Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: stringimi    05/02/2012    0 recensioni
You can take everything I have, you can break everything I am.
Like I’m made of glass, like I’m made of paper.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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a bad girl
 


L'uomo davanti a lei sbatteva violentemente la penna contro la scrivania, un rumore secco ogni due secondi, mentre le faceva la romanzina sull'ennesimo guaio che aveva combinato. Era stata sorpresa a fumarsi una canna nel bagno delle ragazze o qualcuno aveva fatto la spia oppure era stato l'allarme che suonò a causa del fumo a fregarla. Le venne da ridere al solo pensare della scena, aveva fatto allarmare tutta la scuola per niente
«E' la seconda volta in un giorno che ci vediamo, cos'è ti sei fatta l'abbonamento annuale alla poltrona del preside? Non posso più tollerare atti di questo genere, è l'ultimo avvertimento Ash, un altro rimprovero e sei fuori e questa volta per sempre. Non ci sarà sempre tuo padre a salvarti» Ash roteò gli occhi, si alzò bruscamente dalla sedia «Se ha finito io me ne vado» senza dare all'uomo il tempo di replicare prese lo zaino, che era accanto a lei, e sbuffando se ne andò dall'ufficio del preside. Chiuse la porta, davanti a lei trovò suo padre, l'ultima persona al mondo che voleva vedere in quel momento «Due romanzine in un giorno? No, mi rifiuto» a passo svelto cominciò ad avanzare verso il suo armadietto, suo padre la prese per un braccio «Ogni santo giorno mi chiamano in questa fottuta scuola, lo sai vero che non posso lasciare il lavoro solamente perchè vuoi giocare alla bambina capricciosa?» voleva rispondergli vomitandogli addosso tutti i sentimenti che provava per lui, ma non fece in tempo a controbattere «Adesso vai a casa, non voglio vederti fino a stasera» il padre la lasciò lì in mezzo al corridoio, con il suono della campanella da sottofondo e le porte delle aule che si aprivano una dopo l'altra quasi contemporaneamente sputando fuori alunni ormai esausti.La scuola non era tanto lontana da casa 'solamente' tre isolati più avanti, ma preferiva farseli tutti a piedi piuttosto che salire sul pullman con tutta quella gente; si sentiva a disagio, sempre. Ash, non aveva amici in quella scuola, era arrivata da poco e tutti stavano alla larga da lei. La chiamano quella strana, la drogata, la psicopatica e con altri nomignoli non molto simpatici a causa del suo comportamento non sempre corretto, anzi diciamo mai. «SONO A CASA» arrivò di corsa la cameriera che presa dal panico inciampò sul tappeto persiano della grande entrata «Tranquilla Herm, non mi serve il tuo aiuto so appendere un giubbotto» disse Ash ridendo «Mi scusi signorina Ashley, non lo farò mai più» Herm era di origini filippine, da tempo lavorava per noi, quasi tre anni «Ti ho detto che non ci sono problemi, e adesso per favore vai a prepararmi un panino che sto morendo di fame, la scuola mi distrugge» la cameriera annuì e si ritirò in cucina mentre Ash si tuffò nel divano cominciando a fare zapping fra i canali; ma oltre a programmi culinari non c'era niente di interessante «E' pronto signorina» dopo pochi minuti era già a tavola che divorava il panino «Va lei oggi a prendere Dylan a scuola visto che è tornata prima?» «Si si certo» disse Ash con la bocca piena sputando di qua e di là i resti del panino. 
 

