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Autore: sushiprecotto_chan    05/02/2012    2 recensioni
[Zazie/Lag] “Dai, vieni, vieni, sarà proprio una bella serata.” Gli aveva detto Connor, tutto gongolante, portandolo a braccetto verso la casa di Silvet Suede.
Zazie ed il suo decimo e quindicesimo compleanno: un paio di modi per festeggiarlo – ovvero come possono c'entrare fra loro una pantera, un grembiule, una scritta tentatrice ed una signora quasi-anziana molto impicciona.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Connor Culh, Lag Seeing, Sylvette Suede, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la mia Stray-san <3
Buon compleanno (in super ritardo)!
E per Root, la mia sweety <3
Buon compleanno (appena appena in ritardo)!

 
 










 

Un paio di modi per festeggiare il compleanno di Zazie (leggi anche “Zazie ed i compleanni”).

 
 




 
 
Nel nostro 29 Marzo, ore 19:46.1
 
Zazie semplicemente si annoiava, seduto da solo davanti ad una tavola non apparecchiata, in quella casa che solo fino a quattro anni prima condivideva con i genitori.
Quel giorno compiva dieci anni. Non che fosse stata data così tanta importanza al suo compleanno quando c’erano ancora i suoi – in realtà non ricordava molto bene, ma probabilmente quel giorno per festeggiarlo i suoi genitori si limitavano a cuocergli una torta e sorridergli e coccolarlo più del solito, ma di certo nulla di più ­–, ma semplicemente lo seccava, ora, starsene da solo in casa senza nulla da fare e nessuno da vedere, proprio il giorno del suo compleanno. Gli era sempre andato bene il fatto di passare le giornate in solitudine – leggi personalità un po’ asociale, o veloce capacità di adattamento –, compiere i suoi doveri, procacciarsi da mangiare ed andarsene dritto a letto, ma in qualche modo gli dispiaceva per quel giorno. Non sapeva perché, ma il ricordo di un piccolo Zazie sdraiato sul tappeto davanti al caminetto con un’espressione corrucciata ed il cuore diviso in tanti pezzettini, nel pomeriggio del suo primo compleanno senza i suoi genitori, gli tornava alla mente con più forza dei suoi scorsi compleanni, e questo a Zazie dava molto fastidio.
Toc-toc.
Il ragazzino si voltò di scatto, guardando storto la porta. Chi poteva essere? Aveva una mezza idea di sbattere la porta in faccia a chiunque fosse un venditore ambulante o qualcosa del genere.
Non era qualcosa del genere. La persona che Zazie si ritrovò davanti risultò essere la signora Handamble. Lui l’aveva conosciuta molti anni prima, a circa un anno dall’attacco del gaichuu. Era una donna corposa ma non troppo, dai capelli ormai bianchi ma con ancora alcune striature nere ed un viso che in qualche modo dava ad immaginare la sua intelligenza. Con quell’espressione sempre un po’ corrucciata – ma dopotutto sempre bonaria – sul viso e l’aura da gatto, i due sembravano quasi nonna e nipote. La prima volta che aveva bussato alla sua casa era stato per portargli la spesa. Quel giorno Zazie era sceso fin giù al paese e, sebbene fosse ancora piccolo, si era testardamente messo in testa di portare tutte le borse della spesa da solo fin su alla collina dove abitava. A dire il vero la sua casa non era così lontana dal centro della città, ma la distanza era tanta per un bambino che non aveva mai portato grossi pesi in vita sua. Così una signora quasi anziana lo aveva fermato per strada, e convinto – con le buone o con le cattive – a farle portare alcune borse, ed a farsi portare direttamente a casa la maggior parte della roba più pesante nei giorni a venire. Forse la signora Handamble era stata un’amica di sua madre o di suo padre, ma questo Zazie non se lo ricordava e quindi non ne poteva essere sicuro. Ciò che era certo era che ormai Zazie la vedeva come una dannatissima impicciona, impicciona per la quale, però, provava una specie di stima, ed a cui voleva bene – ma questo lui non l’avrebbe detto mai e poi mai.
“Che ci fa lei qui?” Le chiese senza cerimonie, nel momento stesso in cui lei, senza altrettante cerimonie, s’infiltrava in casa sua con pacchi e pacchetti.
“Zacchan,” gli rispose lei, con uno sguardo evidentemente ironico. “razza di piccolo ingrato, ti preparo qualcosa per il tuo compleanno. Non è forse oggi?”
“Sì, lo è…” grugnì Zacchan senza troppa convinzione.
“James e Gilbert stanno arrivando. So che non è un granché passare il proprio decimo compleanno con solo una vecchietta e due tipi strani, ma meglio di niente. Preferisci una torta di yogurt o una con i mirtilli ed il ribes? Aspetta, lo so, il ribes. Ed ho trovato anche un paio di fragole in negozio, ti metterò anche quelle. Sei fortunato.”
Zazie evitò di sprecare anche solo una parola per commentare tutto quello, e preferì chiedere della cena.
“Gnocchi con pomodoro. E poi dell’insalata.” Gli disse la signora Handamble, cominciando subito a trafficare con la sua cucina.
“Passare la serata del mio decimo compleanno con una vecchia pazza, il giovane fruttivendolo ed il non-più-così-giovane garzone del circo del paese, che allegria.” Borbottò tra sé e sé il piccolo Zazie, con la testa appoggiata alla mano stretta a pugno. Ma il suo stomaco, prima nient’affatto interessato a mangiare qualcosa ed indifferente a che ci sarebbe stato per cena, ora gorgogliava, alla noia si era sostituito una strana forma d’interesse ed il suo petto si era fatto molto più leggero. Zazie sapeva di non potersi aspettare nulla di ché dalle feste o dal suo compleanno, ma alla fine quella strana situazione che si era andata a creare non era poi così male.
 




