreddore e l'aveva guardato in divano con Kurt che gridava: “No, Toni, non chiamare Cino! Lei non è morta!”

Eppure a tutti e quattro sembrava di vedere quel film per la prima volta. Quand'è che Maria era diventata così maliziosa da richiedere due centimetri in più di scollatura? Da quando l'attrazione sessuale fra quei due si era fatta talmente palpabile da poter essere tagliata con un coltello?

Era cambiato il film? O erano cambiati loro?

«E' incredibile» disse Blaine.

«Cosa?»

«Insomma, guarda la situazione in cui si trovavano! Riff era appena morto. Cino cercava Toni per ucciderlo. Maria aveva appena perso suo fratello e...e loro hanno fatto l'amore. Hanno avuto la loro prima volta in un simile momento.»

«Beh, almeno loro erano soli in casa in quel momento» disse Rachel, sottolineando una certa scocciatura.

«A loro non importava. Erano nella misera camera di lei, senza fronzoli, senza lenzuola di seta, senza un'atmosfera romantica. Il luogo se lo sono costruito. Da soli.»

Kurt si voltò per guardarlo negli occhi.

«E' un po' come se si fossero costruiti...»

«...un posto che solo loro conoscevano» concluse Blaine, fissandolo altrettanto intensamente.

Finn poteva giurare di non aver mai visto suo fratello baciare Blaine di fronte a lui. Eppure quella volta poté vedere come i loro volti si avvicinarono, i loro nasi si sfiorarono e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se nulla in quel momento fosse più importante...si baciarono. All'inizio fu solo uno sfiorarsi delle labbra, poi persero qualsiasi inibizione e le loro mani cominciarono a cercare il corpo dell'altro, infilandosi sotto il pigiama.

«Ehi! Ehi, voi due!» protestò Rachel. «Starei cercando di vedere il film!» La voce della ragazza fu interrotta dal bacio di Finn.

Blaine, dando prova di una forza del tutto insospettabile prese Kurt per i fianchi e lo sollevò dal divano, spingendolo poi verso le scale. Salirono i gradini inciampando e aggrappandosi alla ringhiera e uno all'altro. Quando arrivarono al piano di sopra cercarono la porta della camera di Kurt con le mani rasenti ai muri, entrambi ciechi. Entrarono e si chiusero la porta alle spalle.

Da sotto arrivava solo la musica del film, che copriva qualsiasi altro rumore nella casa.


Kurt si svegliò tardi. Aprì gli occhi e la prima cosa che vide furono le labbra di Blaine a pochi centimetri dalle sue. Stava ancora dormendo: la bocca semiaperta, i riccioli spettinati, i vestiti...ah no, niente vestiti.

Ripensò alla notte che avevano appena trascorso e sorrise. Si sollevò sul gomito per baciare quelle labbra invitanti, svegliando l'altro ragazzo.

«Buongiorno.»

«Non ci credo. Ho l'onore di vedere Kurt Hummel spettinato» mormorò Blaine, non appena ebbe focalizzato la situazione.

Kurt lo spinse via, fingendosi arrabbiato: «I tuoi sopracciglioni invece sono attivi ventiquattr'ore su ventiquattro.»

«Ma come siamo permalosi» disse, baciandolo. «Sai, appena mi sono svegliato ho pensato: devo aver sognato tutto. Sarebbe troppo bello per essere vero. Poi ho aperto gli occhi, e la prima cosa che ho visto sei stato tu, che mi baciavi.»

«E hai pensato bene di cominciare la giornata con una battuta sui miei capelli.»

«Non capita tutti i giorni di vederti prima che tu abbia avuto il tempo di rimetterti a nuovo. Soprattutto dopo una notte come quella che abbiamo appena passato.»

«E se continui con le tue battute, non ne passerai altre» minacciò – ridendo. Scostò le coperte e si alzò dal letto. Blaine ebbe modo di ammirare il corpo del suo ragazzo illuminato dalla luce del mattino.

«Wow» mormorò.

«Come scusa?»

«Ho detto che in questo momento neppure Kate Perry in persona con un vassoio di frittelle con lo sciroppo d'acero potrebbe fermarmi dal saltarti addos-»

Bussarono alla porta.

Kurt con un balzo felino si gettò sul letto infilandosi sotto le coperte. Appena in tempo per evitare a Finn un altro trauma.

«Finn! Dannazione, non esiste la parola privacy nel tuo dizionario monolingue?»

«Scusate, ragazzi, volevo solo dirvi che la colazione è pronta. Cioè, sarà pronta quando Kurt verrà a fare le frittelle. Io e Rachel ci abbiamo provato ma il risultato non era commestibile.»

