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Autore: LuigiToto    05/02/2012    8 recensioni
E se avessi perso la verginità con la persona che odi di più al mondo? E se ti fosse anche piaciuto?
Questa è la semplice premessa di The L
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti dicono che perdere la verginità non sia il massimo. Raramente una ragazza dice che la prima volta sia stata da fuochi d’artificio, a meno che la sudetta tipa non si sia inventata il fatidico incontro. La prima volta si è impacciati, non si sa dove mettere le mani. Molti odiano il loro primo rapporto sessuale, io no, odiavo solo la persona con cui è avvenuto.

 

Ero lì, distesa accanto a lui, era completamente nudo, dormiva ed era girato dall’altra parte, non avevo mai visto un uomo completamente nudo. Ok, mento, qualche volta sono andata su youporn per pura curiosità, ma sembrava tutto così diverso, credevo che tutti gli uomini si radessero nelle parti basse, invece a quanto pare non è così. E proprio mentre ringraziavo il cielo che si era girato e potevo vedere solo la sua schiena, lasciandomi il via libera per scappare, sì, perché volevo scappare, ecco che si gira e non accorgendosene mette la mano su di me. Si girò e mi mostrò il viso, quel viso che avevo odiato così tanto, e che forse ancora odiavo, ma avevamo condiviso un qualcosa di così forte e potente, e sì, potete pensare alle metafore sessuali perché, cavoli, il ragazzo è instancabile, comunque, probabilmente non sarei più riuscita ad odiarlo. Oh, ma che dico. Lo odio, e lo odierò sempre. Aveva il braccio su di me, e sembrava mi guardasse, nonostante avesse gli occhi chiusi. Con fare sexy riuscì a sgaiottolare piano piano, come una femme fatale. Ok, mentre cercavo di togliere quel pesantissimo braccio dalla mia pancia, scivolai e caddì a terra, e probabilmente lo svegliai. Ma questo ancora non lo so visto e considerato che appena è successo sono scappata, tirando via tutta la coperta. Sì, sono scappata dalla casa di Trishia Eff con una coperta addosso. E sono scappata come se mi stesse rincorrendo Michael Myers.

 

Ma, facciamo un passo indietro.

 

Vorrei potervi dire che questa non è la classica storia di una sfigata che conquista il suo belloccio in un comunissimo liceo americano. Vorrei potervi dire che questa storia non è piena di cliché e luoghi comuni, vorrei potervi anche dire che Glee non è un telefilm omosessuale, ma non posso. Diciamo che da una scala dove il primo gradino è Ugly Betty e l’ultimo è Serena Van der Woodsen, io sono sicuramente posta alla metà, non mi definirei esattamente sfigata, sono una persona comune, average- nella media, e forse questo è ancora peggio, non credete?

 

Era il 10 Settembre, Dio, l’allarme della sveglia quella mattina mi sembrava più stonato di Finn Hudson con tutto l’Auto Tune del mondo, era una cosa possibile? La sveglia era stonata? Od era la mia giornata che era destinata ad esserlo?

 

Mi alzai, e non so perché, ma la prima cosa che feci fu guardarmi allo specchio. So che ogni adolescente si sente imperfetta, ma io mi sentivo più imperfetta del solito. Quel giorno sarei tornata all’inferno. Sì, so cosa starete pensando ora, se la scuola è un inferno, aspetta di entrare nel mondo del lavoro. Fottetevi, adulti. Ok? FOTTETEVI. Penso che tutti i problemi siano proporzionati all’età durante i quali li affronti. E non credo che gli adulti abbiano compiti a casa, o siano costretti ad affrontare le persone più cattive del mondo, che sono gli adolescenti americani, e i professori repubblicani. 

 

Non ho fatto una cosa che di solito si fa all’inizio, ma capirete che non mi piace fare le cose con ordine. Mi presento, mi chiamo Mary Elizabeth Swan, tutti mi chiamano Mary Swan, o MS, e questo mi fa un po’ sentire una carammella, ho 16 anni, e so che di solito le storie per sembrare più fighe iniziano con la protagonista quindicenne, per far vedere poi il mega super compleanno dei 16 anni, ma non siamo su MTV, e se fosse stati alla mia festa dei sedici anni avreste solo goduto del meraviglioso spettacolo di vedere mio padre mentre balla YMCA. 

 

Sono carina, questo lo devo ammettere. Ho i capelli rossi, lunghi finno alle spalle, ed ho una quarta. Ok, una terza, ma è abbondante. I ragazzi non mi hanno mai ingorata, ma ho sempre un po’ avuto paura delle persone, attorno alle persone sono come Kristen Stewart agli eventi pubblici, a disagio. 

Ho gli occhi da gattina allupata. Ok, non è vero, ho degli occhi abbastanza innocenti, marroni, ma hanno il loro perché. Detto questo, mangio come camionista e non ingrasso mai. Mento di nuovo, sono magra, ma se mangio ingrasso, alcune volte penso che anche l’aria riesca ad ingrassarmi. 

 

Quella mattina mia madre entrò nella mia stanza, e non lo faceva quasi mai. Non aveva con sé la colazione, ma un vestito. Sì, perché vi spiego, mia mamma è ossessionata dal mio look, ed è la mamma più assurda di questo pianeta. Oltre ad imbottirsi di Xanax e ad avere sbalzi d’umore degni di una persona bipolare, è affetta dalla cosa che nessuna figlia vorrebbe mai vedere affetta la madre. Il Cancro? No, la sindrome di Asperger. Qualche volta penso di averla anche io, visto la mia difficoltà ad interagire con gli essere umani.