 
 
Nel nostro 29 Marzo, ore 17:58, cinque anni dopo.
 
“Dai, vieni, vieni, sarà proprio una bella serata.” Gli aveva detto Connor, tutto gongolante, portandolo a braccetto verso la casa di Silvet Suede.
Zazie lo guardò scettico, cercando con scarsi risultati di districarsi un po’ dalla morsa in cui l’amico lo teneva. Connor lo stava praticamente trascinando per le vie di Yuusari Central portandolo di peso, e questo lo imbarazzava.
Quando arrivarono il maggiore si prese il tempo per respirare di nuovo. All’aprire la porta si trovò davanti Silvet, Niche, Aria Link, Largo Lloyd e Lag, che gli buttarono in testa strani coriandoli a mò di benvenuto.
“Auguri, Zazie!”
Quest’ultimo entrò in casa con un’espressione un po’ allampanata, ringraziandoli uno ad uno.
“Vieni in cucina, è quasi pronto il dolce.” Gli fece Silvet, dolcemente.
“Beh, uhm, grazie, Connor. È un bel pensiero, davvero. L’hai organizzato tu?” stava intanto dicendo Zazie a Cuhl, mentre si toglievano i cappotti e le sciarpe.
“Tutti noi.” Gli fece questi, sorridendo. “E non hai ancora visto la parte migliore…” Aggiunse poi al suo orecchio, con una specie di sogghigno.
Mentre i due andavano in cucina per raggiungere gli altri ed il direttore ed Aria toglievano il disturbo usando come scusa dei problemi di lavoro, Zazie intravide ciò che stava succedendo in sala da pranzo. Stranamente, Silvet non era ai fornelli. Dalla pentola che c’era sul fuoco non proveniva alcun odore che ricordasse la minestra ultraschifosa – Zazie ringraziò tutti i kami per questo – e il tavolo era pieno di farina, una strana polverina giallastra e rimasugli vari. Era chiaro che qualcuno aveva messo a soqquadro la cucina per fare qualcosa da mangiare – e dallo spargimento di materiale vario ovunque e dagli strani odori che si sentivano si poteva supporre che quel qualcuno ci fosse riuscito anche male –, ma era altrettanto chiaro che questa persona non era Silvet Suede.
Niche uscì presto dalla cucina per seguire Wasiolka per tutta la casa, e Connor si accomodò presto a tavola. Le uniche persone che si davano da fare nella stanza erano Silvet e Lag. E sebbene quest’ultimo fosse coperto dalla sedie a rotelle della sua coinquilina, Zazie era sicuro che avesse qualcosa di strano, specie addosso. …Un grembiule?
“Oi, Silvet, è pronto il dolce?” disse Connor a gran voce, tutto contento – presumibilmente sperava ancora in qualcosa di buono da mangiare, nonostante tutti gli indizi della stanza indicassero quanto scarsa fosse questa probabilità.
“Quasi!” fece lei, avvicinandosi all’amico, e portando in grembo dei piattini con l’intenzione di metterli sulla tavola.
Fu a quel punto – quando Silvet si allontanò da Lag – che Zazie lo vide.
Un completino semplice semplice, sul giallo crema; un comodo grembiule su cui, nel punto del petto, c’era la scritta rossa “Kiss the cute cook”. Nel momento in cui Lag si girò a guardarlo, strabuzzando il suo magnifico occhio, Zazie pensò seriamente alla possibilità di nascondersi sotto terra dalla vergogna tanto gli sembrò carino. Ora capiva perché Connor gli aveva detto “Non hai visto ancora la parte migliore”. Maledetto; era certo di poter sentire a pelle il suo sorriso soddisfatto che stava facendo alle sue spalle mentre si godeva la scena. E c’era da godersela, perché il ragazzo-gatto molto probabilmente stava mettendo su un’espressione che nella sua stranezza ed intraducibilità poteva risultare persino epica. Dopotutto i suoi amici gli avevano schiaffato davanti un Lag con un’espressione confusa ed adorabile con le braccia che sembravano essere state immerse nella farina e nella pasta frolla e con un grembiule che incitava a baciarlo e che lo faceva sembrare un magnifico pulcino, era comprensibile.
Il sopraccitato pulcino lo guardò stranito per un attimo, prima di sorridergli e di dirgli che “purtroppo la torta è mezza bruciata, geh, ma sono sicuro che la cena verrà meglio”. Gli eventuali versetti adorabili che Lag aveva pronunciato erano stati direttamente prodotti dalla fantasia accelerata di Zazie, ovviamente.
Sono momenti come quelli gli attimi in cui Zazie si vede sempre costretto a due drastiche alternative: comportarsi da spaccone fingendo totale indifferenza ed anche un po’ di fastidio o strapazzare ed abbracciare con nonchalance il suddetto “amico” adorabile, prendendolo un po’ in giro ma non nascondendo un sorriso contento. Scegliere uno di questi due comportamenti è sempre il dubbio amletico di Zazie, quando si trova con Lag. E il bello è che, da nove mesi a quella parte, la seconda alternativa viene scelta presa più soventemente, dettata dall’impulso del momento.
Zazie strabuzzò un attimo gli occhi, accennò un sorriso e poi voltò completamente le spalle a Connor e Silvet, come per porre un muro tra lui e Lag e gli altri: ai sorrisini di Connor ci penserà poi più tardi.