Il fratello appena la vide prima si tolse il grembiulino blu per poi correrle incontro a braccia aperte con un sorriso non proprio a trentadue denti visto che alcuni gli erano caduti o dovevano ancora crescere «Ho fatto un disegno per te» disse fiero sventolando un foglio per aria, lei glielo prese dalle mani «E' splendido, grazie» gli diede un bacio sulla guancia come ricompensa. Il disegno raffigurava Ash con un vestito blu acceso, con una casa grande dietro ed un prato pieno di fiori ed alcuni uccellini sparsi per il cielo, sebbene andasse solo alle elementari era molto bravo a disegnare. «Te l'ho già detto che è bellissimo?» Dylan arrossì, si avviarono insieme verso l'armadietto del bambino e dopo aver preso la cartella e il grembiule se ne andarono verso l'uscita a manina, come mamma e figlio. Da una certa parte Ash si è sempre comportata più che come una madre che come sorella verso il fratello, dato le condizioni disastrose della famiglia. Solo con lui era se stessa, erano identici, stesso colore di capelli biondo cenere, stessi occhi verdi che cambiano colore a seconda del tempo. «Ho voglia di un gelato alla fragola con un sacco di panna sopra e tu?» gli occhi del bambino si illuminarono, annuì e senza lasciare la presa dalla mano della sorella cominciò a correre in direzione dell'unica gelateria che era aperta anche in inverno, la loro preferita. 
«Anche oggi il solito Ash?» disse sorridente la commessa «Si grazie Emma» si sedettero in uno degli angoli della gelateria in un comodo divanetto color rosa. «Ecco a voi» la signora posò nel tavolino i gelati, poi prese una sedia e si sedette vicino a Ash, si conoscevano da tempo, lei andava sempre lì a rifugiarsi quando era triste, per affogare la sua tristezza nel gelato, era un buon rimedio. Dylan prese il gelato e cominciò a mangiarlo, non riusciva nemmeno a tenerlo in mano da quanto era grande, sicuramente alla sera non avrebbe cenato, lo divorò in pochi minuti «Come vanno le cose con tuo padre?» Ash non rispose, guardò il fratello che era sommerso di gelato dalla testa ai piedi «Dylan sei un disastro, lo sai che devi mangiarlo piano se no ti viene male alla pancia e poi guarda come ti sei ridotto» Ash prese delle salviette e cominciò a pulirlo «Ti tratta ancora male come una volta» intervenne la signora guardando con aria preoccupata la ragazza «Non voglio parlare, sono cose passate e poi non davanti a lui» disse indicando il fratello che stava correndo verso il bagno, la sorella lo seguì a ruota. Si erano fatte le cinque ormai, si avvicinò al bancone per pagare, stava per iniziare ad elencare cosa avevano ordinato, cercando però con lo sguardo il fratello scomparso nel nulla «Veramente sarebbe il mio turno» una voce maschile fece eco da dietro di lei «Scusi, non l'avevo vista» disse la ragazza senza neanche girarsi «Si, bella scusa» ribadì il ragazzo «Le ho detto che non l'ho fatto apposta veda di non rompere» «Aggressiva, dicono che la camomilla faccia bene, la provi» solo in quel momento la ragazza si girò e incontrò gli occhi del 'disturbatore' e rimase incantata, non aveva mai visto un colore simile a quello, marrone chiarissimo, quasi miele «Sono quattro dollari e venti Ash» disse Emma da dietro al bancone, ma la ragazza non sentì le parole, era caduta in uno stato di trans «Sta parlando con te, sai» Ash si girò verso Emma, pagò per poi prendere il braccio del fratello e avvicinandorsi all'uscita.Ma cosa le era preso? Guardò l'orologio, era tardi, suo papà l'avrebbe uccisa questa volta. Non voleva che rimanesse fuori alla sera senza qualcuno che la accompagnasse, dopo quello che era successo a sua madre, ma ormai il sole tramontava alle quattro del pomeriggio era impossibile non tornare a casa prima che il buio appaia. Sistemò la sciarpa di suo fratello, facendo in modo che gli coprisse la bocca «Lo so che da fastidio, ma non voglio che ti venga un accidente» il fratello non protestò. Il freddo, nonostante i vestiti pesanti che indossavano, si faceva sentire.
«Ehi, ragazza! Ti sei dimenticata il resto» ancora quella voce. Si girò di scatto, il ragazzo molestatore le corse in contro «Oltre che ruba posto sei anche imbranata, piacere Justin» disse tutto sorridente il ragazzo mentre le sporgeva i soldi, Ash gli tirò un ceffone, non sapeva neanche lei il motivo di quel gesto ma la fece stare meglio «Grazie» se ne andò verso casa lasciando il ragazzo fermo lì nel marciapiede mentre si accarezzava la mascella dolorante e si chiedeva il perchè di quel gesto.

  
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