Kurt sbuffò: «Arriviamo fra qualche minuto. Tu stai lontano dai fornelli.» Si voltò verso Blaine: «Stavi dicendo?»

«Che Finn e le sue frittelle possono anche aspettare!»


Passò più di “qualche minuto” prima che effettivamente i due ragazzi si presentassero in cucina. Anche perché Kurt si era rifiutato di scendere prima di essersi accuratamente pettinato e alla fine aveva acconsentito a scendere con addosso dei pantaloni da casa e una felpa. Purché la cosa non si sapesse in giro e non venissero scattate fotografie.

«Era ora!» esclamò Finn, il cui stomaco emetteva un brontolio cupo per nulla rassicurante. «Temevo avrei finito per mangiare il tavolo.»

«Oh. Mio. Dio. Kurt Hummel con una banalissima felpa?» esclamò Rachel.

«Se ti sei rimpinzata di sarcasmo, non serve allora che faccia le frittelle anche per te.»

«Effettivamente non serve. Ho portato con me i miei biscotti integrali privi di latte, burro o qualsiasi componente di origine animale, in conformità alla mia rigida dieta vegana. Non volevo rischiare di non trovare nulla per colazione» rispose Rachel che non perdeva la propria brillantezza nemmeno di prima mattina. Kurt trovò la cosa davvero notevole, visto che anche lui, quella mattina, si sentiva davvero assonnato. Assonnato ma felice, pensò sorridendo fra sé.

Blane, seduto a tavola con Finn chiacchierava su quale fosse la marca migliore di sciroppo d'acero e con Rachel se i vegani potevano mangiare il burro di arachidi e, se non potevano, valeva davvero la pena essere ancora vegani?

«Ecco! Le frittelle sono pronte» esordì non appena ebbe finito di cucinare. Si sedette a tavola con loro e fecero colazione tutti insieme.

Finn si chiese nuovamente come potessero guardarsi nuovamente in faccia senza imbarazzo dopo la serata che avevano appena trascorso. Ma poi si rese conto che non provava imbarazzo.

Quello che gli stava porgendo le frittelle ancora calde era sempre suo fratello, per nulla cambiato rispetto al ragazzino che gli rubava il posto in bagno ogni mattina e che, quando era depresso, si imbruttiva davanti alla televisione con un barattolo di gelato di soia. E quello che lo guardava con uno sguardo inequivocabile era il suo ragazzo. Aveva avuto modo di seguire da vicino la loro storia d'amore, il modo in cui si era evoluta nel tempo e poteva affermare con certezza che quei due si amavano allo stesso modo in cui lui amava Rachel e lei lo ricambiava.

Non c'era motivo di provare imbarazzo. Era così e basta.

«Certo che, ragazzi, quando il fato vuole mettersi in mezzo!» commentò Blaine.

«Che intendi?»

«Insomma, volete dirmi che non ci avete pensato? Tutti e quattro nella stessa casa. La stessa sera. Non poteva succedere che voi andavate a casa di Rachel e noi a casa mia? Non ci saremmo neppure visti e sarebbe stato tutto più semplice.»

«Ma alla fine è andato tutto bene, no?» rispose Kurt. «Il fato può anche provare a metterci i bastoni fra le ruote, ma è la nostra volontà quella che determina come andrà la nostra vita.»

«Però, quando non ti metti la lacca fai pensieri molto più coerenti» commentò Finn, scompigliandogli i capelli più di quanto non fossero già disordinati – o almeno, disordinati nei personalissimi canoni di Kurt.

«Finn Hudson! Tu vuoi morire!» esclamò il ragazzo, partendo all'assalto del fratello e chiudendogli la testa in una fenomenale head-lock, causando un attacco di riso isterico al quaterback.

Rachel si rivolse a Blaine e gli sussurrò in un orecchio: «La prossima volta magari di' a Kurt di mandarmi un messaggio di avvertimento se avete bisogno di casa libera.»

Blaine sorrise guardando Kurt avvinghiato al collo di Finn in un'espressione dannatamente buffa e adorabile insieme.

Ci sarebbero state ancora tante, tantissime, altre volte.


Ed ecco come sarebbe potuta andare la loro prima volta se solo Kurt avesse detto una parola sbagliata. Una sola parola sbagliata.

Ma la verità è che non basta una parola a cambiare ciò che due persone vogliono più di ogni altra cosa al mondo.

Come non basterebbe l'intero universo.






Angolo dell'autrice:


Premesso che inizialmente doveva essere più corta ma, tanto per cambiare, mi sono lasciata prendere e questo è il risultato.

Avevo anche pensato di dividerla in tre capitoli ma in fondo va bene anche così.


Ricordo alle gentili lettrici che una semplice recensione può rendere felice una povera fanwritter XD


yu_gin

   
 
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