“Da quando ti sei messo a cucinare?”
Lag alzò le spalle e lo guardò. “Da circa questa mattina, in realtà. Non ci avevo mai provato seriamente, prima. Beh, a parte quelle piccole lezioni che mi hai dato mesi fa2… ma sinceramente non sono servite a molto. Stamattina Silvet mi ha ordinato di fare la spesa e poi mi ha messo in mano la ricetta per fare la torta. Volevamo farti una sorpresa e lei ha voluto che fossi io a cucinare perché aveva da fare. Non so se sia stata una buona idea…”
Zazie – ringraziando tra sé e sé Silvet, Connor, la loro fantasia malata di fargli strane sorprese ed il fatto che sia il suo compleanno – arrossì appena e si chinò per aprire il forno e prendere fuori la suddetta torta. Si bruciò appena quando la appoggiò sul tagliere, perché gli sfuggì di mano una presina, ma si riprese presto.
“Fa un… buonissimo odore.” Disse, serio. Silvet lo aiutò a portarla sulla tavola (Connor emise un gemito allo scoprire una volta per tutte che purtroppo quella cosa non sembrava essere particolarmente commestibile) e lì si cominciò a tagliare a fette il tutto. Zazie, con più coraggio e faccia tosta di quello che aveva usato più volte per mangiare la zuppa ultraschifosa di Silvet, trangugiò la crema bruciata e la frutta troppo matura che stava sopra come se si trattasse di una ghiottoneria. Ovviamente era evidente che il letter bee si stesse solo sforzando di mangiare, ma le espressioni da gatto che fece furono abbastanza divertenti perché gli altri avessero la pietà di non dirgli nulla sulla sua scarsa abilità di fingere lo schifo – che poi, povero Lag, la sua creazione non era così disgustosa, ma si sa che le persone si dimostrano un po’ spocchiose e con delle fortissime papille gustative proprio nei momenti in cui tu stai tentando di cucinare per le prime volte ed il risultato è che quindi la tua discutibile torta risulta ancora più discutibile.
Poche ore dopo in cucina erano rimasti solo Zazie e Lag.
“Uff… Chissà perché Connor e Silvet se ne sono andati così presto… Alla fine non era poi così male la mia torta!” Disse Lag, che ci credeva ancora. “Probabilmente per farmi un terzo regalo.” Borbottò molto sottovoce Zazie, che sapeva la verità.
“Cos’hai detto?”
“Forse è meglio pulire la cucina, sì?” Il tono della domanda venne un poco tendente all’isterico, ma Lag obbedì al suggerimento e si mise a lavare i fornelli.
“Ci pensi tu ai piatti?” Gli fece l’albino, con un sorriso.
“Certo.”
Si occuparono dei fornelli e dei piatti senza scambiare una parola per cinque minuti buoni, poi Lag ricominciò a parlare.
“… Quanti anni avevi quando hai fatto l’esame per diventare Letter Bee e ti sei trasferito a Yuusari?”
“Undici. I miei compleanni erano strani, allora. Cioè, non che quest’ultimo non lo sia stato… In effetti mancava solo la signora Handamble perché fosse davvero assurdo.”
“Chi è?”
“Una vecchiarda amica dei miei” fece Zazie, con aria un po’ seccata. “Una vecchiaccia che si divertiva ad irrompere a casa mia per farmi strane sorprese nel giorno del mio compleanno. Mi aiutava con la spesa.”
Lag sembrava interessato.
“La senti ancora?”
“Sì.” Zazie si grattò la testa. “Mi telefona, di tanto in tanto. In realtà è stato grazie a lei che ho conosciuto Wasiolka. Un giorno invitò – senza dirmi nulla, ovviamente – a casa mia un nostro comune conoscente, un suo amico… che faceva il garzone nel circo di suo zio. Lei sapeva che volevo diventare un Letter Bee – beh, in realtà ha anticipato la cosa, non so come – ed ha fatto in modo che ricevessi un cucciolo di pantera come regalo. Tsk, come se fosse facile addestrare una pantera! Lei me l’ha proposta praticamente come sfida, quella vecchiarda! E non è stato poco, come sfida!”
Lag rise. “Ma allora ti ha aiutato!”
“…Diciamo di sì.”
Zazie lanciò un paio di sguardi a Lag – che ancora ridacchiava, con la sua aria da ‘sono-un-pulcino-adorabile-guarda-leggi-anche-la-scritta-rossa-oh-ho-anche-della-farina-attaccata-alle-maniche-abbracciami’ –, poi decise che sì, in fondo erano da soli ed era il suo compleanno, non c’era nulla di male. Quindi lo attirò a sé cingendolo con un braccio e gli grattò forte la testa, sorridendo e ghignando, mostrando per bene i canini.
“Dio se sei adorabile, piccola Lala-chwan!”
“Ma… Zazieee! Ancora!”
“Ma dai, con quell’adorabile grembiulino color crema! È lungo quanto basta per sembrare un vestito, gattina.”
Lag si districò dalla morsa in cui lo teneva scherzosamente Zazie e si tolse velocemente il grembiule, con aria offesa.
“Allora non lo metterò più.”
E a sentir quello Zazie si lasciò sfuggire un’espressione atterrita, mentre dalla sua bocca veniva buttato fuori un: “No!
 