Questo è più o meno come andò:

 

Lei: buongiorno, splendore del mattino.

Io: hai preso le medicine?

Ridacchia, divertita

Lei: sempre a pensare a queste cose inutili!

Io: non sono inutili!

Si avvicina, annusandomi. La guardo, perplessa

Io: va tutto bene?

Lei: il tuo alito, è pessimo. Sa come la bocca di David Letterman!

Io: non hai mai odorato la bocca di David Letterman!

Lei: sì, invece, era il 1994, ed ero a New York, dietro le quinte del suo show. Lui era un toro scatenato quella sera!

Sospiro, preoccupata

Io: hai davvero bisogno delle tue medicine!

Lei: smettila. Guarda cosa ti ho portato!

Mi mostra il vestito, un vestito molto scollato.

 

Un’attimo di pausa. Quel vestito era davvero osceno, da prostituta minorenne. Ok, torniamo a dove eravamo:

 

Io: non mi vestirò così!

Lei sospira

Lei: l’unico vestito decente che ho da prestarti è questo, e un altro, ma c’è una macchia dello sperma di Bill Clinton sopra, e sai bene che quelle macchie non si tolgono!

Io: non sei Monica Lewinski

Lei ridacchia

Lei: pensi che sia stata l’unica? Bill era mio molto prima che fosse suo!

Sospiro, scoraggiata

Lei: ok, vestiti come vuoi, ma oggi non avrai successo.

 

Lo so, so che non dovevo crederle, e che non esistono le sensitive, ma chi avrebbe mai previsto che quel giorno avrei perso la verginità con la persona che odio di più al mondo?

Mia mamma non è una persona cattiva, ma penso che mio padre abbia fatto bene a scappare con la segretaria. Ed ecco uno dei tanti cliché di cui vi parlavo.

 

Più tardi mi ritrovai a scuola, nel cortile principale, ero in compagnia dei miei sidekicks, ma probabilmente nelle loro menti io ero la sidekick e loro i protagonisti. Una è Francis, 16 anni, la chiamano la ragazza delle trecce, perché porta sempre le trecce, giuro di non averla mai vista con i capelli sciolti, neanche sotto la doccia, si veste in modo terribilmente assurdo, con più colori di uno schermo full HD, ed è seriamente scocciata. L’altro che cammina affianco a me è Denis, 16 anni, più gay di una canzone di Lady Gaga, non ho mai conosciuto in vita mia qualcuno così gay.

 

Sbuffo, nervosa

Francis: cosa succede?

Io: mia mamma, è fuori di testa!

Denis: e dov’è la novità?

Io: più del solito!

Francis: ho un’idea.

La guardo, perplessa

Francis: dobbiamo fare qualcosa quest’anno, ok? Qualcosa per passare da sconosciuti a persone popolari.

 

Ecco, questo è un altro cliché.

 

Denis: di che parli?

Francis: non vi stancate mai di passare inosservati, non siete stanchi di vivere nell’ombra? Ho provato anche a registrare una canzone peggiore di Friday di Rebecca Black, e a postarla su YouTube, ma non sono riuscita ad avere il suo successo.

Denis: com’era intitiolata?

Francis: January! Saturday l’avevano già preso!

La guardo, perplessa

Io: vogliamo concentrarci un attimino sul mio problema?

Denis sbuffa, infastidito

Denis: ascolta, dovresti fare come faccio io con i miei!

Io: cioè?

Denis: sono quel che vogliono quando sto con loro!

Francis: fai finta di essere eterosessuale?

Denis: non praticante, però!

Sospiro, preoccupata

Denis: però Francis ha ragione, sono stanco di passare nell’ombra, questo è il penultimo anno di liceo.

Io: cosa dovremmo metterci a fare? Dei porno amatorli?

Denis sospira

Denis: io lo farei volentieri con lui un porno amatoriale

 

Eccolo lì, era lì, Ben Kailey, l’uomo che odiavo di più sulla faccia della terra, non era cambiato di una virgola durante l’estate, capelli biondi, occhi azzurri, fisico scolpito, ogni volta che passa sembra che debba partire “Sexy and I Know It,” quel giorno si avvicinò verso di noi. Si avvicinò con tutta la sua mandria di amici.

 

Francis: oh mio Dio, sta venendo qui

Denis: magari venisse qui!

Do una botta a Denis

Eccolo, arriva.

Ci sorride, spavaldo

Ben: hey, ragazzi, come va?

Denis: ciao!

Fracis fa un sorriso

 

Loro non potevano credere che Ben gli parlasse, ma io ci vedevo solo puzza di bruciato.

 

Ben: vi trovo in forma!

Denis: davvero?

Ben scoppia a ridere con i suoi amici

Ben: scherzo, a quanto pare l’estate non porta via la sfigaggine.

Ben ridacchia, divertito

 

Ero così stanca di lui, rideva, insieme ai suoi amici. E' da quando eravamo alle elementari che si comporta così, non gli risposi mai, mai, ma quel giorno non ne potevo più, e proprio come ribadisce più volte Lindsay Lohan in Mean Girls, arrivò il vomito di parole.

 

Io: e a quanto pare l’estate non porta via neanche la coglionaggine!

 

Appena pronunciai queste parole, mi guardò, mi guardò come non aveva mai fatto, in realtà sembrava che tutta la scuola mi stesse guardando, mentre le pronunciavo, volevo fermarmi, ma non ce la facevo, è come se qualcuno stesse parlando al posto mio. 

 

E pensare che avevo appena dato del coglione al ragazzo che mi avrebbe deflorata.

  
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