 












 
 
 
N/A: All’inizio questa storia doveva avere un senso molto più profondo e, beh, sensato, alla fine, ne sono certa. Qualcosa che c’entrava con la signora Hand(a proposito, le sto cercando un nome, si accettano suggerimenti XD) e con i compleanni. Il problema è che non me lo ricordo più e quindi ho lasciato che la storia finisse in modo assurdo. Oh beh.
Allora, questa stupidaggine qui, sebbene sia davvero una stupidata, ci ha messo più tempo del previsto a scriversi, quindi mi dispiace, sono in ritardo per entrambe, ma è per voi, Root-chan e Stray-san. Buon compleanno!!!
Volevo scrivere qualcosa di carino, farci stare il cibo (perché a quanto pare non può mancare nelle mie fiction su Tegami Bachi °° mi spiace), il compleanno, Zazie e del Zazie/Lag, quindi è venuto fuori questo. Spero vi piaccia, prendetelo come un pensiero per festeggiarvi. :)
 
 
1: In LB gli anni si contano in altro modo, per non dire i giorni ed i mesi… solo che io non so come si faccia e non volevo sparare una cavolata, quindi ho lasciato la data “come da noi”. (Lol, Zazie è un ariete.)
2: A ricordo di una mia altra fict sempre su Zazie e LB. Mi piace pensare che Zazie sappia cucinare e Lag no, e che il primo abbia deciso di dargli lezioni. <3
   
 
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